3 agosto 2009

I crimini dell'occupazione israeliana: 23-29 luglio 2009.

Inizio da oggi la pubblicazione dei report del Palestinian Centre for Human Rights che testimoniano, con cadenza settimanale, i misfatti e i crimini commessi dagli israeliani a Gaza e in Cisgiordania.

La questione palestinese, infatti, riesce a guadagnare le prime pagine dei giornali solo al prezzo del massacro di centinaia e centinaia di civili innocenti, come è accaduto per la recente operazione “Piombo Fuso” nella Striscia di Gaza. Prima e dopo il silenzio, nulla cambia, nessun assassino inquadrato nei ranghi dell’Idf, l’esercito più “morale” al mondo, viene chiamato a pagare per i crimini commessi, l’efficientissima macchina dell’occupazione israeliana continua a sottrarre ulteriori terre e risorse ai legittimi proprietari palestinesi.

Perché alla fine, e non solo in Israele, le sofferenze dei palestinesi vengono facilmente accantonate, purchè nascoste dal muro (che non è quello dello spot della Cellcom) o celate dietro le sbarre del valico di Rafah.

Salvo poi meravigliarsi del fatto che, chissà perché, nella regione non si riesce a raggiungere un accordo di pace e l’odio per gli ebrei d’Israele rimane intatto a covare sotto la cenere, pronto ad esplodere alla prima occasione.

SOMMARIO

Uso delle armi: durante il periodo riportato, 7 civili palestinesi, inclusi un bambino e una donna, sono stati feriti in Cisgiordania dal fuoco delle truppe israeliane.

Il 24 luglio 2009, 3 civili palestinesi sono stati feriti quando le truppe israeliane hanno usato la forza contro una dimostrazione pacifica organizzata da civili palestinesi per protestare contro la costruzione del Muro di Annessione nel villaggio di Ni’lin, a ovest di Ramallah. Parecchi dimostranti hanno anche sofferto per l’inalazione di una sostanza dall’odore disgustoso usata dalle forze di occupazione. Gli israeliani hanno usato questa stessa sostanza per la prima volta l’8 agosto del 2008.

Incursioni: durante il periodo riportato, le forze di occupazione israeliane hanno condotto almeno 21 incursioni militari nelle comunità palestinesi della Cisgiordania. Gli israeliani hanno arrestato 14 civili palestinesi, inclusi due minori. Il 28 luglio, le forze di occupazione israeliane hanno arrestato 200 lavoratori palestinesi provenienti dal villaggio di Barta’a, a ovest di Jenin.

STRISCIA DI GAZA

Le forze di occupazione israeliane continuano a tenere chiusi da oltre due anni tutti i valichi di confine verso la Striscia di Gaza. L’assedio israeliano, che è stato stabilmente inasprito a partire dal giugno del 2007, ha avuto un impatto disastroso sulla situazione economica ed umanitaria della Striscia di Gaza.

- Un milione e mezzo di persone vengono deprivate dei propri diritti basilari, inclusi la libertà di movimento e i diritti ad adeguate condizioni di vita, al lavoro, alla salute e all’istruzione.

- La principale preoccupazione del milione e mezzo di persone che vivono nella Striscia di Gaza è quella di soddisfare il fabbisogno essenziale di cibo, medicine, acqua, elettricità.

- Le forze di occupazione israeliane continuano ormai da più di due anni ad impedire l’ingresso nella Striscia di Gaza delle materie prime per l’edilizia.

- Israele non consente forniture di combustibili nella Striscia di Gaza dal 10 dicembre 2008, eccettuati limitati quantitativi di gas da cucina.

- Il valico internazionale di Rafah è rimasto aperto solo per pochi giorni per un certo numero di pazienti che avevano ricevuto trattamenti medici all’estero e necessitavano di ritornare a casa nella Striscia di Gaza.

- Le forze di occupazione israeliane continuano a tenere chiuso il valico di Beit Hanoun (Erez) per i civili palestinesi che intendono recarsi in Cisgiordania e in Israele per cure mediche, commercio o visite sociali.

- Il tasso di povertà è salito a circa l’80% e quello di disoccupazione al 60%.

- Le forze di occupazione israeliane continuano ad impedire l’ingresso dei pezzi di ricambio per le reti idriche e quelle fognarie. Le perdite derivate a questo settore vengono stimate in 6 milioni di dollari.

