Il Palestinian Centre for Human Rights chiede il rilascio di Hana' Shalabi
Il Palestinian Centre for Human Rights (PCHR) è preoccupato per la
vita di Hana’ Shalabi, detenuta
nelle carceri israeliane in sciopero della fame da circa due settimane. Il PCHR
chiede alla comunità internazionale di fare pressioni su Israele affinché
rilasci la Shalabi ,
che è stata posta in detenzione amministrativa, inizialmente per sei mesi
rinnovabili, senza processo.
Il 16 febbraio 2012, l’esercito
israeliano ha fatto irruzione nella casa della 30enne Hana’ Yehya Saber Shalabi
nel villaggio di Bourqin, nei pressi della città di Jenin, nel nord della
Cisgiordania. L’esercito ha arrestato la Shalabi e l’ha trasferita nella prigione
femminile di Hasharon. Le forze di occupazione hanno emesso l’ordine di porre la Shalabi sotto detenzione
amministrativa per sei mesi. La
Shalabi è entrata in sciopero della fame sin dal primo giorno
di detenzione. Va sottolineato che la Shalabi era stata rilasciata dalle carceri
israeliane nel recente
scambio di prigionieri, dopo aver scontato due anni in regime di detenzione
amministrativa.
Secondo Fawwaz Shalloudi, un
avvocato della Palestinian Prisoner Club
Society, che l’ha vista domenica 26 febbraio, nel corso del suo arresto la Shalabi è stata picchiata,
maltrattata ed è stata fatta spogliare completamente per essere perquisita.
Shalloudi ha riferito che l’Israeli
Prison Service (IPS) ha messo in isolamento la Shalabi.
Sherin Iraqi, avvocatessa del
Ministero dei Detenuti ed Ex-Detenuti, ha fatto visita in carcere alla Shalabi.
Iraqi ha riferito che le condizioni di salute della Shalabi stanno peggiorando
e che si trova in isolamento e non è stata sottoposta ad alcun esame medico da
quando ha iniziato il suo sciopero della fame. Ha anche riferito che la Shalabi è stata picchiata
e sottoposta a maltrattamenti durante il suo arresto e che l’IPS ha minacciato
di trasferirla nella sezione penale del carcere di al-Ramla qualora continui lo
sciopero della fame.
Il caso della Shalabi ricorda
quello di Khader
Adnan che è stato in sciopero della fame per 66 giorni a partire dal 17
dicembre 2011, dopo che un tribunale israeliano aveva deciso di metterlo in
detenzione amministrativa per quattro mesi. Adnan ha cessato lo sciopero della
fame il 66esimo giorno in cambio del suo rilascio il prossimo 17 aprile.
Il caso della Shalabi mette in
luce le condizioni di più di 300 palestinesi attualmente posti in detenzione
amministrativa nelle prigioni e nelle strutture di detenzione israeliane,
ivi compresi il Presidente e 20 membri del Consiglio legislativo palestinese.
Tali atti sono in violazione del diritto di ciascun detenuto ad un giusto
processo, compreso il diritto di ricevere una difesa adeguata e di essere
informato delle accuse contro di lui. La detenzione amministrativa viene
applicata mediante un semplice provvedimento amministrativo, senza rivolgersi
ad un tribunale, violando in tal modo gli standard di un procedimento
giudiziario imparziale, incluso un giusto processo.
Il PCHR è preoccupato per la vita
della Shalabi, detenuta nelle carceri israeliane, e:
1) Chiede alla comunità internazionale di fare pressioni su Israele
affinché rilasci la Shalabi
e non metta a rischio la sua vita;
2) Chiede alle organizzazioni internazionali per i diritti umani e
la solidarietà di esercitare i più ampi sforzi per costringere lo Stato di
Israele a porre fine alla politica della detenzione amministrativa che viola il
diritto fondamentale ad un giusto processo.
3) Fa’ riferimento con preoccupazione al continuo deterioramento
delle condizioni di vita degli oltre 5.000 palestinesi detenuti nelle carceri
israeliane.
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