19 novembre 2008

Un crimine disumano.



Il totale assedio imposto da Israele alla Striscia di Gaza continua a causare indicibili sofferenze e privazioni a un milione e mezzo di Palestinesi che vi risiedono.

Più della metà di essi, in particolare, è affetta da continue interruzioni nell’erogazione dell’energia elettrica, a causa del blocco delle importazioni di carburanti operato da Israele la scorsa settimana. Ma se l’essere privi di corrente è per molti un pur grave disagio, per qualcuno la scarsità di carburanti può rappresentare una vera e propria condanna a morte.

E’ il caso descritto nel video di Russia Today, che racconta la vicenda di un bambino palestinese di 8 anni, Makher al-Asli, paralizzato e completamente dipendente da un respiratore artificiale, alimentato da un generatore diesel.

Per mantenere in vita Makher, come racconta il padre nel video, la sua famiglia è costretta ad estenuanti ricerche presso ogni distributore aperto per reperire i quantitativi di gasolio necessari a mantenere in funzione il macchinario che lo tiene in vita.

Ma Makher al-Asli non è il solo a rischiare la vita nella Striscia di Gaza a causa dell’assedio israeliano e del blocco totale di ogni importazione di merci.

I continui black out nell’erogazione della corrente elettrica colpiscono gravemente anche ospedali e cliniche, non solo a causa della conseguente sospensione delle operazioni e delle cure nelle unità intensive, ma anche per i danni provocati a vaccini, sieri e medicinali da conservare nei refrigeratori.

A ciò aggiungasi la crescente scarsità di medicine, attrezzature e parti di ricambio, che hanno un impatto devastante sul già fragile sistema sanitario della Striscia di Gaza. Secondo la World Health Organization (WHO), attualmente a Gaza risultano esauriti ben 95 farmaci essenziali e 174 tipi di attrezzature mediche (cfr. Unrwa, Gaza Humanitarian Situation Report, 17 novembre).

Ma se niente entra, niente può nemmeno uscire da Gaza, nemmeno gli ammalati.

E dunque la Croce Rossa Internazionale denuncia come il numero di malati gravi che necessitano di cure in ospedale in Cisgiordania, in Israele o all’estero e che sono autorizzati ad uscire dalla Striscia si sia ridotto di circa la metà, e stiamo parlando di persone affette da disturbi cardiaci, da tumore o da altre amenità del genere, destinati alla morte se non riceveranno le cure adeguate alle loro patologie.

Ma il blocco israeliano ha anche altre conseguenze sulla salute degli abitanti di Gaza.

Come riportato alcuni giorni addietro dal Corriere della Sera – citando alcune anticipazioni di un rapporto della CRI – nella Striscia scarseggiano molti alimenti essenziali, tra cui cereali, olio, frutta fresca, verdura, zucchero, farina, e 7 bambini su 10 mostrano preoccupanti carenze di ferro, vitamina A e D.

L’UNRWA, l’agenzia Onu che si occupa dei rifugiati, ha fatto sapere che, perdurando il blocco (persino dei beni umanitari!), non sarà più in grado di provvedere alle necessità dei 750.000 Palestinesi che attualmente assiste tra mille difficoltà.

Va segnalato, infine, come il 30% della popolazione di Gaza ha accesso all’acqua corrente per 4-6 ore ogni quattro giorni, il 30% per 4-6 ore ogni tre giorni e il 40% per 4-6 ore ogni giorno; questo in teoria, perché in pratica, negli edifici più alti, spesso i residenti non riescono ad avere l’acqua anche quando le autorità provvedono a rifornire l’area.

Questo quadro assolutamente sintetico – perché molto altro vi sarebbe da dire – mostra di tutta evidenza la drammaticità della situazione umanitaria a Gaza.

Non è un caso che si moltiplichino gli appelli a favore di una cessazione del blocco israeliano della Striscia, con parole a volte pesanti e inusuali per agenzie umanitarie, necessariamente dedite alla diplomazia. Ne citiamo solo alcuni.

Ban Ki-moon, Segretario Generale dell’Onu: “il cibo e altri aiuti necessari per la vita vengono negati a centinaia di migliaia di persone, e quelle misure che accrescono le privazioni e le sofferenze della popolazione civile di Gaza sono inaccettabili e devono cessare immediatamente”.

Karen Koning AbuZayd, Commissario Generale dell’UNRWA: “Gaza è sul punto di diventare il primo territorio ad essere intenzionalmente ridotto ad uno stato di completa indigenza”.

Navi Pillay, Alto Commissario dell’Onu per i Diritti Umani: 1,5 milioni di Palestinesi “sono stati privati con la forza per mesi dei più basilari diritti umani”.

Il vero è che gli Israeliani, questi carnefici nazisti del XXI secolo, hanno trasformato la Striscia di Gaza in un vero e proprio campo di concentramento, costringendo un milione e mezzo di Palestinesi a vivere in condizioni miserabili, privi di luce, acqua, cibo, medicinali nelle quantità necessarie ad una vita civile, sana, dignitosa, ponendo in essere una inaudita punizione collettiva che è insieme un crimine per il diritto e un abominio morale.

E l’inerzia e/o l’indifferenza del nostro come di altri governi europei – che si affannano a dichiararsi amici di Israele e si preoccupano per la sua “sicurezza” - rappresentano una vergogna incancellabile ed un clamoroso fallimento del dovere etico e giuridico di ogni Stato civile di difendere un’intera popolazione inerme e alla mercé di un brutale oppressore.

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1 Commenti:

Alle 19 novembre 2008 alle ore 12:47 , Blogger vichi ha detto...

La url del video su YouTube è:
http://www.youtube.com/watch?v=v096jUJc-pQ

 

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