Non vogliamo che la Chiesa Valdese con l'8 per mille finanzi il Centro Peres
Non vogliamo che la Chiesa Valdese con i nostri contributi dell'8 per mille finanzi il Centro Peres
Qualche mese fa abbiamo saputo che la Chiesa Valdese, attraverso i fondi dell'8 per mille, intende continuare a finanziare il progetto del Centro Peres “Saving Children”, giustificando questa decisione con la volontà di permettere la cura di bambini palestinesi malati in ospedali israeliani. Il progetto sembra del tutto nobile e generoso, ma la realtà si presenta molto differente.
La nostra
opposizione al progetto ha portato all’invio di molte lettere ai valdesi,
abbiamo prodotto un dossier di documentazione che abbiamo spedito ai
responsabili della Chiesa, abbiamo avuto un incontro a Roma l'8 marzo scorso
presenti i massimi responsabili della Chiesa. Per spiegare le motivazioni che ci
vedono nettamente contrari all'uso dei fondi dell’8 per mille (che molti di noi
affidano ai Valdesi) al Centro Peres ci siamo affidati alla competenza del Prof.
Stefanini, che è stato per anni responsabile dell'OMS per i Territori Occupati,
nonché responsabile della Cooperazione Italiana, e che ha avuto rapporti sia con
il Centro Peres, sia con il progetto “Saving Children” (da non confondere con
Save the Children). Inoltre abbiamo individuato progetti palestinesi,
alternativi a quello del Centro Peres, per curare i bambini palestinesi, e molto
probabilmente uno o due progetti palestinesi verranno finanziati dai
Valdesi.
Tuttavia né
quest’ultimo finanziamento né la decisione definitiva rispetto a quello a favore
di “Saving children” verranno decisi prima di luglio, e quindi non sarà
possibile sapere in tempo utile per la dichiarazione dei redditi del corrente
anno se il nostro intervento ha sortito gli effetti sperati. Per questa ragione
chiediamo a chi solidarizza con la causa palestinese di sospendere per l’anno in
corso la destinazione dell'8 per mille alla Chiesa Valdese, nella convinzione
che, se si vogliono aiutare i bambini palestinesi, è alla sanità palestinese che
vanno destinati gli aiuti, e non a strutture israeliane.
Inviteremo a
riprendere la devoluzione dell’8 per mille alla chiesa valdese se e quando
verranno accolte le nostre obiezioni e le nostre proposte.
Non si può
tacere il disegno politico che soggiace a una simile operazione. Il Centro Peres
si fa bello del dialogo tra palestinesi e israeliani, ma si astiene dal
criticare la politica del governo che sotto gli occhi della comunità mondiale si
fa beffe del diritto internazionale, favorendo l'espansione delle colonie con il
furto dell'acqua e della terra palestinese. Il cosiddetto “dialogo”, così come
inteso da progetti come “Saving children”, serve principalmente a rendere
accettabile il regime di occupazione. Ben altro sono quelle associazioni
israeliane e i loro attivisti che insieme ai palestinesi si impegnano per
resistere in modo nonviolento al regime di apartheid e di occupazione, ai quali
va la nostra solidarietà.
Vogliamo
chiarire in modo inequivocabile che la nostra azione intende sostenere la
Chiesa Valdese nel prendere una decisione evidentemente difficile, consapevoli
del suo forte contributo nel sostegno ai progetti sociali e della sua netta
collocazione nel campo democratico.
Movimento BDS
Italia 19 aprile 2012
Scrivi
alla Chiesa Valdese:
Sintesi
della lettera del Prof. Angelo Stefanini alla Chiesa
Valdese
In sintesi,
il Prof. Stefanini sostiene quanto segue:
1) Ragioni
di opportunità. In un contesto come
quello palestinese, non si può prescindere dal contesto generale. Ogni
intervento deve rispettare la legalità internazionale e tener conto
dell’eventuale impatto sul conflitto. In questo progetto viene eluso totalmente
l’obiettivo di contribuire al rafforzamento delle istituzioni destinatarie
locali, ossia quelle palestinesi. Al contrario, vengono favoriti, anche dal
punto di vista economico, gli ospedali israeliani, penalizzando invece i
nascenti centri specialistici palestinesi, in cui operano gratuitamente con
regolare frequenza anche valenti professionisti italiani. Inoltre “Saving
children” non prende in considerazione gli ospedali presenti in Giordania ed
Egitto, ma solo quelli israeliani, per i diversi interventi terapeutici sui
piccoli pazienti palestinesi.
2)
Perplessità di carattere tecnico.
All’inzio non è stata coinvolta nessuna istituzione palestinese, poi si è fatto
ricorso all’ONG locale “Panorama”, sconosciuta ai palestinesi. Nel caso del
progetto 'Saving Children', l’opposizione continua del Centro Peres al
coinvolgimento attivo del Ministero della Salute palestinese e il fatto di non
aver coinvolto, almeno fino al 2008, il Consolato italiano a Gerusalemme ha
avuto effetti negativi sul progetto, tra cui l’uscita dalla scena della
Cooperazione Italiana, compresa la Regione Emilia-Romagna, che nel 2011 ha
deciso di non continuare il finanziamento.