- le forze di occupazione israeliane hanno imposto ulteriori restrizioni all’ingresso nella Striscia di Gaza di diplomatici, giornalisti e operatori umanitari. Gli israeliani hanno impedito ai rappresentanti di numerose organizzazioni umanitarie internazionali di recarsi nella Striscia di Gaza.

- Almeno 900 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane vengono deprivati del diritto a ricevere visite familiari da oltre due anni.

- Le forze di occupazione israeliane continuano ad attaccare i pescatori palestinesi lungo le coste della Striscia di Gaza.

CISGIORDANIA

Le forze di occupazione israeliane continuano ad imporre severe restrizioni alla libertà di movimento dei civili palestinesi in ogni parte della Cisgiordania, incluso il territorio occupato di Gerusalemme est. A migliaia di civili palestinesi provenienti dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza continua ad essere negato l’accesso a Gerusalemme.

- Le forze di occupazione israeliane hanno istituito posti di blocco all’interno e attorno Gerusalemme, limitando fortemente l’accesso dei palestinesi alla città. Ai civili viene frequentemente impedito di pregare nella Moschea di al-Aqsa.

- Vi sono all’incirca 630 blocchi stradali e posti di blocco, presidiati e non, attraverso la Cisgiordania. In aggiunta, vi sono dai 60 agli 80 posti di blocco “volanti” o temporanei istituiti ogni settimana dagli israeliani lungo tutta la West Bank.

- Una volta completato, il Muro di Annessione illegale si estenderà per 724 chilometri attorno alla Cisgiordania, isolando ulteriormente l’intera popolazione. 350 chilometri del Muro sono già stati costruiti. Approssimativamente il 90% del Muro è stato costruito all’interno della West Bank, confiscando ulteriormente territorio palestinese.

- Almeno il 65% delle principali strade che conducono a 18 comunità palestinesi della Cisgiordania sono chiuse o interamente controllate dalle forze di occupazione israeliane (47 su 72 strade).

- Lungo tutta la Cisgiordania vi sono circa 500 chilometri di strade il cui uso è riservato. In aggiunta, circa un terzo della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est, è inaccessibile ai Palestinesi senza un permesso rilasciato dalle forze di occupazione. Questi permessi sono molto difficili da ottenere.

- Le forze di occupazione israeliane continuano a bersagliare e ad assalire i dimostranti che tengono pacifiche manifestazioni di protesta contro la costruzione del Muro di Annessione.

- I civili palestinesi continuano ad essere tormentati dalle forze di occupazione israeliane a Gerusalemme e lungo tutta la Cisgiordania, inclusi coloro i quali vengono regolarmente fermati e perquisiti per le strade dagli israeliani.

Giudaizzazione di Gerusalemme: le forze di occupazione israeliane hanno intensificato le misure arbitrarie contro i civili palestinesi a Gerusalemme est, per costringerli ad abbandonare la città. Il 26 luglio, coloni israeliani si sono impadroniti di una casa nel quartiere di Sheikh Jarrah. Il 27 luglio, coloni israeliani hanno preso d’assalto una casa nello stesso quartiere e da lì hanno iniziato ad attaccare le abitazioni vicine. Il 28 luglio, le forze di occupazione israeliane hanno ordinato a due famiglie palestinesi di sgomberare le proprie case in due settimane. Il 29 luglio, un gran numero di coloni israeliani ha fatto irruzione nei cortili della Moschea di al-Aqsa e ha tenuto cerimonie ebraiche.

Attività di colonizzazione: gli israeliani hanno proseguito le attività di colonizzazione e i coloni israeliani stanziati nei Territori occupati in violazione del diritto umanitario internazionale hanno proseguito i loro attacchi contro i civili palestinesi e le loro proprietà. Il 27 luglio, le forze di occupazione israeliane sono entrate nel villaggio di Kufol Hares, a nord ovest di Salfit e hanno notificato a 8 civili palestinesi l’ordine di interrompere i lavori di costruzione nelle proprie case. Il 23 luglio, svariati coloni israeliani dell’insediamento di Yits’har, a sud di Nablus, hanno attaccato le case palestinesi situate ad est del villaggio di Southern ‘Assira, a sud della città.. Il 24 luglio, decine di coloni israeliani, scortati dalle truppe di occupazione, hanno iniziato ad erigere una recinzione in ferro su un’area di circa 4 ettari nel villaggio di Bourin, a sud di Nablus, per stabilirvi un nuovo avamposto colonico. Secondo il rapporto biennale della “Amministrazione Civile” israeliana, alla fine del giugno del 2009, il numero dei coloni israeliani in Cisgiordania era pari a 304.569. Questo dato non include i coloni che vivono all’interno e attorno Gerusalemme, nonché negli avamposti colonici non registrati dall’Amministrazione Civile. Il numero dei coloni israeliani che non sono sotto l’amministrazione dei consigli locali è salito del 4,4%. Le colonie di natura ideologica sono quelle che hanno visto il maggior incremento di popolazione.

