16 aprile 2012

Palermo 15/4, presidio in ricordo di Vittorio Arrigoni




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15 aprile 2012

Vittorio lo ricorderò sempre così

                                                                                             
Il mio ricordo di Vittorio Arrigoni sarà sempre legato a questo video, che ancora non riesco a guardare senza un pizzico di commozione. Vittorio, un uomo straordinario che in realtà una bandiera l'aveva e la teneva alta, quella della giustizia, della solidarietà, della pace tra i popoli. La bandiera dell'umanità.

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12 maggio 2011

Roma, 21 maggio: Seminario in memoria di Vittorio Arrigoni

ISM-Italia - Seminario in memoria di Vittorio Arrigoni
Roma, sabato 21 maggio 2011
Hotel Massimo D'Azeglio, Via Cavour 18 (nei pressi della stazione Termini)

9:30 - 10:00 Welcome e registrazione

10:00 - 10:15 Sessione di apertura
Perchè questo seminario - Alfredo Tradardi (ISM-Italia)

10:15 - 12:30 Sessione 1: Remembering Vik Utopia coordina Enzo Brandi (ISM-Italia)
A Vittorio Arrigoni Hanno ucciso tutti, reading of poems - Ibrahim Nasrallah (poeta palestinese)
Lettura delle poesie di Ibrahim in italiano - Cam Lecce (Deposito dei Segni)
La parola di Vik in Rete - Daniele Frongia (ISM-Italia)
Vittorio, oltre l'attivista e il giornalista - Maria Elena Delia (ISM-Italia)
Gaza, Restiamo umani, un breviario laico - Alfredo Tradardi (ISM-Italia)
Interventi e dibattito

12:30 - 13:30 Sessione 2: Il rapporto Goldstone
Il rapporto Goldstone - Gianfranca Scutari *
Le "riconsiderazioni" di Richard Goldstone - Pietro Beretta *
Interventi e dibattito

13:30 - 14:30 Lunch

14:30 - 18:00 Sessione 3: Palestina e mondo arabo, quale futuro? - coordina Alfredo Tradardi (ISM-Italia)
Il tempo di una speranza concreta - Ibrahim Nasrallah
Le rivoluzioni democratiche delle società arabe - Sherif Salem (regista egiziano)
Le rivoluzioni delle società arabe e la Palestina - Wasim Dahmash (Università di Cagliari)
Quale economia per uno Stato palestinese? Qualche interrogativo - Diana Carminati (ISM-Italia)
L'Occidente e i mutamenti epocali in corso - Sergio Cararo (Forum Palestina)
Israele di fronte alle rivolte arabe - Giorgio S. Frankel (giornalista)
Interventi e dibattito

18:00 - 18:30 Break

18:30 - 19:30 Proiezione de Palestina nei cuori italiani - Sherif Salem

* (curatori della traduzione in italiano del Rapporto Goldstone)

Per iscrizioni al seminario inviare una email a:
sem21maggioroma@gmail.com

Ad ogni partecipante sarà chiesto un contributo di 10 euro

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11 maggio 2011

Il Convoglio Restiamo Umani in partenza per Gaza

Ieri si è svolta a Roma la conferenza stampa di presentazione del CO.R.UM. - Convoglio Restiamo Umani - un gruppo di una ottantina di persone, in maggioranza italiani, che in nome e nel ricordo di Vittorio Arrigoni si riuniranno al Cairo per poi entrare il 12 maggio nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah, per restarvi fino al 17 maggio.

Nelle parole di Manolo Luppichini, giornalista e video maker che farà parte della delegazione, "la morte di Vittorio Arrigoni ci ha stravolto, da questo è nata l'esigenza di confrontarsi, organizzarsi e trovare una forma di reazione al dolore. Quello che sta partendo è un convoglio non umanitario, ma umano, che entrerà nella Striscia di Gaza per dire alla popolazione palestinese: noi ci siamo".

I partecipanti all'iniziativa saranno presenti nella Striscia di Gaza anche il 15 maggio, data in cui insieme al trigesimo della morte di Vittorio Arrigoni si celebrerà la ricorrenza della Nakba, la "catastrofe" palestinese legata alla nascita dello Stato di Israele e alla pulizia etnica che l'ha accompagnata.

"Lo faremo per costruire e consolidare relazioni con gruppi, associazioni e persone che hanno collaborato con Vik negli ultimi anni - spiegano alcuni organizzatori del convoglio - ascolteremo le loro voci per imparare ad essere, laddove è necessario, di sincero aiuto". L'obiettivo dell'iniziativa è, insomma, vedere ciò che Vittorio vedeva e voleva che anche gli altri vedessero.

I componenti della delegazione, nel corso della loro permanenza nella Striscia, parteciperanno a incontri con gli studenti e a visite negli ospedali e presso le organizzazioni che forniscono assistenza alla popolazione, e accompagneranno i pescatori di Gaza e i contadini che devono recarsi nella zona-cuscinetto imposta arbitrariamente dagli Israeliani per coltivare la loro terra.

Naturalmente parteciperanno alle celebrazioni del 15 maggio, che saranno "un ricordo di Vittorio, ma anche una festa per un popolo che sta finalmente riprendendo la propria voce".

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27 aprile 2011

Nella Valle del Giordano una scuola intitolata a Vittorio Arrigoni



Come ha avuto modo di ricordare la mamma, Vittorio Arrigoni aveva un feeling particolare con i bambini, che erano incuriositi ed attratti oltremodo da quest'uomo forte e gentile.

E' bello dunque sapere dal blog Palaestina Felix che a Ras al-Oje, località a sud-est di Tobas, nella Valle del Giordano, è in fase di costruzione una scuola che verrà intitolata alla memoria del nostro Vik, grazie agli sforzi di una settantina di operai improvvisati tra Beduini della zona e volontari dell'ISM. Gli abitanti di Ras al-Oje ci tengono molto a far sapere che, quando si è diffusa la notizia della tragica morte di Arrigoni, la decisione di intitolargli la scuola è stata presa pressocché all'unanimità.

"Come segno tangibile del perpetuo legame tra l'edificio e la figura del volontario italiano, una piccola bandiera tricolore garrisce nelle raffiche del vento, ben più dignitosa e fiera degli stendardi di quanti, sotto gli stessi colori, si prestano a vergognose occupazioni militari. Una volta completata, la struttura potrà provvedere alle necessità educative di una settantina fra scolari e studenti, un numero più che sufficiente per la piccola comunità locale".

