17 maggio 2010

Sosteniamo la Freedom Flotilla.

Lo scorso 14 maggio ha avuto inizio la nuova avventura del Free Gaza Movement, con la partenza dall'Irlanda della prima nave della Freedom Flotilla, il cargo Rachel Corrie carico di materiale per la ricostruzione, scolastico ed attrezzature mediche, da destinare alla popolazione di Gaza stremata dall'assedio criminale israeliano. La Rachel Corrie si unirà ad altre navi provenienti dalla Grecia e dalla Turchia per poi proseguire alla volta della Striscia.

Naturalmente Israele ha già reso noto che non consentirà in nessun caso al convoglio di raggiungere Gaza, minacciando l'uso della forza militare.

Sull'argomento, qui di seguito riporto il comunicato stampa del Free Gaza Movement e l'appello di sostegno all'iniziativa lanciato dalla Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese.

Londra – 14 Maggio 2010
Alle 22:45 ora locale , la MV Rachel Corrie, una nave cargo da 1200-tonnellate, una delle otto imbarcazioni che costituiscono la Freedom Flotilla, è partita dall'Irlanda verso il Mar Mediterraneo, dove si unirà ad altre navi dallla Turchia e dalla Grecia per proseguire verso Gaza.

Le dichiarazioni Israeliane nel corso delle ultime settimane affermano che le autorità Israeliane non consentiranno alla Freedom Flotilla di raggiungere Gaza con il carico necessario di materiale da ricostruzione, scolastico ed equipaggiamento medico. Secondo le notizie diffuse da fonti Israeliane, sono stati emessi ordini chiari per impedire alle navi di raggiungere Gaza e se necessario, sarà impiegata anche violenza militare.

Il Free Gaza Movement, che ha già inviato altre 8 missioni navali verso Gaza, conferma che Israele ha già provato in precedenza ad utilizzare questo minacce intimidatorie come tattica per cercare di fermare le missioni prima ancora che partano. "Non ci hanno intimidio finora e non ci intimidiranno neanche questa volta", afferma uno degli organizzatori".

Ship to Gaza -- Svezia, uno dei partner della coalizione Freedom Flotilla , assieme al parlamentare Mehmet Kaplan (Green Party) ha chiesto ieri un udienza con il Ministro degl Esteri Svedese, Carl Bildt, per discutere quali misure prenderà il governo Svedese e l'Unione Europea per proteggere il viaggio pacifico e con scopi umanitari della Freedom Flotilla. All'inizio della settimana, nel corso di un incontro con la European Campaign to End the Siege on Gaza – un altro partner dela coalizione - il Primo Ministro Turco Tayyib Erdogan ha espresso il proprio sostegno per "interrompere l'assedio oppressivo della Striscia di Gaza ... impegno che è in cima alla lista delle priorità della Turchia.“

I partners della coalizione, Ship to Gaza – Grecia e la Turkish relief organization IHH, ha sottolineato che le navi, i passeggeri e il carico saranno controllati ad ogni punto di partenza, in modo che sia chiaro che non costituiranno alcuna minaccia per la sicurezza di Israele.

Le minacce di Israele, di attaccare civili disarmati a bordo delle imbarcazioni che trasportano aiuti per la ricostruzione, sono oltraggiose e indicative della natura crudele e violenta della politica Israeliana nei confronti di Gaza. La Freedom Flotilla agisce in linea con i principi universali dei diritti umani e della giustizia nello sfidare un blocco che è stato dichiarato illegale dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni umanitarie. I Palestinesi di Gaza hanno diritto alle migliaia di prodotti basilari che Israele vieta di far entrare, tra cui cemento e libri scolastici, come hanno pure diritto ad uscire ed andare nel resto del mondo. La coalizione Freedom Flotilla chiede a tutti i firmatari della Quarta Convenzione di Ginevra di far pressione su Israele affinchè rispetti i propri obblighi nei confronti delle leggiu manitarie, ponga fine al letale blocco di Gaza e si astenga dall'attaccare questo convoglio pacifico.

Per maggiori informazioni:
Free Gaza Movement – Greta Berlin - +33 607374512
ECESG – Mazen Kahel - +33 1 46 81 12 92
IHH – Ahmet Emin Dag – +90 530 341 1934
Ship to Gaza / Greece – Vangelis Pissias - +30 697 200 9339
Ship to Gaza / Sweden – Dror Feiler - +46702855777

La Freedom Flotilla Coalition comprende : il Free Gaza Movement (FG), la European Campaign to End the Siege of Gaza (ECESG), la Insani Yardim Vakfi (IHH), Ship to Gaza Grecia e Ship to Gaza Svezia, la International Committee to Lift the Siege on Gaza, e altre centinaia di gruppi e organizzazioni nel mondo che ne sostengono gli sforzi.

