Il videogioco (israeliano) della morte (dei Palestinesi).
L’articolo di Jonathan Cook che segue, pubblicato il 13 luglio sul sito web del Palestine Chronicle e precedentemente apparso sul The National di Abu Dhabi, è semplicemente agghiacciante e non abbisognerebbe di alcun commento, eppure sono diversi gli spunti di riflessione che esso offre.
Il primo consiste in una amara considerazione su quanto siano ridicole e pretestuose le tesi di chi ancora sostiene che i Palestinesi rappresentino una “minaccia” per Israele, probabilmente la stessa minaccia che un uomo armato di un bastone possa rappresentare per dei soldati dentro ad un carro armato.
Piuttosto si mette in evidenza, ancora una volta, come il conflitto israelo-palestinese rappresenti una vera manna per l’industria militare israeliana, che può testare su civili inermi i propri apparati di morte e metterli in vetrina agli occhi del mondo, per mostrarne la devastante efficacia. E chi altri, invero, può giovarsi di un poligono di tiro come quello di Gaza, dotato persino di esseri umani - inclusi i bambini - pronti ad essere massacrati in vece delle solite sagome di cartone?
Per converso, tutto il mondo, anche quanti a parole criticano gli inauditi crimini di guerra commessi dagli assassini di Tsahal, è pronto a fare affari con Israele e a usufruire della sua tecnologia bellica all’avanguardia.
Persino la Turchia – i cui governanti periodicamente prendono posizione, anche in modo teatrale, contro Israele – non disdegna di fare affari con gli oppressori del popolo palestinese. Il che, unitamente a episodi precedenti tra i quali, soprattutto, il mancato veto all’ingresso di Israele nell’Ocse, fa dubitare della sincerità del sostegno offerto da Erdogan alla causa palestinese.
Resta, infine, lo sconcerto per la tranquillità con cui le soldatesse israeliane si dichiarano – e sono – pronte a fare il proprio dovere e a uccidere i Palestinesi “incriminati”. Ma Israele non sosteneva di non occupare più la Striscia di Gaza? E, invece, pare non sia proprio così, dato che continua ad arrogarsi il diritto, tra le altre cose, di imporre arbitrariamente una zona-cuscinetto profonda ufficialmente 300 metri ma che – secondo quanto afferma l’UNOCHA – arriva fino ad un chilometro all’interno della Striscia, una zona non delimitata in cui chiunque entri può essere ucciso senza alcun avvertimento e senza alcun motivo.
La violazione di questa arbitraria “zona della morte”, solo nel 2010, ha comportato l’uccisione di 27 Palestinesi ed il ferimento di altri 99. Non è dato sapere quanti per mano delle impavide soldatesse addette al videogioco della morte.
ISRAEL’S NEW “VIDEO GAME” EXECUTIONS
di Jonathan Cook - Nazareth
Si chiama Localizza e Spara. Gli operatori si siedono davanti ad un monitor tv dal quale possono controllare l’azione con un joystick stile PlayStation.
Lo scopo: uccidere i terroristi.
Chi gioca: ragazze in servizio nell'esercito israeliano.
Localizza e Spara, come viene chiamato dai militari israeliani, può sembrare un videogioco ma le figure sullo schermo sono persone reali – Palestinesi di Gaza - che possono essere uccise premendo un bottone sul joystick.
Le soldatesse, situate lontano in un centro operativo, hanno la responsabilità di mirare e sparare con delle mitragliatrici telecomandate installate sulle torri di controllo situate ogni poche centinaia di metri lungo un recinto elettronico che circonda Gaza.
Questo sistema è uno degli ultimi dispositivi di “uccisione a distanza” sviluppati dall’azienda israeliana di armamenti Rafael, in precedenza settore di ricerca armamenti dell’esercito israeliano e ora azienda governativa a sé stante.
Secondo Giora Katz, vicepresidente della Rafael, i macchinari bellici telecomandati come Localizza e Spara rappresentano il volto del futuro. Egli si aspetta che entro un decennio almeno un terzo delle macchine usate dall'esercito israeliano per controllare terra, cielo e mare sarà senza equipaggio.
La richiesta di dispositivi di tal genere, ammette l'esercito israeliano, è stata in parte accresciuta da una combinazione di livelli di reclutamento in declino e di una popolazione meno pronta a rischiare di morire in combattimento.
