Israele, lo Stato "canaglia".
Un gentile interlocutore di un gruppo di discussione (alon_moradi@msn.com), in risposta al mio post Un sondaggio "mirato", mi ha scritto: “Per fortuna le tue cagate le puoi raccontare solo qui dentro, da altre parti una scarica di calci nel culo non te la toglierebbe nessuno; neanche una parola sui razzi (centinaia) lanciati dai cosiddetti uomini di Hamas su Israele. Noi ci occuperemo di questi maiali con o senza il tuo consenso. Bravo pirla”.
A parte la profondità concettuale dello scritto e la sorprendente somiglianza delle parole usate con quelle utilizzate da George Bush nel suo colloquio confidenziale con Blair al recente G8 di San Pietroburgo, il contenuto di questa e-mail si ricollega ad una argomentazione molto popolare e cara agli Israeliani (e ai loro sostenitori in tutto il mondo), che più o meno suona così: “Voi ci criticate, deplorate l’uso eccessivo e sproporzionato della forza da parte di Israele, ma noi siamo sotto attacco. Noi vorremmo vivere in pace e sicurezza, lo prova il ritiro del nostro esercito e dei coloni dalla Striscia di Gaza, ma i Palestinesi, per contraccambio, lanciano sul nostro territorio i razzi Qassam e, inoltre, hanno rapito un nostro soldato, e dunque abbiamo il diritto di difenderci”.
E questo l’argomento dell’ottimo articolo (come sempre) di Gideon Levy su Ha'aretz, dal significativo titolo “Who started?”, a cui rimando per l’efficacia e la sinteticità delle argomentazioni, limitandomi ad aggiungere solo qualche ulteriore riflessione.
1) I razzi Qassam sono dei razzi artigianali, assolutamente privi di guida e poco più pericolosi di un fuoco d’artificio.
Nel corso del 2006, queste armi rudimentali non hanno provocato nessun caduto israeliano ma solo alcuni feriti, di cui uno solo in maniera grave; durante l’intero periodo della seconda Intifada i morti israeliani causati dai razzi Qassam sono stati in totale cinque.
Di contro, secondo il rapporto dell’Office for The Coordination of the Humanitarian Affairs (OCHA) datato 21 giugno 2006, solo nel periodo compreso tra il 9 e il 21 giugno di quest’anno – e solo nella Striscia di Gaza - i bombardamenti dell’artiglieria e i raid aerei israeliani hanno causato ben 32 morti e 91 feriti tra la popolazione palestinese; dieci dei Palestinesi uccisi erano bambini, di cui sei di età inferiore ai cinque anni.
Sempre secondo l’OCHA – un organismo dell’Onu – nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 20 giugno 2006, i Qassam sparati contro il territorio israeliano sono stati 896, contrapposti agli 8.380 colpi di artiglieria sparati da Tsahal contro la Striscia di Gaza e ai 142 raid aerei condotti dall’aviazione israeliana all’interno della stessa, con gli esiti letali che abbiamo visto.
A ciò aggiungasi che, a seguito di una decisione politica del Governo israeliano, la distanza di sicurezza tra gli obiettivi da bombardare e gli insediamenti di civile abitazione è stata ridotta da trecento a cento metri (vedi qui), rendendo sistematico e consapevole il coinvolgimento e l’uccisione di civili innocenti nei bombardamenti, il che costituisce – a giudizio di chi scrive – un vero e proprio crimine contro l’umanità.
Come possa parlarsi, in questo caso, di “diritto all’autodifesa” da parte di Israele non si riesce proprio a capirlo, dato che l’evidenza dei numeri mostra piuttosto il bombardamento indiscriminato dei Territori occupati e il massacro della popolazione civile palestinese, cui si contrappone una disperata quanto inutile risposta con dei razzetti che quasi non fanno male ad una mosca.
2) Il massacro in atto nella Striscia di Gaza che va avanti dal 28 giugno, secondo quanto sostiene Israele, è motivato non solo dall’obiettivo di interrompere il lancio di razzi Qassam contro Israele, ma nasce anche come risposta all’atto “terroristico” del 25 giugno, durante il quale Hamas ha osato “rapire” un soldato israeliano, attualmente tenuto in ostaggio in territorio palestinese.
Facciamo dunque un passo indietro.
Domenica 25 giugno, intorno alle 5:30 della mattina, un commando di Palestinesi, appartenenti ad Hamas, ai Comitati di Resistenza Popolare e a un nuovo gruppo denominato Jish al-Islam, ha attaccato un avamposto dell’Idf nei pressi del Kibbutz di Kerem Shalom, circa 300 metri in territorio israeliano, cogliendo una delle più significative vittorie contro Tsahal degli ultimi anni.
I Palestinesi, infatti, si presume in numero di otto, sono riusciti a penetrare in territorio israeliano attraverso un tunnel lungo circa un chilometro e, sbucati dietro la postazione israeliana, sono riusciti a distruggere un carro armato ed un altro veicolo corazzato, uccidendo due soldati israeliani e ferendone altri quattro, di cui uno, il 19enne Gilad Shalit, è stato catturato e portato nella Striscia di Gaza per essere utilizzato in uno scambio di prigionieri.
Dei militanti palestinesi, due sono morti durante l’azione, mentre gli altri sei, in apparenza incolumi, sono riusciti a rientrare in territorio palestinese.
Secondo i vertici militari e politici israeliani, l’attacco palestinese avvenuto nei pressi di Kerem Shalom sarebbe stato un “atto di terrorismo”.