http://www.freegaza.org/

In questi giorni sta salpando dai porti di Irlanda, Turchia e Grecia, alla volta di quello di Gaza City una flotta di otto navi che trasportano materiali da costruzione, impianti di desalinizzazione dell’acqua, impianti fotovoltaici, generatori, materiale per la scuola e farmaci da consegnare alla società civile palestinese. Si tratta di un'azione di alcune organizzazioni e reti di solidarietà internazionale, necessaria per la sopravvivenza della popolazione di Gaza, che da più di tre anni vive sotto un assedio asfissiante, priva di generi di prima necessità e dei materiali indispensabili per ricostruire un territorio martoriato dall’operazione “piombo fuso” dell’esercito israeliano, che ha causato oltre 1400 morti, tra cui 400 bambini, e più di 5000 feriti dovuti anche all’uso di armi proibite dal Diritto Internazionale, quali l’uranio impoverito ed il fosforo bianco.

Il governo israeliano ha dichiarato che impedirà in tutti i modi possibili (anche con la forza se necessario) l’arrivo delle navi e la consegna dei materiali. Se ciò avvenisse sarebbero in pericolo anche i 600 passeggeri di oltre 40 nazionalità che sono imbarcati sulle navi.

Per evitare che ciò avvenga, e permettere che le navi possano consegnare il materiale, chiediamo:

a) una chiara e pubblica presa di posizione delle forze politiche, dei parlamentari, degli uomini di cultura e dell’associazionismo che prevenga una ulteriore azione del governo israeliano condotta in spregio alle leggi che regolano il diritto internazionale e la convivenza civile dei popoli.

b) che l’Italia eserciti una forte pressione politica e diplomatica sul governo israeliano affinché non ostacoli l’arrivo della flotta al porto di Gaza City, ripetendo, in acque internazionali, le azioni di pirateria già effettuate in analoghe circostanze negli scorsi anni.

Il silenzio che nel nostro Paese circonda le sofferenze inflitte alla popolazione di Gaza e l’assenza di attenzione verso le iniziative umanitarie di associazioni e comitati di solidarietà è inaccettabile e colpevole: quindi confidiamo in una sua iniziativa.
Per aderire, basta mandare una mail a questo indirizzo: capone72@libero.it, indicando il proprio nome, cognome, città ed eventuale associazione, gruppo, movimento di cui si fa parte.

Roma 15 maggio 2010 – giornata della NAKBA

La Rete Romana di solidarietà con il Popolo palestinese
FORUM PALESTINA
PER NON DIMENTICARE GAZA
DONNE IN NERO
UN PONTE PER…
ACTION FOR PEACE
ASSOPACE NAZIONALE
ASSOPACE ROMA
ASSOCIAZIONE AMAL, BAMBINI PER LA PACE – ONLUS
PALESTINE TINK TANK
COLLETTIVO ANTAGONISTA PRIMAVALLE, ROMA
SUMUD associazione di volontariato antimperialista ONLUS, Perugia
ASSOCIAZIONE YAKAAR ITALIA – SENEGAL
C.S.O.A. LA STRADA
INTERNATIONAL SOLIDARITY MOVEMENT GAZA
ASSOCIAZIONE DI AMICIZIA ITALO-PALESTINESE ONLUS, FIRENZE
AMICI DELLA MEZZALUNA ROSSA PALESTINESE

ADESIONI INDIVIDUALI:
Fabio Marcelli, Giuristi Democratici
Luisa Morgantini
Gianna Pasini, Assopace Brescia
Mila Pernice, Forum Palestina
Alessandra Capone, Comitato Stop Agrexco Roma

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5 maggio 2010

Un sostegno di cemento per Gaza

Difficilmente i riflettori dei media si puntano sulla Striscia di Gaza, eppure in questo misero lembo di terra si continua a morire: dall'inizio dell'anno, l'esercito israeliano ha ucciso 17 Palestinesi e ne ha feriti 71.

E se non si muore sotto un bombardamento aereo o, magari, mentre si manifesta pacificamente, a Gaza si muore letteralmente di fame a causa dell'embargo israeliano, che limita drammaticamente l'ingresso financo dei beni essenziali. Secondo gli ultimi dati resi noti dall'OCHA, relativi alla settimana compresa tra il 21 e il 27 aprile, l'afflusso di beni di prima necessità e di materiali verso la Striscia è stato pari soltanto al 15% della media settimanale che si era registrata nei primi 5 mesi del 2007.

In aggiunta, la quantità di carburante industriale importato a Gaza ammonta a solo il 33% del fabbisogno necessario a far funzionare la centrale elettrica a pieno regime, con il risultato che la maggioranza degli abitanti è costretta a subire interruzioni nella fornitura della corrente elettrica per 8-12 ore al giorno. Analogamente, le importazioni di gas da cucina servono a coprire soltanto il 36% dei fabbisogni della popolazione.

