Un focolare domestico ... sulla Luna.
La Repubblica del 5 gennaio, citando i quotidiani israeliani Maariv e Jerusalem Post, riferisce l’invero curiosa notizia secondo cui circa 10.000 Israeliani hanno “comprato” appezzamenti di terreno sulla Luna, per una estensione totale che arriva al 10% dei 40 milioni di km2 di terreno lunare messi in vendita dalla società Crazyshop (un nome che è tutto un programma…).
A meno di cento euro (480 shekels, per l’esattezza) questi fortunati riceveranno, a partire dal 1° febbraio, un “regolare” certificato di proprietà, una piantina lunare e una foto dell’appezzamento ottenuto ad un prezzo davvero da saldo: io consiglierei anche l’acquisto di un buon telescopio, così almeno ai loro terreni potranno ogni tanto darci un’occhiata, non si sa mai qualche intruso!
Evidentemente i nostri amici ebrei hanno un atteggiamento particolare e morboso verso la terra, non gli basta mai e non vanno mai troppo per il sottile quando si tratta di accaparrarsene anche un solo pezzetto, e ciò è specialmente vero per le terre di Giudea e Samaria.
Così, ogni tanto, nel disinteresse generale, capita di leggere qualche notizia relativa a nuove costruzioni illegali effettuate dai coloni israeliani nei Territori occupati o all’espansione delle colonie esistenti o addirittura alla costruzione di nuovi insediamenti.
E’ notizia recentissima, ad esempio, quella resa nota dalla Israeli Civil Administration (l’agenzia governativa che si occupa degli insediamenti), secondo cui, a partire dal mese di luglio, i coloni hanno “piazzato” circa 200 nuovi caravan e roulotte all’interno di colonie e avamposti siti nel West Bank, senza la benché minima autorizzazione: e questo, naturalmente, senza che, ad oggi, alcun avamposto illegale sia stato smantellato a cura del Ministro dell’Assassinio Peretz, nonostante le continue rassicurazioni fornite in tal senso dal Governo israeliano alla comunità internazionale e nonostante le previsioni della stessa road map.
Così può accadere di leggere che il Governo israeliano abbia approvato la costruzione di un nuovo insediamento nella Valle del Giordano, chiamato Maskiot, che accoglierà 30 famiglie di coloni provenienti dalla Striscia di Gaza, in particolare dall’insediamento di Shirat Hayam e da alcuni altri del blocco del Gush Katif: ecco la portata “storica” del “disengagement plan” di Sharon, sloggiare i coloni da Gaza e trasferirli … in Cisgiordania!
Ue e Stati Uniti hanno subito protestato contro questo nuovo piano di costruzioni, invero molto flebilmente, sostenendo che contrasta – come è palese – con le previsioni della sempre più mitica road map.
Gli Israeliani si sono difesi sostenendo che, in realtà, non si tratterebbe di un nuovo insediamento, dato che sul luogo già esisteva una installazione militare, ma i pinocchietti, come al solito, fanno finta di dimenticare che – anche considerato ciò – le nuove costruzioni rimangono illegali in quanto la road map vieta non solo la costruzione di nuove colonie, ma anche l’espansione dei siti già esistenti.
Ma la notizia più interessante – o sconcertante – è quella fornita a fine novembre da un report degli Israeliani di Peace Now, secondo cui il 38% delle colonie israeliane è costruito su terra di proprietà di privati palestinesi.
In particolare, su un area totale del West Bank su cui sono insediate le colonie che è pari a 15.700 ettari, 8.700 sono costituiti dalla cd. “state-owned land”, 6.100 da terra di proprietà privata palestinese e solo 200 (!) da terra acquistata da coloni ebrei.
Nel caso di due tra i più grossi insediamenti colonici, Ma’ale Adumim risulta costruito per ben l’86,4% su terreni di proprietà di Palestinesi, mentre Ariel “soltanto” per il 35,1%.