Questo sempre sperando che gli Israeliani non provvedano a demolire la struttura, nel quadro della strisciante pulizia etnica attuata ai danni delle popolazioni beduine della regione e come invocato, peraltro, da un certo rabbinato ferocemente razzista.

Giusto oggi si ha notizia che il rabbino capo della yeshiva di Kiryat Arba, il tristemente noto Dov Lior, ha chiesto che lo stato israeliano incentivi lo spostamento dei Beduini verso l'Arabia Saudita e la Libia, dove c'è molta terra "disponibile". Magari potrebbero pensare di andarsene loro da qualche altra parte...

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25 aprile 2011

Ciao, anzi "bella ciao", Vik!




Alla fine sono venuti in tantissimi a salutare per l'ultima volta Vittorio Arrigoni nella sua Bulciago, oltre duemila persona da tutta Italia e da vari paesi europei, era presente anche una delegazione proveniente dalla Striscia di Gaza.

Don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, ha dichiarato: "Ci inquieta l'assenza totale del nostro governo nazionale a questa cerimonia. Ci inquieta ma non ci sorprende più".

E allora sono andato a rileggermi la cronaca dei funerali di un altro italiano, per ironia della sorte morto come Vik il 14 aprile di alcuni anni fa.

Ai funerali di Fabrizio Quattrocchi, che non era certo andato in Iraq - dove ha poi trovato la morte - per motivi umanitari e per una scelta di attivismo pacifista e non violento, erano presenti il Presidente della Camera e numerosi altri esponenti politici, il Presidente della Repubblica aveva inviato una corona di fiori, il Papa aveva inviato un suo messaggio.

Ieri nessun politico ha presenziato ai funerali, eccezion fatta per alcuni rappresentanti delle istituzioni locali, nessuna corona di fiori, nessun messaggio del Papa, e tutto sommato credo che Vik avrebbe preferito così, un funerale con i suoi amici e insieme a coloro che ne condividevano passioni e ideali, lontano dalla retorica delle cerimonie ufficiali.

Ma a noi importa, perchè ci amareggia l'indifferenza dell'Italia istituzionale per la morte di un nostro concittadino, a prescindere dalle sue idee, e ci indigna, una volta di più, l'appiattimento italiano sulle posizioni di Usa e Israele e la totale mancanza di interesse per le sofferenze e le privazioni del popolo palestinese, a fianco del quale Vik lottava con metodi assolutamente non violenti.

E in realtà Vik è un vero eroe di questi nostri tempi in cui l'intervento "umanitario" viene incredibilmente e vergognosamente ricollegato solo a raid e bombardamenti.

L'amica Beatrice qualche giorno fa mi ha scritto questa email, a proposito del fatto che il Presidente della Repubblica Napolitano non ha ritenuto di essere presente a Fiumicino per accogliere la salma di Vittorio Arrigoni, come ha sempre fatto quando a morire sono stati soldati italiani all'estero in missioni "umanitarie".

"... Questa mattina io ho scritto una lettera aperta al Presidente della repubblica tramite il servizio web mail del Quirinale. L'ho pubblicata anche su Facebook e sta girando, spero che altri vorranno inoltrarla al Quirinale ...

Signor Presidente della Repubblica,

mi preme scriverle questa lettera, perchè trovo che qualcuno debba pur prendersi la briga di ricordarle il suo sgomento.

Ieri, 20 aprile 2011, è rientrata in Italia la salma di Vittorio Arrigoni, è rientrata con un volo di linea, completamente avvolta nel cellophane nero.

L'Italia, che lei rappresenta, non ha messo a disposizione un volo speciale per il rientro.

Ma questo va bene così. Vittorio è tornato così come era arrivato a Gaza, così come aveva trascorso gli ultimi anni della sua vita: in maniera Indipendente.

Non mi domando perchè non fossero presenti al suo arrivo altre autorità, non ha importanza l'assenza di figure istituzionali che rappresentano sempre una parte, siano esse di governo o di opposizione. (E vorrei capire perché la Pace in Italia è sempre un discorso “di parte”.)

Mi domando perchè fosse assente Lei, Presidente.

Lei che rappresenta anche me, insieme a ogni singolo cittadino italiano, a prescindere dalle idee e dai colori.

Non ho visto le sue mani aperte andare a poggiarsi sulla bara di Vittorio, gesto che sempre ho trovato commovente per l'intimo affetto che dimostra.

Vede Presidente, lei ha dimenticato il suo sgomento. Probabilmente lo ricorderà, come altri, il giorno dei funerali di Vittorio.

Ma ieri, quando Vittorio è arrivato su territorio italiano, ieri, Presidente, lei non c'era.

E allora è giusto citare le parole della Sig.ra Rita Pani: <<"Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”. E questo stato ci fa beati, cancellando i nostri eroi, quelli veri.>>

Si ricordi allora, Presidente, che oggi io, cittadina italiana che trovava nella sua figura una forma di rappresentanza in uno Stato che nelle sue parti politiche non rappresenta più nessuno, io non mi sento più rappresentata da alcuno. Non per mia scelta, Signor Presidente, ma per Sua scelta.
E’ stato lei, con la sua assenza di ieri, a indicarmi che non intende rappresentarmi.

Me ne dolgo, Presidente, ma saprò farmene una ragione.

Beatrice Pietrangeli".

Sento di condividere in pieno lo spirito e il tenore di questa lettera, chi volesse farla propria potrà firmarla e inoltrarla qui:

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23 aprile 2011

Domani i funerali di Vittorio

I funerali di Vittorio Arrigoni si svolgeranno domani, 24 aprile, alle ore 16:30 a Bulciago, il paese di cui la mamma di Vittorio è sindaco dal 2004.

Sono stati organizzati due pullman da Roma per chi vorrà essere presente; per informazioni e prenotazioni è possibile telefonare ai numeri 347-6090366 e 339-6641600, oppure scrivere a p.cecconi@inwind.it o a ceciliadallanegra@g.mail.com.

La famiglia di Vittorio avrebbe piacere che gli amici e i compagni di Vik non inviassero fiori, ma donazioni per la Palestina sul conto sotto specificato, riportando nella causale che si tratta di un contributo per la causa palestinese.

