24 marzo 2009

Una pagina vergognosa.

Il recente rapporto di Richard Falk, Relatore Speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, pubblicato il 17 marzo e reso noto in questi giorni, traccia un bilancio dell’operazione “Piombo Fuso”, iniziata il 27 dicembre 2008 e terminata il 18 gennaio, rendendo evidente la presenza nella condotta dell’esercito israeliano di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità.

Su un totale di 1.434 Palestinesi uccisi, soltanto 235 erano combattenti, mentre 960 erano i civili e 239 gli agenti di polizia, la maggior parte dei quali (235) uccisi durante il primo giorno di massicci bombardamenti; tra i civili, 121 erano donne e 288 bambini.

I Palestinesi feriti durante le operazioni militari (rectius, il massacro) sono stati 5.303, tra cui 828 donne e 1.606 bambini; è degno di nota come 1 abitante di Gaza su 225 sia stato ucciso o ferito durante “Piombo Fuso”, senza contare le lesioni di carattere mentale, anch’esse senza precedenti.

Va rilevato infatti che, secondo un recente rapporto citato dall’OCHA (Situation Report, 26.1.2009), il 96% degli abitanti di Gaza soffre di depressione, mentre l’86% dei residenti dei distretti di Gaza Nord e di Rafah soffre di depressione acuta; questi indici di deterioramento della salute mentale dei Palestinesi della Striscia indicano in sé l’ulteriore fallimento di Israele nel suo dovere, in qualità di potenza occupante, di salvaguardare la salute della popolazione sotto occupazione.

A parte le moschee e gli edifici governativi, ben 21.000 abitazioni sono state distrutte o gravemente danneggiate durante le operazioni militari, ed un totale di 51.000 persone trova attualmente riparo in tende o ricoveri di fortuna.

Un così alto numero di civili non combattenti morti durante “Piombo Fuso” è derivato non solo dalle massicce violazioni del diritto umanitario da parte dell’esercito israeliano, ma anche dall’impossibilità per gli abitanti di Gaza – fatta eccezione per circa 200 donne di nazionalità straniera – di fuggire dalle zone dei combattimenti. E, invero, il massacro di Gaza è stato “l’unico conflitto al mondo in cui ai civili non è stato nemmeno consentito di fuggire”.

L’operazione “Piombo Fuso” resta e resterà per sempre una macchia indelebile, una pagina vergognosa nella storia di Israele, il cui esercito si è macchiato di crimini vergognosi e indicibili, che stanno emergendo sempre più nella loro gravità ogni giorno che passa. Crimini addebitabili, peraltro, anche ai vertici politici e militari, che hanno autorizzato e pianificato l’uso dei più terribili macchinari e ordigni bellici messi a disposizione dal progresso.

Ma è e resterà un marchio di infamia anche per quanti hanno assistito con complice inerzia a questo massacro disumano e, ancora prima, hanno consentito che un’intera popolazione di un milione e mezzo di persone venisse sottoposta ad un blocco totale di rifornimenti di cibo, medicinali, carburanti durato per ben 18 mesi, già esso in flagrante violazione degli articoli 33 e 55 della Convenzione di Ginevra.

E di tutto questo, un giorno, qualcuno ci chiederà conto.

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16 Commenti:

Alle 24 marzo 2009 alle ore 19:36 , Blogger arial ha detto...

la viltà occidentale e araba pagherà un prezzo per questo silenzio e questo sangue: la circoncisione di Amir produce solo frutti avvelenati e senza speranza

 
Alle 26 marzo 2009 alle ore 06:36 , Blogger ➔ Sill Scaroni ha detto...

Una vergogna per tutti umani.
Free Palestine !


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Ciao.
Sill

 
Alle 27 marzo 2009 alle ore 15:09 , Anonymous Anonimo ha detto...