Attenzione, non stiamo parlando di violazione del diritto alla terra dei Palestinesi come popolo o della violazione del diritto internazionale, stiamo parlando della violazione del diritto di proprietà terriera dei Palestinesi come singoli e della violazione delle stesse leggi israeliane che regolano la materia!
Secondo Peace Now, ben 130 colonie sono state costruite, interamente o parzialmente, su terreni di proprietà privata palestinese e dunque sono state costruite in flagrante violazione della legge e non avrebbero dovuto essere in alcun modo autorizzate.
Viste le posizioni di forza, e considerate le difficoltà e le miserie della vita quotidiana dei Palestinesi, si tratta dell’ennesimo atto vile e spregevole compiuto da questo magnifico popolo che sono gli ebrei di Israele, e non a caso Peace Now ha parlato di “rapina alla luce del sole”, mentre Dror Etkes di Ha’aretz ha scritto il suo pezzo sull’argomento con l’eloquente titolo di "A settlements mafia".
La corsa all’acquisto dei terreni lunari, invece, può finalmente farci sorridere per un momento, così come si può sorridere della credulità e della bizzarria che unisce Israeliani e Americani in questa sorta di riedizione della conquista del West.
Almeno la Luna è disabitata e, dunque, che si scatenino pure, padroni di buttare al vento i propri soldi.
Resta la possibilità di fantasticare su un immaginario, malcapitato selenita che, un giorno, potrebbe vedere materializzarsi davanti ai suoi occhi un’orda di conquistadores ebrei, pronti a spiegargli (con le buone o con le cattive...) che la Luna è ed è sempre stata loro, che Dio gliela aveva promessa secoli e secoli addietro, che, insomma, cominciasse a prepararsi le valigie!
A meno di cento euro (480 shekels, per l’esattezza) questi fortunati riceveranno, a partire dal 1° febbraio, un “regolare” certificato di proprietà, una piantina lunare e una foto dell’appezzamento ottenuto ad un prezzo davvero da saldo: io consiglierei anche l’acquisto di un buon telescopio, così almeno ai loro terreni potranno ogni tanto darci un’occhiata, non si sa mai qualche intruso!
Evidentemente i nostri amici ebrei hanno un atteggiamento particolare e morboso verso la terra, non gli basta mai e non vanno mai troppo per il sottile quando si tratta di accaparrarsene anche un solo pezzetto, e ciò è specialmente vero per le terre di Giudea e Samaria.
Così, ogni tanto, nel disinteresse generale, capita di leggere qualche notizia relativa a nuove costruzioni illegali effettuate dai coloni israeliani nei Territori occupati o all’espansione delle colonie esistenti o addirittura alla costruzione di nuovi insediamenti.
E’ notizia recentissima, ad esempio, quella resa nota dalla Israeli Civil Administration (l’agenzia governativa che si occupa degli insediamenti), secondo cui, a partire dal mese di luglio, i coloni hanno “piazzato” circa 200 nuovi caravan e roulotte all’interno di colonie e avamposti siti nel West Bank, senza la benché minima autorizzazione: e questo, naturalmente, senza che, ad oggi, alcun avamposto illegale sia stato smantellato a cura del Ministro dell’Assassinio Peretz, nonostante le continue rassicurazioni fornite in tal senso dal Governo israeliano alla comunità internazionale e nonostante le previsioni della stessa road map.
Così può accadere di leggere che il Governo israeliano abbia approvato la costruzione di un nuovo insediamento nella Valle del Giordano, chiamato Maskiot, che accoglierà 30 famiglie di coloni provenienti dalla Striscia di Gaza, in particolare dall’insediamento di Shirat Hayam e da alcuni altri del blocco del Gush Katif: ecco la portata “storica” del “disengagement plan” di Sharon, sloggiare i coloni da Gaza e trasferirli … in Cisgiordania!
