Il mare raccontato dai Palestinesi.
Cos’è il mare per i Palestinesi che vivono nella West Bank? In questo bel video di poco più di 3 minuti la domanda viene posta a varie persone, che raccontano le proprie esperienze, le memorie e i sogni di mare, in netto contrasto con la quotidiana, amara realtà fatta di checkpoint e restrizioni alla libertà di movimento.
Due parole vanno dette riguardo al Mar Morto e all’impossibilità per i Palestinesi di recarvisi.
Il Mar Morto è un sito naturale unico al mondo ed un luogo di vacanza molto frequentato. Contrariamente a quello che molti - anche in Israele – ritengono, la parte nord-occidentale del Mar Morto fa parte della West Bank ed è dunque territorio palestinese.
Fino allo scoppio della seconda Intifada, la zona nord-occidentale del Mar Morto rappresentava quasi l’unico svago per i Palestinesi, che vi si recavano nei fine settimana e per trascorrervi le vacanze. Nel corso degli anni, tuttavia, Israele ha ivi costruito numerosi insediamenti colonici, iniziando a trattare la zona come se fosse parte effettiva del territorio israeliano, separandola – al pari dell’intera Valle del Giordano – dal resto della Cisgiordania.
A partire dal marzo del 2007, l’esercito israeliano ha iniziato ad istituire con sempre maggior frequenza una serie di checkpoint “volanti” nell’area di Beit Ha’arava, vietando l’accesso al Mar Morto ai Palestinesi, con l’eccezione dei residenti o di chi lavorava nei villaggi circostanti. Tali checkpoint operavano in prevalenza nei fine settimana, quando l’afflusso degli allegri gitanti israeliani si faceva più intenso.
Nel maggio del 2007, infine, il checkpoint di Beit Ha’arava è divenuto permanente, e da allora l’esercito israeliano ha negato l’ingresso alla zona nord-occidentale del Mar Morto a tutti i Palestinesi non residenti, persino a quelli muniti di visti validi per l’ingresso in Israele.
E’ degno di nota come il divieto di accesso al Mar Morto per i Palestinesi non è sancito da alcun ordine militare scritto o direttiva di alcun genere.
Secondo quanto riportato dalla ong Association for Civil Rights in Israel, il comandante della brigata di stanza nella zona aveva sostenuto, durante un incontro con membri dell’associazione, che il divieto era stato istituito per evitare possibili “danni alle entrate delle comunità ebraiche sulle rive del Mar Morto quando i Palestinesi visitano le spiagge”! E’ ovvio, come consentire che i bravi coloni e gli allegri gitanti israeliani frequentino le stesse spiagge affollate da Palestinesi sporchi e cattivi?
Nel giugno del 2008, a seguito di intese raggiunte tra il governo israeliano e l’inviato del “Quartetto” Tony Blair, il portavoce dell’Idf dichiarò che il checkpoint di Beit Ha’arava era stato rimosso. Controlli effettuati dagli attivisti dell’ong israeliana B’tselem, tuttavia, hanno rilevato che il checkpoint è tutt’ora saltuariamente in funzione, specialmente nei fine settimana quando molti israeliani si recano sulle spiagge del Mar Morto.
La realtà è che Israele priva i Palestinesi che vivono in Cisgiordania dell’unico accesso ad una striscia di costa, rendendola disponibile per il divertimento dei soli Israeliani e per il profitto degli insediamenti colonici della zona.
Come sempre accade, e qui in maniera ancor più intollerabile, le “ragioni di sicurezza” sono del tutto inesistenti, mentre si è in presenza di un regime degli accessi e della libertà di movimento razzista e discriminatorio, come è tipico in ogni regime di stampo coloniale.
Alla fine di agosto di quest’anno, Israele mantiene all’interno della Cisgiordania ben 619 checkpoint e ostacoli vari alla circolazione. Questi checkpoint, questi ostacoli, questi blocchi ledono gravemente diritti fondamentali dei Palestinesi e impediscono loro di raggiungere agevolmente i luoghi di lavoro, le scuole, gli ospedali, i parenti, gli amici, i luoghi di culto.
E negano ai Palestinesi persino il diritto di passare una giornata di riposo e di divertimento in spiaggia.
11 Commenti:
Tutto dipende da quando l'Autorità Palestinese sarà in grado di assumere ogni responsabilità su sicurezza e ordine pubblico nelle aree dove ci sono i posti di blocco. Centinaia di posti di blocco sono già stati smantellati da Israele grazie al lavoro che svolgono i 2100 commandos palestinesi che il generale americano Dayton ha addestrato a lottare contro il terrorismo.
Caro Vichi,
grazie per la pubblicazione, e grazie per il lungo post!
zaLab (e Nawafeth Youth Forum - Biddu)
Il bello dei filosionisti andrea-style è che si danno la zappa sui piedi e nemmeno se ne accorgono.
E' vero, grazie al lavoro delle forze di sicurezza palestinesi (che fanno il lavoro sporco al posto degli israeliani...), la sicurezza nella West Bank è aumentata notevolmente, non vi sono più incidenti, scontri o attentati. Lo rileva anche la World Bank nel suo ultimo report del 22 settembre ("A palestinian state in two years: institutions for economic revival").
Del resto, era quello che la road map chiedeva ai Palestinesi. E qyello che veniva chiesto ad Israele?
Ad Israele si chiedeva di congelare gli insediamenti e di migliorare la circolazione di beni e persone in Cisgiordania.
Di congelare gli insediamenti non se ne parla, e il numero di checkpoint è sempre lo stesso, così come sempre gli stessi sono gli ostacoli e le difficoltà nella libera circolazione.
Secondo l'OCHA ("The Humanitaran Monitor, agosto 2009"), al 31 agosto 2009 i checkpoint in Cisgiordania erano 619, mentre nell'aprile del 2008 erano 611.
Questo perchè - in questi 18 mesi - se è vero che l'Idf ha rimosso circa 130 ostacoli alla circolazione, è altrettanto vero che ne ha aggiunti circa 140!
Il solito imbroglio e la solita propaganda in cui sono maestri gli israeliani, naturalmente favoriti in questo dalle manipolazioni dei media di regime.
Per tornare al nostro discorso, i checkpoint che impediscono l'accesso dei palestinesi al Mar Morto non hanno nulla a che fare con la sicurezza e, peraltro, non hanno alcuna legittimità.
Perchè, naturalmente, si omette sempre di ricordare che Israele mantiene un'occupazione militare diretta di stampo razzista e colonialista che è unica al mondo, ed incredibilmente si consente agli ebrei stanziati in Cisgiordania di rimanervi e di pretendere persino sicurezza contro le "aggressioni" dei nativi, questi ultimi privati di ogni diritto umano basilare.
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