Alla luce di questi dati drammatici - e stante l'incredibile acquiescenza della comunità internazionale di fronte a questa disumana punizione collettiva inflitta da Israele a un milione e mezzo di Palestinesi - acquista uno straordinario valore pratico e simbolico la nuova iniziativa del Free Gaza Movement, illustrata dal video qui sopra.

Il prossimo 24 maggio, il cargo Rachel Corrie - insieme a sette navi allestite da altre organizzazioni per i diritti umani - partirà per Gaza sfidando nuovamente il blocco israeliano, per portare ai Palestinesi della Striscia un carico di cemento, medicinali, materiali scolastici. Almeno cinque imbarcazioni per il trasporto passeggeri, con a bordo oltre 600 persone, affiancheranno i cargo nella navigazione.

L'obiettivo del Free Gaza Movement è quello di portare a Gaza almeno 500 tonnellate di materiale, tra cui 25.000 sacchi di cemento necessari alla ricostruzione, e anche noi siamo chiamati a fare la nostra parte.

Come è molto semplice, ed è spiegato dal video. Basterà collegarsi al sito http://www.freegaza.org/ e cliccare sull'icona con il sacco di cemento per acquistarne uno o più, contribuendo in tal modo a questa ennesima, meritoria iniziativa dell'organizzazione.

Aiutiamo la ricostruzione di Gaza!

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30 giugno 2009

Comunicato urgente del Free Gaza Movement.

Qualche ora fa la barca umanitaria del Free Gaza Movement è stata sequestrata dalla marina israeliana, a circa 23 miglia dalla costa di Gaza, e i suoi passeggeri sono stati rapiti e condotti forzatamente in Israele. Qui di seguito riporto il comunicato stampa ufficiale del movimento, di cui è urgente dare la massima diffusione.

ISRAELE ATTACCA LA BARCA DELLA GIUSTIZIA; RAPISCE LAVORATORI PER I DIRITTI UMANI; CONFISCA MEDICINALI, GIOCATTOLI E ALBERI DI OLIVO.

Per maggiori informazioni contatta:

Greta Berlin (English) tel: +357 99 081 767 / friends@freegaza.org

Caoimhe Butterly (Arabic/English/Spanish): tel: +357 99 077 820 / sahara78@hotmail.co.uk


(23 miglia a largo della costa di Gaza, ore 15:30pm) - Oggi le forze di occupazione Israeliane hanno attaccato e abbordato la barca del Free Gaza Movement, SPIRIT OF HUMANITY, rapendo 21 lavoratori per i diritti umani di 11 nazionalità, tra cui il Premio Nobel per la Pace Mairead Maguire e l'ex membro del Congresso USA Cynthia McKinney (vedi in fondo la lista completa dei passeggeri). I passeggeri e i membri dell'equipaggio sono stati tratti forzatamente in Israele.

“Questa è una violazione oltraggiosa della legge internazionale di cui siamo vittime. La nostra barca non si trovava in acque territoriali israeliane, e noi eravamo in missione umanitaria verso la Striscia di Gaza” ha detto Cynthia McKinney, ex membro del Congresso USA e candidata alla presidenza. “Il Presidente Obama ha appena detto ad Israele di lasciar entrare il materiale umanitario e da ricostruzione, e questo era esattamente quello che cercavamo di fare. Chiediamo alla comunità internazionale di chiedere il nostro rilascio così possiamo riprendere il nostro viaggio”.

In base al rapporto divulgato ieri dal Comitato della Croce Rossa Internazionale, i Palestinesi che vivono a Gaza sono in una “trappola disperata”. Migliaia di Palestinesi le cui case furono distrutte da Israle durante l'uoltimo massacro di dicembre/gennaio, sono ancora senza tetto nonostante la promessa di 4,5 miliardi di dollari di aiuti, perchè Israele rifiuta di far entrare cemento e altro materiale da ricostruzione nella Striscia di Gaza. Il rapporto fa notare anche che gli ospedali sono disperati perchè non riescono a venire incontro ai bisogni dei pazienti Palestinesi a causa della distruzione del materiale sanitario ad opera di Israele.

“Gli aiuti che portavamo erano simbolici di speranza per il popolo di Gaza, speranza che la rotta del mare potesse essere riaperta per loro, e che potessero così essere in grado di trasporate loro stessi il materiale per iniziare a ricostruire le scuole, gli ospedali e le migliaia di case distrutte durante l'offensiva “Piombo Fuso”. La nostra missione è un gesto nei confronti della popolazione di Gaza a dimostrare che siamo loro vicini e che non sono soli” ha dichiarato la passeggera Mairead Maguire, vincitrice del Premio Nobel per la Pace per il suo lavoro in Irlanda del Nord.

