27 novembre 2007

Il muro e la pulizia etnica di Israele.

C’era una volta il villaggio di Khirbet Qasa, a ovest di Hebron, un povero villaggio abitato da 275 Palestinesi – uomini, donne e bambini – che conducevano una vita stentata ma dignitosa, vivendo in tende e in grotte naturali e traendo il proprio sostentamento dall’allevamento di pecore e capre.

Questo piccolo villaggio era stato costruito negli anni ’50, e molti degli abitanti, a loro volta, erano profughi provenienti dal villaggio di Beit Jibrin.

Ora questo villaggio non esiste più, gli Israeliani lo hanno completamente distrutto sostenendo, more solito, che i suoi abitanti si erano insediati senza permesso.

La sfortuna dei Palestinesi di Khirbet Qasa, in realtà, è stata che gli ideatori del muro di “sicurezza” israeliano hanno pensato bene di progettarne il percorso in maniera tale da lasciarli tra la green line e la barriera stessa, separandoli dal resto della West Bank, dai loro campi, dalle infrastrutture necessarie al normale vivere quotidiano.

Il 29 ottobre i soldati israeliani, dopo aver lasciato gli ordini di demolizione - qualche giorno prima - sotto alcune pietre all’ingresso del villaggio (neanche a mano glieli hanno consegnati, questi bravi ragazzi!), si sono presentati con il consueto accompagnamento di veicoli armati e di bulldozer, distruggendo completamente il villaggio e devastando le tende e le grotte, senza neanche dare il tempo ai Palestinesi di recuperare le loro povere cose.
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Uno degli abitanti del villaggio, inoltre, è stato selvaggiamente picchiato dai valorosi soldatini di Tsahal, sol perché aveva tentato di proteggere il suo gregge, rinchiuso in una delle grotte; soltanto l’intervento di un ufficiale gli ha poi permesso di evacuare il suo bestiame.

Alla fine, un camion israeliano ha trasportato i contenitori d’acqua e le masserizie dei Palestinesi al di là della barriera, mentre del villaggio di Khirbet Qasa non è rimasto più nulla, con gran parte dei beni dei suoi abitanti distrutti e sepolti sotto le macerie.

Nel video, l’anziano palestinese che racconta la distruzione e la rovina del suo villaggio si interroga affranto: “come vivremo? dove andremo ad abitare?”.

Attualmente, quasi il 12% della Cisgiordania si trova al di là del muro di “sicurezza”, oppure completamente o parzialmente circondato dal suo percorso, in maniera tale da incidere più o meno pesantemente sulla vita, sul lavoro, sulla salute di ben 497.000 Palestinesi; tutto questo, allo scopo di favorire la “sicurezza” e il benessere di circa 438.000 coloni illegalmente insediati in territorio palestinese.

Già, ma a chi interessa tutto questo? A chi interessa la sorte dei 275 Palestinesi di Khirbet Qasa, rimasti senza casa e senza futuro?

La pulizia etnica messa in atto da Israele, purtroppo, non risulta all’ordine del giorno dei lavori di Annapolis.

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3 Commenti:

Alle 28 novembre 2007 alle ore 20:11 , Anonymous Anonimo ha detto...

Ottimo pezzo Vichi, da segnalare.
Sempre in sintonia.

Ad Annapolis sembrava imbastirsi una trattativa fra due opposte fazioni con medesime priorità, la catastrofe umanitaria di gaza e la'emergenza data dall'occupazione della West Bank pare appartenesse ad un terzo incomodo, sì la popolazione palestinese.

rispetto

Vik

 
Alle 29 novembre 2007 alle ore 11:55 , Anonymous Anonimo ha detto...

aggiungo se posso, che ad annapolis è in atto un grande spot elettorale per recuperare un po' di consensi tra personaggi esauriti...
un saluto e a presto
orso

 
Alle 29 novembre 2007 alle ore 13:00 , Blogger vichi ha detto...

Caro orso, ha ragione vik, ad Annapolis la popolazione palestinese sofferente rischia di essere strumentalizzata da chi persegue proprie e diverse finalità.
Quanto ad Abu Mazen, cerca disperatamente una legittimazione che gli consenta di mantenere salda la poltrona sotto il sedere, anche se il suo spazio di manovra non è ampio, c'è un limite a quello che può concedere.
Per me, comunque, è inammissibile che non sia stata posta come precondizione per recarsi ad Annapolis la fine dell'incredibile punizione collettiva inflitta contro i Palestinesi della Striscia.
E' questo dimostra quanto Abu Mazen abbia a cuore il suo popolo.
Per il resto, sembra che sotterraneamente si cerchi di costituire una maxi coalizione contro l'Iran, isolandolo dal resto del mondo arabo.
Questa è la vera finalità di Annapolis, quei fottuti Palestinesi possono aspettare, hanno atteso tanto ormai...

 

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