Oren Berebbi, il capo di questa branca tecnologica, ha dichiarato di recente ad un giornale americano: “Stiamo cercando di arrivare a veicoli senza pilota in ogni luogo del campo di battaglia... Possiamo compiere sempre più missioni senza mettere a rischio neanche un soldato”.
Il rapido progresso tecnologico ha allarmato le Nazioni Unite. Philip Alston, relatore speciale sulle esecuzioni extragiudiziarie, lo scorso mese ha avvertito del pericolo che potrebbe presto emergere una “mentalità assassina da PlayStation”.
Secondo gli analisti, tuttavia, è improbabile che Israele rinunci a un dispositivo del quale è stato all'avanguardia dello sviluppo – utilizzando i territori Palestinesi occupati, e specialmente Gaza, come laboratori di sperimentazione.
La domanda di sistemi di armamenti telecomandati è in forte crescita da parte dei regimi repressivi e dalle fiorenti industrie di sicurezza nazionale in tutto il mondo.
“Questi sistemi sono ancora alle prime fasi di sviluppo, ma per essi vi è un vasto e crescente mercato”, ha affermato Shlomo Brom, generale in pensione e analista della sicurezza all'Istituto di Studi sulla Sicurezza Nazionale dell'Università di Tel Aviv.
Il sistema Localizza e Spara – ufficialmente conosciuto come Sentry Tech – ha attirato l'attenzione soprattutto in Israele perché è utilizzato da soldatesse di 19 e 20 anni, rendendolo l'unico sistema d’armi dell’esercito israeliano utilizzato esclusivamente da donne.
Le soldatesse sono preferite per utilizzare dispositivi di uccisione a distanza a causa della carenza di reclute maschili per le unità di combattimento israeliane. Le ragazze possono effettuare missioni senza rompere il tabù sociale di mettere a rischio le loro vite, ha affermato il signor Brom.
Le donne sono tenute a identificare qualsiasi individuo sospetto che si avvicini alla recinzione che circonda Gaza e, se autorizzate da un ufficiale, a ucciderlo utilizzando il loro joystick.
L'esercito israeliano, che prevede di introdurre questa tecnologia lungo le altre linee di conflitto israeliane, rifiuta di dichiarare quanti Palestinesi siano stati uccisi a Gaza dalle mitragliatrici telecomandate. Secondo i media israeliani, tuttavia, si ritiene si tratti di varie dozzine.
Il sistema è stato introdotto gradualmente due anni fa per la sorveglianza, ma gli operatori sono stati in grado di aprire il fuoco solo più di recente. L'esercito ha ammesso di aver usato Sentry Tech a dicembre per uccidere almeno due Palestinesi a diverse centinaia di metri all’interno della recinzione.
Il quotidiano Haaretz, a cui è stato consentito un raro accesso a un centro di controllo del Sentry Tech, ha riportato la testimonianza di un soldato, Bar Keren, 20 anni, che ha affermato: “È molto allettante che sia io a farlo. Ma non tutti vogliono questo incarico. Non è una cosa semplice impugnare un joystick come quello di una Playstation Sony e uccidere, ma alla fine si tratta di difendersi”.
I sensori audio sulle torri indicano che le donne sentono il colpo quando uccide il bersaglio. Nessuna donna, riporta Haaretz, è venuta meno al suo dovere di sparare a quello che l'esercito chiama un Palestinese “incriminato”.
I militari israeliani, che impongono una cosiddetta “zona cuscinetto” – una terra di nessuno non delimitata – dentro la recinzione che si estende fino a 300 metri all’interno della piccola enclave, sono stati largamente criticati per aver aperto il fuoco contro civili entrati all'interno della zona chiusa.
Ad aprile, in incidenti separati, un dimostrante palestinese di 21 anni è stato ucciso e un' attivista di solidarietà maltese è rimasta ferita quando hanno preso parte ad una manifestazione di protesta che intendeva piantare una bandiera palestinese nella zona cuscinetto. La donna maltese, Bianca Zammit, stava registrando un video quando è stata colpita.
Non è chiaro se Localizza e Spara è stato utilizzato contro questi manifestanti.
L'esercito israeliano sostiene che Sentry Tech è “rivoluzionario”. E ciò renderà il suo potenziale di mercato più grande quando altri eserciti cercheranno nella tecnologia dell' “uccisione a distanza” un fattore di innovazione.
È stato reso noto che Rafael sta sviluppando una versione di Sentry Tech in grado di lanciare missili guidati a lungo raggio.