Poco prima di essere rapiti da Israele, Huwaida Arraf, Presidente del Free Gaza Movement e coordinatrice della delegazione in viaggio, ha dichiarato che : “Non è possibile che qualcuno possa ritenere che la nostra piccola imbarcazione possa costituire una minaccia di qualsiasi tipo per Israele. Noi trasportiamo materiale sanitario e per la ricostruzione, giocattoli per bambini. Tra i nostri passeggeri c'è un Premio Nobel per la Pace e un ex membro del Congresso USA. La nostra barca è stata perquisita e ha ricevuto i controlli di sicurezza da parte delle Autorità Portuali cipriote prima della partenza, e non ci siamo mai neanche avvicinati alle acque territoriali Israeliane”.

Arraf continua: “L'attacco deliberato e premeditato alla nostra imbarcazione disarmata è una chiara violazione delle leggi internazionali e noi chiediamo il nostro rilascio immediato e incondizionato”
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COSA POTETE FARE!

CONTATTARE il Ministro della Giustizia
tel: +972 2646 6666 or +972 2646 6340 fax: +972 2646 6357
CONTATTARE il Ministro degli Affari Esteri
tel: +972 2530 3111 fax: +972 2530 3367
CONTATTARE Mark Regev nell'Ufficio del Primo Ministro:
tel: +972 5 0620 3264 or +972 2670 5354 mark.regev@it.pmo.gov.il
CONTATTARE la Comunità della Croce Rossa Internazionale per chiedere la loro assistenza per stabilire le condizioni di salute degli esseri umani rapiti e per assicurarci del loro rilascio immediato.

Croce Rossa Israeliana
tel: +972 3524 5286 fax: +972 3527 0370
Croce Rossa Svizzera: tel: +41 22 730 3443 fax: +41 22 734 8280
Croce Rossa USA:
tel: +1 212 599 6021fax: +1 212 599 6009
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Lista dei Passeggeri rapiti sullo Spirit of Humanity

Khalad Abdelkader, Bahrain
Khalad è un ingegnere in rappresentanza dell'Associazione Islamica di Beneficienza del Bahrain.

Othman Abufalah, Jordan
Othman è un giornalista di Al-Jazeera TV, rinomato in tutto il mondo.

Khaled Al-Shenoo, Bahrain
Khaled è un lettore presso l'University of Bahrain.

Mansour Al-Abi, Yemen
Mansour è un cameraman di Al-Jazeera TV.

Fatima Al-Attawi, Bahrain
Fatima è una volontaria per gli aiuti e un'attivista della comunità del Bahrain.

Juhaina Alqaed, BahrainJ
uhaina è una giornalista e un'attivista dei diritti umani.

Huwaida Arraf, US
Huwaida è la Presidentessa del Free Gaza Movement e la coordinatrice della delegazione di questo viaggio.

Ishmahil Blagrove, UK
Ishmahil è un giornalista nato in Giamaica, realizzatore di video documentari e fondatore della compagnia di produzione cinematografica Rice & Peas. I suoi documentari sono focalizzati sulle battaglie internazionali per la giustizia sociale.

Kaltham Ghloom, Bahrain
Kalthamè un'attivista della comunità.

Derek Graham, Ireland
Derek Graham è un elettricista, organizzatore Free Gaza , e primo ufficiale a bordo dello Spirit of Humanity.

Alex Harrison, UK
Alex è un attivista per la solidarietà in Gran Bretagna. Lei va a Gaza per rimanere un lungo periodo a monitorare i diritti umani.

Denis Healey, UK
Denis è il Capitano dello Spirit of Humanity. Questo è il suo quinto viaggio a Gaza.

Fathi Jaouadi, UK/Tunisia
Fathi è un giornalista Britannico, organizzatore Free Gaza , e coordinatore della delegazione in questo viaggio.

Mairead Maguire, Ireland
Mairead vincitrice del premio Nobel per la Pace è una rinomata attivista per la pace.

Lubna Masarwa, Palestine/Israel
Lubna è un'attivista per i diritti umani dei Palestinesi e un'organizzatrice Free Gaza .

Theresa McDermott, Scotland
Theresa è un'attivista per la solidarietà in Scozia. Va a Gaza per rimanere un lungo periodo a monitare i diritti umani.

Cynthia McKinney, US
Cynthia McKinney , schietto difensore dei diritti umani e della giustizia sociale, come pure ex rappresentante al Congresso USA e candidata alla Presidenza.

Adnan Mormesh, UK
Adnan è un attivista per la soliderietà in Gran Bretagna. Va a Gaza per rimanere un lungo periodo a monitare i diritti umani.

Adam Qvist, Denmark
Adam è un attivista per la solidarietà dalla Danimarca. Va a Gaza per monitorare i diritti umani.

Adam Shapiro, US
Adam è Americano, realizzatore di documentari video e attivista per i diritti umani.

Kathy Sheetz, US
Kathy è un'infermiera e realizzatrice video, va a Gaza per monitorare i diritti umani.

