Arrestato Vittorio Arrigoni.
Vittorio Arrigoni, alias guerrillaradio, è un attivista dell’International Solidarity Movement (ISM) ed un noto blogger che si occupa da anni di denunciare le sofferenze della popolazione palestinese e i crimini di guerra commessi dalle truppe di occupazione israeliane.
Vittorio è arrivato nella Striscia di Gaza il 23 agosto con la prima delle tre imbarcazioni (Free Gaza, Liberty, Dignity) con cui il Free Gaza Movement ha rotto l’assedio che Israele ha imposto illegalmente, anche dal mare, a un milione e mezzo di Palestinesi costretti a soffrire una disumana e inaudita punizione collettiva nell’impotenza, talora nella totale indifferenza, della comunità internazionale.
Da allora, mentre i suoi compagni di avventura sono tornati indietro, Vittorio è rimasto invece a Gaza, per tentare di lenire con la sua opera e la sua presenza le sofferenze della popolazione, impegnandosi soprattutto ad accompagnare i pescatori di Gaza nelle loro battute di pesca quotidianamente ostacolate dalla marina israeliana.
Stamattina il sito web dell’Unità, riprendendo una press release dell’ISM, ha reso noto che la marina israeliana ha fermato tre imbarcazioni da pesca palestinesi, arrestando quindici pescatori di Gaza e tre attivisti internazionali, lo scozzese Andrew Muncie, l’americana Darlene Wallach e, appunto, il nostro Vittorio Arrigoni; le tre imbarcazioni si trovavano a circa 7 miglia al largo di Deir al Balah, al di fuori del limite delle 6 miglia marine (ma talvolta anche di tre) arbitrariamente imposto da Israele all’attività di pesca dei Palestinesi.
Va detto infatti che, nonostante un accordo siglato nel 1994/95 tra l’Olp e Israele stabilisse che i pescatori di Gaza potevano operare entro un raggio di 20 miglia marine dalla costa, la marina israeliana – per le solite e imperscrutabili ragioni di “sicurezza” – ha sempre impedito ai pescatori palestinesi di oltrepassare il limite delle sei miglia, ostacolando in vari modi le operazioni di pesca, sparando con cannoni ad acqua (sporca…) e talora persino mitragliando le imbarcazioni degli inermi pescatori.
Il risultato è che buona parte delle imbarcazioni di Gaza sono “decorate” da artistici fori operati dai proiettili israeliani e che – solo l’anno scorso – ben 70 pescatori palestinesi sono stati arrestati, mentre 14 sono stati uccisi dai valorosi marinaretti israeliani dal 2000 ad oggi.
Lo stesso Vittorio, nel corso di una battuta di pesca, è stato ferito dalle schegge del vetro della cabina di pilotaggio dell’imbarcazione sulla quale si trovava, investito dal forte getto d’acqua proveniente da una motovedetta israeliana.
A Gaza vi sono circa 3.500 pescatori di professione, dal cui lavoro dipende la sussistenza di circa 40.000 Palestinesi; nonostante Israele si sia ufficialmente “disimpegnato” da Gaza, la sua marina impedisce a questi onesti lavoratori di assicurarsi il pane quotidiano, nella più totale illegalità ed arbitrarietà: impedire ai pescatori di Gaza di andare in mare aperto, tra l'altro, significa impedire loro di catturare maggiori quantità di pesce, ed infatti il quantitativo medio di pescato, in dieci anni, è drammaticamente sceso da 3.000 a 500 tonnellate all’anno.
Ed è proprio per tentare di impedire questo arbitrio e questi abusi che Vittorio ha deciso di restare a Gaza, ed ora è nelle mani delle autorità israeliane senza che vi siano notizie certe sul suo destino.
Secondo il blog femminismo a sud, Vittorio e gli altri due sue compagni si troverebbero all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, in attesa di espulsione; sul sito di Infopal si può leggere una lettera-appello della mamma di Vittorio, nonché un aggiornamento sulla situazione di Luisa Morgantini.
Vittorio è arrivato nella Striscia di Gaza il 23 agosto con la prima delle tre imbarcazioni (Free Gaza, Liberty, Dignity) con cui il Free Gaza Movement ha rotto l’assedio che Israele ha imposto illegalmente, anche dal mare, a un milione e mezzo di Palestinesi costretti a soffrire una disumana e inaudita punizione collettiva nell’impotenza, talora nella totale indifferenza, della comunità internazionale.
Da allora, mentre i suoi compagni di avventura sono tornati indietro, Vittorio è rimasto invece a Gaza, per tentare di lenire con la sua opera e la sua presenza le sofferenze della popolazione, impegnandosi soprattutto ad accompagnare i pescatori di Gaza nelle loro battute di pesca quotidianamente ostacolate dalla marina israeliana.
