29 aprile 2011

Sabato 14 maggio manifestazione nazionale a Roma per chiedere la fine dell'assedio di Gaza

Con il vento del sud


Con Vittorio e la Palestina nel cuore


Con la Freedom Flotilla per la fine dell’assedio di Gaza


Sabato 14 maggio manifestazione nazionale a Roma

Quello che viviamo non è un momento qualsiasi. Quello che viviamo è un momento di grandi lotte, grandi speranze, ma anche grandi oppressioni.

Il vento del sud, quello che si alza dalle sollevazioni che percorrono da mesi il mondo arabo, è destinato ad arrivare anche sulla nostra sponda del Mediterraneo. E’ un messaggio di liberazione che chiama all’unità, alla solidarietà, alla fratellanza, alla lotta contro l’ingiustizia.

Chi si riconosce in questi ideali è dunque chiamato all’azione.

C’è un luogo dove l’oppressione è concentrata come da nessun’altra parte, e dove massimo è il bisogno della solidarietà internazionale: questo luogo è la Palestina, ed in particolare la Striscia di Gaza sottoposta da anni al barbaro e disumano assedio di Israele.

Proprio per contribuire a porre fine a questo assedio, nella seconda metà di maggio una flotta composta da navi provenienti da più di 25 paesi si dirigerà verso Gaza per portare solidarietà ed aiuti umanitari al milione e mezzo di persone rinchiuse in quella immensa prigione a cielo aperto. E’ la Freedom Flotilla 2, che vuole continuare l’opera della prima flottiglia attaccata lo scorso anno dalla marina israeliana, con l’assassinio impunito di nove attivisti.

Affinché questa missione abbia pieno successo occorre una vasta mobilitazione, una continua pressione e vigilanza sui governi dei paesi coinvolti. Un’azione tanto più necessaria in Italia, con un governo che si distingue per il suo totale e acritico sostegno anche alle più feroci operazioni (vedi Piombo fuso) dei governi israeliani.

Il nord ed il sud del Mediterraneo devono unirsi in un’unica battaglia di liberazione.

Oggi, mentre i popoli arabi chiedono libertà, democrazia e giustizia sociale, le grandi potenze rispondono con i bombardamenti, con oscure manovre per osteggiare il cambiamento, con la criminalizzazione degli immigrati che fuggono dalla miseria e dalla guerra. Mentre la storia si muove davanti ai nostri occhi, i governi occidentali ripropongono la loro logica di sfruttamento neo-colonialista dei popoli e delle loro risorse.

Il 14 maggio manifesteremo per la Freedom Flotilla, ma manifesteremo anche per dimostrare che l’Italia non è né Berlusconi, né chi ha approvato la partecipazione alla guerra della Nato, perché c’è un popolo che si oppone all’oppressione ed alla guerra e che vuole la libertà per il popolo palestinese.

Per la fine dell’assedio di Gaza!

Per il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese!

Per il sostegno alle lotte dei popoli arabi per la libertà e la giustizia sociale!

ROMA, 14 MAGGIO

Manifestazione nazionale:

Coordinamento Nazionale della Freedom Flotilla Italia

Per adesioni, richiesta di manifesti e volantini scrivete a : roma@freedomflotilla.it

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5 Commenti:

Alle 30 aprile 2011 alle ore 03:02 , Blogger Albert_Wesker ha detto...

Volevo farle una domanda.I territori che vengono definiti occupati,cioe' quelli presidiati
dall'esercito israeliano e che non
facevano parte dello stato originario di Israele,sono stati
occupati dopo una guerra in cui lo
stato ebraico fu aggredito o aggressore?Analogamente potremmo definire istria e dalmazia come
territori occupati e perche'?
Grazie dell'attenzione

 
Alle 30 aprile 2011 alle ore 15:10 , Blogger vichi ha detto...

Uno dei principi a mio giudizio fondamentali per la convivenza tra i popoli trova spazio nella risoluzione onu n.242 del 1967, che sancisce la inammissibilità dell'acquisizione di territori a mezzo della guerra.