Queste sono le coordinate del conto corrente:

Iban IT16Y0542851000000000000791

intestato a Egidia Beretta, Banca Popolare di Bergamo, Filiale di Bulciago.

Restiamo Umani.

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22 aprile 2011

Vittorio Arrigoni, un vincitore



'Non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera, semmai voglio essere ricordato per i miei sogni. Dovessi morire, tra cento anni, vorrei che sulla mia lapide fosse scritto ciò che diceva Nelson Mandela: un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare. Vittorio Arrigoni, un vincitore'.

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Restiamo Umani - II cap. - 29 dicembre 2008



RESTIAMO UMANI di Vittorio Arrigoni - II capitolo

"Un lento morire in vano ascolto - 29 dicembre 2008"


Lettura di Massimo Arrigoni

Musica di Paki Zennaro

Regia di Luca Incorvaia

Prodotto per Azione Sperimentale da Fulvio A.T. Renzi, Luca Incorvaia, Tommaso Melideo.


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20 aprile 2011

La squallida ipotesi del Giornale sulla morte di Vittorio Arrigoni

Ieri, come abbiamo visto, Hamas ha condotto un blitz alla ricerca dei tre salafiti sospettati dell’uccisione di Vittorio Arrigoni. Operazione conclusasi con la morte di due dei sospettati, mentre il terzo, Mahmoud Muhammad Nimir Salfiti, è rimasto ferito ed è stato arrestato dalle forze di sicurezza di Gaza.

Nel frattempo si moltiplicano le ipotesi e le speculazioni sui motivi che hanno portato alla tragica fine del pacifista italiano.

Il sito del Forum Palestina riprende una notizia del giornale Arab Times, secondo cui la mente del terzetto, il giordano Abdel Rahman al-Barizat (nome di battaglia Mohammed Hassan), morto suicida durante il blitz delle forze di sicurezza di Hamas, sarebbe in realtà un agente dei servizi segreti giordani.

Il che, naturalmente, aprirebbe la porta a nuovi ed inquietanti scenari sulla morte di Vittorio (per una analisi sulla presenza dei gruppi salafiti in Giordania vedi qui).

Il Giornale, invece, avanza la tesi dell’assassinio motivato dall’omofobia del mondo islamico, considerato che i rapitori di Vittorio Arrigoni lo avevano accusato di diffondere “vizi occidentali”. Nell’articolo di Francesco De Remigis si può leggere: “l’ipotesi (della pista omofoba) è arrivata fino a Gerusalemme e anche in Italia, confinata nelle stanze di alcune associazioni omosessuali, dove se ne parla e ci si interroga”. E ancora: la voce “circola con insistenza tra i cooperanti”.

Ora, probabilmente saranno le mie scarse capacità, ma non ho trovato riscontro a questa voce “insistente” che circolerebbe tra i cooperanti o all’interno di fantomatiche “associazioni omosessuali”.

L’unico riferimento alla ventilata omosessualità di Vittorio Arrigoni l’ho trovata in questo blog, il cui titolo non lascia adito ad alcun dubbio sull’orientamento del suo gestore. Nell’articolo in cui se ne parla, Aussie Dave riferisce di avere svolto alcune “indagini”, dalle quali è risultata incontrovertibile l’omosessualità di Vittorio. Perché? Perché così afferma l’autore di alcuni commenti ad un video su YouTube!

Non è qui il caso che ricordi come sia un leit-motiv della propaganda sionista il fatto che i gay vengano perseguitati in vari paesi islamici, mentre in Israele trovano rifugio, protezione e conforto (a parte qualche minaccia proveniente dal fanatismo ebraico in occasione dei gay pride, ma lasciamo perdere…).

Dunque il Giornale rilancia una notizia proveniente da un oscuro blog filoisraeliano, la cui “fonte” è a sua volta rappresentata da un anonimo commentatore su YouTube! E’ davvero incredibile e francamente indegno.

A meno che la fonte del Giornale, in realtà, non sia questa pagina di Facebook. Che squallore…

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Vittorio, mai vivo come ora


Dal sito de Il Manifesto, la bella lettera della mamma di Vittorio Arrigoni, Egidia Beretta.

Vittorio, mai vivo come ora
di Egidia Beretta Arrigoni

Bisogna morire per diventare un eroe, per avere la prima pagina dei giornali, per avere le tv fuori di casa, bisogna morire per restare umani? Mi torna alla mente il Vittorio del Natale 2005, imprigionato nel carcere dell'aeroporto Ben Gurion, le cicatrici dei manettoni che gli hanno segato i polsi, i contatti negati con il consolato, il processo farsa. E la Pasqua dello stesso anno quando, alla frontiera giordana subito dopo il ponte di Allenbay, la polizia israeliana lo bloccò per impedirgli di entrare in Israele, lo caricò su un bus e in sette, una era una poliziotta, lo picchiarono «con arte», senza lasciare segni esteriori, da veri professionisti qual sono, scaraventandolo poi a terra e lanciandogli sul viso, come ultimo sfregio, i capelli strappatagli con i loro potenti anfibi.

Vittorio era un indesiderato in Israele. Troppo sovversivo, per aver manifestato con l'amico Gabriele l'anno prima con le donne e gli uomini nel villaggio di Budrus contro il muro della vergogna, insegnando e cantando insieme il nostro più bel canto partigiano: «O bella ciao, ciao...»

Non vidi allora televisioni, nemmeno quando, nell'autunno 2008, un commando assalì il peschereccio al largo di Rafah, in acque palestinesi e Vittorio fu rinchiuso a Ramle e poi rispedito a casa in tuta e ciabatte. Certo, ora non posso che ringraziare la stampa e la tv che ci hanno avvicinato con garbo, che hanno «presidiato» la nostra casa con riguardo, senza eccessi e mi hanno dato l'occasione per parlare di Vittorio e delle sue scelte ideali.

