1 settembre 2004

L'attentato di Be'er Sheva e le corrispondenze Rai.

Orrore e morte a Be'er Sheva, nel sud di Israele, dove ieri, ancora una volta, sono entrati in azione i terroristi kamikaze delle Brigate Iz a Din al-Kassam, braccio armato di Hamas.
Il tragico bilancio dell'attentato - un doppio attentato in realtà perchè a saltare in aria alle 14:50 sono stati due autobus - è di 16 morti ed un centinaio di feriti, di cui 15 in gravi condizioni.
Nel momento in cui scrivo, soltanto 12 delle vittime sono state identificate, nomi senza volto, alcuni di chiara origine sovietica, un bambino di tre anni, Aviel Atash, una ragazza 23enne, Karin Malka, che ancora ci sorride dolcemente dalla foto che accompagna sui giornali la tragica notizia del suo barbaro assassinio.
Sfugge ad ogni comprensione questo terrorismo ferocemente cieco degli integralisti di Hamas, non solo per il disprezzo mostrato per la vita dell'odiato "nemico", ma anche perchè esso non sembra tenere alcun conto delle conseguenze che la popolazione palestinese sarà chiamata a pagare per questo ennesimo bagno di sangue.
Già sono scattate le prime misure di punizione collettiva (peraltro vietate dal diritto umanitario internazionale) messe in atto dagli Israeliani: la demolizione delle case delle famiglie dei due attentatori, Ahmed Kawasma e Nisim Jabri, la totale chiusura della loro città di provenienza, Hebron, la proibizione fino a nuovo avviso, per i lavoratori palestinesi, di recarsi al lavoro in Israele e nella zona industriale di Erez.
Ci si aspetta a breve, inoltre, una ulteriore ondata di assassinii "mirati" di esponenti di Hamas, con l'incombente corollario di vittime innocenti tra la popolazione civile, insomma si ricomincia il tragico balletto di uccisioni e ritorsioni.
Pare che un operativo di Hamas a Jenin abbia affermato che l'attentato è un "regalo" ai Palestinesi in carcere in Israele che stanno conducendo uno sciopero della fame per migliorare le loro condizioni di detenzione. Che assurda menzogna!
Proprio questo vile attentato fa passare in secondo piano questa forma di lotta non violenta che aveva creato qualche difficoltà alle autorità carcerarie israeliane, e ne vanifica ogni possibile risultato.
Ciò detto, però, non si comprende nemmeno che tipo di informazione sia stata data dai tg italiani sulla vicenda, in particolare per quel che riguarda le corrispondenze del buon Claudio Pagliara.
Sul canale satellitare rainews24, la rubrica "superzap" consente di mettere a confronto i vari servizi giornalistici dei notiziari di prima serata di tutto il mondo, e ancor più evidente è risultata la parzialità e l'incompletezza del servizio di Pagliara su Be'er Sheva rispetto all'equilibrio e all'oggettività del servizio della Bbc relativo al medesimo argomento.
Claudio Pagliara ci parla dell'attentato, dei morti e dei feriti, dello strazio degli israeliani - come è giusto - poi ci dice che l'attentato è riuscito perchè a sud del Monte Hebron il muro di "sicurezza" non è stato ancora costruito (citando il Ministro israeliano Hanegbi), ci parla dei 1.000 civili israeliani vittime di attentati (e questa è una menzogna, e vedremo ora perchè), e nulla più!
Ben diverso è il servizio della Bbc, che ospita i diversi punti di vista delle due parti, e in cui il deputato palestinese Hanan Ashrawi ricorda la violenza dell'occupazione militare israeliana, le devastazioni, le uccisioni dei civili palestinesi, la mancanza di speranza e di vie d'uscita da questo tragico cerchio di morte che vede un continuo susseguirsi di azioni militari, attentati, violenze e ritorsioni.
Le cronache di Claudio Pagliara sono sempre, invece, decontestualizzate, sembra sempre che il terrorismo palestinese venga su dal nulla, sia come un fatto genetico, un odio immotivato dei palestinesi verso gli israeliani, ma così chiaramente non è.
Perchè non dire, ad esempio, che dei 902 israeliani morti durante la seconda Intifada (dati B'tselem al 12 luglio 2004) e, per Pagliara, "civili vittime di attentati", in realtà 284 sono soldati dell'esercito di occupazione e 207 sono coloni, uccisi nei Territori occupati?
Perchè non ricordare che, a monte della tragedia di Be'er Sheva, sta l'assassinio extra-giudiziario del paraplegico sceicco Ahmed Yassin e del suo successore Abdel Aziz Rantisi?
Ci si aspettava la vendetta di Hamas, era chiaro che sarebbe arrivata, puoi sventare uno, dieci, cento attentati, ma poi qualcuno, prima o dopo, riesce sempre a passare tra le maglie dell'esercito e dell'intelligence.
Perchè non ricordare che Be'er Sheva è stata scelta non solo perchè lì non c'è (ancora) il muro, ma soprattutto perchè è vicina a Hebron, e laggiù Hamas è molto forte, le sue cellule operative operano nel più assoluto segreto e i servizi israeliani non riescono a ottenere sufficienti informazioni?
Perché Pagliara non ricorda che l’ultimo attentato suicida all’interno di Israele risale al 14 marzo, data in cui vennero uccisi 11 israeliani ad Ashdod?
E, nel frattempo, quanti Palestinesi sono stati uccisi dall’esercito israeliano, quietamente e lontano dall’attenzione dell’opinione pubblica?
Soltanto nel mese di luglio, sono stati uccisi ben 54 Palestinesi e oltre 400 sono stati feriti, questi numeri non meritano di essere ricordati?
Dall’inizio della seconda Intifada alla metà di agosto, si sono contati 3.553 Palestinesi morti e 34.770 feriti, rispettivamente tre volte e cinque volte il numero dei morti e dei feriti israeliani, questo non vale, non dico a giustificare, ma almeno a capire da dove proviene questa cieca e barbara violenza, manifestatasi ieri a Be’er Sheva?
La condanna del duplice attentato ed il cordoglio per le vittime innocenti – espressi oggi da Kofi Annan – sono anche la nostra condanna ed il nostro dolore.
Ma da questo attentato non può derivare la continuazione delle incursioni di Tsahal nei Territori palestinesi, con il consueto corollario di coprifuoco, devastazione, distruzione, morte.
Da questo attentato non può derivare la continuazione della costruzione di un muro che ha certamente anche funzioni di sicurezza, ma che primariamente sottrae un ulteriore 16% e oltre del West Bank ai legittimi proprietari, danneggia economicamente i Palestinesi e lede i loro diritti umani, crea una realtà territoriale di "bantustan" degna dell'apartheid sudafricano.
Il bagno di sangue in Palestina potrà essere fermato solo con un accordo tra le parti su tutte le questioni controverse, nel quadro tratteggiato dalla road map; il semplice ritiro unilaterale degli Israeliani da Gaza, invece, soprattutto se servirà solo per riaffermare l’occupazione militare e la colonizzazione del West Bank, probabilmente non sortirà alcun effetto.

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