Non si sono
prese in considerazione le innumerevoli, e a volte insormontabili, difficoltà,
di movimento dei piccoli pazienti e delle loro famiglie a causa della struttura
di controllo dell’occupazione israeliana nei territori
occupati.
Infine, il
Peres Centre incassa una consistente percentuale (almeno il 14%) per individuare
l’ospedale più idoneo in Israele, che a sua volta trattiene la sua parte.
Così, fondi destinati alla ‘cooperazione con paesi in via di sviluppo’ finiscono a finanziare strutture private di un paese ricco e tra i primi al mondo per sviluppo tecnologico.
3) Ragioni
di principio. Il Centro Peres per la
Pace sostiene di favorire la collaborazione ed il dialogo tra le parti in
conflitto, per facilitare la pace e la riconciliazione. Ciò prescinde dalle
vicende storiche che stanno alla base del problema e questa amnesia rappresenta
uno dei maggiori successi della propaganda israeliana. Questi progetti finiscono
per dare l’idea di una situazione di uguaglianza tra i due parti in conflitto.
Si tratta di una finzione. Questi progetti sono funzionali al mantenimento della
disparità di condizione tra i contendenti. Importanti personalità israeliane,
come l’ex vice sindaco di Gerusalemme Meron Benvenisti, hanno denunciato questo
aspetto delle attività del Centro Peres, volte ad “addestrare la popolazione palestinese ad accettare la sua inferiorità”.
4) Va infine
rilevato che il fondatore del Centro, Shimon Peres, è da sempre uno dei maggiori
artefici e sostenitori delle politiche di occupazione dei territori occupati e
delle azioni militari più sanguinose messe in atto da Israele. Risulta per lo
meno paradossale che si presentino alla popolazione palestinese delle attività
umanitarie e a favore della pace utilizzando il suo nome.
Per
maggiori informazioni, scarica il documento "Le ragioni di una opposizione al
finanziamento al Centro Peres"
Etichette: bds italia, centro peres, palestina
2 Commenti:
Mi chiamo Simona, sono valdese e so che la pastora Maria Bonafede, Moderatore della Tavola valdese, ha già risposto alle vostre lettere, anche pubblicamente.
Anche perchè, nonostante l'intenzione espressa dalla Moderatora e dalla Tavola valdese di procedere a una verifica delle criticità da voi segnalate (nell'incontro avuto in marzo, che ha dimostrato una volontà di ascoltare e comprendere) avete fatto partire ugualmente questa campagna di biocottaggio preventivo - senza cioè nemmeno aspettare la destinazione dei nuovi fondi OpM del 2011 che verrà effettuata in estate.
Questo mi sembra un segno negativo, per non dire di malafede, visto che, come dice lei stessa: "la trasparenza sulle nostre scelte e il dialogo con chi ci sostiene costituiscono un tratto essenziale del nostro modo di gestire l'Opm." e ancora che "siamo anche consapevoli dei nostri limiti e ammettiamo anche la possibilità di errori e sottovalutazioni."
Ecco comunque il testo integrale della lettera della nostra Moderatora: http://www.chiesavaldese.org/pages/archivi/index_commenti.php?id=1369
Inoltre ieri sul Manifesto è stato anche pubblicato un suo articolo ("Boicottaggio preventivo contro l'8x1000 valdese") dove alla fine si dice appunto che "La Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi) destina al sostegno della popolazione palestinese e al dialogo per la pace tra palestinesi e israeliani oltre 160.000 euro: una piccola cifra, certo, ma segno di un'attenzione costante e crescente. I soldi vanno a centri medici nei Territori palestinesi, a cooperative di donne per il microcredito, a favorire l'incontro di studenti ed educatori da ambo le parti... Abbiamo così conosciuto in questi anni centinaia di persone - israeliani e palestinesi - che con eccezionale passione e fatica difendono la dignità e i diritti umani dei loro popoli, e magari finiscono in carcere perchè obiettano a decisioni sbagliate dei poteri politici. Nostro dovere, anche con l'8x1000 valdese, è di continuare a sostenerli e accompagnarli nella loro azione per la giustizia e per la pace. E se qualcuno, forse in difficoltà su altri obiettivi, sceglie di boicottare l'Otto per Mille di una piccola Chiesa, lo faccia almeno a tempo debito e a ragion veduta".
Il testo integrale dell'articolo lo trovate su questo sito: http://apocalisselaica.net/focus/notizie-scelte/boicottaggio-preventivo-contro-i-valdesi
Fa piacere leggere che la Chiesa valdese guarda con attenzione alle sofferenze del popolo palestinese e destina risorse a sostegno della popolazione nell'ambito delle proprie possibilità.
Restano ferme però le perplessità di principio e di merito sollevate nell'articolo. Peraltro è una questione di informazione, chi legge avrà modo di farsi un'opinione al riguardo e deciderà secondo il proprio intimo convincimento.
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