Questo figlio perduto, ma così vivo come forse non lo è stato mai, che come il seme che nella terra marcisce e muore, darà frutti rigogliosi. Lo vedo e lo sento già dalle parole degli amici, soprattutto dei giovani, alcuni vicini, altri lontanissimi che attraverso Vittorio hanno conosciuto e capito, tanto più ora, come si può dare un senso ad «Utopia», come la sete di giustizia e di pace, la fratellanza e la solidarietà abbiano ancora cittadinanza e che, come diceva Vittorio, «la Palestina può anche essere fuori dell'uscio di casa». Eravamo lontani con Vittorio, ma più che mai vicini. Come ora, con la sua presenza viva che ingigantisce di ora in ora, come un vento che da Gaza, dal suo amato mar Mediterraneo, soffiando impetuoso ci consegni le sue speranze e il suo amore per i senza voce, per i deboli, per gli oppressi, passandoci il testimone. Restiamo umani.

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19 aprile 2011

Aggiornamento: uccisi due degli assassini di Vittorio Arrigoni

Secondo il sito web dell'Agenzia Ma'an News, le forze di sicurezza avrebbero circondato una casa, nella zona centrale di Gaza, in cui si nasconderebbero gli assassini di Vittorio Arrigoni.

Secondo quanto riferito da testimoni, il proprietario della casa, Amer Abu Ghulah, si sarebbe arreso alla polizia. Le forze di sicurezza starebbero intimando ai sospetti nascosti all'interno dell'abitazione di arrendersi, mentre cecchini sono posizionati sui tetti delle case circostanti.

Un comunicato del Ministro degli Interni di Hamas ha dichiarato l'area zona chiusa per motivi di sicurezza "a causa del sospetto della presenza dei fuggitivi". Secondo la Reuters, tutte le strade che conducono all'edificio sono bloccate.

Ieri il governo di Gaza aveva diramato le foto di tre sospettati dell'omicidio di Vittorio Arrigoni, Abdul-Rahman al-Breizat, Mahmoud Muhammad Nimir Salfiti e Bilal al-Umari.

Aggiornamento Reuters: due dei principali sospettati per l'omicidio di Vittorio Arrigoni sono stati uccisi oggi durante un raid compiuto dalle forze di sicurezza di Hamas, che hanno arrestato altri tre ricercati. Lo ha detto un ufficiale della sicurezza, aggiungendo che un altro uomo è rimasto ferito.

L'operazione è avvenuta nel campo profughi di Nuseirat, nel zona centrale della Striscia.

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Un fiore e una kefiah per Vik

Dal sito del Forum Palestina.

UN FIORE E UNA KEFIAH PER VIK
Arriverà all’aeroporto di Fiumicino mercoledì 20 aprile, intorno alle 19,30, la salma di Vittorio Arrigoni.

Vittorio ha lasciato Gaza, per l’ultima volta, passando attraverso il valico di Rafah e non attraverso Israele, come chiesto dalla mamma e come avrebbe voluto Vik stesso.

Prepariamoci ad accogliere Vittorio Arrigoni con il dovuto affetto verso un pacifista che ha dedicato la sua vita ai diritti del popolo palestinese con l’impegno a rilanciare un imperativo che non dimenticheremo: Restiamo Umani!

APPUNTAMENTO ALLE 19 ALL'AEROPORTO DI FIUMICINO - TERMINAL CARGO CITY

Il Forum Palestina
http://www.forumpalestina.org/

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Jeff Halper ricorda Vittorio Arrigoni

Tra i tanti che hanno voluto onorare Vittorio Arrigoni dopo la sua morte assurda, probabilmente Jeff Halper – il co-fondatore e direttore dell'Israeli Committee Against House Demolitions (ICAHD) – è colui il quale ne ha fornito il ricordo più struggente.

E' per questo che riporto il suo saluto a Vittorio, nella traduzione di Daniela Filippin per il sito We Write What We Like.

Ricordando Vik
di Jeff Halper – 15.4.2011

Dopo aver perso un altro amico e compagno meno di due settimane fa, Juliano Mer-Khamis, mi tocca piangere e ricordare il mio compagno di viaggio di nave Free Gaza, Vittorio (Vik) Arrigoni, brutalmente assassinato ieri notte da estremisti religiosi a Gaza. In realtà, Vik ricordava fisicamente Juliano, per la personalità esuberante e la sua insistenza nell’”esserci” quando gli oppressi avevano bisogno di lui. Vik era davvero una persona che non potevi non notare. Era così pieno di energia, un misto di gioia, goliardia e impazienza entro i confini di barche e prigioni come Gaza, che all’improvviso ti avrebbe sollevato in aria, o si sarebbe messo a fare la lotta con te – era un ragazzo grosso, forte, bello, vivace e sorridente anche nelle situazioni più pericolose e oppressive, come a dirti: Yaala! A noi e ai pescatori palestinesi, queste navi israeliane che ci sparano, non possono prevalere sulla solidarietà, indignazione e la giustizia della nostra causa! (Vik fu ferito in uno di questi scontri). Ti arrivava da dietro dicendoti: L’occupazione cadrà esattamente così! (lottando con te fino a gettarti a terra, ridendo e giocando con te mentre lo faceva).

Vik, che come me ha ricevuto la cittadinanza palestinese e un passaporto quando abbiamo rotto l’assedio di Gaza salpando nel porto di Gaza nell’agosto 2008, era un esempio supremo di portatore di pace. Nonostante avesse una famiglia in Italia, si è dedicato ai palestinesi col cuore intero, come era solito fare. Sulla sua pagina facebook ha scritto: “Vive a Gaza”. Era conosciuto soprattutto perché accompagnava i pescatori che cercavano di fare il loro lavoro, nonostante gli spari quasi quotidiane della marina israeliana, che li confina alle acque già pescate fino all’esaurimento e sporche di fogna delle cose di Gaza. Almeno diciotto pescatori sono stati uccisi nell’ultimo decennio e circa 200 feriti, molte barche sono state distrutte e molto equipaggiamento danneggiato. Ma era intimamente coinvolto ovunque ci fosse bisogno di lui a Gaza, fra i contadini come fra i bambini traumatizzati, in tempi difficili – il suo libro, Gaza Stay Human, documenta le due esperienze fra la gente durante l’offensiva israeliana di tre settimane nel 2008-09 – e anche essendo semplicemente a contatto con la gente nelle caffetterie e nelle loro case.

Quando è stato appreso che era stato rapito sono spontaneamente sorti centinaia di appelli non solo dalla comunità pacifista internazionale, ma soprattutto dalla popolazione palestinese affranta di Gaza. Un memoriale sarà tenuto oggi a Gaza City e altre parti dei territori occupati.

