Campagna internazionale "End the siege on Gaza".
Il 25 ottobre scorso, un paziente palestinese è morto al valico di Erez mentre aspettava di avere il permesso di attraversarlo per arrivare ad un ospedale israeliano.
Una settimana fa, una donna è morta nell'ospedale di Gaza con il suo bambino appena nato, mentre era in attesa del permesso di trasferimento in Israele per cure mediche.
Queste non sono le prime vittime e non saranno certamente neanche le ultime se l'attuale situazione continuerà a prevalere.
La scorsa settimana, le sale operatorie dell'ospedale principale di Gaza erano chiuse a causa della mancanza di gas medici, che le autorità israeliane non consentono di importare. Oggi Israele dà licenza a soli 12 articoli di bisogni basici, su oltre 9.000 merci. Dal sapone al caffé, dall'acqua alle bevande analcoliche, dal carburante al gas, dai computer ai pezzi di ricambio, dal cemento alle materie prime per l'industria, ognuna di queste e centinaia di altre merci non hanno oggi il permesso di entrare a Gaza.
Il governo israeliano ha dichiarato Gaza un'entità ostile e ha rivelato le sue intenzioni di intensificare ulteriormente la punizione collettiva tagliando l'energia elettrica e il carburante. Anche le banche in Israele stanno minacciando di tagliare fuori da qualsiasi cooperazione finanziaria le banche palestinesi di Gaza.
In seguito a tutto ciò, abbiamo aderito all'iniziativa del Programma di Salute Mentale della Comunità di Gaza per lanciare la campagna palestinese e internazionale per rompere l'assedio di Gaza, un assedio che è stato intensificato ultimamente dal duro embargo alla Striscia di Gaza a partire dal giugno 2007.
Lo scopo di questa campagna umanitaria e "non di parte" è di fare pressioni sul Governo Israeliano al fine di abolire l'assedio imposto alla popolazione di Gaza. Accrescendo la consapevolezza della Comunità Internazionale sul deteriorarsi delle condizioni di vita causate dall'assedio, vogliamo mobilitare gli sforzi di varie organizzazioni della comunità internazionale e dei governi per fermare il boicottaggio di Gaza. Chiediamo l'applicazione della recente risoluzione del Parlamento Europeo che chiedeva al Governo israeliano di porre fine all'assedio.
E' importante dichiarare che "la Fine dell'Assedio" è una campagna "non di parte", iniziata e gestita da rappresentanti della società civile, comunità di imprenditori, intellettuali, accademici, donne attiviste, in difesa dei diritti umani e della pace dalla Cisgiordania e da Gaza. Siamo tutti guidati dal nostro impegno per la pace e dal nostro rispetto della dignità umana.
Crediamo che sia un dovere morale ed etico di salvare le vite di esseri umani le cui dure condizioni di vita distruggono il loro diritto all'esistenza. La popolazione di Gaza è privata delle più basilari necessità per una vita decente. Siamo determinati a muoverci mano nella mano, fianco a fianco con tutte le persone che credono nella libertà, nella dignità umana e nella pace.
Abbiamo bisogno del sostegno di tutte quelle persone che credono nella giustizia ovunque nel mondo, per contribuire al successo di questa campagna. Chiediamo anche ai Palestinesi, sia a Gaza, in Cisgiordania, all'interno della linea verde o in qualunque altro luogo della diaspora di sostenere i nostri sforzi e unirsi alle nostre azioni. Si tratta di una richiesta sincera per salvare la gente, non i governi o i partiti politici. E' tempo di mettere da parte ogni conflitto di parte e di unire il popolo nel perseguimento di libertà, giustizia e pace. In particolare ci rivolgiamo agli ebrei perché il loro passato di traumi, discriminazione e sofferenza dovrebbe portarli ad alzarsi oggi contro la sofferenza degli altri.
Attività previste della campagna:
La campagna inizierà a partire da novembre 2007 fino a quando l'assedio non sarà interrotto. Una conferenza stampa annuncerà il lancio della campagna.
Media e metodi di tecnologia dell'informazione saranno i nostri strumenti principali per mettere insieme e rafforzare i sostenitori e i partecipanti da tutto il mondo.
Il primo rilevante evento della campagna sarà di organizzare un meeting internazionale intitolato "Rompere l'assedio a Gaza: Insieme per un Fronte Unito per la Pace" a Gaza.
