25 novembre 2008

Invadere Gaza? No, costa troppo!

Periodicamente, soprattutto in periodi come questo in cui Israele è sottoposto al tiro costante di mortai e razzi Qassam provenienti dalla Striscia di Gaza (più di 100 razzi e granate di mortaio nel periodo 5-16 novembre, secondo l’OCHA), si accendono le polemiche sull’opportunità di un intervento in forze dell’esercito israeliano all’interno della Striscia di Gaza, e talora si invoca la rioccupazione della Striscia al fine di risolvere il problema alla radice.

La scorsa settimana centinaia di persone hanno organizzato una manifestazione allo svincolo principale d’ingresso per la città di Ashkelon, per protestare contro l’inerzia del governo israeliano e la mancanza di rifugi fortificati per difendere l’incolumità dei residenti.

Secondo il vicesindaco di Ashkelon, Avi Vaknin, l’Idf “ha lasciato per mesi che Hamas si riarmasse e diventasse più forte, e adesso questi dirigono la loro rabbia contro di noi e non c’è nessuna risposta”.

In realtà, non solo la risposta c’è stata, ma il vicesindaco sorvola sul fatto che a rompere la tregua è stato proprio Israele, con l’incursione avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 novembre in cui, nel corso di diversi raid, l’esercito israeliano ha ucciso 7 militanti palestinesi.

Come ha osservato venerdì scorso il ministro della difesa israeliano Barak, “le recenti ondate di lanci di razzi sono il risultato delle nostre azioni, che hanno portato all’uccisione di 20 membri di Hamas; noi continueremo ad usare la forza, ma se l’altra parte lavora per mantenere la tregua, noi saremo pronti a fare altrettanto”.

Dunque, nonostante tutto, attualmente non vi è sul tavolo alcuna opzione relativa ad un’estesa operazione militare di terra a Gaza, preferendo il governo israeliano ricorrere a sporadici raid e, soprattutto, alla abominevole punizione collettiva consistente nella totale chiusura degli accessi alla Striscia, arrivata oggi al 21° giorno, che sta riducendo letteralmente alla fame un milione e mezzo di Palestinesi.

La contrarietà all’opzione di un rientro in forze dell’esercito israeliano a Gaza, solitamente, viene motivata con l’alto numero di perdite che un’operazione militare di tal genere provocherebbe sia tra le fila dell’esercito israeliano sia tra la popolazione civile palestinese.

E tuttavia, come si è potuto osservare in occasione della guerra in Libano che ha contrapposto l’Idf alle milizie di Hezbollah, il governo israeliano non si è poi preoccupato così tanto né delle vite dei soldati di Tsahal né, tanto meno, di quelle dei civili libanesi, come è provato soprattutto dall’uso criminale e indiscriminato delle cluster bomb da parte dell’esercito israeliano.

Ma adesso conosciamo il vero motivo per cui Israele non intende rioccupare la Striscia di Gaza, e ce lo svela Ha’aretz: secondo l’esercito israeliano, la rioccupazione di parte della Striscia di Gaza costerebbe ad Israele 17 milioni di shekel al giorno (poco più di 3,3 milioni di euro).

Questa somma servirebbe soltanto a coprire i bisogni umanitari più immediati della popolazione palestinese che verrebbe a trovarsi sotto il controllo israeliano e che una forza occupante è tenuta a soddisfare in base al diritto umanitario: latte in polvere per i bambini, pannolini, razioni di cibo per tutti i residenti.

Il costo di questi beni ammonterebbe a circa 500 milioni di shekel al mese, e non includerebbe alcuno dei costi associati al fatto di mantenere nella Striscia un largo spiegamento di truppe, ivi incluse le unità della riserva.

Ecco perché è preferibile limitarsi ad assediare la Striscia di Gaza anziché entrarvi, e pazienza se a pagare sono centinaia di migliaia di civili innocenti, privati per mesi – secondo le parole dell’Alto Commissario dell’Onu per i Diritti Umani Navi Pillay – “dei più basilari diritti umani”.

Il che dovrebbe far riflettere, ancora una volta, come gli aiuti umanitari alla popolazione palestinese rappresentino, in realtà, aiuti finanziari ad Israele a sostegno della sua illegale occupazione dei territori palestinesi, in quanto lo assolvono dall’obbligo di provvedere ai bisogni della popolazione civile sotto occupazione, secondo quanto previsto dal diritto umanitario.

Forse sarebbe ora di chiedere il conto agli Israeliani.

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9 Commenti:

Alle 25 novembre 2008 alle ore 19:34 , Blogger LEVIMOLCAatYAHOOGROUPSdotCOM ha detto...

Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

 
Alle 26 novembre 2008 alle ore 10:19 , Blogger vichi ha detto...

Ho dovuto eliminare il precedente commento di MOLCALEVIatYAHOOGROUPSdotCOM perchè troppo prolisso e per nulla pertinente all'argomento del post.
Amerei veramente interloquire con Franco Levi nelle pagine di questo blog o anche altrove, ma vorrei farlo sugli argomenti di cui mi occupo e che conosco, e non su argomenti tipo: "Petizione ENERGIA dai rifiuti REFLUOPETROLIO
Fusione Fredda Global Democrazia ARTSENU TRIVOLUZIONE antimafia e' stata creata da MOLCALEVIatYAHOOGROUPSdotCOM
e scritta da Franco JAL Joseph Arturo Levi Molca"!

