Notizie in breve da Israele.
Carlo non va a Gerusalemme.
Stando a quanto riportato dal The Jewish Chronicle, è molto difficile che il principe di Galles si rechi a Gerusalemme, dove era stato recentemente invitato dal governo israeliano, né appare probabile che vi si rechi in futuro, quanto meno in veste ufficiale.
Ciò emerge da alcune email riservate tra due stretti collaboratori del principe, Sir Michael Peat e Clive Alderton, pubblicate dal periodico londinese, dalle quali emerge il timore che Carlo d’Inghilterra possa essere strumentalizzato da Israele al fine di “dare lustro alla sua immagine internazionale”.
Carlo dunque non andrà a Gerusalemme, e gli Israeliani ci sono rimasti un po’ male.
Ma la colpa è loro, ancora non hanno capito che il “brand” Israele – attualmente il peggiore al mondo – non può essere migliorato con qualche make-up puramente estetico, servono invece gesti concreti e miglioramenti sostanziali nelle condizioni di vita dei Palestinesi.
La penna “sabbatica”.
Un aiuto concreto della tecnologia a favore degli ebrei per i quali il riposo sabbatico è sacro.
Pare sia stata ideata una penna stilografica (esaminata ed approvata da alcuni autorevoli rabbini) che consentirà di scrivere anche di sabato: l’inchiostro di questa penna “miracolosa” ha infatti la peculiare caratteristica di scomparire dopo due giorni.
Chi scrive, dunque, compone “lettere inesistenti” e non infrange il divieto di compiere alcun lavoro il sabato.
Un gadget molto utile, di tutta evidenza, anche per firmare assegni.
La notizia, tuttavia, è parzialmente falsa.
L’idea, infatti, non è nuova, e questa penna è già in dotazione da molti anni ai governanti di Israele che la usano per firmare gli accordi con i Palestinesi e per sottoscrivere i propri impegni internazionali, tipo la promessa di eliminare vari posti di blocco nella West Bank, l’impegno a non espandere gli insediamenti colonici e di smantellare gli avamposti illegali…
Una ferma presa di posizione del Vaticano.
Monsignor Pietro Sambi non è un nunzio qualsiasi, rappresenta il Papa presso l’amministrazione Bush ed è stato ambasciatore in Israele.
Pesano come macigni, dunque, le sue aspre affermazioni contro il governo israeliano, accusato apertamente di malafede per non aver mantenuto gli impegni presi solennemente 14 anni fa.
“La fiducia non si compra al mercato. Si consolida con il rispetto degli accordi firmati e con la fedeltà alla parola data”.
E ancora: “La ragione spesso fornita da Israele per giustificare le lungaggini è stata la priorità da dare alla sicurezza. Ma la sicurezza, dice la logica, si accresce aumentando il numero dei Paesi amici e diminuendo quello dei nemici”.
Accidenti, viene da pensare, finalmente il Vaticano spende parole chiare ed inequivoche per denunciare la malafede degli Israeliani nelle loro trattative di pace con i Palestinesi, il mancato rispetto degli accordi sottoscritti, le lungaggini e gli ostacoli frapposti dal governo israeliano nell’arrivare finalmente alla nascita di uno Stato palestinese.
Ma poi leggi meglio e ti accorgi che si sta discutendo delle trattative inerenti allo status fiscale della Chiesa cattolica e dei suoi beni in Israele, e dei problemi esistenti circa l’arrivo di personale cattolico dall’estero.
Evidentemente la scala dei valori delle gerarchie ecclesiastiche è diversa dalla nostra…
Stando a quanto riportato dal The Jewish Chronicle, è molto difficile che il principe di Galles si rechi a Gerusalemme, dove era stato recentemente invitato dal governo israeliano, né appare probabile che vi si rechi in futuro, quanto meno in veste ufficiale.
Ciò emerge da alcune email riservate tra due stretti collaboratori del principe, Sir Michael Peat e Clive Alderton, pubblicate dal periodico londinese, dalle quali emerge il timore che Carlo d’Inghilterra possa essere strumentalizzato da Israele al fine di “dare lustro alla sua immagine internazionale”.
Carlo dunque non andrà a Gerusalemme, e gli Israeliani ci sono rimasti un po’ male.
Ma la colpa è loro, ancora non hanno capito che il “brand” Israele – attualmente il peggiore al mondo – non può essere migliorato con qualche make-up puramente estetico, servono invece gesti concreti e miglioramenti sostanziali nelle condizioni di vita dei Palestinesi.
La penna “sabbatica”.
Un aiuto concreto della tecnologia a favore degli ebrei per i quali il riposo sabbatico è sacro.
Pare sia stata ideata una penna stilografica (esaminata ed approvata da alcuni autorevoli rabbini) che consentirà di scrivere anche di sabato: l’inchiostro di questa penna “miracolosa” ha infatti la peculiare caratteristica di scomparire dopo due giorni.
Chi scrive, dunque, compone “lettere inesistenti” e non infrange il divieto di compiere alcun lavoro il sabato.
Un gadget molto utile, di tutta evidenza, anche per firmare assegni.
La notizia, tuttavia, è parzialmente falsa.
L’idea, infatti, non è nuova, e questa penna è già in dotazione da molti anni ai governanti di Israele che la usano per firmare gli accordi con i Palestinesi e per sottoscrivere i propri impegni internazionali, tipo la promessa di eliminare vari posti di blocco nella West Bank, l’impegno a non espandere gli insediamenti colonici e di smantellare gli avamposti illegali…
Una ferma presa di posizione del Vaticano.
Monsignor Pietro Sambi non è un nunzio qualsiasi, rappresenta il Papa presso l’amministrazione Bush ed è stato ambasciatore in Israele.
Pesano come macigni, dunque, le sue aspre affermazioni contro il governo israeliano, accusato apertamente di malafede per non aver mantenuto gli impegni presi solennemente 14 anni fa.
“La fiducia non si compra al mercato. Si consolida con il rispetto degli accordi firmati e con la fedeltà alla parola data”.
E ancora: “La ragione spesso fornita da Israele per giustificare le lungaggini è stata la priorità da dare alla sicurezza. Ma la sicurezza, dice la logica, si accresce aumentando il numero dei Paesi amici e diminuendo quello dei nemici”.
Accidenti, viene da pensare, finalmente il Vaticano spende parole chiare ed inequivoche per denunciare la malafede degli Israeliani nelle loro trattative di pace con i Palestinesi, il mancato rispetto degli accordi sottoscritti, le lungaggini e gli ostacoli frapposti dal governo israeliano nell’arrivare finalmente alla nascita di uno Stato palestinese.
Ma poi leggi meglio e ti accorgi che si sta discutendo delle trattative inerenti allo status fiscale della Chiesa cattolica e dei suoi beni in Israele, e dei problemi esistenti circa l’arrivo di personale cattolico dall’estero.
Evidentemente la scala dei valori delle gerarchie ecclesiastiche è diversa dalla nostra…
3 Commenti:
Per un attimo mi ero illuso anche io sulle intenzioni del Vaticano.
Ciao Antonio, due begli ossi duri quando si tratta di discutere di soldi...
ma bravo... ancora e sempre il più insulso e squallido luogo comune sugli Ebrei... ma quanto sei bravo!!!!
Ma non ti vergogni?
VIVA ISRAELE!
Shemà Israel!
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