20 agosto 2013

Il Muro israeliano e la finzione della sicurezza



Secondo la propaganda degli amici di Israele (che purtroppo sembrano aver infiltrato anche Wikipedia), il Muro di "sicurezza" israeliano avrebbe come unico scopo quello di impedire l'infiltrazione in Israele dei "terroristi" palestinesi, diminuendo così drasticamente la possibilità di nuovi attentati. 

Ma se gli attentati si sono, come è in effetti, azzerati, questo è stato dovuto al cambio di strategia delle organizzazioni palestinesi e alla collaborazione in tema di sicurezza tra Israele e l'ANP, non certo perchè il Muro sia invalicabile.

E questa circostanza la mostra di tutta evidenza il video qui sopra, in cui si vedono alcuni Palestinesi che entrano illegalmente in Israele semplicemente correndo e sfruttando un buco nella recinzione. Solo che vanno a cercare un lavoro, non a commettere attentati...
  
E anche laddove il Muro si presenta non come semplice recinzione, ma come manufatto in cemento armato, è persino possibile scavalcarlo, come mostrano le foto qui sotto.

Il che ci porta a capire che quella della "sicurezza" è una scusa quasi banale: del resto, se quello fosse stato davvero il suo scopo, Israele il Muro avrebbe potuto costruirlo lungo il confine pre-1967 (la cd. green line).

E invece il Muro, attualmente, corre per ben l'85% del suo tracciato all'interno della Cisgiordania, sottraendo alla popolazione palestinese un ulteriore 10% di territorio e mantenendo al sicuro dalla parte israeliana oltre l'85% dei coloni illegalmente stanziati in terra palestinese (cfr. OCHA - The humanitarian impact of the Barrier, luglio 2013).

Ed è questo, infatti, il suo scopo reale. 




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18 agosto 2013

Come animali in una gabbia

Sono le cinque del mattino a Betlemme, il sole sta sorgendo e centinaia di Palestinesi sono in piedi in una gabbia, in attesa, afferrando le sbarre di metallo come dei prigionieri.

Potrebbe sembrare un valico di frontiera, ma in realtà il checkpoint 300 si trova due chilometri a sud della green line, ben all'interno della Cisgiordania occupata. 

Tutti i giorni lavorativi, dalle 4 alle 7 della mattina, circa 4.000 Palestinesi sono costretti ad attraversare questo posto di blocco illegale per potersi recare al lavoro a Gerusalemme est o in Israele. E quelli in fila dentro una gabbia sono in realtà i più fortunati, perchè sono riusciti ad ottenere un permesso.   

Dice Adel, che attraversa il checkpoint 5 volte a settimana: "è disumano. Ci trattano come animali. Ogni mattina mi sento come un animale in una gabbia."

(Source: Ubuntifada










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