 
Alle 30 novembre 2008 alle ore 00:29 , Blogger Beppe ha detto...

vorrei farti una domanda.

Perchè gli arabi rifiutarono il libro bianco del 1939?

 
Alle 30 novembre 2008 alle ore 00:49 , Blogger Beppe ha detto...

Riguardo l'inizio della tregua,

Non ha la minima importanza che l'abbia iniziata Israele, tanto Hamas prima o poi l'avrebbe rotta.

La guerra è continua e le tregue di hams sappiamo benissimo che non valgono nulla.

E' inevitabile, allora gli israeliani hanno deciso di tirare il primo colpo.

PS

Se dalla slovenia cadessero quotidianamente missili su Gorizia. Cosa ti aspetti che faccia il governo italiano?

 
Alle 1 dicembre 2008 alle ore 10:10 , Blogger vichi ha detto...

Interessante tesi: c'è una tregua, ma siccome dall'altra parte vi sono solo dei biechi terroristi infidi, che prima o poi la romperanno, allora tanto vale colpire per primi!
Per il resto, non mi pare che l'Italia occupi militarmente territori altrui e commetta quotidianamente crimini di guerra ai danni delle popolazioni occupate, mi pare che ci sia una certa differenza...
Piu' in generale, c'è un piano di pace saudita che consentirebbe ad Israele - in cambio del ritiro dai territori occupati (e cioè semplicemente previo il ripristino della legalità internazionale...) - di ottenere il riconoscimento e la pace con l'intero mondo arabo.
In questi giorni tragici dovrebbe esser chiaro che le minacce contro Israele e gli Ebrei, in tutto il mondo, non provengono certo dai Palestinesi, ma l'oppressione del popolo palestinese è la giustificazione che la galassia terrorista usa di preferenza per motivare i propri atti esecrabili.
Giungere ad una pace equa e duratura con i Palestinesi sarebbe dunque, e in primo luogo, un interesse di Israele.
Solo per chi voglia guardare in faccia alla realtà senza abbandonarsi a deliri di onnipotenza o alla visione messianica del "grande Israele".

 
Alle 1 dicembre 2008 alle ore 19:02 , Anonymous Anonimo ha detto...

Sono un israeliano, e vi leggo spesso.
Visto da qui, il vostro sito non ha niente di diverso da un sito nazisteggiante.
Volete la distruzione dello Stato di Israele?
Per stabilire uno stato islamico?
Ma in che epoca vivete?
Ma lo sapete che i peggiori fascismi si annidano in Medio Oriente?
E piu' sono islamisti, e più fascisti sono.

Se volete vedere una nuova partigiana, guardatevi il filmato dell'intervista di AL Jazeera a Wafa Sultan, una donna coraggiosa che lotta contro il fascismo islamista:

http://www.memritv.org/clip/en/0/0/0/0/0/371/1050.htm
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Solo la Pace e' rivoluzionaria in Medio Oriente!

 
Alle 2 dicembre 2008 alle ore 11:04 , Blogger vichi ha detto...

Cominciamo dalla fine: "solo la pace è rivoluzionaria in medio oriente!".
Ma come si può avere pace quando si occupa militarmente il territorio altrui e si opprime un intero popolo, compiendo un crimine di guerra abominevole come l'assedio a un milione e mezzo di Palestinesi della Striscia di Gaza?
Vorrei risponderle con le parole di un grande palestinese, purtroppo deceduto: "Due popoli non possono riconciliarsi quando uno dei due pretende di dominare l'altro, quando uno dei due rifiuta di trattare l'altro come pari nel processo di pace, quando uno dei due utilizza la logica del potere invece che il potere della logica. Israele deve ancora capire che non si avrà pace negando giustizia".
Per concludere, ogni critica è sempre ben accetta, ma chi la espone ha il dovere di restare aderente alla realtà e, dunque, al contenuto di questo blog.
Chi scrive mai si è augurato, neppure col pensiero, la distruzione dello Stato di Israele; al contrario, più e più volte ci siamo sempre dichiarati a favore di una soluzione a due stati del conflitto israelo-palestinese, nel quadro del rispetto della legalità internazionale e, in primis, della risoluzione Onu n.242 del 1967.
Se questo significa essere "nazisteggianti"...

 
Alle 6 dicembre 2008 alle ore 20:50 , Blogger arial ha detto...

domanda: in 7 anni Sderot non è stata mai fortificata, nonostante gli appelli degli abitanti. Ed è stato rifiutato l progetto americano meno costoso e più efficace
sulla tregua editoriale di haaretz

http://frammentivocalimo.blogspot.com/2008/11/editoriale-haarez-sulloperazione-idf-e.html

 
Alle 9 dicembre 2008 alle ore 11:10 , Blogger vichi ha detto...

Posto che l'assedio di Gaza ha una motivazione "politica" - cioè mettere pressione su Hamas ed eroderne il consenso tra la popolazione - ad Israele serve una "giustificazione".
Che non serve a rimuovere il carattere illegale, dal punto di vista del diritto umanitario, del blocco stesso, peraltro di fatto controproducente.

 

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