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16 gennaio 2009

Bloccata nave di aiuti ai Palestinesi, la Grecia protesta.


Francesco Caruso è entrato nella delegazione del Free Gaza Movement "Spirit of Humanity" che ha tentato di raggiungere le coste palestinesi della Striscia di Gaza a bordo di una nave con attivisti e medici.

La missione aveva l’obiettivo di portare la solidarietà al popolo palestinese attraverso la donazione di oltre 40 kg di medicinali.

La Marina israeliana però ha bloccato, in acque internazionali, la nave carica di aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza con a bordo medici, parlamentari e attivisti provenienti dall'Europa e dagli Stati Uniti.

Lo ha reso noto l'ex deputato di Rifondazione Comunista, Francesco Caruso, che si trova a bordo della nave salpata ieri dal porto di Larnaca, a Cipro.

Il governo greco ha reso noto oggi di avere presentato una "protesta" a quello israeliano, dopo che la nave di una Ong filo-palestinese che trasportava aiuti umanitari a Gaza è stata respinta ieri dalla marina di Gerusalemme.

Lo rende noto un comunicato del ministero degli Esteri, precisando che la protesta è stata presentata dall'ambasciatore greco in Israele. La nave, la Arion, batte bandiera greca e proveniente da Cipro, trasportava rifornimenti umanitari, soprattutto medicinali destinati alla popolazione palestinese.

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21 novembre 2008

Sciopero della fame.

Dal sito di Infopal.

Comunicato stampa del Free Gaza movement
Attivisti per i diritti umani iniziano sciopero della fame in Israele
Per informazioni:
Neta Golan (ISM Palestine) +972 (0)598 184 169 / +972 (0)22 971 824
Fida Qishta (ISM Gaza) +972 (0)599 681 1669
Donna Wallach (ISM Gaza) +972 (0)598 836 420


Massiyahu Prison, Lida, Israel (20 November, 2008) - Tre osservatori per i Diritti umani dell'International Solidarity Movement domani inizieranno uno sciopero della fame per protestare contro la loro detenzione illegale da parte di Israele.


I tre osservatori, Darlene Wallach, Usa, Vittorio Arrigoni, Italia, e Andrew Muncie, Scozia, martedì sono stati rapiti con la forza dalla Marina israeliana, mentre accompagnavano pescatori palestinesi disarmati al largo delle coste della Striscia di Gaza.


Secondo Wallach, "Stavamo pescando a circa 7 miglia al largo di Gaza. I soldati israeliani sono arrivati a bordo di tre navi e di quattro Zodiacs. Uomini-rana sono saliti su ogni peschereccio. Hanno usato una pistola elettrica, taser, contro Vik mentre era ancora sulla barca, poi, hanno cercato di spingerlo all'indietro, contro un pezzo di legno tagliente. Lui si è buttato in mare per evitare di essere ferito ulteriormente ed è rimasto in acqua per un po'. Poi lo hanno raggiunto e costretto a salire sullo Zodiac puntandogli contro i fucili. Lo hanno rapito, insieme a Andrew e a Darlene e a tutti i pescatori palestinesi".


Israele ha sequestrato e poi rilasciato 15 pescatori palestinesi e confiscato le loro imbarcazioni. Gli osservatori rifiutano di essere deportati e rifiutano di mangiare finché i pescherecci non verranno restituiti- intatti- ai loro legittimi proprietari a Gaza.


In tribunale, oggi, Andrew Muncie ha chiesto al giudice in base a quale legge sono stati arrestati. Secondo il giudice, la loro detenzione è autorizzata dagli Accordi di Oslo in quanto "la legge militare ti proibisce di pescare a 7 miglia e mezzo dalla costa. Quella non è zona di pesca". Tuttavia, gli Accordi di Oslo garantiscono ai palestinesi il diritto di pescare a 20 miglia al largo dalle coste gazesi. Quando l'avvocato di Andrew ha presentato al giudice una copia dell'Accordo di Oslo relativo a questo argomento, ella non ha fatto commenti.


Il 23 agosto del 2008, Wallach, Muncie e Arrigoni erano tra i 44 membri del Free Gaza Movement, a bordo della prima imbarcazione entrata a Gaza via mare in 41 anni, per rompere l'assedio israeliano. Essi sono rimasti a Gaza per partecipare alle attività per i diritti umani dell'International Solidarity Movement. Hanno vissuto e lavorato a Gaza dall'estate, accompagnando i pescatori e i contadini palestinesi, e documentando gli abusi israeliani nella Striscia di Gaza.


I tre inizieranno il digiuno domani mattina finché i pescherecci confiscati non verranno riconsegnati nelle stesse condizioni in cui si trovavano al momento del sequestro da parte degli uomini-rana e finché ogni danno non verrà riparato.


Tutti e tre gli attivisti sono disponibili per interviste. Contattate l'ISM per ulteriori informazioni e per i loro numeri di telefono.

