18 maggio 2012

Comunicato del Palestinian Centre for Human Rights nel 64° anniversario della Nakba


Il 15 maggio del 2012 si è celebrato il 64esimo anniversario della Nakba palestinese, l’anniversario dello sradicamento dalle loro terre di centinaia di migliaia di palestinesi. Si è trattato della più dura e brutale pulizia etnica mai vista al mondo, che ha incluso anche deliberati e sistematici omicidi e sfollamenti forzati. Essa è culminata con la proclamazione dello Stato di Israele sulle macerie delle città e dei villaggi palestinesi.

Nel 1948, Israele occupò vaste aree della Palestina, e le invasioni israeliane all’interno delle comunità palestinesi portarono alla cacciata di circa 700.000 palestinesi che persero ogni loro proprietà, e alla distruzione di 418 villaggi.

Dal momento in cui Israele ha assunto il controllo delle terre palestinesi, alla stragrande maggioranza dei palestinesi sfollati al di là della linea armistiziale del 1949 non è stato concesso di far ritorno alle loro case o di essere reintegrati nelle loro proprietà. Questi rifugiati palestinesi, il cui diritto al ritorno alle loro case è garantito dal diritto internazionale, vivono ancora in campi profughi nei Territori palestinesi occupati (Tpo) o in altri paesi, e il loro destino è ancora incerto.

Secondo il Dipartimento Centrale di Statistica palestinese (PCBS), alla fine del 2011, il numero dei palestinesi nel mondo era stimato pari a 11,2 milioni, comprendenti: 4,2 milioni nei Tpo, 1,37 milioni nei territori occupati nel 1948, 4,99 milioni (pari al 44,4% del numero totale dei palestinesi) nei paesi arabi, e 636.000 (il 5,7% del totale dei palestinesi) in paesi esteri. Ciò significa che il 50,1% della popolazione palestinese vive da profugo al di fuori della Palestina. Il PCBS riferisce inoltre che: “A fronte di  5,75 milioni di palestinesi che vivono nella Palestina Storica in un’area di 27.000 chilometri quadrati, gli ebrei rappresentano il 52% dei residenti ed utilizzano più dell’85% della superficie totale delle terre in Palestina. I palestinesi rappresentano il 48% dei residenti e utilizzano meno del 15% della superficie totale. Ciò porta alla conclusione che un singolo palestinese usufruisce di un quarto della superficie utilizzata da un singolo israeliano.”.

Quest’anno, l’anniversario della Nakba coincide con le continue sofferenze dei palestinesi. La situazione dei diritti umani nei Tpo continua a deteriorarsi a causa delle continue violazioni dei diritti umani da parte di Israele, e dei crimini di guerra israeliani commessi contro i palestinesi nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Sin dalla sua creazione e attraverso l’occupazione del resto dei territori palestinesi dal 1967 ad oggi, Israele ha continuato ad adottare una politica volta a impadronirsi di sempre più terre e proprietà palestinesi. Israele ha intensificato le attività di colonizzazione in Cisgiordania e crea “nuovi fatti sul terreno” mediante la creazione di decine di insediamenti, svuotando la terra della popolazione indigena, confiscando ancora altre proprietà, costruendo il muro di annessione su terra palestinese in Cisgiordania, etc. Israele, inoltre, continua a creare una maggioranza ebraica nei Tpo.

Israele continua anche ad adottare politiche di uccisioni, arresti arbitrari, irruzioni nelle abitazioni, distruzione di proprietà e attrezzature civili, restrizioni al diritto di libera circolazione attraverso più di 500 posti di blocco militari eretti agli ingressi delle città e villaggi palestinesi, e di altre violazioni. Nella Striscia di Gaza, nonostante il piano di disimpegno unilaterale del 2005, i fatti dimostrano che Israele occupa ancora la Striscia di Gaza e continua a controllare i valichi di frontiera con Gaza. Israele continua anche a prendere di mira i palestinesi di Gaza, commettendo varie violazioni ai danni della popolazione civile.

Ci sono circa 5.000 prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Questi prigionieri continuano a sopportare sofferenze a causa delle crudeli condizioni di detenzione e delle ingiuste politiche adottate dalle autorità carcerarie israeliane, in violazione del diritto internazionale. Queste politiche includono la detenzione in isolamento, il diniego delle visite familiari, la detenzione amministrativa, e altre misure illegali e degradanti.

Dall’altro lato, i palestinesi continuano a soffrire a causa della scissione in atto. Gli ultimi cinque anni hanno visto diffuse violazioni dei diritti umani e gravi attacchi a diverse libertà, per lo più dovuti alla spaccatura in atto nella struttura politica palestinese e nelle autorità legislative, esecutive e giudiziarie.

Se l’attuale situazione interna rimarrà invariata, essa influenzerà fortemente la causa palestinese. Poiché abbiamo sperimentato molte minacce alla nostra esistenza e ai nostri diritti, principalmente al diritto all’indipendenza, all’autodeterminazione e alla creazione di uno Stato palestinese, è preferibile per noi come palestinesi essere uniti al fine di continuare la legittima lotta per il ripristino dei diritti che ci sono stati sottratti.

Il Palestinian Centre for Human Rights ribadisce che i palestinesi, come singoli e collettivamente, hanno il diritto di ritornare nelle loro terre da cui sono stati sfollati nel 1948. e rileva che esistono decine di risoluzioni emanate da svariati organismi internazionali che garantiscono questo diritto, e chiede un risarcimento per questi profughi. Il diritto al ritorno è un diritto inalienabile che resta applicabile in ogni tempo. Il PCHR sottolinea inoltre che Israele deve essere ritenuto responsabile per le violazioni e i crimini internazionali che commette ai danni dei palestinesi e delle loro proprietà.

Il PCHR invita:

1) La comunità internazionale e le Alte Parti Contraenti della IV Convenzione di Ginevra ad adempiere ai loro obblighi giuridici e morali, ad applicare le norme del diritto internazionale, e a porre una giusta fine alle sofferenze del popolo palestinese.

2) I movimenti di Hamas e Fatah a porre fine alla scissione interna in atto, a raggiungere una riconciliazione, e a dare priorità agli interessi generali rispetto alle considerazioni di fazione, al fine di conseguire gli obiettivi nazionali, in primo luogo la fine dell’occupazione.

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4 Commenti:

Alle 18 maggio 2012 alle ore 20:52 , Anonymous Anonimo ha detto...

Grazie per questo blog, sono poche le persone che hanno il coraggio di ammettere la verità. E oggi tutti festeggiavano la liberazione del soldato israeliano sventolando bandiere..ho provato vergogna, perchè delle vittime di Gaza nessuno parla mai, non un singolo maledetto telegiornale, e quando ne parlano dicono che è una "guerra", non un massacro unilaterale. Una vergogna!

Alice

 
Alle 15 giugno 2012 alle ore 19:38 , Anonymous faruk ha detto...

le vittime israeliane degli attentati ne parlano!!!????

 
Alle 22 luglio 2012 alle ore 17:09 , Anonymous Anonimo ha detto...

non parlano degli attentati dei mossilmenni

 
Alle 24 luglio 2012 alle ore 01:37 , Blogger vichi ha detto...

Di quali attentati parliamo?

 

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