10 marzo 2009

Closed Zone


Nonostante abbia ripetutamente dichiarato di non aver più alcuna responsabilità su Gaza come potenza occupante, a seguito del “disengagement plan” di Sharon, Israele al contrario ha sempre mantenuto uno stretto controllo delle sue frontiere terrestri e marittime e dello spazio aereo, presidiando e regolando il passaggio ai valichi di frontiera, ivi incluso il controllo sostanziale, benché indiretto, di quello di Rafah.

Questo ferreo controllo, a partire dal giugno del 2007, si è tramutato in un vero e proprio assedio, che ha pressoché impedito ogni movimento di persone e cose da e per la Striscia di Gaza, con la sola eccezione del personale umanitario e dei beni di prima necessità (e in taluni periodi neppure di quelli).

Questa politica, che esplicitamente Israele ha ricollegato all’obiettivo di esercitare pressione sui “terroristi” di Hamas, ha violato e viola gravemente i diritti fondamentali di un milione e mezzo di esseri umani che vivono nella Striscia, ivi inclusi il diritto alla riunificazione familiare, all’istruzione, a ricevere adeguati trattamenti sanitari, a guadagnare quanto necessario per mantenere sé stessi e le proprie famiglie.

Gli effetti di questa chiusura totale – una vera e propria punizione collettiva bollata come crimine dalle convenzioni di diritto umanitario – si sono manifestati ancor più crudelmente durante i 22 giorni dell’offensiva israeliana denominata “Piombo Fuso”, durante i quali ai civili palestinesi inermi è stato persino impedito – caso unico al mondo – di fuggire dalle zone dei combattimenti.

Questo breve filmato di animazione (90”) è stato ideato e curato da Yoni Goodman, direttore dell’animazione del recente “Valzer con Bashir”, per conto dell’ong israeliana Gisha, e rappresenta un approccio inusuale per sottolineare l’urgenza di restituire a un milione e mezzo di persone – qui rappresentate dal ragazzino che insegue il proprio sogno di libertà – la pienezza dei propri diritti umani, a cominciare da quello all’incolumità personale, a godere di un livello di vita dignitoso e non legato alla mera sussistenza, alla libertà di movimento.

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