Nessuno lo dice, ma a Gaza gli assassini israeliani continuano ad uccidere impunemente.
In questi giorni molto si è parlato del fatto che Israele ha allentato il cappio che da oltre tre anni strangolava la Striscia di Gaza, consentendo un maggior afflusso di beni sia in termini quantitativi sia in termini di tipologia di prodotti di cui ora è ammessa l’importazione. Questa abile mossa propagandistica ha consentito ad Obama di accogliere il premier israeliano Netanyahu con grandi sorrisi e strette di mano, e ai vari servi europei di congratularsi caldamente con Israele per questo bel gesto umanitario.
In realtà, come abbiamo visto, ben poco è cambiato. Basta leggere i bollettini periodici dell’Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (UN-OCHA) per accorgersi che l’importazione di molti beni come ad esempio fertilizzanti, fibre di vetro, perforatrici, disinfettanti per l’acqua ed altro ancora è tutt’ora vietata, mentre quella di altri prodotti, in specie il cemento e altri materiali per costruzioni, è ammessa solo in relazione a specifici progetti a supervisione Onu o di ong internazionali, non certo per ricostruire le migliaia di case distrutte durante il massacro di “Piombo Fuso”.
L’allentamento del blocco, inoltre, non riguarda in alcun modo né le esportazioni dalla Striscia né, soprattutto, il libero accesso da e per Gaza delle persone, neanche per motivi di studio o per cure mediche.
E, ancora, se le importazioni nella settimana compresa tra il 27 giugno e il 3 luglio sono in effetti significativamente aumentate rispetto a quelle registrate nelle settimane precedenti, esse in realtà rappresentano soltanto il 28% delle importazioni settimanali a Gaza registrate durante i primi cinque mesi del 2007, prima cioè dell’imposizione del blocco. Si tratta peraltro di beni esclusivamente destinati al consumo e che non hanno alcun impatto in termini di ripresa dell’attività produttiva nella Striscia di Gaza.
Di questo, nessuno parla, ma quello che soprattutto viene accuratamente taciuto, nelle cancellerie occidentali così come sui media è il fatto che, a Gaza, tsahal continua a condurre le sue incursioni di routine e gli assassini israeliani in divisa continuano a uccidere a proprio piacimento e nella più totale impunità.
Così succede che una bella sera di luglio – esattamente alle 20:45 di martedì 13 – un gruppo di donne stia tranquillamente seduto davanti alla propria casa nel villaggio di Al Boureij, nella parte centrale della Striscia, a circa 400 metri dal confine con Israele. All’improvviso, e assolutamente senza alcun motivo, i soldati israeliani posizionati sul confine sparano due colpi d’artiglieria in direzione del gruppo di donne, ferendo la 30enne Amira Jaber Abu Sa’id e sua cognata, la 26enne Sana’a Ahmed Abu Sa’id.
L’ambulanza della Mezzaluna Rossa (PRCS), accorsa sul posto dopo 15 minuti, non riesce tuttavia a soccorrere le due donne, a causa del fatto che le truppe israeliane non accennano a cessare il fuoco, ed è costretta a tornare indietro verso Deir al-Balah. A quel punto, la 33enne Ne’ma Yousef Abu Sa’id si rende conto che la propria figlia di soli 3 anni si trova ancora fuori di casa e corre a cercarla.
Si tratta dell’ultima decisione della sua vita, perché le schegge di una terza cannonata sparata dagli assassini la colpiscono alla testa e all’addome, uccidendola sul colpo, mentre anche il suocero 65enne resta a terra ferito. Dopo un’ora e mezza, finalmente, un’ambulanza della PRCS riuscirà a giungere sul posto dopo essersi coordinata con l’esercito israeliano, per trasferire i feriti e il corpo della povera donna all’ospedale Martiri di al-Aqsa di Deir al-Balah.
Dall’inizio dell’anno, i soldati israeliani hanno ucciso nella Striscia di Gaza ben 35 Palestinesi (di cui 12 civili inermi) e ne hanno feriti 133 (116 civili). Si tratta di gravi violazioni del diritto umanitario, crimini di guerra i cui responsabili la comunità internazionale avrebbe il dovere di perseguire.
Ma queste morti è come non fossero mai avvenute, questi crimini mai commessi, nessuno ne parla e Israele continua ad essere esaltato come un magnifico stato civile e progredito, l’unica democrazia in medio oriente. Una democrazia votata all’assassinio, al crimine, alla barbara ferocia.