Un altro tipo di macchinario sviluppato recentemente per l'esercito israeliano è il Guardium, una macchina-robot corazzata che può pattugliare il territorio fino a 80 km orari, percorrere le città, tendere “imboscate” e sparare a dei bersagli. Attualmente pattuglia i confini israeliani con Gaza e il Libano.
I suoi sviluppatori israeliani, G-Nius, lo hanno definito il primo “soldato robot” al mondo. Sembra la versione di prima generazione dell’immaginaria “corazza-robot” indossata dai soldati del recente, famoso film di fantascienza Avatar.
Rafael ha prodotto la prima motovedetta senza equipaggio, la “Protector”, che è stata venduta alla marina di Singapore ed è fortemente commercializzata negli U.S.A. Un funzionario della Rafael, Patrick Bar-Avi, ha dichiarato al quotidiano finanziario israeliano Globes: “Le marine di tutto il mondo soltanto ora stanno cominciando ad esaminare i possibili usi di un mezzo del genere, e le possibilità sono infinite”.
Ma Israele è più conosciuto per il suo ruolo nello sviluppo di “aerei senza pilota” – o droni, come sono diventati noti. Originariamente concepiti per lo spionaggio, e utilizzati per prima usati da Israele nel sud del Libano all'inizio degli anni 80, oggi vengono sempre più usati per compiere esecuzioni extra-giudiziarie da migliaia di metri dall'alto.
A febbraio Israele ha presentato ufficialmente il drone Heron TP lungo 14 metri, il più grande di sempre. Capace di volare da Israele all'Iran e di trasportare più di una tonnellata di armi, l'Heron è stato testato da Israele a Gaza durante l'Operazione Piombo Fuso nell'inverno 2008, nella quale sono stati uccisi circa 1.400 Palestinesi.
Più di 40 paesi attualmente utilizzano droni, molti dei quali costruiti in Israele, sebbene fino ad ora soltanto l'esercito israeliano e quello U.S.A. li abbiano impiegati come macchine per uccisioni telecomandate. I droni israeliani vengono utilizzati largamente in Afghanistan.
Droni più piccoli sono stati venduti agli eserciti tedesco, australiano, spagnolo, francese, russo, indiano e canadese. Si ritiene che il Brasile impiegherà i droni per provvedere alla sicurezza dei Mondiali del 2014, e anche i governi di Panama ed El Salvador li vogliono, apparentemente per eseguire operazioni antidroga.
Malgrado la crisi diplomatica con Ankara, è stato reso noto che il mese scorso Israele ha concluso un contratto per la vendita di una flotta di 10 Heron all'esercito turco per 185 milioni di dollari.
Jonathan Cook è uno scrittore e giornalista di Nazareth, Israele. I suoi ultimi libri sono “Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East” (Pluto Press) e “Disappearing Palestine: Israel's Experiments in Human Despair” (Zed Books). Il suo sito web è www.jkcook.net
Il primo consiste in una amara considerazione su quanto siano ridicole e pretestuose le tesi di chi ancora sostiene che i Palestinesi rappresentino una “minaccia” per Israele, probabilmente la stessa minaccia che un uomo armato di un bastone possa rappresentare per dei soldati dentro ad un carro armato.
Piuttosto si mette in evidenza, ancora una volta, come il conflitto israelo-palestinese rappresenti una vera manna per l’industria militare israeliana, che può testare su civili inermi i propri apparati di morte e metterli in vetrina agli occhi del mondo, per mostrarne la devastante efficacia. E chi altri, invero, può giovarsi di un poligono di tiro come quello di Gaza, dotato persino di esseri umani - inclusi i bambini - pronti ad essere massacrati in vece delle solite sagome di cartone?
Per converso, tutto il mondo, anche quanti a parole criticano gli inauditi crimini di guerra commessi dagli assassini di Tsahal, è pronto a fare affari con Israele e a usufruire della sua tecnologia bellica all’avanguardia.
Persino la Turchia – i cui governanti periodicamente prendono posizione, anche in modo teatrale, contro Israele – non disdegna di fare affari con gli oppressori del popolo palestinese. Il che, unitamente a episodi precedenti tra i quali, soprattutto, il mancato veto all’ingresso di Israele nell’Ocse, fa dubitare della sincerità del sostegno offerto da Erdogan alla causa palestinese.