E’ questa l’opinione del Capo di Stato Maggiore israeliano Dan Halutz, ed è, soprattutto, questa l’opinione del premier Olmert il quale - in un discorso tenuto il lunedì successivo alla convention della Jewish Agency - ha dichiarato di considerare “l’Autorità palestinese, guidata da Abbas e dal Governo palestinese, responsabile per l’atto di terrorismo avvenuto ieri … con tutto quello che ciò implica”.
Secondo Olmert, Israele si è completamente ritirato dalla Striscia di Gaza lo scorso anno, e dunque l’attacco è avvenuto “in territorio riconosciuto da tutto il mondo come Stato di Israele”.
Ma si tratta, a ben vedere, di un argomentazione priva di senso.
Nonostante il ritiro unilaterale da Gaza nel 2005, Israele ha ancora lo status di “potenza occupante” della Striscia, secondo quanto previsto dalla Quarta Convenzione di Ginevra, in quanto ha il totale controllo dei suoi confini terrestri e marittimi, dello spazio aereo, dell’accesso e movimento da e per Gaza, della raccolta delle imposte e delle tasse (in atto illegalmente trattenute), dei registri della popolazione, dell’intera economia di Gaza.
L’esercito israeliano, inoltre, si è ritirato dalla Striscia di Gaza, ma continua ad essere ben presente nel West Bank come forza di occupazione illegale, brutale ed assassina, al pari dei suoi coloni che, altrettanto illegalmente, occupano vaste porzioni di terra palestinese al riparo di un muro “difensivo” che la comunità internazionale ha ritenuto illegittimo, e di cui ha chiesto ufficialmente la distruzione.
Ma, all’interno della stessa Striscia di Gaza, l’esercito israeliano continua a porre in essere azioni belliche (rectius, crimini di guerra ai danni della popolazione civile) mediante bombardamenti d’artiglieria indiscriminati, raid aerei “mirati”, creazione delle cd. "killing zones" a ridosso della frontiera, uso punitivo delle cd. “sonic bombs”, chiusura dei valichi di frontiera, ed altro ancora.
I soldati israeliani, in quanto appartenenti ad un esercito di occupazione, sono pertanto dei legittimi targets per le azioni palestinesi, e l’attacco nei pressi di Kerem Shalom – lungi dal poter essere considerato un atto di terrorismo – costituisce invece una classica azione di guerriglia, in cui un piccolo gruppo di assaltatori ha sorpreso le truppe di élite israeliane, cogliendo un notevole successo militare al prezzo di perdite relativamente contenute.
Nessun esponente di governo occidentale, né i media di regime, si sono peraltro presi la briga di ricordare che i militanti palestinesi, qualora l’avessero voluto, avrebbero potuto tranquillamente infiltrarsi nel vicino Kibbutz e far strage di civili, ed invece hanno correttamente rivolto la loro azione ad un obiettivo militare.
Le dichiarazioni di Olmert sono dunque assolutamente strumentali e propagandistiche, ma ancor più stupefacenti (e preoccupanti) sono state le frasi pronunciate subito dopo: “fino ad oggi le nostre risposte sono state moderate, (ora) non più”.
Dunque, fino al 25 giugno, i raid israeliani nel West Bank e, soprattutto, a Gaza sarebbero stati delle semplici “risposte”, e per giunta “moderate”, una roba da non credere!
Tra il 29 marzo e il 27 giugno – solo nella Striscia di Gaza – Israele aveva condotto 112 raid aerei e sparato 4.751 colpi di artiglieria, mentre dal 3 maggio al 27 giugno Tsahal aveva ucciso 65 Palestinesi, di cui almeno 34 civili, e tra questi ultimi 12 bambini e 5 donne.
Se questa, dunque, era stata la “moderazione” israeliana, era chiaro che con l’offensiva del 28 giugno, che dura tutt’ora, le cose sarebbero andate molto peggio.
E, difatti, come ha risposto Israele all’attacco di Kerem Shalom, un attacco contro un legittimo obiettivo militare, e alla cattura di un proprio soldato, peraltro ammessa dal diritto umanitario internazionale (che richiede soltanto che i prigionieri siano trattati con umanità)?
Ha risposto con una offensiva senza precedenti all’interno della Striscia di Gaza, e con una serie impressionante di crimini di guerra e di punizioni collettive che né i Governi occidentali né la “libera” stampa hanno dato segno anche solo di aver notato; in particolare, l’esercito israeliano:
- nel periodo 28 giugno - 3 luglio ha sparato 590 colpi d’artiglieria;
- nel periodo 28 giugno – 12 luglio ha condotto 120 raid aerei;
- il 28 giugno ha distrutto l’unica centrale elettrica di Gaza, costringendo gli abitanti della Striscia a ricevere corrente elettrica solo sporadicamente, in atto per 6-8 ore al giorno; per riparare la centrale elettrica occorreranno, oltre a svariati milioni di dollari, almeno 6 mesi di tempo;
- ha gravemente danneggiato il sistema dei rifornimenti idrici ed il sistema fognario, in conseguenza sia dei bombardamenti, sia della mancanza di elettricità, sia del passaggio dei veicoli corazzati di Tsahal; attualmente, i Palestinesi della Striscia ricevono acqua per non più di 2-3 ore al giorno;
- ha quasi completamente interrotto il rifornimento di carburanti per i veicoli presenti nella Striscia, con il risultato, tra l’altro, che dal 9 di luglio la municipalità di Gaza ha interrotto il ritiro dei rifiuti urbani, con quali conseguenze di ordine igienico e sanitario si può facilmente immaginare;
- ha distrutto i tre ponti e la strada principale che collegano il nord, il centro e il sud della Striscia, tagliandola virtualmente in tre tronconi;
- ha praticamente sigillato i confini della Striscia di Gaza, impedendo l’afflusso di cibo, medicinali, rifornimenti umanitari a partire dal 7 luglio;
- ha bloccato completamente il valico di Rafah, impedendo il transito da e per l’Egitto anche ai malati e ai bisognosi di cure mediche; il risultato è che, dal 28 giugno a oggi, ben 8 Palestinesi sono morti per mancanza di adeguate cure mediche, e tra essi la 19enne Muna Ismail, reduce da un intervento chirurgico in Egitto, e Hamza Abu Taleb, un bambino di soli 18 mesi;
- ha arrestato (o meglio, “rapito”, per usare la terminologia cara agli Israeliani) 27 membri del Consiglio Legislativo Palestinese e 8 membri del legittimo Governo di Hamas, tutt’ora illegalmente detenuti;
- ha ripreso la pratica delle cd. “sonic bombs”, le ripetute rotture del muro del suono da parte dei jet della Iaf, soprattutto nelle ore notturne, che costituiscono una pratica vietata dal diritto umanitario;
- ha distrutto vari edifici governativi, scuole, pubbliche istituzioni, bersagli dal valore militare assolutamente nullo, causando nel contempo gravi danni alle costruzioni civili circostanti e causando numerosi feriti tra la popolazione civile.
