Reporter Senza Frontiere condanna l’arresto di 5 giornalisti a bordo delle navi della Freedom Waves to Gaza
Reporter Senza Frontiere condanna con fermezza l’arresto di cinque giornalisti che erano a bordo delle due imbarcazioni di solidarietà dirette a Gaza che la marina israeliana ha intercettato il 4 novembre per impedire che rompessero il blocco navale israeliano della Striscia di Gaza. Due dei giornalisti sono ancora detenuti. Il blocco è in vigore sin da quando Hamas ha preso il potere a Gaza.
Noleggiate in Turchia e battenti bandiera irlandese e canadese, le due imbarcazioni trasportavano forniture mediche destinate a Gaza. La marina israeliana le ha abbordate quando erano a 45 miglia nautiche dalle coste della Striscia di Gaza, ha arrestato tutte e 27 le persone a bordo, compresi i cinque giornalisti, e le ha condotte al centro di detenzione di Givon.
I cinque giornalisti sono Lina Attalah dell’edizione inglese del quotidiano egiziano Al-Masry Al-Youm, Casey Kauffman di Al-Jazeera English, Ayman Al-Zubair di Al-Jazeera, Jihan Hafiz del newyorchese Democracy Now! e Hassan Ghani di Press Tv, la stazione televisiva di news in lingua inglese del governo iraniano.
Tre dei giornalisti, Attalah, Kauffman e Al-Zubair, sono stati espulsi da Israele il giorno successivo. Nessuna delle attrezzature della Attalah, che erano state sequestrate dalla marina israeliana, le è stata restituita. Hafiz, cittadina americana, e Ghani, inglese, sono ancora detenuti.
Le autorità israeliane hanno chiesto ai giornalisti di firmare un documento in ebraico in cui riconoscevano di essere entrati in Israele illegalmente e veniva proibito loro di ritornare per i prossimi dieci anni. Reporter Senza Frontiere ha appreso che i funzionari militari hanno fatto pressione sui giornalisti affinché firmassero il documento. La Hafiz, a quanto si riferisce, ha rifiutato di firmare, affermando di aver bisogno di una traduzione in arabo o in inglese, che non è stata fornita.
Reporter Senza Frontiere è particolarmente preoccupata per la sorte di Ghani dell’iraniana Press Tv. Secondo gli altri giornalisti, è stato subito separato dagli altri detenuti e non è disponibile nessuna informazione sul luogo in cui attualmente è detenuto né sul suo stato. Egli era già stato arrestato nel maggio del 2010 mentre seguiva un precedente tentativo di raggiungere Gaza da parte di una flottiglia di solidarietà.
Reporter Senza Frontiere chiede alle autorità israeliane di rilasciare immediatamente la Hafiz e Ghani e di restituire tutte le attrezzature confiscate ai cinque giornalisti, che stavano soltanto seguendo un’operazione umanitaria nella loro qualità di reporter.
Lo scorso agosto, le autorità israeliane riuscirono ad impedire ad una flottiglia di solidarietà, che avrebbe dovuto avere dei giornalisti a bordo, di imbarcarli. Il capo dell’ufficio stampa del governo israeliano il 26 giugno aveva dichiarato che tutti i giornalisti in viaggio sulle imbarcazioni dirette a Gaza sarebbero stati trattati come se avessero deliberatamente violato la legge israeliana e ad essi sarebbe stato vietato l’ingresso in Israele per dieci anni. Questo annuncio causò tali proteste che il primo ministro israeliano, il giorno successivo, dichiarò che sarebbe stato riesaminato.
L’uso della forza da parte dell’esercito israeliano per intercettare nel maggio del 2010 una grande “Freedom Flotilla” diretta a Gaza causò l’uccisione di 9 passeggeri e il ferimento di altri 36. Le autorità israeliane imposero un blackout temporaneo delle informazioni sulle vittime e sul loro trasferimento negli ospedali israeliani. Più di 60 giornalisti a bordo della flottiglia furono arrestati, portati in Israele e infine espulsi. Le loro attrezzature vennero confiscate e molti di essi ancora aspettano che gli vengano restituite.
Due giornalisti di Al-Jazeera a bordo della “Spirit of Humanity”, un’imbarcazione noleggiata dall’organizzazione per i diritti umani Free Gaza nel giugno del 2009 per portare aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, furono arrestati quando l’imbarcazione venne intercettata dalla marina israeliana. Essi vennero espulsi da Israele pochi giorni dopo.
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