In applicazione di tale principio, l'Onu chiedeva a israele di ritirarsi dai territori occupati durante la guerra del 1967, da esso scatenata. E' da rilevare come tale risoluzione venga costantemente richiamata, ancora oggi, in ogni successiva risoluzione, decisione, parere e quant'altro, che costantemente ribadiscono la illegittimità dell'occupazione dei territori palestinesi, della costruzione delle colonie, dell'edificazione del muro di separazione.

E, tuttavia, per qualcuno l'Onu va bene quando certifica la nascita dello stato israeliano, non va più bene per altri casi...

Così come si applica un vergognoso doppio standard quando si introduce il principio della necessità di proteggere le popolazioni civili, ad es. in Libia, autorizzando bombardamenti e raid di ogni sorta, mentre la popolazione palestinese, soprattutto a Gaza, può tranquillamente essere assediata, affamata, massacrata.

Il caso dell'Istria e della Dalmazia, e pur con il triste corollario della pulizia etnica ai danni della popolazione italiana, è ben diverso, ma per trattarne ci vorrebbe probabilmente un blog a parte!

 
Alle 1 maggio 2011 alle ore 00:13 , Blogger Albert_Wesker ha detto...

Quello che lei dice e' verissimo
ma allora ribaltando il ragionamento potrei chiedere:se gli stati arabi non hanno accettato di fatto la risoluzione dell'Onu che sanciva la nascita dello stato ebraico ma anzi l'hanno
attaccata simultaneamente per poi
prenderle di santa ragione,come
possono poi gli stessi arabi pretendere che Israele ottemperi alla risoluzione successiva di ritirarsi da tali territori?
Da che mondo e' mondo quando si perde una guerra si devono fare
delle concessioni territoriali ai
vincitori e questo e' espressamente previsto dal diritti internazionale.Al termine della seconda guerra mondiale appunto noi cedemmo istria e dalmazia alla jugoslavia e briga e tenda alla francia giusto o sbagliato che fosse,fa parte della logica di chi perde.I territori cosiddetti occupati sono stati occupati appunto nel corso di una guerra in cui israele fu aggredita ma ne usci' vincitrice ed e' legittimata a tenersi.

 
Alle 1 maggio 2011 alle ore 18:44 , Anonymous Andrea ha detto...

Il fatto che l'ONU abbia intimato ad Israele di ritirarsi da quei territori è vero solo in parte.L'ONU in pratica ha affermato che Israele doveva ritirarsi se e solo se cessavano da parte araba le provocazioni e il terrorismo, ma così non è stato. Quindi in realtà Israele non ha nessun obbligo preciso di ritirarsi, perchè l'ONU stesso ha vincolato il ritiro ad una precisa condizione:il rispetto da parte della controparte araba delle condizioni che agevolano la pace. E' chiaro che finchè continua il terrorismo, Israele non potrà mai ritirarsi, perchè metterebbe in pericolo se stesso.

 
Alle 2 maggio 2011 alle ore 10:41 , Blogger vichi ha detto...

Diciamo che è vero l'esatto contrario. Israele si rifiuta di ritirarsi dai territori occupati e impedisce il raggiungimento della pace, legittimando la resistenza popolare all'occupazione che altri chiamano "terrorismo"!

Vorrei ricordare che esiste un piano di pace saudita che prevede il ritiro di israele alle frontiere del 1949 e il riconoscimento di israele da parte di tutti gli stati arabi. Anche Hamas, in diverse dichiarazioni ufficiali, ha accettato il principio di un piano di pace basato sulla green line.

Israele, al contrario, già a priori dichiara di volersi tenere le colonie (o almeno i principali blocchi di esse), di voler tenere per sé l'intera città di Gerusalemme, di non voler sapere niente della questione dei profughi (la cui risoluzione è anch'essa richiesta dalla 242).

Chi, dunque, non vuole la pace e soprattutto gli oneri che ne derivano?

Per il resto, il sig. Wesker bizzarramente richiama il diritto internazionale quando è proprio tale diritto che considera irrimediabilmente illegali le colonie e il muro di separazione per come è stato costruito.

 

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