(Fonte: http://blog.panorama.it/mondo/2009/02/16/gaza-la-sporca-guerra-di-hamas)

Gaza: la sporca guerra di Hamas

Di Fausto Biloslavo

«Morire con noi è un grande onore. Andremo in Paradiso assieme, oppure sopravviveremo fino alla vittoria. Sia fatta la volontà di Allah». Così reagivano i miliziani di Hamas alle suppliche dei civili palestinesi di non usare le loro case come postazioni durante la terribile offensiva israeliana nella Striscia di Gaza dal 27 dicembre al 18 gennaio.
Ora che i riflettori internazionali si sono spenti, Panorama è andato a vedere cosa succede a Gaza. E ha scoperto l’altra faccia della guerra, altrettanto sporca, che non ci è stata raccontata: interi palazzi presi in ostaggio, la popolazione utilizzata come scudo umano e, per i dissidenti, ancora oggi il rischio di beccarsi un proiettile in quanto «collaborazionisti».
Pericolo tutt’altro che teorico: dalla fine di dicembre 181 palestinesi sono stati sommariamente giustiziati, gambizzati o torturati perché contrari a Hamas. Ma non è finita: oggi il movimento islamico che governa Gaza con Corano e moschetto vuole controllare tutto, compresi gli aiuti e la ricostruzione.
Il palazzo Andalous, nel quartiere al-Karama di Gaza City, è ridotto a uno scheletro di cemento. Gli israeliani hanno pestato duro e a questa coppia di palestinesi di mezza età non resta che raccogliere i cocci di un appartamento ancora da pagare. Ci accompagnano su quel che resta delle scale interne, a patto che Panorama usi solo i soprannomi di famiglia. «Sapevamo che andava a finire così. Fin dai primi giorni dell’attacco i muqawemeen (i partigiani della “resistenza” palestinese, nda) si erano piazzati al dodicesimo e al tredicesimo piano, con i cecchini. Ogni tanto cercavano invano di sparare a uno di quegli aerei senza pilota che usano gli israeliani» racconta Abu Mohammed, scuotendo il capo. Nel palazzo, non ancora finito, vivevano 22 famiglie: oltre 120 civili, compresi donne e bambini. Gli israeliani hanno cominciato a telefonare sui cellulari degli inquilini intimando l’evacuazione. Poi, ai miliziani è arrivato un messaggio più esplicito: un caccia ha sganciato una bomba nel cortile deserto dall’altra parte della strada, senza fare vittime, ma aprendo un cratere enorme. «Una delegazione di capifamiglia ha scongiurato i miliziani di andarsene» riprende l’inquilino. «La risposta è stata: “Morirete con noi o sopravviveremo assieme”».
Il 13 gennaio gli F16 israeliani hanno centrato il palazzo alle 9 e mezzo di sera. «Di notte andavamo a dormire da parenti: ci siamo salvati, ma non abbiamo più la casa e dobbiamo pagare ancora 9 anni di mutuo» si dispera Om Mohammed, un velo sul capo. La Banca islamica non concede deroghe.
In un altro palazzo di Gaza, nel quartiere al-Nasser, vivevano circa 170 civili divisi su otto piani. Quando i miliziani si sono piazzati sul tetto, un ex colonnello palestinese è andato a parlamentare spiegando che avrebbero attirato le bombe israeliane sui bambini del palazzo. «Sarà un grande onore se morirete con noi» hanno risposto i difensori di Gaza. L’ufficiale ha insistito: per toglierselo di torno gli hanno sparato una raffica di kalashnikov sopra la testa.
A Sheik Zayed, 20 chilometri a nord, un farmacista palestinese era barricato con la famiglia al secondo piano del suo condominio. I militanti islamici hanno piazzato una trappola esplosiva sulla strada di fronte e si sono nascosti al terzo piano con il detonatore. «Volevano far saltare in aria il primo carro armato israeliano che passava. Ho cercato di spiegare che la reazione sarebbe stata furiosa e avrebbero colpito anche i nostri appartamenti. Alla fine, per salvarci, ce ne siamo dovuti andare» accusa il farmacista con un velo di rassegnazione negli occhi.
Nel quartiere Tel al-Awa di Gaza, invaso dall’incursione terrestre degli israeliani, c’è chi ha fatto l’ostaggio due volte. «Chiamami Naji, che significa sopravvissuto, perché se scrivi il mio vero nome mi ammazzano» scongiura il capofamiglia palestinese. «Quelli di Hamas arrivavano di notte a dormire nel sottoscala. Prima in uniforme, poi con abiti civili e le armi nascoste. Abbiamo cercato di sprangare il portone, ma non c’è stato nulla da fare. L’intero palazzo era usato come scudo dai miliziani, che avrebbero potuto essere bombardati in qualsiasi momento».
Quando gli uomini di Hamas vinsero le elezioni nella Striscia, Naji era contento del cambiamento, ma ora li odia. «Lanciano i razzi (su Israele, nda) senza alcun risultato militare, se non l’autodistruzione» spiega il sopravvissuto. «Lo fanno per ottenere soldi dai loro padrini iraniani e siriani». All’arrivo degli israeliani, nel quartiere i partigiani della «resistenza» erano spariti. Per trovarli i soldati sono entrati nel palazzo. Assieme agli altri uomini del condominio, il palestinese è stato tenuto prigioniero per un giorno e una notte. «Per due volte ho fatto l’ostaggio nella stessa guerra» sospira Naji. «E quelli di Hamas mi hanno addirittura minacciato che avremmo fatto i conti alla fine delle ostilità, perché protestavo».
In altri casi gli sgherri delle brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato di Hamas, non si sono limitati alle minacce. Usama Atalla aveva 40 anni e cinque giorni prima gli era nata l’ultima figlia, Iman. L’hanno ammazzato il 28 gennaio, 11 giorni dopo il cessate il fuoco. Atalla era maestro elementare e attivista di al-Fatah, il partito del presidente palestinese moderato Mahmoud Abbas, meglio conosciuto come Abu Mazen. «Criticava apertamente Hamas, ma non ha mai imbracciato un’arma contro di loro» sostiene Mohammed Atalla, familiare della vittima.