Resta, infine, lo sconcerto per la tranquillità con cui le soldatesse israeliane si dichiarano – e sono – pronte a fare il proprio dovere e a uccidere i Palestinesi “incriminati”. Ma Israele non sosteneva di non occupare più la Striscia di Gaza? E, invece, pare non sia proprio così, dato che continua ad arrogarsi il diritto, tra le altre cose, di imporre arbitrariamente una zona-cuscinetto profonda ufficialmente 300 metri ma che – secondo quanto afferma l’UNOCHA – arriva fino ad un chilometro all’interno della Striscia, una zona non delimitata in cui chiunque entri può essere ucciso senza alcun avvertimento e senza alcun motivo.
La violazione di questa arbitraria “zona della morte”, solo nel 2010, ha comportato l’uccisione di 27 Palestinesi ed il ferimento di altri 99. Non è dato sapere quanti per mano delle impavide soldatesse addette al videogioco della morte.
ISRAEL’S NEW “VIDEO GAME” EXECUTIONS
di Jonathan Cook - Nazareth
Si chiama Localizza e Spara. Gli operatori si siedono davanti ad un monitor tv dal quale possono controllare l’azione con un joystick stile PlayStation.
Lo scopo: uccidere i terroristi.
Chi gioca: ragazze in servizio nell'esercito israeliano.
Localizza e Spara, come viene chiamato dai militari israeliani, può sembrare un videogioco ma le figure sullo schermo sono persone reali – Palestinesi di Gaza - che possono essere uccise premendo un bottone sul joystick.
Le soldatesse, situate lontano in un centro operativo, hanno la responsabilità di mirare e sparare con delle mitragliatrici telecomandate installate sulle torri di controllo situate ogni poche centinaia di metri lungo un recinto elettronico che circonda Gaza.
Questo sistema è uno degli ultimi dispositivi di “uccisione a distanza” sviluppati dall’azienda israeliana di armamenti Rafael, in precedenza settore di ricerca armamenti dell’esercito israeliano e ora azienda governativa a sé stante.
Secondo Giora Katz, vicepresidente della Rafael, i macchinari bellici telecomandati come Localizza e Spara rappresentano il volto del futuro. Egli si aspetta che entro un decennio almeno un terzo delle macchine usate dall'esercito israeliano per controllare terra, cielo e mare sarà senza equipaggio.
La richiesta di dispositivi di tal genere, ammette l'esercito israeliano, è stata in parte accresciuta da una combinazione di livelli di reclutamento in declino e di una popolazione meno pronta a rischiare di morire in combattimento.
Oren Berebbi, il capo di questa branca tecnologica, ha dichiarato di recente ad un giornale americano: “Stiamo cercando di arrivare a veicoli senza pilota in ogni luogo del campo di battaglia... Possiamo compiere sempre più missioni senza mettere a rischio neanche un soldato”.
Il rapido progresso tecnologico ha allarmato le Nazioni Unite. Philip Alston, relatore speciale sulle esecuzioni extragiudiziarie, lo scorso mese ha avvertito del pericolo che potrebbe presto emergere una “mentalità assassina da PlayStation”.
Secondo gli analisti, tuttavia, è improbabile che Israele rinunci a un dispositivo del quale è stato all'avanguardia dello sviluppo – utilizzando i territori Palestinesi occupati, e specialmente Gaza, come laboratori di sperimentazione.
La domanda di sistemi di armamenti telecomandati è in forte crescita da parte dei regimi repressivi e dalle fiorenti industrie di sicurezza nazionale in tutto il mondo.
“Questi sistemi sono ancora alle prime fasi di sviluppo, ma per essi vi è un vasto e crescente mercato”, ha affermato Shlomo Brom, generale in pensione e analista della sicurezza all'Istituto di Studi sulla Sicurezza Nazionale dell'Università di Tel Aviv.
Il sistema Localizza e Spara – ufficialmente conosciuto come Sentry Tech – ha attirato l'attenzione soprattutto in Israele perché è utilizzato da soldatesse di 19 e 20 anni, rendendolo l'unico sistema d’armi dell’esercito israeliano utilizzato esclusivamente da donne.
Le soldatesse sono preferite per utilizzare dispositivi di uccisione a distanza a causa della carenza di reclute maschili per le unità di combattimento israeliane. Le ragazze possono effettuare missioni senza rompere il tabù sociale di mettere a rischio le loro vite, ha affermato il signor Brom.
Le donne sono tenute a identificare qualsiasi individuo sospetto che si avvicini alla recinzione che circonda Gaza e, se autorizzate da un ufficiale, a ucciderlo utilizzando il loro joystick.
