Uguaglianza, e che cos'è?
Anche Israele, a sessant’anni dalla sua nascita, avrà finalmente una Costituzione.
E già, perché molti non sanno che questo Paese, autodefinitosi l’unica democrazia del medio oriente, a tutt’oggi manca di una vera e propria Costituzione, la cui bozza è attualmente all’esame di un apposito comitato della Knesset.
Il suo cammino, tuttavia, non si preannuncia né breve né facile, e i primi contrasti sono sorti in ordine alla “Legge del Ritorno” e, più specificatamente, in ordine a chi debba intendersi per “ebreo”.
Molto probabilmente, verrà previsto un generico principio in base al quale “ogni ebreo ha il diritto di immigrare in Israele”, mentre il Comitato – insieme alla bozza di Costituzione – presenterà all’esame del Parlamento israeliano una modifica alla Legge del Ritorno, sostituendo la cd. “clausola del nipote” (che attualmente permette a chiunque nel mondo possa vantare un nonno ebreo di ottenere la cittadinanza israeliana) con una diversa precondizione, attribuendo cioè il diritto al “ritorno” in Israele a chiunque appartenga ad una “comunità ebraica”.
Quel che è certo – e non è una sorpresa – è che il preambolo alla Costituzione israeliana non farà alcuna menzione del principio di uguaglianza, che dovrebbe stare alla base di ogni Paese civile e democratico.
Ma, naturalmente, un Stato che si autodefinisce “ebraico” e che, secondo l’affermazione di un ex ministro del suo stesso governo, pratica una discriminazione “istituzionale” verso i cittadini di origine araba, non può certamente essere, allo stesso tempo, anche uno Stato “democratico”.
Né, peraltro, il concetto di uguaglianza e di non-discriminazione risulta essere familiare agli ebrei, dato che – come mostra un recentissimo sondaggio di cui ha dato notizia Ynetnews – l’81% degli Israeliani vogliono che il Jewish National Fund continui a vendere la terra di sua proprietà soltanto agli ebrei.
Poi, naturalmente, se si osa affermare che in Israele si pratica la discriminazione razziale, il meno che ci si possa aspettare è di essere tacciati di antisemitismo.
A meno di non riuscire a dimostrare di avere almeno un nonno ebreo.
E già, perché molti non sanno che questo Paese, autodefinitosi l’unica democrazia del medio oriente, a tutt’oggi manca di una vera e propria Costituzione, la cui bozza è attualmente all’esame di un apposito comitato della Knesset.
Il suo cammino, tuttavia, non si preannuncia né breve né facile, e i primi contrasti sono sorti in ordine alla “Legge del Ritorno” e, più specificatamente, in ordine a chi debba intendersi per “ebreo”.
Molto probabilmente, verrà previsto un generico principio in base al quale “ogni ebreo ha il diritto di immigrare in Israele”, mentre il Comitato – insieme alla bozza di Costituzione – presenterà all’esame del Parlamento israeliano una modifica alla Legge del Ritorno, sostituendo la cd. “clausola del nipote” (che attualmente permette a chiunque nel mondo possa vantare un nonno ebreo di ottenere la cittadinanza israeliana) con una diversa precondizione, attribuendo cioè il diritto al “ritorno” in Israele a chiunque appartenga ad una “comunità ebraica”.
Quel che è certo – e non è una sorpresa – è che il preambolo alla Costituzione israeliana non farà alcuna menzione del principio di uguaglianza, che dovrebbe stare alla base di ogni Paese civile e democratico.
Ma, naturalmente, un Stato che si autodefinisce “ebraico” e che, secondo l’affermazione di un ex ministro del suo stesso governo, pratica una discriminazione “istituzionale” verso i cittadini di origine araba, non può certamente essere, allo stesso tempo, anche uno Stato “democratico”.
Né, peraltro, il concetto di uguaglianza e di non-discriminazione risulta essere familiare agli ebrei, dato che – come mostra un recentissimo sondaggio di cui ha dato notizia Ynetnews – l’81% degli Israeliani vogliono che il Jewish National Fund continui a vendere la terra di sua proprietà soltanto agli ebrei.
Poi, naturalmente, se si osa affermare che in Israele si pratica la discriminazione razziale, il meno che ci si possa aspettare è di essere tacciati di antisemitismo.
A meno di non riuscire a dimostrare di avere almeno un nonno ebreo.
Etichette: costituzione, discriminazione razziale, Israele, uguaglianza
3 Commenti:
lasceranno penso, una generica legge che permetta a molti di tornare...
e avranno bisogno di ancora più terra...
e quindi continueranno a reprimere la popolazione palestinese...
e quindi si difenderanno continuando a dire che israele deve resistere e sopravvivere...
e quindi sarà tutto peggio di come era prima....
un saluto pieno di speranza...
orso
La tua osservazione è la stessa di John Dugard, inviato dell'Onu per i diritti dei Palestinesi: "ogni volta che visito (i Territori occupati), la situazione sembra essere peggiorata", e ciò a causa del "devastante effetto delle violazioni dei diritti umani" operate da Israele.
Dugard ne fa discendere la proposta di far uscire l'Onu dal Quartetto, dato che l'incondizionato appoggio degli Usa a Israele ne impedisce la funzione di mediatore onesto ed imparziale tra le parti.
Ma quella di Dugard - come quella nostra - è praticamente una voce nel deserto.
piccolo trascurabile particolare: in Israele gli arabi hanno partiti, rappresentanti alla Knesset (che poi si comportatno da traditori nei confronti dello Stato in cui vivono) e godono di LIBERTA' e di un tenore di vita che in nessun altro paese arabo potrebbero anche solo sognarsi di avere.
Lo sai caro falsone, che negli ultimi mesi sono aumentate le RICHIESTE DI CITTADINANZA ISRAELIANA DA PARTE DEGLI ARABI CHE VIVONO A GERUSALEMME EST, TERRORIZZATI DA FATTO DI FINIRE SOTTO abu mazen dopo la conferenza di Annapolis? Curioso eh che gli arabetti tuoi preferiscano quei cattivoni di Ebrei a quei bravi ragazzi di Fatah o peggio ai tagliagole macellai di hammazzz
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