Ma, soprattutto, Israele ha risposto dando il via ad un massacro senza precedenti, che fa impallidire il ricordo dei fatti di Jenin, uccidendo in totale 102 Palestinesi e ferendone almeno 254 (statistiche rilevabili dal sito web della Mezzaluna rossa, aggiornati al 17 luglio); solo nella Striscia di Gaza, a partire dal 25 giugno, Tsahal ha massacrato 89 Palestinesi, di cui 44 civili: tra questi ultimi, si contano 19 bambini, 3 donne, 3 disabili.
Risulta, peraltro, quasi impossibile dar conto di tutte le uccisioni illegali e dei crimini di guerra commessi da Israele in questo periodo, e dunque ci limiteremo a riportare tre dei fatti più gravi e sanguinosi.
Sabato, 8 luglio, verso sera, un missile lanciato dall’aviazione israeliana cade nel giardino della casa della famiglia Hajjaj, situata a 800 metri circa dal confine con Israele, proprio mentre tutta la famiglia è riunita fuori per un barbecue: muoiono così una povera donna palestinese, la 42enneAmmouna Hajjaj e due dei suoi figli, Rawan e Mohammed, rispettivamente di 6 e 20 anni, mentre altri cinque membri della famiglia rimangono feriti.
Lunedì, 10 luglio, intorno alle 19:00, un aereo israeliano lancia un missile contro un gruppo di ragazzi che giocavano nel campetto di calcio della loro scuola a Beit Hanoun: muoiono così, letteralmente fatti a pezzi, tre 16enni palestinesi, Mahfouth Nuseir, Ahmad Abu Amsha e Ahmad Fathi Shabat, mentre un loro coetaneo rimane gravemente ferito.
Mercoledì 12 luglio, verso le quattro della mattina, l’aviazione israeliana sgancia una bomba da 250 kg. contro un edificio di tre piani situato nel quartiere Sheikh Radwan di Gaza City, nel tentativo di uccidere il capo dell’ala militare di Hamas Mohammed Deif, che però rimane solo lievemente ferito.
In compenso, a morire ci pensano i coniugi Awad e Nabil Abu Salmeya e sette dei loro figli, Nasrallah, 4 anni, Aya, 7 anni, Yihya, 9 anni, Ayman, 12 anni, Huda, 14 anni, Sumayah, 16 anni, Basma, 17 anni; in aggiunta, almeno altri 34 civili sono rimasti feriti, tra cui 6 donne e 5 bambini, nel corso di un’azione criminale e sanguinosa, che ci riporta indietro al tempo dell’assassinio di Salah Shehadeh
3) Cosa abbia a che fare tutto questo - questi massacri, questi crimini contro l’umanità, questa brutalità e ferocia davvero spaventose – con il “diritto all’autodifesa” da parte di Israele davvero non sappiamo spiegarcelo.
In soli 20 giorni, lo ripetiamo, dal 28 giugno al 17 luglio, l’esercito israeliano ha ucciso ben 102 Palestinesi e ne ha feriti almeno 254, e qui in Italia addirittura c’è chi pensa di organizzare veglie a sostegno di Israele!
E c’è da dolersi, in proposito, che a queste manifestazioni propagandistiche partecipino anche esponenti della sinistra, da Fassino a Veltroni, non si capisce se per ignoranza dei fatti, superficialità o cinico calcolo politico.
Passino le comunità ebraiche italiane, che continuano a blaterare di un fantomatico risorgente antisemitismo e con questo argomento vorrebbero tacitare ogni minima critica ad Israele, passi la posizione dei radicali e di Emma Bonino, la cui analisi politica somiglia in maniera impressionante a quella del Ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni, ma cosa fa la sinistra italiana per difendere i nostri fratelli palestinesi massacrati dallo spaventoso arsenale bellico israeliano?
La cd. “equivicinanza” – ovvero il classico dare un colpo alla botte ed uno al timpagno – non basta più, non è più tempo delle dichiarazioni misurate con il bilancino mentre la gente muore, e tra essi donne e bambini indifesi.
Per una volta tanto, l’analisi più onesta e aderente alla verità proviene dalla Santa Sede, con il Papa Benedetto XVI che denuncia le oggettive violazioni del diritto e della giustizia che stanno alla base del disastro umanitario in Terrasanta.
Ancora oggi l’Osservatore romano denuncia che il comunicato finale del G8 – che condanna Hamas (e gli Hezbollah) limitandosi a chiedere “moderazione” ad Israele - è troppo sbilanciato in favore di quest’ultimo; è sbagliato, prosegue l’Osservatore, porre come priorità assoluta il rilascio dei soldati israeliani “rapiti” e solo dopo l’invito a Israele a moderare la propria risposta militare, così come è tragico e sbagliato rinunciare ad imporre un cessate il fuoco umanitario immediato.