Gli assassini sono andati a prenderlo a casa con due fuoristrada pieni di gente armata. Con il volto mascherato hanno mostrato dei tesserini della sicurezza interna palestinese. «Solo alcune domande di routine. Fra mezz’ora ve lo riportiamo» hanno detto alla famiglia. Il maestro elementare è stato torturato per una notte intera. Poi l’hanno ucciso con un proiettile nel fianco sparato a bruciapelo, poco prima di abbandonarlo agonizzante davanti all’ospedale Shifa.
«Dall’inizio della guerra abbiamo documentato 27 esecuzioni sommarie. Altre 127 persone sono state rapite, torturate o gli hanno sparato nelle gambe. Almeno 150 costrette agli arresti domiciliari. Di un centinaio di prigionieri di Hamas non sappiamo nulla. I numeri potrebbero essere più alti, ma molti casi non vengono denunciati perché la gente è terrorizzata». La denuncia sulla sporca guerra di Hamas contro i suoi oppositori arriva da Salah Abd Alati, della Commissione indipendente sui diritti umani di Gaza. Da Ramallah, capoluogo della Cisgiordania dove governa Abu Mazen, sono stati resi pubblici i nomi di 58 gambizzati. Ad altri 112 palestinesi hanno spezzato le gambe a colpi di spranga o con blocchi di cemento. In gran parte sono sostenitori di al-Fatah: li accusano di collaborare con Israele contro Hamas. Da Ramallah il ministro palestinese per i Prigionieri e i rifugiati, Ziyad Abu Ein, ha parlato di «terrorismo» e «di crimini commessi contro il popolo palestinese».
Una delle vittime è Aaed Obaid, ex poliziotto militare fedele ad al-Fatah. Occhi azzurri, barbetta rossa e volto scavato, è disteso dolorante su un divano di casa a Gaza City. Sotto la coperta nasconde la gamba sinistra fasciata. «Il 26 gennaio, verso le 7 di sera, ero seduto fuori del portone e parlottavo con mio fratello» racconta. «È arrivato un fuoristrada color argento, come quelli che usa Hamas, con quattro uomini armati e mascherati. Mi hanno preso, incappucciato e trascinato via. Non avevo fatto nulla». Prima l’hanno portato a un centro di addestramento dei miliziani dicendogli che lo avrebbero giustiziato. Poi lo hanno fatto pregare e ricaricato in macchina. «A un certo punto si sono fermati vicino all’ospedale Shifa facendomi sdraiare a terra. Mi hanno sparato due colpi di kalashnikov nella gamba sinistra, senza neppure dirmi di cosa mi accusavano».
Il fratello del gambizzato, Adel Obaid, è uno dei prigionieri di al-Fatah rilasciato dal carcere di Saraia, nel centro di Gaza, prima che gli israeliani lo bombardassero. Baffi curati, ha l’ira negli occhi. «Alcuni prigionieri sono rimasti feriti sotto le bombe e portati allo Shifa. Ne hanno uccisi almeno sette sui letti d’ospedale».
Dopo avere utilizzato la guerra per regolare i conti interni, ora Hamas vuole controllare la distribuzione degli aiuti e la ricostruzione. Per farlo ha provato a confiscare gli aiuti dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.
Il 4 febbraio i poliziotti di Hamas hanno sequestrato 406 razioni di cibo e 3.500 coperte destinate a 500 famiglie palestinesi. Il giorno dopo il capo dell’Onu a Gaza, John Ging, ha dichiarato duro a Panorama: «È la prima e sarà l’ultima volta che rubano i nostri aiuti. Devono restituirli senza discutere». Nella notte, poche ore più tardi, sono state sequestrate altre 300 tonnellate di rifornimenti alimentari». L’Unrwa ha deciso di sospendere l’arrivo di aiuti a Gaza fino a quando non venisse riconsegnato il maltolto. Il 9 febbraio i fondamentalisti hanno ceduto e restituito tutto, ma puntano sempre a gestire il consenso attraverso gli aiuti.
«Quello che passa da Rafah, il valico con l’Egitto, finisce in mano a Hamas. Della distribuzione si occupano i Comitati sociali delle moschee, per il 90 per cento controllate dal movimento islamico» spiega Mkhaimer Abusada, docente di scienze politiche all’Università al-Azhar di Gaza. Le liste di distribuzione, che favoriscono chi appoggia Hamas, sono l’arma del consenso in cambio di aiuti. A fine gennaio la polizia ha fermato le autobotti di un’organizzazione umanitaria locale, che lavora per una ong italiana. Volevano le liste della distribuzione dell’acqua.
Per incontrare il responsabile di una ong palestinese, finanziata dall’Unione Europea e dall’agenzia americana Us Aid, giriamo guardinghi di notte. L’appuntamento è a Jabaliya. Il presidente dell’ong ha paura di Hamas, non degli israeliani. «Vogliono imporci i loro uomini per controllare la distribuzione» accusa la fonte di Panorama. «Ci hanno intimato di non condurre statistiche sulle case distrutte: metteranno le mani anche sulla ricostruzione. Conosco decine di famiglie che hanno subito l’aggressione israeliana, ma sono discriminate negli aiuti perché non appoggiano Hamas».
A Beit Lahiya, nel nord della Striscia, Fatima ha la casa semidistrutta. «Sono andata dalla Società islamica, un’organizzazione vicina a Hamas che si occupa di aiuti e ricostruzione. Non voto per loro. Guarda caso non ero registrata nella lista di distribuzione» riferisce la donna di mezza età avvolta in un velo multicolore.
A Gaza un giornalista ha perso una bella casa di due piani. Si è visto consegnare 380 euro per trovare una prima sistemazione. «Gli amici di Hamas si sono intascati 4 mila euro. A un mio vicino che ha avuto solo i vetri rotti, ma è dei loro, gli aiuti sono arrivati subito» protesta il giornalista.
Nonostante il disastro, il movimento islamico ha dichiarato vittoria. Fra i palestinesi della Striscia gira una battuta amara: «Ancora un paio di vittorie come questa e Gaza scompare dalla Terra». Ma qualcosa sta cambiando: un sondaggio del Centro Beit Sahour per l’opinione pubblica palestinese rivela che il consenso per Hamas nella Striscia è crollato dal 51 per cento di novembre al 27,8 dopo la guerra.