Vik lavorava nella West Bank come a Gaza, ed è stato imprigionato tre volte prima di essere stato espulso da Israele. Ma il suo lavoro di pace non era solo sotto forma di attivismo. Vik era un maestro della comunicazione – fisica, verbale, scritta (il suo blog, Guerrilla Radio, era uno dei più seguiti in Italia), mischiando con naturalezza esperienze personali, reportage e analisi.

Vik era quello che chiamiamo un “testimone”, qualcuno che fisicamente si mette dalla parte degli oppressi e condivide con loro trionfi, tragedie, sofferenze e speranze. Eppure era uno che attraverso l’azione sperava di influenzare dei veri cambiamenti. Lui, come Juliano, Rachel e molti altri che si sono sacrificati per la pace e la giustizia in Palestina e in tutto il mondo, lasciano un grande vuoto nei nostri cuori, le nostre vite e nella lotta.

Mi mancherai, ragazzo mio. Ma ogni volta che mi sento stanco o scoraggiato, ti sentirò sollevarmi su in alto e sopra la tua testa e, col tuo enorme sorriso e la tua risata, minacciare di gettarmi fuori bordo se solo esito a coinvolgermi in una lotta. Tu eri e sei la forza terrena della lotta contro l’ingiustizia. Ci solleverai sempre su e ci ispirerai. Come i pescatori palestinesi che amavi tanto, noi e tutti gli altri che lottano per le fondamenta della vita in tutto il mondo ci impegneremo per realizzare la tua visione.

Ciao, amico.

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18 aprile 2011

I funerali di Vittorio

Oggi si sono svolti a Gaza City i funerali di Vittorio Arrigoni. All'uscita dell'obitorio del'ospedale as-Shifa, dove si trovava, la salma è stata trasportata per le vie principali di Gaza fino al valico di Rafah, da dove poi è stata trasferita in Egitto intorno alle 13:00.

Secondo Maria Elena D'Elia, amica di Vittorio, questa sera il corpo del pacifista sarà trasportato all'ospedale italiano del Cairo, mentre mercoledì è previsto il volo Alitalia che riporterà finalmente Vittorio in Italia.

Durante il funerale la folla, tra cui anche ministri e leader delle fazioni palestinesi, personalità della società civile, giornalisti e fotografi, ha sventolato bandiere italiane e palestinesi e immagini di Vittorio, e ha lanciato fiori e riso sulla salma.

La Repubblica ha pubblicato sul suo sito web una galleria fotografica dell'evento, con delle belle e commoventi immagini.

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16 aprile 2011

Per Vittorio ... che lavorava per cambiare questo volto

(Dal blog DesertPeace - 15.4.2011)

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R.I.P. Vittorio... Un invito a proseguire la strada di Vittorio

Un messaggio da Window into Palestine e Associati posted by Diego - 15.4.2011

Mi sono molto rattristato ieri nell’apprendere della morte di Vittorio. Si trattava di un uomo che aveva dedicato tanto alla causa e al popolo palestinese.
Esprimo rispetto e rendo onore a Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza il 14 aprile 2011 durante la sua lotta per l'umanità, la verità e la giustizia. Che Dio benedica lui, la sua famiglia e i suoi amici e possano pace e conforto arrivare a tutti in questo momento di grande smarrimento.

Il male è ovunque, e spero e prego che la sua morte non sarà stata vana e che altri sosterranno i Palestinesi, nonostante i torti di pochissimi che sono impegnati sul versante palestinese.

Ricordiamolo ed onoriamolo e continuiamo a lottare e a combattere per la verità e la giustizia.

In Solidarietà ... e una Palestina Libera nello spirito di Vittorio!

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15 aprile 2011

Per non dimenticare Vittorio


Ieri, tornato a casa, ho accesso il televisore solo molto tardi, e da Rainews24 ho appreso del rapimento e della morte di Vittorio Arrigoni.

Vittorio, un attivista dell’International Solidarity Movement, un amico, un fratello, è stato barbaramente ucciso – nelle circostanze che ormai tutti conoscono - da un gruppuscolo di estremisti filo al-Qaeda, la sconosciuta Brigata Mohammed Bin Moslama, a quanto pare già a breve distanza dal suo sequestro.

Voglio subire sgombrare il campo e dire che non sono molto d’accordo con le varie ipotesi “complottiste” che vorrebbero vi siano Israele e il Mossad anche dietro questo crimine, come quella esposta qui.

Ad esempio, il Forum Palestina adombra che l’assassinio di Vittorio sia da ricollegarsi alla campagna intimidatoria avviata già da tempo contro la nuova Freedom Flotilla in procinto di partire per Gaza il prossimo mese di maggio. “Riteniamo che il sequestro e l’uccisione di Vittorio” – si può leggere in un comunicato – “possa rientrare in un lavoro sporco realizzato dai gruppi islamici legati al network dell’Arabia Saudita oggi alleata di Israele. Il messaggio agli attivisti internazionali è chiaro e inquietante: ‘State lontani da Gaza, state lontani dalla Palestina’, ‘nessuna internazionalizzazione sulla questione palestinese verrà tollerata dalle autorità di Tel Aviv e dai suoi alleati”.

E’ pur vero che, qualche tempo addietro, Vittorio e altri attivisti dell’ISM erano stati messi nel mirino dal sito farneticante http://stoptheism.com/ che conteneva l’esplicito invito alla loro uccisione, ma si tratta naturalmente di cosa ben diversa.

Quasi sempre, le cose vanno in una maniera molto più semplice di quanto si possa pensare. I gruppi dell’estremismo salafita, attestati su posizioni fanatiche e oltranziste, più volte hanno tentato sollevazioni armate contro Hamas ed hanno ogni interesse a mettere in difficoltà il governo di Gaza. Se un gruppo di fanatici decide di organizzare un’azione eclatante, e a tale scopo intende rapire e/o uccidere uno straniero, non è che abbia molte scelte a disposizione nella Striscia di Gaza.

E, peraltro, il fanatismo che purtroppo infesta il mondo islamico non ha mai fatto distinzioni rispetto a chi porta avanti istanze pacifiste e umanitarie, ed anzi più di tutti ha in odio coloro i quali adoperano le armi della testimonianza e della non violenza, perché il fanatismo cresce e prospera – dovremmo saperlo – nei contesti caratterizzati da conflitti, miseria, oppressione.