Ma la vera questione è un’altra.
Ricordo un bellissimo articolo di Adri Nieuwhof, un ex ambasciatore olandese, che argutamente faceva osservare come Israele rientri perfettamente nella fattispecie di Stato “canaglia” delineata dall’Amministrazione americana, in quanto è un Paese che possiede armi di distruzione di massa illegali, opprime intere popolazioni, pratica la tortura, mantiene un gran numero di civili in detenzione spesso illegale ed arbitraria, pratica l’assassinio al di fuori dei propri confini.
Il vero è che Israele oggi è la sola potenza coloniale occupante che sia rimasta, una potenza coloniale brutale, feroce ed oppressiva, la cui condotta è eticamente indifendibile e le cui azioni nei Territori occupati violano quotidianamente le più basilari norme del diritto umanitario internazionale.
A parte la profondità concettuale dello scritto e la sorprendente somiglianza delle parole usate con quelle utilizzate da George Bush nel suo colloquio confidenziale con Blair al recente G8 di San Pietroburgo, il contenuto di questa e-mail si ricollega ad una argomentazione molto popolare e cara agli Israeliani (e ai loro sostenitori in tutto il mondo), che più o meno suona così: “Voi ci criticate, deplorate l’uso eccessivo e sproporzionato della forza da parte di Israele, ma noi siamo sotto attacco. Noi vorremmo vivere in pace e sicurezza, lo prova il ritiro del nostro esercito e dei coloni dalla Striscia di Gaza, ma i Palestinesi, per contraccambio, lanciano sul nostro territorio i razzi Qassam e, inoltre, hanno rapito un nostro soldato, e dunque abbiamo il diritto di difenderci”.
E questo l’argomento dell’ottimo articolo (come sempre) di Gideon Levy su Ha'aretz, dal significativo titolo “Who started?”, a cui rimando per l’efficacia e la sinteticità delle argomentazioni, limitandomi ad aggiungere solo qualche ulteriore riflessione.
1) I razzi Qassam sono dei razzi artigianali, assolutamente privi di guida e poco più pericolosi di un fuoco d’artificio.
Nel corso del 2006, queste armi rudimentali non hanno provocato nessun caduto israeliano ma solo alcuni feriti, di cui uno solo in maniera grave; durante l’intero periodo della seconda Intifada i morti israeliani causati dai razzi Qassam sono stati in totale cinque.
Di contro, secondo il rapporto dell’Office for The Coordination of the Humanitarian Affairs (OCHA) datato 21 giugno 2006, solo nel periodo compreso tra il 9 e il 21 giugno di quest’anno – e solo nella Striscia di Gaza - i bombardamenti dell’artiglieria e i raid aerei israeliani hanno causato ben 32 morti e 91 feriti tra la popolazione palestinese; dieci dei Palestinesi uccisi erano bambini, di cui sei di età inferiore ai cinque anni.
Sempre secondo l’OCHA – un organismo dell’Onu – nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 20 giugno 2006, i Qassam sparati contro il territorio israeliano sono stati 896, contrapposti agli 8.380 colpi di artiglieria sparati da Tsahal contro la Striscia di Gaza e ai 142 raid aerei condotti dall’aviazione israeliana all’interno della stessa, con gli esiti letali che abbiamo visto.
A ciò aggiungasi che, a seguito di una decisione politica del Governo israeliano, la distanza di sicurezza tra gli obiettivi da bombardare e gli insediamenti di civile abitazione è stata ridotta da trecento a cento metri (vedi qui), rendendo sistematico e consapevole il coinvolgimento e l’uccisione di civili innocenti nei bombardamenti, il che costituisce – a giudizio di chi scrive – un vero e proprio crimine contro l’umanità.
Come possa parlarsi, in questo caso, di “diritto all’autodifesa” da parte di Israele non si riesce proprio a capirlo, dato che l’evidenza dei numeri mostra piuttosto il bombardamento indiscriminato dei Territori occupati e il massacro della popolazione civile palestinese, cui si contrappone una disperata quanto inutile risposta con dei razzetti che quasi non fanno male ad una mosca.
2) Il massacro in atto nella Striscia di Gaza che va avanti dal 28 giugno, secondo quanto sostiene Israele, è motivato non solo dall’obiettivo di interrompere il lancio di razzi Qassam contro Israele, ma nasce anche come risposta all’atto “terroristico” del 25 giugno, durante il quale Hamas ha osato “rapire” un soldato israeliano, attualmente tenuto in ostaggio in territorio palestinese.
Facciamo dunque un passo indietro.
Domenica 25 giugno, intorno alle 5:30 della mattina, un commando di Palestinesi, appartenenti ad Hamas, ai Comitati di Resistenza Popolare e a un nuovo gruppo denominato Jish al-Islam, ha attaccato un avamposto dell’Idf nei pressi del Kibbutz di Kerem Shalom, circa 300 metri in territorio israeliano, cogliendo una delle più significative vittorie contro Tsahal degli ultimi anni.
I Palestinesi, infatti, si presume in numero di otto, sono riusciti a penetrare in territorio israeliano attraverso un tunnel lungo circa un chilometro e, sbucati dietro la postazione israeliana, sono riusciti a distruggere un carro armato ed un altro veicolo corazzato, uccidendo due soldati israeliani e ferendone altri quattro, di cui uno, il 19enne Gilad Shalit, è stato catturato e portato nella Striscia di Gaza per essere utilizzato in uno scambio di prigionieri.
Dei militanti palestinesi, due sono morti durante l’azione, mentre gli altri sei, in apparenza incolumi, sono riusciti a rientrare in territorio palestinese.