L'esercito israeliano, che prevede di introdurre questa tecnologia lungo le altre linee di conflitto israeliane, rifiuta di dichiarare quanti Palestinesi siano stati uccisi a Gaza dalle mitragliatrici telecomandate. Secondo i media israeliani, tuttavia, si ritiene si tratti di varie dozzine.
Il sistema è stato introdotto gradualmente due anni fa per la sorveglianza, ma gli operatori sono stati in grado di aprire il fuoco solo più di recente. L'esercito ha ammesso di aver usato Sentry Tech a dicembre per uccidere almeno due Palestinesi a diverse centinaia di metri all’interno della recinzione.
Il quotidiano Haaretz, a cui è stato consentito un raro accesso a un centro di controllo del Sentry Tech, ha riportato la testimonianza di un soldato, Bar Keren, 20 anni, che ha affermato: “È molto allettante che sia io a farlo. Ma non tutti vogliono questo incarico. Non è una cosa semplice impugnare un joystick come quello di una Playstation Sony e uccidere, ma alla fine si tratta di difendersi”.
I sensori audio sulle torri indicano che le donne sentono il colpo quando uccide il bersaglio. Nessuna donna, riporta Haaretz, è venuta meno al suo dovere di sparare a quello che l'esercito chiama un Palestinese “incriminato”.
I militari israeliani, che impongono una cosiddetta “zona cuscinetto” – una terra di nessuno non delimitata – dentro la recinzione che si estende fino a 300 metri all’interno della piccola enclave, sono stati largamente criticati per aver aperto il fuoco contro civili entrati all'interno della zona chiusa.
Ad aprile, in incidenti separati, un dimostrante palestinese di 21 anni è stato ucciso e un' attivista di solidarietà maltese è rimasta ferita quando hanno preso parte ad una manifestazione di protesta che intendeva piantare una bandiera palestinese nella zona cuscinetto. La donna maltese, Bianca Zammit, stava registrando un video quando è stata colpita.
Non è chiaro se Localizza e Spara è stato utilizzato contro questi manifestanti.
L'esercito israeliano sostiene che Sentry Tech è “rivoluzionario”. E ciò renderà il suo potenziale di mercato più grande quando altri eserciti cercheranno nella tecnologia dell' “uccisione a distanza” un fattore di innovazione.
È stato reso noto che Rafael sta sviluppando una versione di Sentry Tech in grado di lanciare missili guidati a lungo raggio.
Un altro tipo di macchinario sviluppato recentemente per l'esercito israeliano è il Guardium, una macchina-robot corazzata che può pattugliare il territorio fino a 80 km orari, percorrere le città, tendere “imboscate” e sparare a dei bersagli. Attualmente pattuglia i confini israeliani con Gaza e il Libano.
I suoi sviluppatori israeliani, G-Nius, lo hanno definito il primo “soldato robot” al mondo. Sembra la versione di prima generazione dell’immaginaria “corazza-robot” indossata dai soldati del recente, famoso film di fantascienza Avatar.
Rafael ha prodotto la prima motovedetta senza equipaggio, la “Protector”, che è stata venduta alla marina di Singapore ed è fortemente commercializzata negli U.S.A. Un funzionario della Rafael, Patrick Bar-Avi, ha dichiarato al quotidiano finanziario israeliano Globes: “Le marine di tutto il mondo soltanto ora stanno cominciando ad esaminare i possibili usi di un mezzo del genere, e le possibilità sono infinite”.
Ma Israele è più conosciuto per il suo ruolo nello sviluppo di “aerei senza pilota” – o droni, come sono diventati noti. Originariamente concepiti per lo spionaggio, e utilizzati per prima usati da Israele nel sud del Libano all'inizio degli anni 80, oggi vengono sempre più usati per compiere esecuzioni extra-giudiziarie da migliaia di metri dall'alto.
A febbraio Israele ha presentato ufficialmente il drone Heron TP lungo 14 metri, il più grande di sempre. Capace di volare da Israele all'Iran e di trasportare più di una tonnellata di armi, l'Heron è stato testato da Israele a Gaza durante l'Operazione Piombo Fuso nell'inverno 2008, nella quale sono stati uccisi circa 1.400 Palestinesi.
Più di 40 paesi attualmente utilizzano droni, molti dei quali costruiti in Israele, sebbene fino ad ora soltanto l'esercito israeliano e quello U.S.A. li abbiano impiegati come macchine per uccisioni telecomandate. I droni israeliani vengono utilizzati largamente in Afghanistan.