(Il rapporto dettagliato può essere consultato, in lingua inglese, qui).

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2 Commenti:

Alle 4 agosto 2009 alle ore 09:34 , Anonymous Andrea ha detto...

Il Palestinian Center for Human Rights omette o minimizza sistematicamente il contesto del terrorismo e definisce “atti di resistenza” gli attacchi contro i civili israeliani. I suoi dati sulle vittime a Gaza, ampiamente ripresi e ripetuti senza controllo da quasi tutti i mass-media internazionali, si sono dimostrati grossolanamente errati.
Tanto per fare un esempio, il Palestinian Center for Human Rights elenca fra le vittime civili Nizzar Rayyan, uno dei principali architetti degli attentati terroristici di Hamas, quello che nel 2001 mandò anche uno dei suoi figli a compiere un attentato suicida.
Il Palestinian Center for Human Rights è anche alla testa della battaglia legale contro Israele: avvia cause in tutto il mondo per “vendicare” l’uccisione nel 2002 del capo militare di Hamas Salah Shehadeh e riceve aiuti per centinaia di migliaia di euro dalla Commissione Europea per questo suo impegno. Il gruppo sostiene di avere già pronti più di 900 casi sulla guerra a Gaza da portare in tribunale. Non sorprende che una delle raccomandazioni della commissione della Lega Araba sia quella di “sostenere i passi e gli sforzi legali fatti dalle ONG” volti a perseguire cittadini israeliani su operazioni contro Hamas a Gaza.

 
Alle 4 agosto 2009 alle ore 11:16 , Blogger vichi ha detto...

Il PCHR mai ha definito atti di resistenza o ha difeso gli attacchi terroristici contro i civili israeliani, basta andare a vedere e controllare, come forse tu non hai fatto.

L'unico scopo e l'attività del PCHR è quella di lottare in difesa dei diritti umani del popolo palestinese e di denunciare i mostruosi crimini dell'occupazione israeliana.

I dati forniti da questa ong sulle vittime civili di piombo fuso sono stati giudicati "grossolanamente errati" soltanto dagli assassini dell'esercito israeliano, ma da nessun altro. Tutti gli organismi internazionali - a cominciare dall'Onu - li giudicano al contrario pienamente attendibili e veritieri(vedi da ultimo il rapporto Onu "Economic and social repercussions of the israeli occupation on the living conditions of the palestinian people in the Opt" del maggio 2009).

Nizzar Rayyan era un professore universitario e CAPO POLITICO di Hamas, distinzione questa (tra politici e combattenti) che sfugge volentieri a chi vuole giustificare ogni crimine, anche il più orrendo. Perchè i casi da te citati - quelli di Rayyan e di Salah Shehade - sono tra i più mostruosi crimini di cui si è macchiato Israele, e sappiamo che la lista è ben lunga.

Assieme a Rayyan, Israele ha massacrato 4 delle sue mogli e 11 dei suoi figli, di età compresa tra 1 e 16 anni.

Per uccidere Shehade, Israele non ha esitato a uccidere, insieme a lui, altri 14 civili, tra cui 8 bambini, a cui si deve aggiungere il ferimento di altri 150 Palestinesi. Tutti vittime di una bomba da una tonnellata sganciata sopra un edificio di civile abitazione.

Se si potesse, sarei lieto io di strozzare questi assassini sanguinari con le mie mani. Me lo vieta la legge e il mio credo cattolico, e allora mi limito a giudicare meritoria l'opera del PCHR, che cerca di utilizzare la giurisdizione universale per cercare di portare nelle aule di tribunale quegli assassini che Israele considera dei veri e propri eroi.

A Israele da molto fastidio che l'Europa elargisca contributi alle ong come il PCHR - ma anche Peace Now o Breaking the Silence - che cercano di squarciare la cappa di silenzi che avvolge le illegalità e i crimini contro l'umanità di cui si è macchiato e si macchia Israele.

Ma probabilmente la Ue dovrebbe iniziare piuttosto a interrompere ogni forma di appoggio - economico finanziario politico e di ogni altra natura - che attualmente garantisce al focolare domestico delle canaglie.

 

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