 
Alle 30 marzo 2009 alle ore 08:23 , Anonymous Ulisse9 ha detto...

Sicuramente Biloslavo, che scrive sulla nota rivista indipendente "Panorama", è un osservatore obiettivo. Come Claudio Pagliara. Ed infatti a Gaza c'è andato ad aggressione finita, e non durante i bombardamenti come Vic Arrigoni.
Comunque, c'era già stato un servizio televisivo che diceva le stesse bugie. Non sembra, però, che sia Hamas ad avere perso consensi ma il Quisling Abu Mazen. Ed i sionisti israeliani, piaccia o no, stanno trattando con Hamas.
Ti segnalo i seguenti link:
www.phttp://www.palestine-info.co.uk/en/default.aspxalnews.org
Quest'ultimo in inglese, aggiorna su tutti i misfatti che vengono compiuti quotidianamente dall' IOF (e dai coloni israeliani) sia a Gaza che in Cisgiordania.
Sicuramente quelo che trovi su questo sito non lo leggerai mai sulla stampa di regime filosionista.

Ciao Vichi, e buona giornata.

 
Alle 30 marzo 2009 alle ore 10:10 , Blogger vichi ha detto...

E' davvero disperante vedere come ci sia gente al mondo che, pur di sostenere la causa assassina dei sionisti, è disposta a giustificare ogni crimine, il più orrendo e feroce, e a cercare giustificazioni a quello che giustificabile non è, almeno per i popoli civili.