La campagna includerà anche l'invito di amici da tutto il mondo per visite continue individuali e di gruppo a Gaza. I visitatori avranno informazioni di prima mano sulla vita dei Palestinesi al fine di diffondere tali informazioni nei rispettivi paesi. I visitatori saranno ospitati nelle case dei Palestinesi per apprendere da vicino la durezza delle realtà palestinesi e delle loro condizioni di vita. La copertura delle attività a Gaza saranno documentate dai media.
Contiamo sui nostri amici israeliani affinché ospitino e aiutino gli amici dall'estero che se non avranno il permesso di entrare a Gaza, organizzeranno manifestazioni di protesta non-violente.
Organizzeremo una Marcia pacifica al check-point di Erez da entrambi i suoi lati, palestinese e israeliano. Saranno presenti attivisti per la pace da tutto il mondo.
Ovunque la campagna, gli incontri di solidarietà, le attività culturali e le discussioni avranno luogo non solo a Gaza, ma anche a Tel Aviv, Ramallah e diverse città nel mondo.
La campagna prevede un evento rilevante a maggio, con l'arrivo a Gaza di 120 attivisti per i diritti umani inclusi i vincitori del Premio Nobel per la Pace su una nave proveniente da Cipro. Questa iniziativa sarà intitolata "Giornata per la libertà di movimento di Gaza" ed è organizzata dal gruppo "Free Gaza" negli Stati Uniti.
La campagna avrà poster specifici e un sito web su cui sarà pubblicato tutto il materiale più importante. Il sito darà l'opportunità alle persone di scambiare informazioni, fare domande e prendere gli impegni.
Costantemente la campagna, a stretto contatto con i media, sarà arricchita con continui approfondimenti e aggiornamenti.
L'impatto dell'assedio su Gaza:
La Striscia di Gaza ha due valichi principali che la connettono al mondo intero, Rafah a sud (verso l'Egitto) e Erez a nord (verso Israele). Ci sono altri tre valichi che sono usati per scambiare le merci e far entrare il cibo nella Striscia di Gaza. Oggi tutti sono chiusi parzialmente o completamente.
Dalla vittoria di Hamas alle elezioni del Consiglio Legislativo Palestinese nel 2006, il Governo Israeliano, con il sostegno dell'amministrazione degli Stati Uniti, ha imposto un assedio su tutti i Territori Occupati Palestinesi, ha dichiarato il suo boicottaggio nei confronti del nuovo Governo Palestinese e si è rifiutato di trasferire le entrate doganali al Governo Palestinese. Dopo aver preso queste misure, molti paesi donatori inclusi i più rilevanti come l'Europa hanno rigorosamente tagliato la loro assistenza allo sviluppo offerta al popolo palestinese. Il risultato di questa forma di punizione collettiva è stato un graduale deteriorarsi della vita nei Territori Occupati Palestinesi (OPT).
In seguito alla vittoria militare di Hamas nella Striscia di Gaza nel giugno del 2007, l'assedio imposto da Israele è stato ulteriormente stretto fino ad arrivare ad un livello senza precedenti.
Citando di continuo i razzi fatti in casa dall'interno di Gaza, il Governo israeliano ha recentemente dichiarato Gaza un'entità ostile e minacciato di tagliare l'energia elettrica, i rifornimenti di carburante e di far diminuire sostanzialmente il numero di persone ammesse ad entrare e uscire, così come quello relativo all'ammontare delle merci, dei generi alimentari e dei soldi necessari alla vita quotidiana della popolazione di Gaza.
La politica israeliana di illegale punizione collettiva ha sempre avuto il suo grave impatto sulle vite dei civili Palestinesi. La punizione collettiva è espressamente vietata dalla legge umanitaria internazionale. Secondo questo principio, le persone non possono essere punite per reati che non hanno personalmente commesso. Nel suo autorevole commento all'Articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra, il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha chiarito che il divieto di punizioni collettive non si riferisce solo a reati penali criminali, " ma a reati penali di ogni tipo inflitte a persone e gruppi interi di persone, in contrasto con i più elementari principi di umanità, per atti che queste persone non hanno commesso".
L'assedio che è stato imposto alla Striscia di Gaza ha creato enormi perdite e danni in differenti aspetti della vita dei Palestinesi. La Striscia di Gaza è diventata una grande prigione senza accesso al mondo esterno.