Ue e Stati Uniti hanno subito protestato contro questo nuovo piano di costruzioni, invero molto flebilmente, sostenendo che contrasta – come è palese – con le previsioni della sempre più mitica road map.
Gli Israeliani si sono difesi sostenendo che, in realtà, non si tratterebbe di un nuovo insediamento, dato che sul luogo già esisteva una installazione militare, ma i pinocchietti, come al solito, fanno finta di dimenticare che – anche considerato ciò – le nuove costruzioni rimangono illegali in quanto la road map vieta non solo la costruzione di nuove colonie, ma anche l’espansione dei siti già esistenti.
Ma la notizia più interessante – o sconcertante – è quella fornita a fine novembre da un report degli Israeliani di Peace Now, secondo cui il 38% delle colonie israeliane è costruito su terra di proprietà di privati palestinesi.
In particolare, su un area totale del West Bank su cui sono insediate le colonie che è pari a 15.700 ettari, 8.700 sono costituiti dalla cd. “state-owned land”, 6.100 da terra di proprietà privata palestinese e solo 200 (!) da terra acquistata da coloni ebrei.
Nel caso di due tra i più grossi insediamenti colonici, Ma’ale Adumim risulta costruito per ben l’86,4% su terreni di proprietà di Palestinesi, mentre Ariel “soltanto” per il 35,1%.
Attenzione, non stiamo parlando di violazione del diritto alla terra dei Palestinesi come popolo o della violazione del diritto internazionale, stiamo parlando della violazione del diritto di proprietà terriera dei Palestinesi come singoli e della violazione delle stesse leggi israeliane che regolano la materia!
Secondo Peace Now, ben 130 colonie sono state costruite, interamente o parzialmente, su terreni di proprietà privata palestinese e dunque sono state costruite in flagrante violazione della legge e non avrebbero dovuto essere in alcun modo autorizzate.
Viste le posizioni di forza, e considerate le difficoltà e le miserie della vita quotidiana dei Palestinesi, si tratta dell’ennesimo atto vile e spregevole compiuto da questo magnifico popolo che sono gli ebrei di Israele, e non a caso Peace Now ha parlato di “rapina alla luce del sole”, mentre Dror Etkes di Ha’aretz ha scritto il suo pezzo sull’argomento con l’eloquente titolo di "A settlements mafia".
La corsa all’acquisto dei terreni lunari, invece, può finalmente farci sorridere per un momento, così come si può sorridere della credulità e della bizzarria che unisce Israeliani e Americani in questa sorta di riedizione della conquista del West.
Almeno la Luna è disabitata e, dunque, che si scatenino pure, padroni di buttare al vento i propri soldi.
Resta la possibilità di fantasticare su un immaginario, malcapitato selenita che, un giorno, potrebbe vedere materializzarsi davanti ai suoi occhi un’orda di conquistadores ebrei, pronti a spiegargli (con le buone o con le cattive...) che la Luna è ed è sempre stata loro, che Dio gliela aveva promessa secoli e secoli addietro, che, insomma, cominciasse a prepararsi le valigie!
6 Commenti:
il sionismo è incredibilmente famelico...ciaoo
cosa dire in più... concordo su ogni singolo passaggio... il diritto alla terra, alla propria autodeterminazione... perchè il loro triste passato non gli ha insegnato niente??? allora fanno apposta a sviluppare l'antisemitismo... io non sono antisemita, però sono fortemente antisionista...
concordo su ogni frase...
Ho insegnato in Palestina per un anno e mezzo, a Bethlehem e Ramallah. Sono tornata a Milano a gennaio 2007. Se ripenso a cosa ho visto e vissuto mi sembra un incubo!!!! tutto vero quello che c'è scritto.
Già , peccato non ce ne siamo accorti per tempo, 80 anni fa 😞
Deve essere ben frustrante essere obbligati a subire senza poter fare niente .. 🖤💚❤️
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