19 giugno 2012

Raggiunto accordo per la liberazione di Mahmoud Sarsak


Mohammad Jabarin, l’avvocato del centrocampista della nazionale di calcio palestinese Mahmoud Sarsak, in sciopero della fame, ha riferito all’agenzia Ma’an che Sarsak sarà rilasciato dal carcere il prossimo 10 luglio, dopo tre anni di detenzione senza accuse o processo, durante i quali è stato considerato un “combattente illegale”.

L’accordo è stato raggiunto dopo 92 giorni di sciopero della fame da parte di Sarsak. La vita di Sarsak era considerata gravemente a rischio, e Israele stava affrontando una crescente pressione internazionale – da ultimo espressa da Eric Cantona, dal Presidente della FIFA Sepp Blatter, e da un obiettore di coscienza israeliano che aveva iniziato uno sciopero della fame di solidarietà nel carcere militare.

Nei prossimi giorni Sarsak inizierà gradualmente a mangiare restando ancora nel reparto ospedaliero del carcere. Non è ancora chiaro se lo sciopero della fame abbia causato dei danni permanenti alla sua muscolatura.

Si tratta della quarta concessione di questo genere che Israele ha fatto negli ultimi mesi, le prime tre riguardanti i detenuti amministrativi Khader Adnan, Hana Shalabi, Bilal Diab e Thaer Halahleh. L’accordo con Adnan è stato raggiunto dopo il 66° giorno di sciopero della fame, e con Diab e Halahleh dopo che entrambi hanno superato l’80°. Vari altri detenuti amministrativi sono ancora in sciopero della fame. 

(link: http://972mag.com/breaking-israel-to-free-hunger-striking-footballer-mahmoud-sarsak/48711/) 

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14 giugno 2012

Comunicato su Gaza del Sottosegretario Generale dell'Onu Valerie Amos

Il blocco della Striscia di Gaza entra ora nel suo sesto anno, una inaudita e incredibile violazione del diritto umanitario rappresentata da una punizione collettiva ai danni di un milione e seicentomila persone costrette a vivere in condizioni disumane e a dipendere per la stessa sopravvivenza, per la stragrande maggioranza, dagli aiuti umanitari.

Non si era mai visto al mondo che durante una “guerra”, rectius un massacro come Piombo Fuso, ai civili fosse persino impedito di fuggire dalle zone dei combattimenti. Non si era mai visto al mondo che a un territorio devastato e ad una popolazione decimata e stremata fosse persino impedito di ricevere quanto necessario per la ricostruzione e per il ripristino di un minimo di vita civile e dignitosa.

In questa ricorrenza, il Sottosegretario Generale dell’Onu per gli Affari Umanitari e Coordinatore per gli Aiuti di Emergenza Valerie Amos ha rilasciato il seguente comunicato ufficiale.


(New York, 13 giugno 2012). Il blocco di Gaza, che entra ora nel suo sesto anno, ha avuto un impatto devastante sulla vita e sul sostentamento di un milione e seicentomila Palestinesi che ivi risiedono. Più dell’80% delle famiglie dipendono dagli aiuti umanitari, e Gaza resta soggetta a severe restrizioni sulle importazioni, le esportazioni e la circolazione delle persone, da terra, dall’aria e dal mare. 

Ciò equivale ad una punizione collettiva per tutti coloro che vivono a Gaza e rappresenta la negazione di diritti umani fondamentali in violazione del diritto internazionale.

Benché siano state adottate alcune misure per alleviarne l’impatto, è di vitale importanza che il blocco venga tolto immediatamente, in modo che possano essere mantenuti i servizi essenziali e le infrastrutture. L’opportunità di sviluppare un’economia sostenibile ridurrebbe anche la dipendenza dall’assistenza umanitaria.

I diritti di tutti i civili, Palestinesi ed Israeliani, devono essere protetti e rispettati in ogni tempo, nel quadro del diritto internazionale. Tutti hanno il diritto di vivere liberi dalla paura della violenza indiscriminata e di vivere in pace, sicurezza e dignità.    

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12 giugno 2012

Diamo un calcio al sionismo: libertà per Mahmoud Sarsak!


DIAMO UN CALCIO AL SIONISMO
Libertà per Mahmoud Sarsak,
giocatore della Nazionale di calcio palestinese.
Libertà per i prigionieri politici palestinesi

Lo sciopero della fame di massa dei prigionieri palestinesi si era concluso con un accordo per il rilascio della maggior parte dei prigionieri politici che sono in detenzione amministrativa e con la promessa da parte di Israele di ridurre l’applicazione di una reclusione di questo tipo. Ma Mahmoud Sarsak è in prigione senza accuse, senza processo e, come "aggravante", con un'accusa ancor più illegale, quella di essere un “combattente nemico illegale”.