Il settore sanitario è stato drammaticamente colpito dall'assedio. Secondo l'ultimo Rapporto sulla Situazione Umanitaria dell'Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) diffuso il 9 ottobre 2007, meno di cinque pazienti sono passati in Israele/Cisgiordania ogni giorno per cure mediche, rispetto ad una media di 40 pazienti al giorno, nel mese di luglio. L'Organizzazione Mondiale della Salute ha indicato che una media di 1000 pazienti uscivano da Gaza per cure mediche ogni mese prima delle chiusure di metà giugno.
Come effetti delle continue chiusure, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (United Nations World Food Programme -WFP) ha riportato aumenti significativi dei prezzi per alcuni articoli di cibo. Il prezzo di 1 kg di carne fresca è aumentato da 32 NIS a 40 NIS (20%) mentre il prezzo del pollo è salito da 8 NIS a 12 NIS (33%).
Secondo il Rapporto OCHA del 9 ottobre, durante il mese di settembre un totale di 1.508 carichi di autocarri di merci sono entrati a Gaza, contro i 2.468 carichi del mese di agosto e i 3.190 di luglio. Non ci sono più scorte di cibo e questo contribuisce a far aumentare i prezzi.
Anche il sistema educativo a Gaza è stato colpito dagli effetti dell'assedio. Con l'inizio del nuovo anno scolastico c'è stata una grave mancanza di libri e carenza di materie prime per la stampa. Secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per l'Assistenza e l'impiego per i rifugiati (United Nations Relief and Works Agency - UNRWA) un terzo degli studenti hanno iniziato l'anno scolastico senza i necessari libri di testo. Le chiusure hanno anche impedito a migliaia di studenti di raggiungere le loro università fuori della Striscia di Gaza. Migliaia di studenti non hanno avuto il permesso di raggiungere le loro università in Cisgiordania e all'estero a causa dell'assedio.
A livello industriale, impedire le importazioni di materie prime essenziali per l'economia di Gaza e l'industria e anche le esportazioni di merci finite, ha causato la chiusura di molte attività di produzione. Secondo le stime di Paltrade del 12 settembre 2007, più di 75.000 impiegati del settore privato (circa il 60% della forza lavoro totale del settore privato) sono stati licenziati negli ultimi tre mesi, ricordando che gli impiegati del settore privato rappresentano circa il 36% del totale della forza lavoro a Gaza. Secondo il Consiglio Palestinese per il Coordinamento del Settore Privato (Palestinian Private Sector Coordination Council -PSCC), le attuali restrizioni hanno portato alla dismissione del 90% delle operazioni industriali di Gaza.
Anche il settore agricolo è a rischio. Secondo il rapporto OCHA, la stagione delle esportazioni per gli incassi agricoli di Gaza (fragole, garofani e pomodorini ciliegia) è prevista per metà novembre. Quest'anno, 2.500 dunum di fragole sono state piantate con una produzione prevista di circa 6.250 tonnellate di fragole incluse 2.500 destinate ai mercati europei. Si prevede anche la produzione di 490 tonnellate di pomodori ciliegia. Se le esportazioni non sono consentite entro quel periodo, gli agricoltori saranno esposti a perdite tremende in termini di costi di produzione e vendite mancate.
Secondo la Banca Mondiale, il 67% della popolazione di Gaza vive sotto il livello della povertà che è stimato sempre dalla Banca Mondiale in 2 dollari al giorno. Poiché gli esseri umani sono i prodotti dell'ambiente in cui vivono, l'ambiente palestinese oggi è una combinazione di privazioni, povertà, rabbia, sentimenti di impotenza e disperazione. Simili sentimenti condurranno inevitabilmente a una rabbia crescente che alla fine rischia di sfociare in una maggiore violenza e conflitti.
I palestinesi sono passati attraverso ripetuti traumi di morte e distruzione di case e vite nel corso dei decenni passati. L'assedio attuale rievoca i precedenti traumi facendo rivivere alla popolazione quei sentimenti negativi in cui si sono imbattuti in precedenza e che hanno attraversato.
E' prevedibile che in tale ambiente le ideologie estremiste fioriranno. Questo avrà un impatto sulla situazione interna della società palestinese ma anche sull'ambiente politico dell'intera regione, distruggendo ogni possibilità di pace e sicurezza.
In poche parole, con questo assedio immorale, Gaza diventerà la città di morte dove ogni cosa sarà distrutta. E' nostro dovere salvare la vita.