Per questo, ho scelto di fare mie le parole di ricordo scritte da Alfredo Tradardi per conto dell’ISM, che qui di seguito riporto.

A me interessa ricordare Vittorio come un eroe della pace e della fratellanza, che aveva scelto Gaza come la sua seconda casa, combattendo la sua battaglia assolutamente pacifica in favore della popolazione palestinese oppressa e massacrata.

Vittorio scortava i contadini che entrano ogni giorno nella buffer-zone rischiando la vita per i colpi dei cecchini israeliani pur di coltivare la propria terra.

Vittorio, durante "Piombo Fuso", scortava i medici e i paramedici palestinesi fatti oggetto del fuoco dei criminali israeliani mentre andavano a soccorrere i feriti e a recuperare i corpi dei morti.

Vittorio accompagnava i pescatori nel loro tentativo di portare a casa qualcosa da mangiare, sfidando l'illegittimo blocco navale della marina israeliana.

Vittorio lottava contro l’isolamento e l’assedio di Gaza, contro i criminali raid dell’esercito israeliano, e a noi tutti tocca continuare la sua opera.

Perché solo la fine dell’embargo, l’apertura dei valichi, un accordo di pace equo e che risolva tutti i punti del contenzioso israelo-palestinese potrà assicurare alla regione un futuro di pace, progresso e prosperità.

Perchè più nessuno debba morire...

In morte di Vittorio Arrigoni.

Sono stato chiamato poco fa dagli Stati Uniti, da un giornalista della CNN con il quale avevo avuto un lungo colloquio in precedenza, che mi ha comunicato il ritrovamento del corpo di Vittorio Arrigoni.

La notizia è stata confermata da Haaretz e successivamente dall'ANSA.

Haaretz: “Hamas: Abducted pro-Palestinian activist found dead in Gaza Four suspects have reportedly been arrested in the alleged kidnapping and subsequent murder of Italian Vittorio Arrigoni, an activist in the International Solidarity Movement. By News Agencies”.

ANSA “Trovato a Gaza il corpo di Arrigoni Lo ha reso noto la sicurezza di Hamas. Era stato rapito ieri 15 aprile, 03:16 Trovato a Gaza il corpo di Arrigoni (ANSA)- GAZA, 15 APR -Il corpo di Vittorio Arrigoni, volontario e attivista italiano rapito ieri mattina, e' stato trovato nella notte in una casa a Gaza. Lo hanno annunciato fonti della sicurezza di Hamas, aggiungendo che due uomini sono stati arrestati. Il giovane era stato sequestrato da un gruppuscolo salafita ultra-estremista. I rapitori lo avevano mostrato in un video finito su Youtube, minacciando di ucciderlo entro le 17 di oggi (le 16 in Italia), se Hamas non avesse liberato detenuti salafiti.”

Avevamo scritto in precedenza: “La notizia del "rapimento" di Vittorio Arrigoni a Gaza da parte di un gruppo salafita è stata confermata da contatti avuti a Gaza. A Gaza si stanno muovendo governo, partiti e società civile per ottenerne la liberazione. E' d'obbligo la massima cautela. E allo stesso il massimo di ottimismo.”

Seguendo il poeta palestinese Mahmoud Darwish avevamo “coltivato la speranza”.

Vittorio Arrigoni è stato un non-eroe, mite e positivo, che ha percorso ogni luogo della Striscia di Gaza con la sua umanità densa e intensa.

Gaza. Restiamo umani deve diventare il breviario di ogni attivista per i diritti umani.

Il suo nome si iscrive nel solco dei martiri palestinesi e degli internazionali come Rachel Corrie e Tom Hurndall, come i nove attivisti turchi uccisi dall'esercito israeliano sulla Mavi Marmara il 31 maggio 2010, tra i quali il giovanissimo Furkan Doğan.

A noi tutte/i il compito di non lasciar cadere la eredità umana, morale, culturale e politica di Vittorio.

La responsabilità morale e politica della sua morte è del governo israeliano e dei suoi complici non solo occidentali, tra i quali brilla per cinismo e servilismo il governo italiano.

Siamo colpiti, non tanto e non solo come attivisti dell'International Solidarity Movement, ma come donne e uomini di coscienza che sono dalla parte dei mondi offesi e dei popoli oppressi. Dalla parte dei diritti umani.

Ora dobbiamo unirci al dolore dei genitori e dei familiari.

Il silenzio deve caratterizzare il nostro cordoglio.

La determinazione a proseguire il nostro dovere.

Alfredo Tradardi

ISM-Italia

Palestina News - voce di ISM (International Solidarity Movement) Italia

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Con Vittorio e la Palestina nel cuore: manifestazioni

A Roma appuntamento alle 16.00 al Colosseo


A Milano appuntamento alle 16.00 a Piazza del Duomo


A Genova presidio dalle ore 10,00 in Via Roma


A Napoli Sit-in davanti la Prefettura ore 17,00


Vicenza, Verona, Firenze


Freedom Flotilla Italia – Forum Palestina - Comunità Palestinese di Roma e del Lazio - Associazione Palestinesi in Italia – Unione Sindacale di Base – Unione Democratica Arabo Palestinese – Comitato con la Palestina nel Cuore – Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila - Radio Città Aperta - Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos (Campi Bisenzio) - Comitato Palestina Bologna - Comitato di Solidarietà con il Popolo Palestinese di Torino - Gruppi di appoggio alla Palestina (Parma) - Collettivo Politico Fanon (Napoli) - Collettivo Autorganizzato Universitario di Napoli – Italia dei Valori – Partito dei Comunisti Italiani – Partito della Rifondazione Comunista – Rete dei Comunisti - Comitato Ricordare la Nakba (Torino) – C.S.O.A. Askatasuna (Torino) – Net Antagonista Torinese – C.S.O.A. Murazzi (Torino) – C.U.A. Torino – Area Antagonista Ska Officina (Napoli) – Coordinamento 2° Policlinico (Napoli) – Coordinamento di Solidarietà con la Palestina (Napoli) Info: 338-1521278 e 333-5601759

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17 febbraio 2011

Gaza: Intervista a Vittorio Arrigoni

Vittorio Arrigoni, alias guerrillaradio, dal suo blog e con i suoi articoli per varie testate giornalistiche, come testimone diretto, ci ha raccontato gli orrori dell’operazione “Piombo Fuso”, e ancora adesso coraggiosamente ci descrive la triste quotidianità della vita nella Striscia di Gaza, i continui raid israeliani, il tiro al bersaglio contro i bambini che, nei pressi del confine, raccolgono ghiaia e altri materiali da costruzione riciclabili, l’orrore per la morte di centinaia di ammalati a cui non viene concesso di recarsi all’estero per cure mediche, gli stenti dovuti ad un assedio illegittimo e immorale che la macchina propagandistica della menzogna israeliana spaccia come “allentato”.