Gli "scudi umani" sono stati usati da Israele, come dapprima denunciato dal Guardian e successivamente dall'Onu.

Perchè chiudere una famiglia in una stanza e usare il resto della casa come postazione è un caso di scuola di utilizzo di scudi umani, ed è quello che ha fatto Israele.

Nessun militante di Hamas - e peraltro nemmeno Panorama lo afferma - ha mai usato un proprio concittadino inerme come scudo.

Ogni giorno che passa emergono notizie di crimini efferati compiuti dai lanzichenecchi di Tsahal: uccisioni illegali, uso massiccio di fosforo bianco, proiettili DIME e quant'altro acquistabile con i dollari Usa, magliette con scritte infami e razziste, bambini usati come scudi per entrare nelle abitazioni da esplorare.

La verità che quello israeliano non è un esercito, né valoroso né "morale", ma solo un'accozzaglia di vili banditi e assassini, che meriterebbe di essere spazzata via dalla faccia della terra.

Mentre chi ne sostiene la correttezza e la moralità - come il ministro della difesa Barak - dovrebbe essere perseguito per crimini contro l'umanità (e non solo lui, peraltro...).

 
Alle 30 marzo 2009 alle ore 14:27 , Anonymous Ale ha detto...

affermare che Hamas non abbia mai fatto uso di scudi umani è un insulto all'intelligenza umana. Ci sono migliaia di prove che dimostrano il contrario e, perfino hamas dichiara di farne costantemente uso esaltando il martirio:

http://www.youtube.com/watch?v=g0wJXf2nt4y&

 
Alle 30 marzo 2009 alle ore 17:17 , Blogger arial ha detto...

se l'informazione è quella di Masada 2000, quella dei vari blog cannocchiali ecc.. difficile l'obiettività..pur di difendere hebron Samaria e Giudea: dalla guerra libanese si sente parlare di scudi ummani, le uniche testimonianze sono quelle dell'ANP(alcuni casi): inevitabile visto l'odio che provano verso Hamas: il resto è costituito da accuse generiche, per sentito dire...pur di nascondere l'orrore che attraversa l'IDF in questo momento: bendarsi gli occhi vuol dire affossare le forze vive di israele e appoggiare la destra nazionalista: ho raccolto utte le testimonianze ebraiche, cattoliche, israeliane: tutti concordono nelle danuncia e nel definire le testimonianze per nome e luogo. Basterebbe un inchiesta internazionale, sarebbe bastato aprire alla stampa Gaza...no l'unica cosa che i sepolcri imbiNCATI SANNO FARE è denigrare chi ha denunciato il baratro...ma va

 
Alle 30 marzo 2009 alle ore 18:05 , Blogger arial ha detto...

Siamo dei/delle militanti per la pace di origine ebraica. Alcuni/e tra noi si identificano in questo modo; altri/e no. Ma tutti/e ci opponiamo a coloro che pretendono di parlare in nome di tutti gli ebrei ed ebree o che usano l’accusa di antisemitismo per cercare di reprimere la legittima protesta.
continua qui
http://rete-eco.it/it/gruppi-ebraici/dissidenza-ebraica/5784--sullantisemitismo-i-boicottaggi-e-laffaire-hermann-dierkes.html

http://rete-eco.it/it/approfondimenti/europa-usa-etc/5789.html

 
Alle 1 aprile 2009 alle ore 09:58 , Blogger vichi ha detto...

Se vogliamo restare ai documenti ufficiali, e non teniamo conto della spazzatura propagandistica made in Israel, le uniche accuse comprovate sull'utilizzo di civili come scudi umani riguardano Israele, e sono state avanzate da Amnesty International e dall'Onu, che in uno dei suoi ultimi report ha denunciato addirittura come un bambino di 11 anni sia stato mandato in avanscoperta davanti ai valorosi soldatini di Tsahal, come una sorta di "apripista".

Come sottolineava giustamente arial, nulla di più semplice vi sarebbe - per fugare ogni dubbio e chiarire le rispettive responsabilità - che disporre un'inchiesta internazionale, affidata ad un organismo terzo, che verifichi e sanzioni i crimini di guerra commessi da Israele e da Hamas.