Campagna palestinese e internazionale per la fine dell'assedio di Gaza
Chi siamo:
(in ordine alfabetico)
Mr. Khaled Abdelshafi, Direttore, UNDP
Mr. Sami Abdelshafi, Direttore, Emergeconsultants
Mr. Mohsen Abu Ramadan, Direttore, Centro Arabo per lo Sviluppo dell'Agricoltura
Mr. Ma'moun Abu Shahla, Vice-Presidente, Consiglio Amministrativo, Bank of Palestine
Dr. Fawaz Abu Sitta, Lettore Universitario, Università Al Azhar
Dr. Ali Abu Zuhri, Presidente, Università Al Aqsa
Dr. Mamdouh Aker, Commissario Generale, Commissione Indipendente Palestinese per i diritti dei cittadini-PICCR
Mr. Abdel Karim Ashour, Direttore, Associazione per lo Sviluppo dell'Agricoltura
Dr. Laila Atshan, Consulente Psico-sociale
Ms. Nebras Bseiso, Direttore, Associazione Banche Palestinesi nella Striscia di Gaza
Mr. Constantine Dabbagh, Segretario Esecutivo, Consiglio delle Chiese del Vicino Oriente
Ms. Mona El Farra
Ms. Rania Kharma, Coordinatore Principale
Mr. Ibrahim Khashan
Mr. Jawdat Khoudari, Imprenditore, Associazione di Imprenditori
Mr. Mustafa Mas'oud, Ufficio Affari Esteri, Associazione di Imprenditori
Mr. Hani Masri, Direttore Generale, Badael, Centro per i Media e Ricerca
Mr. Hasib Nashashibi, Ensan Center, Gerusalemme
Dr. Jumana Odeh, Direttore del Centro Palestinese Happy Child, Ramallah
Mr. Tala Okal, Scrittore e Analista Politico
Dr. Eyad Sarraj, Presidente, Board di Direttori della Scuola Internazionale Americana a Gaza
Dr. Kamalein Shaath, Presidente, Università Islamica
Mr. Omar Shaban, Presidente, PalThink per gli Studi Strategici
Mr. Hashem Shawwa, Presidente, Consiglio Amministrativo, Bank of Palestine
Mr. Nader Shurafa, Direttore Amministrativo, Ramattan Media Agency
Mr. Raji Sourani, Direttore, Centro Palestinese per i Diritti Umani
Ms. Hanan Taha, Direttore, PalTrade
Dr. Jawad Wadi, Presidente, Università Al Azhar
Mr. Issam Younis, Direttore, Al Mizan Centro per I Diritti Umani
Dr. Riyad Za'noun, Ex Presidente del Programma per la Salute Mentale della Comunità di Gaza
For contact: end.gaza.siege@gmail.com
Link: http://electronicintifada.net/v2/article9090.shtml
Traduzione tratta dal sito Gerusalemme Terra Santa
(in ordine alfabetico)
Mr. Khaled Abdelshafi, Direttore, UNDP
Mr. Sami Abdelshafi, Direttore, Emergeconsultants
Mr. Mohsen Abu Ramadan, Direttore, Centro Arabo per lo Sviluppo dell'Agricoltura
Mr. Ma'moun Abu Shahla, Vice-Presidente, Consiglio Amministrativo, Bank of Palestine
Dr. Fawaz Abu Sitta, Lettore Universitario, Università Al Azhar
Dr. Ali Abu Zuhri, Presidente, Università Al Aqsa
Dr. Mamdouh Aker, Commissario Generale, Commissione Indipendente Palestinese per i diritti dei cittadini-PICCR
Mr. Abdel Karim Ashour, Direttore, Associazione per lo Sviluppo dell'Agricoltura
Dr. Laila Atshan, Consulente Psico-sociale
Ms. Nebras Bseiso, Direttore, Associazione Banche Palestinesi nella Striscia di Gaza
Mr. Constantine Dabbagh, Segretario Esecutivo, Consiglio delle Chiese del Vicino Oriente
Ms. Mona El Farra
Ms. Rania Kharma, Coordinatore Principale
Mr. Ibrahim Khashan
Mr. Jawdat Khoudari, Imprenditore, Associazione di Imprenditori
Mr. Mustafa Mas'oud, Ufficio Affari Esteri, Associazione di Imprenditori
Mr. Hani Masri, Direttore Generale, Badael, Centro per i Media e Ricerca
Mr. Hasib Nashashibi, Ensan Center, Gerusalemme
Dr. Jumana Odeh, Direttore del Centro Palestinese Happy Child, Ramallah
Mr. Tala Okal, Scrittore e Analista Politico
Dr. Eyad Sarraj, Presidente, Board di Direttori della Scuola Internazionale Americana a Gaza