Secondo i vertici militari e politici israeliani, l’attacco palestinese avvenuto nei pressi di Kerem Shalom sarebbe stato un “atto di terrorismo”.
E’ questa l’opinione del Capo di Stato Maggiore israeliano Dan Halutz, ed è, soprattutto, questa l’opinione del premier Olmert il quale - in un discorso tenuto il lunedì successivo alla convention della Jewish Agency - ha dichiarato di considerare “l’Autorità palestinese, guidata da Abbas e dal Governo palestinese, responsabile per l’atto di terrorismo avvenuto ieri … con tutto quello che ciò implica”.
Secondo Olmert, Israele si è completamente ritirato dalla Striscia di Gaza lo scorso anno, e dunque l’attacco è avvenuto “in territorio riconosciuto da tutto il mondo come Stato di Israele”.
Ma si tratta, a ben vedere, di un argomentazione priva di senso.
Nonostante il ritiro unilaterale da Gaza nel 2005, Israele ha ancora lo status di “potenza occupante” della Striscia, secondo quanto previsto dalla Quarta Convenzione di Ginevra, in quanto ha il totale controllo dei suoi confini terrestri e marittimi, dello spazio aereo, dell’accesso e movimento da e per Gaza, della raccolta delle imposte e delle tasse (in atto illegalmente trattenute), dei registri della popolazione, dell’intera economia di Gaza.
L’esercito israeliano, inoltre, si è ritirato dalla Striscia di Gaza, ma continua ad essere ben presente nel West Bank come forza di occupazione illegale, brutale ed assassina, al pari dei suoi coloni che, altrettanto illegalmente, occupano vaste porzioni di terra palestinese al riparo di un muro “difensivo” che la comunità internazionale ha ritenuto illegittimo, e di cui ha chiesto ufficialmente la distruzione.
Ma, all’interno della stessa Striscia di Gaza, l’esercito israeliano continua a porre in essere azioni belliche (rectius, crimini di guerra ai danni della popolazione civile) mediante bombardamenti d’artiglieria indiscriminati, raid aerei “mirati”, creazione delle cd. "killing zones" a ridosso della frontiera, uso punitivo delle cd. “sonic bombs”, chiusura dei valichi di frontiera, ed altro ancora.
I soldati israeliani, in quanto appartenenti ad un esercito di occupazione, sono pertanto dei legittimi targets per le azioni palestinesi, e l’attacco nei pressi di Kerem Shalom – lungi dal poter essere considerato un atto di terrorismo – costituisce invece una classica azione di guerriglia, in cui un piccolo gruppo di assaltatori ha sorpreso le truppe di élite israeliane, cogliendo un notevole successo militare al prezzo di perdite relativamente contenute.
Nessun esponente di governo occidentale, né i media di regime, si sono peraltro presi la briga di ricordare che i militanti palestinesi, qualora l’avessero voluto, avrebbero potuto tranquillamente infiltrarsi nel vicino Kibbutz e far strage di civili, ed invece hanno correttamente rivolto la loro azione ad un obiettivo militare.
Le dichiarazioni di Olmert sono dunque assolutamente strumentali e propagandistiche, ma ancor più stupefacenti (e preoccupanti) sono state le frasi pronunciate subito dopo: “fino ad oggi le nostre risposte sono state moderate, (ora) non più”.
Dunque, fino al 25 giugno, i raid israeliani nel West Bank e, soprattutto, a Gaza sarebbero stati delle semplici “risposte”, e per giunta “moderate”, una roba da non credere!
Tra il 29 marzo e il 27 giugno – solo nella Striscia di Gaza – Israele aveva condotto 112 raid aerei e sparato 4.751 colpi di artiglieria, mentre dal 3 maggio al 27 giugno Tsahal aveva ucciso 65 Palestinesi, di cui almeno 34 civili, e tra questi ultimi 12 bambini e 5 donne.
Se questa, dunque, era stata la “moderazione” israeliana, era chiaro che con l’offensiva del 28 giugno, che dura tutt’ora, le cose sarebbero andate molto peggio.
E, difatti, come ha risposto Israele all’attacco di Kerem Shalom, un attacco contro un legittimo obiettivo militare, e alla cattura di un proprio soldato, peraltro ammessa dal diritto umanitario internazionale (che richiede soltanto che i prigionieri siano trattati con umanità)?