Ma, poichè è ormai evidente come "Piombo Fuso" sia stato null'altro che una carneficina di civili inermi e indifesi, impossibilitati persino a fuggire dalle zone dei combattimenti, Israele preferisce autoassolversi, approfittando dei media di regime per spargere propaganda becera e razzista.

Ma tutti sanno come è andata in realtà, tutti sanno che l'esercito israeliano è nient'altro che un'accozzaglia di assassini.

Eccetto quelli, naturalmente, accecati dal fanatismo sionista.

 
Alle 1 aprile 2009 alle ore 16:24 , Blogger arial ha detto...

la guerra di Gaza è stato un test militare per testare la guerra all'iran e ripulire il fronte interno, esattamente come Jenin è servita per tstare la conquista urbana di badgad...oltre ad alimentare la strategia della tensione. Nessuno si è mai chiestoperchè Sderot non è stata fortificata in 7 anni nonostante lep roteste degli abitanti ed è stato rifiutato il profetto americano? le fonti alle quali attingo sono tutte israeliane...la teoria degli scudi umani serve alla destra informativamente corretta e alle veline della destra nazionalista per demonizzare i palestinesi...e continuare a giustificare l'occupazione: hebron per loro vale tutto questo..vero A.. o chi per lui e non è difficile capire a chi mi riferisco

 
Alle 1 aprile 2009 alle ore 21:39 , Anonymous Ale ha detto...

Fortificata??Ma che vuol dire??come si può proteggere un'intera città dai missili??sta delirando forse??torno a ripetere che HAMAS ha fatto uso di scudi umani,ci sono migliaia di immagini che lo dimostrano e lei,sign.vichi,non può negare una tale evidenza. Hamas e l'esercito egiziano hanno impedito la fuga dei civili perchè hanno chiuso ermeticamente tutti i passaggi. Negare un documento bollandolo come propagandistico soltanto perchè viene da Israele dimostra un oscurantismo vile e infame

 
Alle 2 aprile 2009 alle ore 10:47 , Blogger vichi ha detto...

Torno a ripetermi: dai documenti e dai report di organismi terzi rispetto a Israele e ad Hamas emerge come PROVATO INCONFUTABILMENTE che Israele ha fatto uso di scudi umani, non Hamas.

Torno a ripetermi: se Israele non ha nulla da nascondere, dovrebbe permettere ad una inchiesta internazionale di far luce sui crimini di guerra commessi a Gaza e su chi ne è l'autore, se i soldatini di tsahal o i barbuti miliziani di Hamas.

E' troppo facile fare propaganda senza permettere ad alcuno di verificare quanto si afferma, come fa Israele.

Ed è troppo facile fare propaganda quando gente come Ale è pronta a bersi ogni fandonia e ad affermare le cose più inverosimili.

Perchè fingere di "dimenticare" che è stato Israele ha chiudere i valichi - ben prima di "Piombo Fuso" - e sia pure con la complicità dell'Egitto e della Ue (esclusivamente per quanto riguarda Rafah) è davvero grossa, anche per un filosionista accecato dal fanatismo!

 
Alle 4 aprile 2009 alle ore 20:54 , Anonymous Ale ha detto...

inverosimili gli scudi umani di hamas...gli islamici ci godono con le persone come lei che sono pronte ad assorbire ogni goccia di propaganda che pende da loro

 
Alle 5 aprile 2009 alle ore 02:48 , Blogger vichi ha detto...

Gentile Ale, vorrei evitare questa stucchevole polemica ed invitarla - se può - a fornire dati nuovi alla discussione.

Ha parlato di "migliaia di prove" che testimonierebbero l'uso di civili come scudi umani da parte di hamas, beh almeno ne indichi una (a patto che provenga da una parte terza e non dagli assassini di Tsahal!).

Io gliene indico due: una è il report di Hrw sull'uso del fosforo bianco da parte dell'Idf, dove si nega che Hamas abbia fatto uso di scudi umani, e l'altra è il report dell'Onu sull'operazione "Piombo Fuso", dove si testimonia che Israele ha fatto uso di civili palestinesi (anche bambini) come scudi umani.

A meno che lei non ritenga che Human rights watch e l'Onu facciano parte di un network di propaganda ilamica...

 
Alle 5 aprile 2009 alle ore 19:20 , Anonymous Ale ha detto...

mi riporti lei le fonti da cui tra queste informazioni,sempre se può,ovviamente...

 
Alle 24 novembre 2009 alle ore 20:58 , Anonymous Anonimo ha detto...

...please where can I buy a unicorn?

 

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