Stamattina il sito web dell’Unità, riprendendo una press release dell’ISM, ha reso noto che la marina israeliana ha fermato tre imbarcazioni da pesca palestinesi, arrestando quindici pescatori di Gaza e tre attivisti internazionali, lo scozzese Andrew Muncie, l’americana Darlene Wallach e, appunto, il nostro Vittorio Arrigoni; le tre imbarcazioni si trovavano a circa 7 miglia al largo di Deir al Balah, al di fuori del limite delle 6 miglia marine (ma talvolta anche di tre) arbitrariamente imposto da Israele all’attività di pesca dei Palestinesi.
Va detto infatti che, nonostante un accordo siglato nel 1994/95 tra l’Olp e Israele stabilisse che i pescatori di Gaza potevano operare entro un raggio di 20 miglia marine dalla costa, la marina israeliana – per le solite e imperscrutabili ragioni di “sicurezza” – ha sempre impedito ai pescatori palestinesi di oltrepassare il limite delle sei miglia, ostacolando in vari modi le operazioni di pesca, sparando con cannoni ad acqua (sporca…) e talora persino mitragliando le imbarcazioni degli inermi pescatori.
Il risultato è che buona parte delle imbarcazioni di Gaza sono “decorate” da artistici fori operati dai proiettili israeliani e che – solo l’anno scorso – ben 70 pescatori palestinesi sono stati arrestati, mentre 14 sono stati uccisi dai valorosi marinaretti israeliani dal 2000 ad oggi.
Lo stesso Vittorio, nel corso di una battuta di pesca, è stato ferito dalle schegge del vetro della cabina di pilotaggio dell’imbarcazione sulla quale si trovava, investito dal forte getto d’acqua proveniente da una motovedetta israeliana.
A Gaza vi sono circa 3.500 pescatori di professione, dal cui lavoro dipende la sussistenza di circa 40.000 Palestinesi; nonostante Israele si sia ufficialmente “disimpegnato” da Gaza, la sua marina impedisce a questi onesti lavoratori di assicurarsi il pane quotidiano, nella più totale illegalità ed arbitrarietà: impedire ai pescatori di Gaza di andare in mare aperto, tra l'altro, significa impedire loro di catturare maggiori quantità di pesce, ed infatti il quantitativo medio di pescato, in dieci anni, è drammaticamente sceso da 3.000 a 500 tonnellate all’anno.
Ed è proprio per tentare di impedire questo arbitrio e questi abusi che Vittorio ha deciso di restare a Gaza, ed ora è nelle mani delle autorità israeliane senza che vi siano notizie certe sul suo destino.
Secondo il blog femminismo a sud, Vittorio e gli altri due sue compagni si troverebbero all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, in attesa di espulsione; sul sito di Infopal si può leggere una lettera-appello della mamma di Vittorio, nonché un aggiornamento sulla situazione di Luisa Morgantini.
Altri aggiornamenti puntuali sulla situazione sul blog Logicokaos.
Speriamo che il consolato italiano si attivi con la dovuta solerzia e fermezza contro questa ennesimo atto di illegalità commesso da Israele.
E speriamo – e sarebbe l’ora – che la comunità internazionale si attivi con ogni mezzo possibile, ivi inclusi sanzioni e boicottaggi, per costringere Israele a togliere l’assedio alla Striscia di Gaza e a restituire un milione e mezzo di Palestinesi ad una vita civile e dignitosa.
Perché di fronte ad un simile disprezzo mostrato per la vita altrui ed alla negazione di ogni più elementare diritto, non può sorprendere che qualcuno paragoni la Striscia di Gaza ad un campo di concentramento.
Speriamo che il consolato italiano si attivi con la dovuta solerzia e fermezza contro questa ennesimo atto di illegalità commesso da Israele.
E speriamo – e sarebbe l’ora – che la comunità internazionale si attivi con ogni mezzo possibile, ivi inclusi sanzioni e boicottaggi, per costringere Israele a togliere l’assedio alla Striscia di Gaza e a restituire un milione e mezzo di Palestinesi ad una vita civile e dignitosa.
Perché di fronte ad un simile disprezzo mostrato per la vita altrui ed alla negazione di ogni più elementare diritto, non può sorprendere che qualcuno paragoni la Striscia di Gaza ad un campo di concentramento.
Etichette: free gaza movement, gaza, ism, vittorio arrigoni
3 Commenti:
Per aggiornamenti sulla vicenda visitate il blog di Audrey:
http://logicokaos.blogspot.com/
Perchè per l'informazione ufficiale, soprattutto quella televisiva, la sorte di un italiano incarcerato da criminali di guerra non pare sia degna di nota.
Ho linkato direttamente il tuo articolo su http://kelebek.splinder.com/
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