Greta Berlin
Media Team
Free Gaza Movement
357 99 08 17 67

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18 novembre 2008

Arrestato Vittorio Arrigoni.


Vittorio Arrigoni, alias guerrillaradio, è un attivista dell’International Solidarity Movement (ISM) ed un noto blogger che si occupa da anni di denunciare le sofferenze della popolazione palestinese e i crimini di guerra commessi dalle truppe di occupazione israeliane.

Vittorio è arrivato nella Striscia di Gaza il 23 agosto con la prima delle tre imbarcazioni (Free Gaza, Liberty, Dignity) con cui il Free Gaza Movement ha rotto l’assedio che Israele ha imposto illegalmente, anche dal mare, a un milione e mezzo di Palestinesi costretti a soffrire una disumana e inaudita punizione collettiva nell’impotenza, talora nella totale indifferenza, della comunità internazionale.

Da allora, mentre i suoi compagni di avventura sono tornati indietro, Vittorio è rimasto invece a Gaza, per tentare di lenire con la sua opera e la sua presenza le sofferenze della popolazione, impegnandosi soprattutto ad accompagnare i pescatori di Gaza nelle loro battute di pesca quotidianamente ostacolate dalla marina israeliana.

Stamattina il sito web dell’Unità, riprendendo una press release dell’ISM, ha reso noto che la marina israeliana ha fermato tre imbarcazioni da pesca palestinesi, arrestando quindici pescatori di Gaza e tre attivisti internazionali, lo scozzese Andrew Muncie, l’americana Darlene Wallach e, appunto, il nostro Vittorio Arrigoni; le tre imbarcazioni si trovavano a circa 7 miglia al largo di Deir al Balah, al di fuori del limite delle 6 miglia marine (ma talvolta anche di tre) arbitrariamente imposto da Israele all’attività di pesca dei Palestinesi.

Va detto infatti che, nonostante un accordo siglato nel 1994/95 tra l’Olp e Israele stabilisse che i pescatori di Gaza potevano operare entro un raggio di 20 miglia marine dalla costa, la marina israeliana – per le solite e imperscrutabili ragioni di “sicurezza” – ha sempre impedito ai pescatori palestinesi di oltrepassare il limite delle sei miglia, ostacolando in vari modi le operazioni di pesca, sparando con cannoni ad acqua (sporca…) e talora persino mitragliando le imbarcazioni degli inermi pescatori.

Il risultato è che buona parte delle imbarcazioni di Gaza sono “decorate” da artistici fori operati dai proiettili israeliani e che – solo l’anno scorso – ben 70 pescatori palestinesi sono stati arrestati, mentre 14 sono stati uccisi dai valorosi marinaretti israeliani dal 2000 ad oggi.

Lo stesso Vittorio, nel corso di una battuta di pesca, è stato ferito dalle schegge del vetro della cabina di pilotaggio dell’imbarcazione sulla quale si trovava, investito dal forte getto d’acqua proveniente da una motovedetta israeliana.

A Gaza vi sono circa 3.500 pescatori di professione, dal cui lavoro dipende la sussistenza di circa 40.000 Palestinesi; nonostante Israele si sia ufficialmente “disimpegnato” da Gaza, la sua marina impedisce a questi onesti lavoratori di assicurarsi il pane quotidiano, nella più totale illegalità ed arbitrarietà: impedire ai pescatori di Gaza di andare in mare aperto, tra l'altro, significa impedire loro di catturare maggiori quantità di pesce, ed infatti il quantitativo medio di pescato, in dieci anni, è drammaticamente sceso da 3.000 a 500 tonnellate all’anno.

Ed è proprio per tentare di impedire questo arbitrio e questi abusi che Vittorio ha deciso di restare a Gaza, ed ora è nelle mani delle autorità israeliane senza che vi siano notizie certe sul suo destino.

Secondo il blog femminismo a sud, Vittorio e gli altri due sue compagni si troverebbero all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, in attesa di espulsione; sul sito di Infopal si può leggere una lettera-appello della mamma di Vittorio, nonché un aggiornamento sulla situazione di Luisa Morgantini.
Altri aggiornamenti puntuali sulla situazione sul blog Logicokaos.

Speriamo che il consolato italiano si attivi con la dovuta solerzia e fermezza contro questa ennesimo atto di illegalità commesso da Israele.

E speriamo – e sarebbe l’ora – che la comunità internazionale si attivi con ogni mezzo possibile, ivi inclusi sanzioni e boicottaggi, per costringere Israele a togliere l’assedio alla Striscia di Gaza e a restituire un milione e mezzo di Palestinesi ad una vita civile e dignitosa.

Perché di fronte ad un simile disprezzo mostrato per la vita altrui ed alla negazione di ogni più elementare diritto, non può sorprendere che qualcuno paragoni la Striscia di Gaza ad un campo di concentramento.