Ha risposto con una offensiva senza precedenti all’interno della Striscia di Gaza, e con una serie impressionante di crimini di guerra e di punizioni collettive che né i Governi occidentali né la “libera” stampa hanno dato segno anche solo di aver notato; in particolare, l’esercito israeliano:
- nel periodo 28 giugno - 3 luglio ha sparato 590 colpi d’artiglieria;
- nel periodo 28 giugno – 12 luglio ha condotto 120 raid aerei;
- il 28 giugno ha distrutto l’unica centrale elettrica di Gaza, costringendo gli abitanti della Striscia a ricevere corrente elettrica solo sporadicamente, in atto per 6-8 ore al giorno; per riparare la centrale elettrica occorreranno, oltre a svariati milioni di dollari, almeno 6 mesi di tempo;
- ha gravemente danneggiato il sistema dei rifornimenti idrici ed il sistema fognario, in conseguenza sia dei bombardamenti, sia della mancanza di elettricità, sia del passaggio dei veicoli corazzati di Tsahal; attualmente, i Palestinesi della Striscia ricevono acqua per non più di 2-3 ore al giorno;
- ha quasi completamente interrotto il rifornimento di carburanti per i veicoli presenti nella Striscia, con il risultato, tra l’altro, che dal 9 di luglio la municipalità di Gaza ha interrotto il ritiro dei rifiuti urbani, con quali conseguenze di ordine igienico e sanitario si può facilmente immaginare;
- ha distrutto i tre ponti e la strada principale che collegano il nord, il centro e il sud della Striscia, tagliandola virtualmente in tre tronconi;
- ha praticamente sigillato i confini della Striscia di Gaza, impedendo l’afflusso di cibo, medicinali, rifornimenti umanitari a partire dal 7 luglio;
- ha bloccato completamente il valico di Rafah, impedendo il transito da e per l’Egitto anche ai malati e ai bisognosi di cure mediche; il risultato è che, dal 28 giugno a oggi, ben 8 Palestinesi sono morti per mancanza di adeguate cure mediche, e tra essi la 19enne Muna Ismail, reduce da un intervento chirurgico in Egitto, e Hamza Abu Taleb, un bambino di soli 18 mesi;
- ha arrestato (o meglio, “rapito”, per usare la terminologia cara agli Israeliani) 27 membri del Consiglio Legislativo Palestinese e 8 membri del legittimo Governo di Hamas, tutt’ora illegalmente detenuti;
- ha ripreso la pratica delle cd. “sonic bombs”, le ripetute rotture del muro del suono da parte dei jet della Iaf, soprattutto nelle ore notturne, che costituiscono una pratica vietata dal diritto umanitario;
- ha distrutto vari edifici governativi, scuole, pubbliche istituzioni, bersagli dal valore militare assolutamente nullo, causando nel contempo gravi danni alle costruzioni civili circostanti e causando numerosi feriti tra la popolazione civile.
Ma, soprattutto, Israele ha risposto dando il via ad un massacro senza precedenti, che fa impallidire il ricordo dei fatti di Jenin, uccidendo in totale 102 Palestinesi e ferendone almeno 254 (statistiche rilevabili dal sito web della Mezzaluna rossa, aggiornati al 17 luglio); solo nella Striscia di Gaza, a partire dal 25 giugno, Tsahal ha massacrato 89 Palestinesi, di cui 44 civili: tra questi ultimi, si contano 19 bambini, 3 donne, 3 disabili.
Risulta, peraltro, quasi impossibile dar conto di tutte le uccisioni illegali e dei crimini di guerra commessi da Israele in questo periodo, e dunque ci limiteremo a riportare tre dei fatti più gravi e sanguinosi.
Sabato, 8 luglio, verso sera, un missile lanciato dall’aviazione israeliana cade nel giardino della casa della famiglia Hajjaj, situata a 800 metri circa dal confine con Israele, proprio mentre tutta la famiglia è riunita fuori per un barbecue: muoiono così una povera donna palestinese, la 42enneAmmouna Hajjaj e due dei suoi figli, Rawan e Mohammed, rispettivamente di 6 e 20 anni, mentre altri cinque membri della famiglia rimangono feriti.
Lunedì, 10 luglio, intorno alle 19:00, un aereo israeliano lancia un missile contro un gruppo di ragazzi che giocavano nel campetto di calcio della loro scuola a Beit Hanoun: muoiono così, letteralmente fatti a pezzi, tre 16enni palestinesi, Mahfouth Nuseir, Ahmad Abu Amsha e Ahmad Fathi Shabat, mentre un loro coetaneo rimane gravemente ferito.
Mercoledì 12 luglio, verso le quattro della mattina, l’aviazione israeliana sgancia una bomba da 250 kg. contro un edificio di tre piani situato nel quartiere Sheikh Radwan di Gaza City, nel tentativo di uccidere il capo dell’ala militare di Hamas Mohammed Deif, che però rimane solo lievemente ferito.
In compenso, a morire ci pensano i coniugi Awad e Nabil Abu Salmeya e sette dei loro figli, Nasrallah, 4 anni, Aya, 7 anni, Yihya, 9 anni, Ayman, 12 anni, Huda, 14 anni, Sumayah, 16 anni, Basma, 17 anni; in aggiunta, almeno altri 34 civili sono rimasti feriti, tra cui 6 donne e 5 bambini, nel corso di un’azione criminale e sanguinosa, che ci riporta indietro al tempo dell’assassinio di Salah Shehadeh
3) Cosa abbia a che fare tutto questo - questi massacri, questi crimini contro l’umanità, questa brutalità e ferocia davvero spaventose – con il “diritto all’autodifesa” da parte di Israele davvero non sappiamo spiegarcelo.
In soli 20 giorni, lo ripetiamo, dal 28 giugno al 17 luglio, l’esercito israeliano ha ucciso ben 102 Palestinesi e ne ha feriti almeno 254, e qui in Italia addirittura c’è chi pensa di organizzare veglie a sostegno di Israele!
E c’è da dolersi, in proposito, che a queste manifestazioni propagandistiche partecipino anche esponenti della sinistra, da Fassino a Veltroni, non si capisce se per ignoranza dei fatti, superficialità o cinico calcolo politico.
Passino le comunità ebraiche italiane, che continuano a blaterare di un fantomatico risorgente antisemitismo e con questo argomento vorrebbero tacitare ogni minima critica ad Israele, passi la posizione dei radicali e di Emma Bonino, la cui analisi politica somiglia in maniera impressionante a quella del Ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni, ma cosa fa la sinistra italiana per difendere i nostri fratelli palestinesi massacrati dallo spaventoso arsenale bellico israeliano?
La cd. “equivicinanza” – ovvero il classico dare un colpo alla botte ed uno al timpagno – non basta più, non è più tempo delle dichiarazioni misurate con il bilancino mentre la gente muore, e tra essi donne e bambini indifesi.
Per una volta tanto, l’analisi più onesta e aderente alla verità proviene dalla Santa Sede, con il Papa Benedetto XVI che denuncia le oggettive violazioni del diritto e della giustizia che stanno alla base del disastro umanitario in Terrasanta.
