13 settembre 2004

Ennesima condanna targata Onu contro Israele.

Ancora una volta l'Onu - per bocca del Coordinatore Speciale per il processo di pace in Medio Oriente Terje Roed-Larsen - ha condannato Israele, questa volta per la recente operazione militare condotta dal suo esercito nella Striscia di Gaza durante lo scorso fine settimana.
Bisogna ricordare, infatti, che soltanto sabato scorso l'esercito israeliano ha lasciato le sue posizioni nel nord della Striscia, al termine di una operazione durata quattro giorni e che ha portato all'uccisione di otto Palestinesi ed al ferimento di altri 50.
Nel corso di quest'ultimo raid, svoltosi principalmente a Jabalya e a Beit Lahia, le truppe israeliane si sono macchiate dell'assassinio di un bambino di 9 anni, Munir Dages, ucciso mentre cercava di rientrare in casa del nonno.
In un separato incidente a Ramallah, inoltre, una jeep dell'Idf ha investito e ucciso un giovane Palestinese di 16 anni; l'incidente, particolarmente cruento, è stato ripreso da al Jazeera, che ha mostrato il video in cui si vede la jeep passare per due volte sul cadavere del giovane prima di allontanarsi.
Terje Roed-Larsen, in un comunicato, ha espresso le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime, ed ha richiamato Israele "a rispettare i suoi obblighi derivanti dal diritto umanitario internazionale di evitare l'uso sproporzionato della forza in aree densamente popolate e di proteggere la popolazione civile".
Sono circa 600 i civili Palestinesi minori di 18 anni uccisi dall'esercito israeliano a partire dall'inizio della seconda Intifada, e la giustificazione di Israele è sempre la stessa: si tratta di deprecabili "danni collaterali" della lotta contro il terrorismo.
Ma quanto il "danno collaterale" viene reiterato, quando l'uccisione di bambini diviene una triste "prassi", quando l'uso di armamenti pesanti (tank, elicotteri armati di missili, artiglieria) in centri urbani densamente popolati rende inevitabile il coinvolgimento negli scontri e l'uccisione di civili inermi, allora questa "giustificazione" non è più accettabile, e il "danno collaterale" va chiamato con il suo nome: assassinio!

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