Mahmoud Sarsak, 25 anni, palestinese di Rafah nella Striscia di Gaza, è un giocatore di calcio della Nazionale di calcio palestinese; è stato arrestato il 22 luglio 2009, dopo aver ottenuto dagli israeliani il permesso di unirsi alla squadra per una partita a Balata, in Cisgiordania. Appena giunto al valico di Erez, è stato arrestato, interrogato per 30 giorni e da allora è detenuto in assenza di accuse o di processo. 

Giovedì 7 giugno Mahmoud Sarsak è entrato nell' 85° giorno di sciopero della fame, senza interruzione dal 19 marzo scorso.

Sarsak rischia la morte in qualsiasi momento; le autorità israeliane insistono nel trattenerlo nel carcere di Ramleh dove manca ogni tipo di attrezzatura medica per curarlo. Sarsak respinge il ricatto israeliano, la falsa promessa di liberarlo il primo luglio prossimo in cambio dell'interruzione dello sciopero. Le autorità israeliane rifiutano di rilasciare un documento ufficiale in cui dichiarano che sarà liberato il primo luglio come dicono.

Ricordiamo ancora una volta che nelle carceri israeliane ci sono più di cinquemila prigionieri, sottoposti ai più svariati tipi di tortura; chiediamo la loro liberazione.
Sono iniziati i campionati europei di calcio. Sarsak è un giocatore della nazionale palestinese: per questo invitiamo tutti a manifestare solidarietà, a intensificare l'invio di lettere e fax, e ad organizzare iniziative mirate a fare pressione sul governo israeliano per il rilascio immediato di Sarsak, prima che sia troppo tardi.

Invitiamo a partecipare, con kefie, bandiere palestinesi, striscioni e cartelli che chiedono la liberazione di Sarsak e dei prigionieri palestinesi al sit-in davanti alla sede della Federazione Italiana Gioco Calcio che rappresenta la FIFA (Federazione Internazione di calcio) in Italia, in via Gregorio Allegri 14 a Roma. 

La FIFA, così come La UEFA, continua ad ignorare le violazioni di Israele e mantiene normali relazioni con la forza occupante israeliana.

Roma, mercoledì 13 ore 11
via Gregorio Allegri 14
Libertà per i prigionieri palestinesi
Palestina Libera


Comitato "Con la Palestina nel cuore"
Associazione amici dei prigionieri palestinesi
Rete romana di solidarietà con la Palestina
Giovani Palestinesi
PdCI
Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese
Comunità palestinese di Roma e del Lazio
Un ponte per...
Coordinamento Freedom Flotilla - Benvenuti in Palestina 
Associazione per la pace


Link: http://www.forumpalestina.org/news/2012/Giugno12/12-06-12CalcioAlSionismo.htm

Vedi anche:
La salute di Mahmoud Sarsak in rapido deterioramento
Giocatori di calcio spagnoli solidarizzano con il calciatore palestinese
Mahmoud Sarsak: storia di un calciatore a cui è impedito sognare

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6 giugno 2012

Il PCHR condanna il rinnovo della detenzione amministrativa per otto palestinesi, tra cui un membro del PLC


E’ notizia di questi giorni che i detenuti palestinesi starebbero ipotizzando di riprendere lo sciopero della fame di massa a cui avevano posto fine lo scorso 14 maggio, a seguito del raggiungimento di un accordo in base al quale gli israeliani si erano impegnati a migliorare le condizioni di detenzione e, soprattutto, a cessare l’uso indiscriminato della politica della detenzione amministrativa, una violazione inaudita di ogni minimo standard di equità e di diritto in base al quale i palestinesi possono essere incarcerati sulla base di un semplice ordine dell’autorità militare, senza alcun processo e senza che l’imputato possa nemmeno conoscere le accuse che gli vengono mosse e le prove a sostegno.

In violazione dell’accordo infatti, qualche giorno addietro, gli israeliani avevano proceduto al rinnovo di ben otto ordini di detenzione amministrativa nei confronti di altrettanti palestinesi, tra i quali il deputato del Consiglio legislativo palestinese Mohammed Maher Bader.

Va rilevato, in proposito, che tra gli oltre 300 palestinesi incarcerati in regime di detenzione amministrativa, vi sono 20 componenti e lo stesso Speaker del Consiglio, il Dr. Aziz Dweik, ai quali  viene negato l’esercizio di ogni elementare diritto di difesa e ad avere un giusto processo.