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17 novembre 2008

21 novembre: cena di finanziamento per il Free Gaza Movement.

MENU’ DELLA SERATA:

Risotto ai Funghi Makluba (carne, riso con cavolfiore o melanzane) o Falafel (polpette fritte di ceci ) e Fool (purè di Fave)
Insalatona Mediterranea
Dolci Arabi
Vino (una bottiglia) ed Acqua
Caffè Rebelde

CENA DI FINANZIAMENTO PER IL FREE GAZA MOVEMENT
21 Novembre 2008– Ore 20.30 a Tavola!
Presso l’Ideal di Magenta - Viale Piemonte 10 (Dietro Stazione FS)

COSTO € 12
Prima bottiglia di vino gratis, seconda bottiglia a pagamento.

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27 luglio 2008

Gaza libera! Un aggiornamento.

Dal blog di guerrillaradio riprendo queste brevi note scritte dall’amico Vittorio, in procinto di partire, insieme ai suoi compagni del Free Gaza Movement, per una spedizione umanitaria a Gaza.

Note scritte nei giorni in cui l’UN Relief and Works Agency (UNRWA) rende noto, nel suo ultimo
rapporto pubblicato il 24 luglio, che alla fine del 2007 il tasso di disoccupazione nella Striscia di Gaza ha raggiunto il livello senza precedenti del 45,3%, mentre il numero delle famiglie il cui reddito si situa al di sotto della soglia di povertà è pari al 51,8%. Circa il 35% dei nuclei familiari si trova addirittura sotto la soglia della povertà estrema, rappresentata da un reddito mensile di $457 per una famiglia di sei persone, e questo nonostante i significativi aumenti riscontrati nel livello di aiuti umanitari e di emergenza.

Note scritte nei giorni in cui John Ging, direttore operativo dell’UNRWA a Gaza, ha
dichiarato che “i poveri qui a Gaza non godono dei benefici della tregua e le loro condizioni di vita continuano a peggiorare, dal momento che Israele ancora non consente le forniture di tutti i generi di beni essenziali e di cibo a Gaza”, criticando aspramente Israele, inoltre, per le scarse quantità di carburanti fornite alla Striscia, pari a circa il 25% di quanto precedentemente consentito.

La realtà insomma è che, spenti i riflettori dei media e distolta l’attenzione dell’opinione pubblica, Israele continua a strangolare la Striscia di Gaza e a imporre una criminale punizione collettiva a un milione e mezzo di Palestinesi, pur avendo ottenuto in cambio quanto aveva chiesto, e cioè la cessazione dei lanci di Qassam verso il proprio territorio.

Per questo l’iniziativa del Free Gaza Movement assume una importanza basilare e va sostenuta in ogni modo, ivi inclusa la meritoria donazione di sia pur piccole somme di danaro.

Aiutiamo Gaza e i Palestinesi!


In viaggio per lenire la catastrofe innaturale di Gaza.
25/7/2008

Si apprende così tanto dal dolore proprio,
nel sondare le radici dell'urlo,
setacciando le cocenti delusioni,
seppellendo i propri morti,
giorno per giorno,
cadavere per cadavere, cicatrice per cicatrice,
le vittime delle speranze incolte,
costatando che le illusioni non sono altro che stelle comete di un firmamento fossile,
sogni cadenti, appunto, suicidi.

A frequentare il dolore si diventa come laureati in dolore,
senza mai aver frequentato alcuna facoltà universitaria,
se non la propria esistenza, avara di gioie, generosa di asperità,
di cruda amarezza.
Per alcuni il destino è benevolo,
per altri cinico e beffardo.

Quale destino è più cinico e beccamorto dei palestinesi imprigionati a Gaza?

Ci sono vite più spendibili di altre, più dedite al sacrificio avendo testato sulla propria pelle tutta la sofferenza del mondo, e non riuscendo a scrollarsela di dosso, si impegnano per prevenirla, lenirla a chi sta più a cuore.

Sulla mia stessa barca, solcando onde di una marea di speranza, di giustizia, di legalità per un popolo oppresso, ci saranno dei docenti del dolore, tre settantenni vittime sopravvissute alla Nakba, la catastrofe palestinese del '48, e Hedy Epstein, ebrea 84enne sopravvissuta all'Olocausto.
Veri e propri docenti in disperazione ed esilio, che hanno impegnato la loro longeva vita affinchè disperati non ce ne siano più come loro.

E' inconcepibile voler far pagare l'irrisarcibile prezzo della tragedia dell'Olocausto al popolo palestinese, ma l'inerzia della comunità internazionale, se non una vera e propria complicità ai crimini perpetrati da Israele paiono voler avvalorare questa tesi.