Leggendo l’intervista di Nicola Lofoco per
Medarabnews si resta increduli, una volta di più, per come la comunità internazionale – che pure non fa mancare mai gli appelli perché ai dimostranti che in questi giorni affollano le piazze di molti stati arabi venga consentito di manifestare liberamente – possa nel contempo continuare a permettere ad Israele di proseguire in un assedio contrario al diritto umanitario e ad ogni senso etico, di compiere quotidiani crimini di guerra e violazioni dei diritti umani, di porre in essere un regime di occupazione brutale e oppressivo paragonabile, per la spietata ferocia e insensibilità, ai peggiori crimini nazisti.

“Restiamo umani” è lo slogan, quasi un grido disperato, scelto da Vittorio, ma il problema è che ai nostri fratelli palestinesi a Gaza è proprio lo status di essere umano che viene ad essere negato dai carnefici di Israele.

Gaza continua a morire – Intervista a Vittorio Arrigoni

Vittorio Arrigoni arriva a Gaza nell’agosto del 2008, come inviato de “Il Manifesto”, ed arriva per raccontare il dramma che vivono i palestinesi della striscia di Gaza. Alla fine del 2008, durante l’operazione israeliana “Piombo Fuso”, una orrenda operazione militare che causerà la morte di migliaia di persone,Vittorio Arrigoni riesce a documentare a tutto il mondo il dramma di quei giorni. Riesce a farlo con dei memorabili reportage inviati dai pochi internet point in funzione durante quelle giornate tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009. Un capodanno che Vittorio Arrigoni non dimenticherà mai. L’operazione militare “Piombo Fuso” è stata successivamente condannata dalle Nazioni Unite (vedi il rapporto Goldstone) come crimine contro l’umanità.

Non è facile riuscire a parlare con Vittorio. I continui attacchi israeliani e le continue difficoltà di spostamento rendono difficile un contatto. Ma siamo riusciti a metterci in contatto con lui, e con estrema lucidità ci ha raccontato le ultime notizie provenienti da Gaza:

“Gli attacchi israeliani ci sono quotidianamente, sempre contro i civili della Striscia di Gaza. Ci sono ogni giorno alcuni adolescenti che raccolgono al confine materiale riciclabile e sono sempre bersaglio dei cecchini. Ormai sono 4 anni che Israele impedisce l’ingresso di materiali edili per la ricostruzione. Manca il cemento, manca il ferro, manca il vetro. Per cui questi ragazzi si recano spesso al confine, a Nord, dove ci sono molti edifici distrutti dopo “Piombo Fuso”, e cercano di riciclare quello che possono. E questi ragazzi sono sempre le vittime rituali dei cecchini israeliani.

Vi è stata un’ escalation nelle ultime settimane. Vi è stato un rapporto di ben 21 organizzazioni che operano qui a Gaza per il rispetto dei diritti umani, tra cui Amnesty International e Save The Children, che hanno messo in luce una cosa importante. Lo scorso 20 Giugno Israele aveva dichiarato che l’assedio era stato “allentato”, ma secondo quanto denunciano le organizzazioni, si è trattato solo di un’ operazione ipotetica e di facciata.

Nei negozi di Gaza possiamo trovare 5 tipi di bibite israeliane, 3 tipi di patatine , mentre negli ospedali mancano le attrezzature mediche. Una lista stilata da alcune organizzazioni documenta come manchino 130 tipi di farmaci e di attrezzature mediche. A Gaza non si può fare la dialisi, non si può fare la chemioterapia, mancano le valvole cardiache. Il tanto ventilato “allentamento” dell’assedio a Gaza non è avvenuto.

Per i progetti delle Nazioni Unite per la ricostruzione degli oltre 50.000 edifici danneggiati durante l’operazione militare “Piombo Fuso” era necessario l’invio di 670.000 camion per iniziare il progetto della ricostruzione. Di questi 670.000 ne sono entrati solo 700. Parliamo quindi solo dell’ 1% . Si tratta di progetti di ricostruzione certificati dalle “Nazioni Unite”.

A Gaza, anche se hai i documenti in regola, con passaporti e visti, è molto difficile lasciare la regione. Per 500 malati curabili, l’assedio alla striscia di Gaza ha rappresentato una vera condanna a morte. Pur avendo avuto la disponibilità ad essere ospitati da altre strutture ospedaliere, come quella di Ramallah, non hanno avuto il permesso israeliano per uscire e sono deceduti. Anche io ho conosciuto personalmente un ragazzo che aveva sua madre ricoverata in gravi condizioni. Non avendo potuto lasciare Gaza, sua madre è deceduta, pur sapendo che sua madre poteva essere curata a solo poche decine di chilometri di distanza.

Senza dare la possibilità di far entrare ed uscire merci e persone, è chiaro che questo significa l’intero collasso dell’economia interna. Il 93% dell’industria ha dovuto chiudere, ed ora il 70% della popolazione di Gaza è disoccupata. I dati Unicef dicono che il 98% della popolazione vive solo di aiuti umanitari. Vi è un economia di sussistenza, legata prevalentemente alla pesca. Anche su questo, vi è da dire che i pescherecci di Gaza non possono andare oltre le 3 miglia dalla costa. Quando ci provano, perché devono farlo, perché le acque vicino alla costa sono povere di pesce, finiscono sotto il tiro della marina israeliana. Recentemente anche la croce rossa internazionale ha definito illegale l’assedio a Gaza. L’art. 33 della IV convenzione di Ginevra condanna le punizioni collettive. Ed i pescatori subiscono ogni giorno punizioni collettive da parte degli israeliani. I pescatori non possono andare a pescare nel loro mare, ed i contadini non possono andare a coltivare le loro terre. Sempre secondo le Nazioni Unite, dopo Piombo Fuso, il 35 % dei terreni coltivabili di Gaza non sono più accessibili ai contadini perché sotto il tiro dei cecchini israeliani. Dal 20 Giugno sono stati documentati ben 59 casi di agguati di militari israeliani a civili palestinesi. Questa è la realtà che a Gaza si vive ogni giorno”.