Droni più piccoli sono stati venduti agli eserciti tedesco, australiano, spagnolo, francese, russo, indiano e canadese. Si ritiene che il Brasile impiegherà i droni per provvedere alla sicurezza dei Mondiali del 2014, e anche i governi di Panama ed El Salvador li vogliono, apparentemente per eseguire operazioni antidroga.
Malgrado la crisi diplomatica con Ankara, è stato reso noto che il mese scorso Israele ha concluso un contratto per la vendita di una flotta di 10 Heron all'esercito turco per 185 milioni di dollari.
Jonathan Cook è uno scrittore e giornalista di Nazareth, Israele. I suoi ultimi libri sono “Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East” (Pluto Press) e “Disappearing Palestine: Israel's Experiments in Human Despair” (Zed Books). Il suo sito web è www.jkcook.net
Etichette: buffer zone, crimini di guerra, esecuzioni extragiudiziarie, Israele, striscia di gaza
10 Commenti:
Ti piacerebbe che Israele rimanesse immobile bersaglio dei suoi aggressori di Hamastan senza difendersi, per riacquistare un'immagine 'positiva' agli occhi della comunità internazionale? E' evidente che gli unici ebrei positivi, per gli odiatori di professione di Israele, sono quelli morti. Quelli vivi che si difendono non ti vanno proprio a genio?
Come al solito dimentichi di dire (guarda un po' che strano...) che al confine di Gaza non si affacciano stinchi di santo ma soldati di Hamas, organizzazione terroristica che perseguita i cristiani e ha condannato a morte tutti gli ebrei, usa bambini, oggetti, edifici, ospedali, allo scopo di combattere Israele e l'Occidente intero. Ma certo, scrivere al sicuro da Palermo scopiazzando Palestine Chronicle è facile vero Vichi?
Difendersi? Veramente le ultime prodezze di israele - come avresti potuto leggere sul blog - sono state ammazzare una povera donna palestinese madre di tre figli e ferire gravemente alcuni bambini con le granate a flechettes (proibite dal diritto umanitario in luoghi civili).
Difendere le carogne israeliane assassine stando al sicuro dietro il proprio pc è pure molto facile, vero andrea?
Articolo davvero interessante...
Lo riporto sul nostro Blog.
Un abbraccio a Vichi!
Difendere le carogne palestinesi stando al sicuro dietro al pc anche è molto facile vero?
Infatti che Abu mazen abbia rifiutato i colloqui diretti non ce n'è traccia sul tuo blog...ma va bene così per voi nazisti di infopal
Un caro saluto a casuale, ricambio l'abbraccio!
Per le farneticazioni di ale non necessiterebbe invece alcun commento.
Naturalmente gli animatori del sito infopal - uno dei pochi siti web che riportano con puntualità le notizie sui crimini dell'occupazione israeliana - per i sionisti d'accatto di casa nostra sarebbero dei "nazisti", e questo solo perchè raccontano la verità su ciò che accade in Palestina e sulle prodezze quotidiane dello stato-canaglia israeliano.
Non a caso infopal è uno dei siti nel mirino di una allucinante commissione d'inchiesta sull'antisemitismo - presieduta dall'ottima Fiamma Nirenstein - che l'unico scopo che sembra avere è quello di cercare la via per tacitare quanti nel web si schierano a fianco del popolo palestinese e denunciano ad alta voce i crimini israeliani.
Sul tema dell'articolo, come al solito, ale non ha nulla da dire, ma cerca di dirlo lo stesso. Pescando nel vuoto pneumatico del suo cervello qualche frasetta imparata a memoria qua e là dai siti di propaganda filoisraeliana.
certo infopal è sicuramente al di sopra di ogni sospetto di imparzialità..... ma falla finita
A parte che non è simpatico definire "nazista" chi si limita soltanto a dare notizia dei crimini dell'occupazione israeliana, sapresti indicarmi una notizia fornita da infopal destituita di fondamento?
Magari potremmo chiedere una rettifica...
Cmq, mi pare delirante postare qui commenti negativi su infopal che nulla hanno a che fare con l'argomento del mio articolo, se avete qualche doglianza potrete utilmente rivolgervi alla loro redazione.
Per la verità, poi, mi piacerebbe che i commenti si attenessero al tema di volta in volta proposto.
Se uno non ha nulla da dire, mica lo ordina il dottore di postare un commento e fare atto di presenza.
Oppure la sera vi fanno l'appello?
infopal ,l'hai nominata tu per primo non io, se è per questo non centra niente neppure Fiamma
Forse sei un po' confuso, magari rileggiti con calma i commenti.
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page