Dr. Kamalein Shaath, Presidente, Università Islamica
Mr. Omar Shaban, Presidente, PalThink per gli Studi Strategici
Mr. Hashem Shawwa, Presidente, Consiglio Amministrativo, Bank of Palestine
Mr. Nader Shurafa, Direttore Amministrativo, Ramattan Media Agency
Mr. Raji Sourani, Direttore, Centro Palestinese per i Diritti Umani
Ms. Hanan Taha, Direttore, PalTrade
Dr. Jawad Wadi, Presidente, Università Al Azhar
Mr. Issam Younis, Direttore, Al Mizan Centro per I Diritti Umani
Dr. Riyad Za'noun, Ex Presidente del Programma per la Salute Mentale della Comunità di Gaza
For contact: end.gaza.siege@gmail.com
Link: http://electronicintifada.net/v2/article9090.shtml
Traduzione tratta dal sito Gerusalemme Terra Santa
Etichette: gaza palestina
6 Commenti:
Gli ebrei italiani hanno firmato un appello importante, io non riesco a postarlo ,non so il motivo . Se interessa è qui
http://frammentivocalimo.blogspot.com/2007/11/appello-ebrei-campo-della-pace.html
Ciao arial, grazie per l'informazione, ma io ogni tanto ti seguo! ;)
Volevo postarlo in effetti l'appello in questione, ma ho deciso di modificare il post che avevo in mente e riproporlo in parallelo alla replica della Fait su un sito che mi fa orrore persino nominare.
Replica intrisa di un astio e di un livore che fanno davvero paura.
Meno male che io e Debby non abitiamo nella stessa città, il rischio di incontrarla non mi farebbe dormire la notte!!!
Un caro saluto,
Vichi
Caro vichi, il sito "che ti fa orrore persino nominare" si chiama INFORMAZIONE CORRETTA.
Ti fa orrore però lo leggi: oh mammamia e che ci sarà mai sopra... l'uomo nero? bocio? la testa di un terrorista palestinese mozzata dopo che si è fatto esplodere in mezzo ai CIVILI ISRAELIANI?
La replica di Deborah Fait (che non sei degno di nominare!) è stata pure troppo pacata: lei ama il suo paese meraviglioso, cosa che i finti come te non sanno più fare, e lo difende da chi lo insulta e lo attacca.
Se tu vivessi nella sua stessa città scopriresti le cose meravigliose che fa per i bambini israeliani, capiresti forse cosa vuol dire amare il proprio paese!
x Viva Israele: Ma chi sei, il marito della Fait?
Non metto in dubbio, e me ne compiaccio, che la Fait faccia cose meravigliose per i bambini israeliani, ma solo una persona piena di odio e fanatismo può descrivere delle persone che hanno firmato un appello umanitario in questo modo: "Nel fetore dell'antisemitismo italiano esiste un gruppo chiamato ironicamente "Campo della pace" i cui membri si autodefiniscono ebrei e passano il loro tempo a diffamare, come cani rabbiosi, Israele.
Non sono il marito della Signora Deborah Fait, sono in contatto con lei e ne sono fiero!
Dove riesci a vedere odio e fanatismo nei suoi articoli non lo so, io ci leggo amore per il suo popolo, amore per Israele, orgoglio per una nazione che alleva i propri figli nel culto della vita.
L'appello "umanitario" come lo definisci tu firmato da ebrei di sinistra che hanno paura ad essere Ebrei e per questo devono fare di tutto per dimostrare al mondo intero che non lo sono e che sono contro Israele è una delle tante porcherie contro Israele e basta!
VIVA ISRAELE!
VIVA LA VERITA'!
FREE GILAD SHALIT
FREE RON ARAD
Ah, scusa, "cani rabbiosi" e "fetore dell'antisemitismo" - epiteti rivolti a chi ha solo chiesto di smettere di affamare i Palestinesi di Gaza - sono parole dettate da affetto e mitezza d'animo...
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