Ancora oggi l’Osservatore romano denuncia che il comunicato finale del G8 – che condanna Hamas (e gli Hezbollah) limitandosi a chiedere “moderazione” ad Israele - è troppo sbilanciato in favore di quest’ultimo; è sbagliato, prosegue l’Osservatore, porre come priorità assoluta il rilascio dei soldati israeliani “rapiti” e solo dopo l’invito a Israele a moderare la propria risposta militare, così come è tragico e sbagliato rinunciare ad imporre un cessate il fuoco umanitario immediato.
Ma la vera questione è un’altra.
Ricordo un bellissimo articolo di Adri Nieuwhof, un ex ambasciatore olandese, che argutamente faceva osservare come Israele rientri perfettamente nella fattispecie di Stato “canaglia” delineata dall’Amministrazione americana, in quanto è un Paese che possiede armi di distruzione di massa illegali, opprime intere popolazioni, pratica la tortura, mantiene un gran numero di civili in detenzione spesso illegale ed arbitraria, pratica l’assassinio al di fuori dei propri confini.
Il vero è che Israele oggi è la sola potenza coloniale occupante che sia rimasta, una potenza coloniale brutale, feroce ed oppressiva, la cui condotta è eticamente indifendibile e le cui azioni nei Territori occupati violano quotidianamente le più basilari norme del diritto umanitario internazionale.
Se la comunità internazionale non prenderà atto di questa semplice ed evidente realtà, adottando i provvedimenti conseguenti, ivi incluso il boicottaggio e l’isolamento politico ed economico nei confronti di Israele, la pace in Medio Oriente non farà nemmeno un passo in avanti ed anzi, come dimostrano i fatti di queste settimane, rischierà seriamente di farne molti all’indietro.
11 Commenti:
Quello che non capisco è cosa speri di ottenere Israele con questo atteggiamento. Non può pensare di andare avanti così in eterno solo perchè l'America è la mamma premurosa che stravede per il figlio e gli permette qualsiasi cosa. Mi sembra un colossale delirio di onnipotenza che, nella storia, è sempre finito con la sconfitta di chi ne era affetto.
Mi dispiace per coloro che in Israele si battono per la convivenza con i Palestinesi perchè hanno capito che l'unica via d'uscita è la pace. Non hanno alcuna voce in capitolo.
Paradossalmente pretendono di parlare per loro coloro che amano tanto Israele ma in fondo stanno bene altrove.
l'ipocrita autocommiserazione degli avvoltoi sionisti non fa altro che estremizzare verso simboli di un periodo buio e terribile anche i più moderati. ricomincio ad odiarli.
free palestina
ciao. Complimenti per il preziosissimo blog.
I dati sui qassam e sull'artglieria di Tsahal sono molto interessanti. Si possono trovare sul web?
Se sì, mi potresti dare il link (o altrimenti indicarmi la fonte da cui hai attinto tali dati)?
Ti ringrazio.
satyajit
NO ALL’AGGRESSIONE MILITARE ISRAELIANA CONTRO I POPOLI PALESTINESE E LIBANESE
IL PREMIER ISRAELIANO EHUD OLMERT E’ PERSONA NON GRADITA IN ITALIA
La mozione presentata e letta all’assemblea degli autoconvocati del 15 luglio scorso a Roma, in cui si chiede l’abrogazione dell’accordo di cooperazione militare tra Italia ed Israele e l’adozione di sanzioni diplomatiche e commerciali verso Israele ha lanciato un appello alla mobilitazione per il 27 luglio, giorno della visita del capo del governo di Tel Aviv Olmert. Di fronte all’escalation israeliana in Medio Oriente il documento sta raccogliendo adesioni in tutta Italia.
Sentiamo la necessità di una risposta forte e immediata all’ennesima aggressione israeliana e in solidarietà ai popoli palestinese e libanese e alla loro resistenza all’occupazione militare il cui carattere criminale è sempre più evidente: il 90% dei morti provocati dai bombardamenti israeliani sono civili, donne, bambini.
GIOVEDI' 27 LUGLIO 2006
CORTEO A ROMA
ore 17,30 P.zza Della Repubblica
Forum Palestina, Comitato con la Palestina nel cuore, Movimento per il Partito Comunista dei Lavoratori, Comitato “Per non dimenticare Sabra e Chatila”, Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese in Italia, Unione Democratica Arabo – Palestinese (UDAP Nazionale), Associazione di Solidarietà con Cuba “La Villetta”, Rete dei Comunisti, International Solidarity Movement (ISM Italia), Comitato di Solidarietà con l’Intifada, Comunità Libanese in Italia, CUB-Lazio
Proponiamo ai movimenti, alle forze politiche e sindacali, ai comitati ed alle associazioni un’assemblea nazionale da tenersi nella seconda metà di settembre per organizzare insieme una grande manifestazione nazionale di solidarietà con i popoli palestinese, libanese, iracheno e con tutti i paesi del Medio Oriente minacciati dal colonialismo e dal militarismo israeliano e dai suoi protettori statunitensi ed europei.
che senso ha ancora il g8?
si è appena concluso il summit del governo mondiale ma ci ha lasciato ancora troppe domande senza risposta.
per chi volesse leggere il mio articolo:
http://verosudamerica.blogspot.com/
Ą ń Ť ŏ ñ į ő
Vorrebbero vivere in pace? Ma se sono 4 millenni che rompono il cazzo a tutti! A tutti; dagli egizi fino ai romani, solo il cazzo hanno sempre rotto!
Ah, magari tornassero i tempi di Tito e Vespasiano, quando ne hanno subite di tutti i colori!
