Comunicato del Palestinian Centre for Human Rights nel 64° anniversario della Nakba
Il 15
maggio del 2012 si è celebrato il 64esimo anniversario della Nakba palestinese, l’anniversario dello
sradicamento dalle loro terre di centinaia di migliaia di palestinesi. Si è
trattato della più dura e brutale pulizia etnica mai vista al mondo, che ha
incluso anche deliberati e sistematici omicidi e sfollamenti forzati. Essa è
culminata con la proclamazione dello Stato di Israele sulle macerie delle città
e dei villaggi palestinesi.
Nel
1948, Israele occupò vaste aree della Palestina, e le invasioni israeliane
all’interno delle comunità palestinesi portarono alla cacciata di circa 700.000
palestinesi che persero ogni loro proprietà, e alla distruzione di 418
villaggi.
Dal
momento in cui Israele ha assunto il controllo delle terre palestinesi, alla
stragrande maggioranza dei palestinesi sfollati al di là della linea
armistiziale del 1949 non è stato concesso di far ritorno alle loro case o di
essere reintegrati nelle loro proprietà. Questi rifugiati palestinesi, il cui
diritto al ritorno alle loro case è garantito dal diritto internazionale,
vivono ancora in campi profughi nei Territori palestinesi occupati (Tpo) o in
altri paesi, e il loro destino è ancora incerto.
Secondo
il Dipartimento Centrale di Statistica palestinese (PCBS), alla fine del 2011,
il numero dei palestinesi nel mondo era stimato pari a 11,2 milioni,
comprendenti: 4,2 milioni nei Tpo, 1,37 milioni nei territori occupati nel
1948, 4,99 milioni (pari al 44,4% del numero totale dei palestinesi) nei paesi
arabi, e 636.000 (il 5,7% del totale dei palestinesi) in paesi esteri. Ciò
significa che il 50,1% della popolazione
palestinese vive da profugo al di fuori della Palestina. Il PCBS riferisce
inoltre che: “A fronte di 5,75 milioni di palestinesi che vivono nella
Palestina Storica in un’area di 27.000 chilometri
quadrati, gli ebrei rappresentano il 52% dei residenti ed utilizzano più
dell’85% della superficie totale delle terre in Palestina. I palestinesi rappresentano
il 48% dei residenti e utilizzano meno del 15% della superficie totale. Ciò
porta alla conclusione che un singolo palestinese usufruisce di un quarto della
superficie utilizzata da un singolo israeliano.”.
Quest’anno,
l’anniversario della Nakba coincide
con le continue sofferenze dei palestinesi. La situazione dei diritti umani nei
Tpo continua a deteriorarsi a causa delle continue violazioni dei diritti umani
da parte di Israele, e dei crimini di guerra israeliani commessi contro i
palestinesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Sin dalla sua creazione e
attraverso l’occupazione del resto dei territori palestinesi dal 1967 ad oggi,
Israele ha continuato ad adottare una politica volta a impadronirsi di sempre
più terre e proprietà palestinesi. Israele ha intensificato le attività di
colonizzazione in Cisgiordania e crea “nuovi fatti sul terreno” mediante la
creazione di decine di insediamenti, svuotando la terra della popolazione
indigena, confiscando ancora altre proprietà, costruendo il muro di annessione su
terra palestinese in Cisgiordania, etc. Israele, inoltre, continua a creare una
maggioranza ebraica nei Tpo.
Israele
continua anche ad adottare politiche di uccisioni, arresti arbitrari, irruzioni
nelle abitazioni, distruzione di proprietà e attrezzature civili, restrizioni
al diritto di libera circolazione attraverso più di 500 posti di blocco
militari eretti agli ingressi delle città e villaggi palestinesi, e di altre
violazioni. Nella Striscia di Gaza, nonostante il piano di disimpegno
unilaterale del 2005, i fatti dimostrano che Israele occupa ancora la Striscia
di Gaza e continua a controllare i valichi di frontiera con Gaza. Israele
continua anche a prendere di mira i palestinesi di Gaza, commettendo varie
violazioni ai danni della popolazione civile.
Ci
sono circa 5.000 prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Questi
prigionieri continuano a sopportare sofferenze a causa delle crudeli condizioni
di detenzione e delle ingiuste politiche adottate dalle autorità carcerarie israeliane,
in violazione del diritto internazionale. Queste politiche includono la
detenzione in isolamento, il diniego delle visite familiari, la detenzione
amministrativa, e altre misure illegali e degradanti.
Dall’altro
lato, i palestinesi continuano a soffrire a causa della scissione in atto. Gli
ultimi cinque anni hanno visto diffuse violazioni dei diritti umani e gravi
attacchi a diverse libertà, per lo più dovuti alla spaccatura in atto nella
struttura politica palestinese e nelle autorità legislative, esecutive e
giudiziarie.
Se
l’attuale situazione interna rimarrà invariata, essa influenzerà fortemente la
causa palestinese. Poiché abbiamo sperimentato molte minacce alla nostra
esistenza e ai nostri diritti, principalmente al diritto all’indipendenza,
all’autodeterminazione e alla creazione di uno Stato palestinese, è preferibile
per noi come palestinesi essere uniti al fine di continuare la legittima lotta per
il ripristino dei diritti che ci sono stati sottratti.
Il Palestinian Centre for Human Rights ribadisce
che i palestinesi, come singoli e collettivamente, hanno il diritto di
ritornare nelle loro terre da cui sono stati sfollati nel 1948. e rileva che
esistono decine di risoluzioni emanate da svariati organismi internazionali che
garantiscono questo diritto, e chiede un risarcimento per questi profughi. Il
diritto al ritorno è un diritto inalienabile che resta applicabile in ogni
tempo. Il PCHR sottolinea inoltre che Israele deve essere ritenuto responsabile
per le violazioni e i crimini internazionali che commette ai danni dei
palestinesi e delle loro proprietà.
Il
PCHR invita:
1) La
comunità internazionale e le Alte Parti Contraenti della IV Convenzione di
Ginevra ad adempiere ai loro obblighi giuridici e morali, ad applicare le norme
del diritto internazionale, e a porre una giusta fine alle sofferenze del
popolo palestinese.
2) I
movimenti di Hamas e Fatah a porre fine alla scissione interna in atto, a
raggiungere una riconciliazione, e a dare priorità agli interessi generali
rispetto alle considerazioni di fazione, al fine di conseguire gli obiettivi
nazionali, in primo luogo la fine dell’occupazione.
Etichette: 1948, nakba, palestina, pulizia etnica
4 Commenti:
Grazie per questo blog, sono poche le persone che hanno il coraggio di ammettere la verità. E oggi tutti festeggiavano la liberazione del soldato israeliano sventolando bandiere..ho provato vergogna, perchè delle vittime di Gaza nessuno parla mai, non un singolo maledetto telegiornale, e quando ne parlano dicono che è una "guerra", non un massacro unilaterale. Una vergogna!
Alice
le vittime israeliane degli attentati ne parlano!!!????
non parlano degli attentati dei mossilmenni
Di quali attentati parliamo?
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