Dopo la tragedia della “Freedom Flotilla” è cresciuto l’isolamento internazionale di Israele. Quanto potrà durare ancora secondo te, in queste condizioni, l’assedio a Gaza?

“Il massacro della Freedom Flotilla ha scosso l’opinione pubblica più di Piombo Fuso. La morte di 9 attivisti è riuscita a fare molto di più del massacro di 1.300 bambini. Questo ci fa capire che ci sono morti di serie A e morti di serie Z.
I caduti della Mavi Marmara hanno cambiato molte cose. L’Egitto, per esempio, ha ceduto su alcune cose, come riaprire subito il valico di Rafah. Per molti palestinesi questo ha rappresentato una speranza. Qualcuno di loro è riuscito ad uscire, a ricongiungersi con i familiari sparsi per il mondo. Per la fine dell’assedio, bisognerebbe avere fiducia nella campagna di boicottaggio verso Israele. Non dimentichiamo che negli anni ’80 Nelson Mandela veniva definito come un terrorista da capi di stato importanti, come Margaret Thatcher. Eppure Nelson Mandela ha continuato a combattere contro l’Apartheid, anche con il boicottaggio. E qui a Gaza la campagna di boicottaggio ha avuto effetti migliori in 5 anni di quanti non ne abbia avuti in 20 anni l’African National Congress. L’illegalità dell’assedio a Gaza è stata percepita anche dal principale sindacato inglese, che rappresenta 6.000.000 di lavoratori, che ha iniziato una sensibile campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani. Dopo “Piombo Fuso “ i governi di Svezia e Danimarca hanno iniziato a convincere le loro industrie a non investire in Israele, riconosciuto come stato responsabile di crimini di guerra e violatore dei diritti umani. Anche molte rockstar si sono rifiutate di tenere concerti in Israele, come hanno fatto Santana e gli U2 di Bono Vox”.

Durante “Piombo Fuso” sono state usate armi al fosforo. Che notizie hai in merito?

“Durante Piombo Fuso sono stato personalmente testimone oculare di fosforo bianco usato contro i civili e contro gli ospedali, alcuni dei quali dati alle fiamme usando proprio il fosforo bianco. Anche a Jabalia sono stato testimone dell’uso del fosforo bianco. Durante i bombardamenti non sapevamo, né io né chi era con me, cosa ci stavano tirando addosso. E’ chiaro che nel vedere le assurde ferite che provocava ai civili, era evidente che gli israeliani stavano usando armi non convenzionali. Vi è anche un problema che riguarda i terreni. Essendo Gaza sotto assedio, Israele proibisce l’ingresso di esperti per analizzare la contaminazione dei terreni e delle falde acquifere. Per questo motivo anche i controlli che si devono fare sono molto approssimativi, dato che anche i laboratori scientifici sono inutilizzabili da 4 anni. Questo è un fatto gravissimo che va denunciato. Pochi giorni fa ho incontrato una delegazione di medici turchi che vorrebbero fare chiarezza sui molteplici casi di cancro e di nascite di bambini deformi che si stanno verificando nelle zone bombardate. E’ la stessa identica cosa che è successa a Falluja in Iraq”.

Tu sei stato uno dei pochi che è riuscito a raccontare con coraggio l’operazione “Piombo Fuso”, vivendo in prima persona quei drammatici giorni. Che ricordo ne hai oggi?

“Le ferite sono ancora aperte. Ogni giorno puoi vedere sempre tutte le 50.000 abitazioni ancora distrutte. Le sofferenze e le cicatrici le vedi ogni giorno negli occhi della gente, soprattutto quelle dei bambini. Ricordo che a Gaza city su 1.500.000 di abitanti ci sono 800.000 bambini. I drammi psicologici, soprattutto per loro, sono stati grandissimi. Molti di loro soffrono di patologie psichiatriche. Non è facile per loro vedere tutto quello che hanno visto. Non è stato facile per loro vedere tutti quei corpi letteralmente macellati e a pezzi.

I miei ricordi, insieme a quelli dell’International Solidarity Movement , sono sempre drammatici. Eravamo gli unici attivisti presenti a Gaza in quei giorni. Si dice che la verità è la prima vittima di una guerra. Se pensiamo che Israele ha impedito a tutti i giornalisti internazionali di entrare nella striscia di Gaza, per “Piombo Fuso” è stato proprio cosi. L’obiettivo delle operazioni militari israeliane erano le ipotetiche basi di Hamas. In realtà, hanno bombardato scuole, ospedali, case, mercati e persino la sede delle Nazioni Unite. Non hanno avuto neanche scrupolo di colpire le ambulanze, violando tutte le convenzioni internazionali.

Io e quelli dell’I. S.M. avevamo chiesto cosa potevamo fare ai nostri coordinatori. E ci avevano detto di scendere dalle ambulanze dove eravamo saliti per aiutare i feriti, perché non volevano altre Rachel Corrie. Ma ci fu risposto: ‘con voi sulle ambulanze continuano a sparare; ma sparano un po’ meno…’ E cosi decidemmo tutti di restare sulle ambulanze. Ho perso un amico che lavorava all’ospedale di Jabalia. E’ morto al centro di Gaza, mentre cercava di soccorrere un ferito. Mentre lo soccorreva, un carro armato israeliano ha fatto fuoco sull’ambulanza, uccidendo il mio amico. Sono immagini che resteranno sempre impresse in modo indelebile nella mia memoria. Le ferite peggiori sono quelle interne, che non si chiuderanno più. Il ricordo più brutto è stato quando ho visto tanti bambini dilaniati dalle bombe. In ogni caso, dopo tutta questa carneficina, l’opinione pubblica mondiale ha capito chi è la vittima e chi è il carnefice. Israele continua ad espandersi, la Palestina continua a morire”.

(Nicola Lofoco, laureato in Scienze politiche, è giornalista free lance dal 2000; si è occupato per diverso tempo di radio e tv; oltre ad aver collaborato con diverse testate online, è stato nella redazione de L’ Unità, La Rinascita, e del Riformista dove si è occupato di politica estera)

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