Sono reprobi; le nazioni mesopotamiche ed aramaiche prima, e quelle arabe poi, in mezzo alle quali si vanno a "trasferire" (già, trasferite nel dopoguerra da chi? Da USA UK....), non li hanno mai sofferti, perchè non sono nè carne nè pesce. E stanno li perchè "Yahvè" glielo ha "comandato"! Di occupare una terra ALTRUI!
Sono uno stato-buffer, ecco cosa sono. E stanno tentando di prendersi tutto "Canan". Si vanno a mettere in una cintura geografica circondata da stati arabi! E pretendono poi d'essere riconosciuti! E non è essere rompicoglioni, questo?
Che se ne vadano a farsi fottere altrove! Se c'è uno stato canaglia al mondo, questi sono proprio loro!!!!!!!
A scanso di equivoci, si sta parlando dei sionisti; gli ebrei "normali" sono gente come tutti gli altri, e stanno pagando per questi quattro fanatici bastardi appoggiati da USA e UK.
Basta con l'antisemitismo? Ok, allora eliminate il sionismo!
“Por la unidad latinoamericana…. ¡La otra cumbre!”
Nei giorni del totale fallimento del Wto e perciò del multilateralismo economico mondiale, causato paradossalmente proprio dagli Stati Uniti d’America, si rafforza l’importanza del Mercosur come soluzione per i paesi latinoamericani.
Ecco le conclusioni che possiamo trarre dal XXX vertice dei Mercati del Sud…
Questo ed altro nell’ultimo articolo postato nel blog Verosudamerica:
http://verosudamerica.blogspot.com/
Ą ń Ť ŏ ñ į ő
Per carità che il popolo palestinese sia in una situazione gravissima non lo metto in dubbio, cosi come non metto in dubbio la durezza delle azioni israeliane. Dovrebbe finire il menefreghismo internazionale sulla vicenda, dei palestinesi importo poco o nulla a tutti, compresi i paesi arabi, che semmai cercano attraverso il paravento palestinese una politica di potenza nell'area, vedi Iran...Pero' non sono affatto daccordo quando dici che i razzi qassam sono praticamente innocui petardi di capodanno...Vuoi dire che un gruppo terrorista come il braccio armato di Hamas che festeggia sparando colpi di mitraglia da sofisticati mitra si diverte a lanciare petardi di capodanno verso israele?? Prova a vivere dentro una casa sapendo che ti puo' arrivare addosso un razzo pieno di esplosivo, o prova a salire su un bus sapendo che puoi saltare in aria da un momento all'altro. A me non piacerebbe affatto.
Sarò sincera da subito, ho letto solo le prime righe di questo post, il resto lo leggerò dopo, ma mi premeva troppo dire un paio di cose.
Io ho 19 anni e non so quante persone siano morte dal 1948 da quando cioè David Ben Gurion organizzò la fondazione dello Stato d'Israele, però mi chiedo come, dopo secoli di filosofia e cultura così avanzata, l'occidente sia ancora in grado di generare tanto razzismo.. La storia proprio non c'ha insegnato niente? Ma forse il problema sta proprio nel fatto che non abbiamo fatto ancora i conti col passato, con la storia più recente.. A maggio del '45 tutti si sono svegliati quasi come se non fosse successo niente, come se i campi di concentramento non fossero mai esistiti. L'unico residuo di quell'assurda guerra è il senso di colpa verso gli ebrei, quel senso di colpa che (ovviamente insieme agli interessi economici americani) ora porta l'occidente a difendere sempre e comunque Israele, ma gli ebrei dell'Istraele di oggi non sono più quelli dei campi di concentramento di 60 anni fa, leggete la lettera di Moni Ovadia (ebreo) di qualche giorno fa sull'Unità. Gli occhi vi si apriranno, se ancora non avete capito.
Forse è vero l'uomo ha sempre bisogno di un capro espiatorio. 60 anni fa gli ebrei, ora il popolo palestinese.
Palestina libera!
lE semplici “risposte”, e per giunta “moderate” di cui parli (i razzi da Gaza) sono dovute al fatto che gli arabi non sanno costruire un pollaio per le galline (nonostante i miliardi con cui si fanno mantenere dall'Europa), figuriamoci dei razzi. Se potessero avere l'atomica però, non esiterebbero a lanciarla du Israele e la sua popolazione civile. Tutti i tuoi articoli di questo blog partono dalla premessa che Israele stia 'occupando' terra non sua. Ti ho già risposto a quetso proposito. Come sempre, ti invito a leggere un pò di storia e rivedere questa tua posizione incredibilmente errata. Questo sito è un'ottusa propaganda filo-araba che non tiene assolutamente contro nè della verità, nè della giustizia. Vergognatevi.
Caro/a manu75, coincidenza vuole che mentre scrivevi queste righe edificanti, il tuo beneamato Israele massacrava in sole 4 ore ben 19 Palestinesi, di cui almeno 5civili disarmati: un ottimo esempio di "moderazione".
Non andrebbe dimenticato, infatti, che questi pericolosissimi razzetti chiamati al-Qassam, in tutto il 2007, hanno fatto solo due morti...
Non tirare in ballo la storia, che qui non c'entra nulla, è solo un problema di legittimità e di diritto internazionale.
Per tutto il mondo, infatti, i territori palestinesi invasi durante la guerra del 1967 sono occupati da Israele illegittimamente, e vanno restituiti ai Palestinesi.
Sul punto, esistono decine e decine di risoluzioni, pareri e vario altro su cui non è il caso di ritornare.
Peraltro tu, e i tuoi amici, quando parlate di giustizia e verità dovreste prima sciacquarvi la bocca, perchè non ne avete alcun titolo.
Cari saluti,
Vichi
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page