Per ricordare la povera Ne’ma, corsa incontro alla morte per salvare la sua piccina di tre anni, basteranno poche righe del televideo rai.
In realtà, come abbiamo visto, ben poco è cambiato. Basta leggere i bollettini periodici dell’Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (UN-OCHA) per accorgersi che l’importazione di molti beni come ad esempio fertilizzanti, fibre di vetro, perforatrici, disinfettanti per l’acqua ed altro ancora è tutt’ora vietata, mentre quella di altri prodotti, in specie il cemento e altri materiali per costruzioni, è ammessa solo in relazione a specifici progetti a supervisione Onu o di ong internazionali, non certo per ricostruire le migliaia di case distrutte durante il massacro di “Piombo Fuso”.
L’allentamento del blocco, inoltre, non riguarda in alcun modo né le esportazioni dalla Striscia né, soprattutto, il libero accesso da e per Gaza delle persone, neanche per motivi di studio o per cure mediche.
E, ancora, se le importazioni nella settimana compresa tra il 27 giugno e il 3 luglio sono in effetti significativamente aumentate rispetto a quelle registrate nelle settimane precedenti, esse in realtà rappresentano soltanto il 28% delle importazioni settimanali a Gaza registrate durante i primi cinque mesi del 2007, prima cioè dell’imposizione del blocco. Si tratta peraltro di beni esclusivamente destinati al consumo e che non hanno alcun impatto in termini di ripresa dell’attività produttiva nella Striscia di Gaza.
Di questo, nessuno parla, ma quello che soprattutto viene accuratamente taciuto, nelle cancellerie occidentali così come sui media è il fatto che, a Gaza, tsahal continua a condurre le sue incursioni di routine e gli assassini israeliani in divisa continuano a uccidere a proprio piacimento e nella più totale impunità.
Così succede che una bella sera di luglio – esattamente alle 20:45 di martedì 13 – un gruppo di donne stia tranquillamente seduto davanti alla propria casa nel villaggio di Al Boureij, nella parte centrale della Striscia, a circa 400 metri dal confine con Israele. All’improvviso, e assolutamente senza alcun motivo, i soldati israeliani posizionati sul confine sparano due colpi d’artiglieria in direzione del gruppo di donne, ferendo la 30enne Amira Jaber Abu Sa’id e sua cognata, la 26enne Sana’a Ahmed Abu Sa’id.
L’ambulanza della Mezzaluna Rossa (PRCS), accorsa sul posto dopo 15 minuti, non riesce tuttavia a soccorrere le due donne, a causa del fatto che le truppe israeliane non accennano a cessare il fuoco, ed è costretta a tornare indietro verso Deir al-Balah. A quel punto, la 33enne Ne’ma Yousef Abu Sa’id si rende conto che la propria figlia di soli 3 anni si trova ancora fuori di casa e corre a cercarla.
Si tratta dell’ultima decisione della sua vita, perché le schegge di una terza cannonata sparata dagli assassini la colpiscono alla testa e all’addome, uccidendola sul colpo, mentre anche il suocero 65enne resta a terra ferito. Dopo un’ora e mezza, finalmente, un’ambulanza della PRCS riuscirà a giungere sul posto dopo essersi coordinata con l’esercito israeliano, per trasferire i feriti e il corpo della povera donna all’ospedale Martiri di al-Aqsa di Deir al-Balah.
Dall’inizio dell’anno, i soldati israeliani hanno ucciso nella Striscia di Gaza ben 35 Palestinesi (di cui 12 civili inermi) e ne hanno feriti 133 (116 civili). Si tratta di gravi violazioni del diritto umanitario, crimini di guerra i cui responsabili la comunità internazionale avrebbe il dovere di perseguire.
Ma queste morti è come non fossero mai avvenute, questi crimini mai commessi, nessuno ne parla e Israele continua ad essere esaltato come un magnifico stato civile e progredito, l’unica democrazia in medio oriente. Una democrazia votata all’assassinio, al crimine, alla barbara ferocia.
Per ricordare la povera Ne’ma, corsa incontro alla morte per salvare la sua piccina di tre anni, basteranno poche righe del televideo rai.
Etichette: assassini, esercito israeliano, gaza, ocha, palestina
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page