Noi, attivisti per i diritti umani e operatori umanitari che per il nostro operato pacifista e non violento in Palestina siamo stati arrestati, incarcerati, e processati dalle corti israeliane, se non uccisi, abbiamo condiviso giorno per giorno, lutto per lutto, devastazione dopo devastazione, tutta la tragedia di un popolo oppresso ma mai e poi mai piegato alla resa dinnanzi al lento ma costante genocidio messo in atto da Israele.

Per tutto quello che abbiamo convissuto, e imparato dai palestinesi, una lezione di stoica resistenza, di umanità generosa, di umiltà fiera, non possiamo voltare le spalle dinnanzi alla loro tragedia, "la questione morale dei nostri tempi", come dice Nelson Mandela.

Oltre ai premi Nobel per la Pace Desmond Tutu e Jimmy Carter, anche un altro premio Nobel per la Pace, Mairead Maguire, ha recentemente espresso il suo sostegno alla nostra missione.

Il regista inglese Ken Loach ci ha inviato un contributo in sterline e ha espresso il suo supporto.

Su questo sito non siamo soliti chiedere denaro, ma i compagni di Free Gaza Movement mi comunicano che alla vigilia della partenza siamo sotto di alcune migliaia di dollari, per cui chiedo a chi ne ha la possibilità di versare una piccola somma tramite questo indirizzo:

http://www.freegaza.org/index.php?module=our_mission

Il fine della nostra missione è quello di rompere l’assedio in cui è imprigionata Gaza, aprire il suo porto, restituirle sovranità, un barlume di libertà.
Oltre a portare con noi delle reti, e se riusciremo a sbarcare per prima cosa vorremo scortare a pescare con noi i pescatori palestinesi, desideriamo andare ad aiutare nelle scuole, negli ospedali, sulle ambulanze.
Sulla via del ritorno verso Cipro, vogliamo portare con noi tutti quei palestinesi che necessitano di cure mediche urgenti ed immediate.

Ci sono terribili catastrofi naturali a questo mondo, come terremoti e uragani, inevitabili.
A Gaza è in corso una catastrofe umanitaria perpetrata da Israele ai danni di un popolo che vorrebbe ridotto alla più completa miseria, sottomissione.
Il mondo intero non può ignorare questa tragedia, e se lo fa, non includeteci in questo mondo.
Chiediamo solo che alcune semplici imbarcazioni approdino a Gaza con il loro carico di pace, amore, empatia, che a tutti i palestinesi siano concessi gli stessi diritti di cui godono gli israeliani, e qualsiasi altro popolo del pianeta.

Vittorio Arrigoni
(attivista per i diritti umani e blogger)

blog:http://guerrillaradio.iobloggo.com/
website della missione: http://www.freegaza.org/
mail: guerrillaingaza@gmail.com

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22 luglio 2008

Gaza libera!


Il movimento “Gaza libera” ha reso noto, con un comunicato, che il prossimo 5 agosto una sessantina di attivisti palestinesi, israeliani e di varie altre nazioni – tra cui l’amico Vittorio Arrigoni – partiranno in nave da Cipro con destinazione Gaza, per sfidare e, insieme, denunciare al mondo l’assurdo e inaudito assedio imposto da Israele a un milione e mezzo di Palestinesi residenti nella Striscia di Gaza.

Nonostante il cessate il fuoco entrato in vigore il 19 giugno scorso, infatti, Israele non ha mantenuto se non in minima parte l’impegno preso a ridurre gradualmente le restrizioni all’accesso di persone e merci nella Striscia; in tal modo, le importazioni di carburante e di gas da cucina continuano ad essere largamente inferiori a quanto sarebbe necessario, rappresentando rispettivamente il 54% e il 40% del fabbisogno, mentre si riscontrano carenze di vari generi alimentari, in special modo per quanto riguarda la carne.

Ma le conseguenze più devastanti dell’embargo imposto a Gaza riguardano il settore sanitario, con oltre 370 tipi di medicine non più disponibili o in via di esaurimento, e con una crescente mancanza di pezzi di ricambio per le apparecchiature mediche quali tac, eco-doppler, monitor cardiaci.

Questo senza contare il divieto imposto ai malati di Gaza di recarsi in Israele o all’estero per ricevere le cure di cui non possono disporre nella Striscia: ad oggi, sono 213 i Palestinesi deceduti a causa di questa infamia, 46 erano bambini.

La spedizione organizzata dal movimento “Gaza libera”, che comprende varie personalità e alcuni sopravvissuti dell’Olocausto e della Nakba, cercherà di raggiungere Gaza per protestare contro questa barbara punizione collettiva e per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sulla catastrofe umanitaria in atto a Gaza.

Secondo le parole di Hedy Epstein, una reduce dell’Olocausto, “intendiamo aprire il porto, pescare con i pescatori, dare aiuto negli ospedali e lavorare nelle scuole; ma intendiamo anche ricordare al mondo che noi non staremo a guardare un milione e mezzo di persone che muoiono per la fame e per le malattie”.

Che Iddio vi assista.

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