15 novembre 2005

Polizia assassina.

Mercoledì 9 novembre la polizia israeliana stava conducendo un’operazione nel villaggio di Issawiya, a Gerusalemme Est; poliziotti dell’unità Lavi, in particolare, ricercavano un abitante del villaggio, Walid Dari, sospettato di aver scassinato un’autovettura nel quartiere di French Hill.
Nel corso dell’operazione, è intervenuto lo zio del ricercato, Samir Rivhi Dari, palestinese 36enne titolare di un’azienda di trasporti, il quale, appena saputo dell’arresto del nipote, è subito accorso sul posto per cercare di aiutarlo e chiedere ai poliziotti le ragioni del suo arresto.
A questo punto le versioni divergono: i poliziotti israeliani hanno sostenuto di aver sparato a Samir Davi perché questi aveva tentato di investirli con la propria auto, mentre vari testimoni oculari hanno da subito affermato che questa versione era falsa, e che il Palestinese era stato assassinato senza alcun motivo.
Successive indagini ufficiali hanno rivelato che la versione fornita dalla polizia israeliana era assolutamente menzognera: Samir Davi non era nella macchina al momento della sua uccisione, e l’autopsia ha mostrato che la sua morte è stata causata da un colpo di pistola alla schiena.
Un alto ufficiale del Dipartimento Indagini della polizia israeliana ha affermato: “La sparatoria ha avuto luogo apparentemente in circostanze ingiustificate”.
Adesso l’ufficiale di polizia responsabile dell’assassinio di Samir Davi rischia di essere incriminato, e tuttavia i familiari del Palestinese ucciso sono alquanto scettici.
E’ di circa un mese fa, infatti, la notizia che nessuno degli ufficiali di polizia coinvolti negli incidenti del settembre del 2000, in cui persero la vita 13 Arabi, sarà ufficialmente incriminato, e le autorità israeliane, dunque, devono ancora fornire la prova di essere capaci di indagare, e condannare, anche appartenenti al corpo di polizia responsabili di tali crimini.
Nel riportare la notizia, in un primo momento, il quotidiano Ha’aretz, nella sua versione on line, aveva titolato “Palestinesi lanciano due bombe incendiarie all’entrata dell’Ospedale Hadassah a Gerusalemme”, riferendosi agli scontri che hanno seguito l’assassinio di Samir Davi.
La notizia principale da evidenziare nel titolo non era dunque l’assassinio di un Palestinese per mano della polizia israeliana, ma il fatto che, nel corso delle successive manifestazioni di protesta, i Palestinesi avessero tirato due bombe incendiarie!
Davvero una lezione di giornalismo, chapeau!

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1 Commenti:

Alle 16 novembre 2005 alle ore 00:51 , Anonymous Anonimo ha detto...

Contraccambio l'onore dell'ospitalità come pensavo gia subito di fare.
Oltre a James ricordiamo anche il nostro Raffaele Ciriello, fotografo free-lance ucciso a Ramallah,
più o meno stesse modalità di esecuzione.

Non retrocediamo di un passo sulla nostra sete di giustizia,
la nostra è una missione, una vocazione, una prova di fede verso i valori di libertà, di autodeterminazione,
un gesto di solidarietà verso un popolo troppo spesso dimenticato,
lasciato a se stesso in balia della macchina della morte israeliana.

respect to you Vichi!

 

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