Giova ricordare che i parlamentari attualmente detenuti erano stati eletti nel gennaio del 2006 nelle fila del partito Cambiamento e Riforma, riconducibile ad Hamas, e sono stati arrestati subito dopo la cattura di Gilad Shalit il 25 giugno del 2006, senza alcuna accusa se non quella di appartenere ad una organizzazione “terroristica” e di fornirle supporto attraverso la loro attività parlamentare, dunque come atto di pura e semplice ritorsione.

La detenzione amministrativa, in Cisgiordania, è applicata sulla base dell’Ordine Militare n.1226, che autorizza i comandanti militari a detenere un individuo fino a sei mesi qualora essi ritengano che sussistono ragionevoli motivi ”per presumere che la sicurezza dell’area o la sicurezza pubblica richiedano la detenzione”; tale Ordine, tuttavia, non definisce in alcun modo i termini “sicurezza dell’area” o “sicurezza pubblica”, né stabilisce un periodo massimo cumulativo di detenzione amministrativa, che dunque può essere prorogata all’infinito.

Poiché non vi è obbligo di rendere note le prove a carico degli imputati, inoltre, l’esercizio del diritto di difesa e la possibilità di proporre appello contro un ordine di detenzione amministrativa, pur ammessa, resta del tutto inefficace in quanto l’imputato e il suo avvocato non hanno alcun accesso alle informazioni sulle quali l’accusa viene proposta. In questo senso, la detenzione amministrativa è incompatibile con i fondamentali diritti umani ed è indegna di uno stato di diritto, quale evidentemente non è Israele.

Il Centro Palestinese per i Diritti Umani (Palestinian Center for Human Rights - PCHR) condanna il rinnovo degli ordini di detenzione amministrativa nei confronti di otto palestinesi, tra i quali Mohammed Maher Bader, un membro del Consiglio Legislativo Palestinese (Palestinian Legislative Council – PLC) appartenente al blocco Cambiamento e Riforma, da parte delle forze di occupazione israeliane. Il PCHR chiede alla comunità internazionale di fare pressione sulle forze di occupazione israeliane per porre fine alla politica della detenzione amministrativa, poiché essa viola il diritto fondamentale ad un giusto processo.

Le forze di occupazione israeliane hanno preso questa decisione due settimane dopo che era stato raggiunto un accordo tra i prigionieri palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane e il servizio carcerario israeliano. In base a tale accordo, i palestinesi detenuti nelle carceri israeliane hanno posto fine il 14 maggio 2012 al loro sciopero della fame a tempo indeterminato, in cambio del soddisfacimento di molte delle loro richieste.

Circa 1.600 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane hanno iniziato uno sciopero della fame a tempo indeterminato il 17 aprile del 2012, mentre altri avevano iniziato il loro sciopero della fame singolarmente a partire dal 29 febbraio. Le richieste dei prigionieri in sciopero della fame includevano il miglioramento delle condizioni di detenzione all’interno delle carceri e dei centri di detenzione israeliani, il permesso di ricevere visite familiari, specialmente per i detenuti provenienti dalla Striscia di Gaza, la fine della detenzione in isolamento, la fine della detenzione amministrativa, il permesso ai detenuti di proseguire i loro studi e la fine delle campagne di perquisizioni notturne.

Va rilevato che oltre 300 detenuti amministrativi, tra cui 20 membri ed un Presidente del PLC, il Dr. Aziz Dweik, sono incarcerati in strutture di detenzione israeliane in violazione del diritto ad un giusto processo, che comprende il diritto di ricevere una difesa adeguata e di essere informato delle accuse a proprio carico. La detenzione amministrativa è applicata solamente in base ad un ordine amministrativo, senza ricorrere ad un tribunale, violando in tal modo gli standard di una equa procedura giudiziaria, comprendente il giusto processo.   

In considerazione di quanto precede, il PCHR invita:

1) La comunità internazionale ad esercitare pressioni sulle autorità israeliane affinché adempiano integralmente e rispettino l’accordo, e riconsiderino le loro politiche nei confronti dei prigionieri palestinesi, al fine di assicurare il rispetto delle norme relative agli standard internazionali per il trattamento dei prigionieri; e

2) Le organizzazioni per i diritti umani e le organizzazioni di solidarietà internazionali ad unire i loro sforzi per porre fine alla politica della detenzione amministrativa adottata da Israele, una politica che viola il diritto fondamentale ad un giusto processo.

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