Riapre il valico di Rafah, ma non basta
Ogni tanto, anche per i Palestinesi, c’è una buona notizia. Ed è il caso dei preparativi in corso per la definitiva riapertura del valico di Rafah, il valico di frontiera tra l’Egitto e la Striscia di Gaza.
Il 28 aprile scorso, parlando alla tv araba al-Jazeera, il Ministro degli Esteri egiziano Nabil al-Arabi ha infatti dichiarato che l’Egitto nei prossimi sette-dieci giorni farà i passi necessari per alleggerire il blocco di Gaza, e che ciò porrà finalmente termine alle “sofferenze della popolazione palestinese”.
Sin da quando Israele ha chiuso completamente lo spazio aereo, le acque territoriali e tutti i valichi di frontiera ad eccezione di quello di Erez, il valico di Rafah era rimasta l’unica via di uscita verso il resto del mondo per i Palestinesi residenti nella Striscia di Gaza. Il passaggio attraverso il valico di Erez, situato alla frontiera con Israele, era infatti limitato a “casi umanitari straordinari, specialmente urgenti casi medici”, mentre era vietato ai Palestinesi di recarsi da Gaza in Cisgiordania e viceversa.
Il valico di Rafah, tuttavia, venne chiuso a seguito della cattura di Gilad Shalit nel giugno del 2006, ed è rimasto quasi sempre chiuso fino al giugno 2010, quando l’Egitto ne decise la riapertura parziale in seguito all’incidente della Flotilla e all’assassinio dei nove attivisti imbarcati sulla Mavi Marmara.
Attualmente, il passaggio attraverso il valico di Rafah è limitato ai cittadini stranieri o ai residenti all’estero, ai titolari di visti (inclusi gli studenti a cui viene consentito di seguire corsi di studio all’estero) e ai pazienti che necessitano di cure mediche in Egitto. Il passaggio dei Palestinesi è limitato a quanti sono iscritti nel registro della popolazione controllato da Israele.
A seguito dei recenti avvenimenti in Egitto e al cambio di regime, il numero delle persone a cui è concesso di lasciare Gaza attraverso il valico di Rafah è stato limitato a 300 giornaliere, e il valico è aperto cinque giorni alla settimana. Inoltre, a partire dal “disengagement plan” del 2005, le merci non possono passare per il valico, fatta eccezione per i carichi di assistenza umanitaria che, di tanto in tanto, l’Egitto ha ammesso occasionalmente.
Dunque la notizia della riapertura totale del valico di Rafah non può che essere accolta favorevolmente, dato che, come abbiamo visto, esso rappresenta l’unica porta di accesso al mondo per i Palestinesi di Gaza.
Restano, tuttavia, irrisolti i nodi legati all’illegale controllo dello spazio aereo e delle acque territoriali di Gaza da parte di Israele e, soprattutto, la perdurante necessità di consentire il passaggio di persone e merci dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania e viceversa, poiché entrambe sono riconosciute persino da Israele come una singola unità territoriale, la cui integrità è alla base della soluzione cd. a due stati del conflitto israelo-palestinese.
Sin dal giugno del 2007, Israele impedisce ai residenti di Gaza di vendere la propria merce in Israele o in Cisgiordania, nel quadro di una politica che tende a separare la Striscia di Gaza dalla West Bank, e che ha il suo fulcro nella gestione e nel controllo dei registri della popolazione.
E i problemi legati alla “sicurezza” – sempre tirati in ballo da Israele – non servono a spiegare tale divieto, poiché ai residenti di Gaza è consentito di esportare limitati quantitativi di prodotti agricoli verso i Paesi europei, attraverso Israele e i controlli di sicurezza israeliani.
La notizia della riapertura del valico di Rafah è dunque un’ottima notizia, ma permane intatta la necessità di garantire l’unità dell’economia palestinese e, soprattutto, quella di consentire finalmente la possibilità di potersi spostare dalla Striscia di Gaza verso la Cisgiordania e viceversa.
Il 28 aprile scorso, parlando alla tv araba al-Jazeera, il Ministro degli Esteri egiziano Nabil al-Arabi ha infatti dichiarato che l’Egitto nei prossimi sette-dieci giorni farà i passi necessari per alleggerire il blocco di Gaza, e che ciò porrà finalmente termine alle “sofferenze della popolazione palestinese”.
Sin da quando Israele ha chiuso completamente lo spazio aereo, le acque territoriali e tutti i valichi di frontiera ad eccezione di quello di Erez, il valico di Rafah era rimasta l’unica via di uscita verso il resto del mondo per i Palestinesi residenti nella Striscia di Gaza. Il passaggio attraverso il valico di Erez, situato alla frontiera con Israele, era infatti limitato a “casi umanitari straordinari, specialmente urgenti casi medici”, mentre era vietato ai Palestinesi di recarsi da Gaza in Cisgiordania e viceversa.
Il valico di Rafah, tuttavia, venne chiuso a seguito della cattura di Gilad Shalit nel giugno del 2006, ed è rimasto quasi sempre chiuso fino al giugno 2010, quando l’Egitto ne decise la riapertura parziale in seguito all’incidente della Flotilla e all’assassinio dei nove attivisti imbarcati sulla Mavi Marmara.
Attualmente, il passaggio attraverso il valico di Rafah è limitato ai cittadini stranieri o ai residenti all’estero, ai titolari di visti (inclusi gli studenti a cui viene consentito di seguire corsi di studio all’estero) e ai pazienti che necessitano di cure mediche in Egitto. Il passaggio dei Palestinesi è limitato a quanti sono iscritti nel registro della popolazione controllato da Israele.
A seguito dei recenti avvenimenti in Egitto e al cambio di regime, il numero delle persone a cui è concesso di lasciare Gaza attraverso il valico di Rafah è stato limitato a 300 giornaliere, e il valico è aperto cinque giorni alla settimana. Inoltre, a partire dal “disengagement plan” del 2005, le merci non possono passare per il valico, fatta eccezione per i carichi di assistenza umanitaria che, di tanto in tanto, l’Egitto ha ammesso occasionalmente.
Dunque la notizia della riapertura totale del valico di Rafah non può che essere accolta favorevolmente, dato che, come abbiamo visto, esso rappresenta l’unica porta di accesso al mondo per i Palestinesi di Gaza.
Restano, tuttavia, irrisolti i nodi legati all’illegale controllo dello spazio aereo e delle acque territoriali di Gaza da parte di Israele e, soprattutto, la perdurante necessità di consentire il passaggio di persone e merci dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania e viceversa, poiché entrambe sono riconosciute persino da Israele come una singola unità territoriale, la cui integrità è alla base della soluzione cd. a due stati del conflitto israelo-palestinese.
Sin dal giugno del 2007, Israele impedisce ai residenti di Gaza di vendere la propria merce in Israele o in Cisgiordania, nel quadro di una politica che tende a separare la Striscia di Gaza dalla West Bank, e che ha il suo fulcro nella gestione e nel controllo dei registri della popolazione.
E i problemi legati alla “sicurezza” – sempre tirati in ballo da Israele – non servono a spiegare tale divieto, poiché ai residenti di Gaza è consentito di esportare limitati quantitativi di prodotti agricoli verso i Paesi europei, attraverso Israele e i controlli di sicurezza israeliani.
La notizia della riapertura del valico di Rafah è dunque un’ottima notizia, ma permane intatta la necessità di garantire l’unità dell’economia palestinese e, soprattutto, quella di consentire finalmente la possibilità di potersi spostare dalla Striscia di Gaza verso la Cisgiordania e viceversa.
Etichette: egitto, palestina, rafah, striscia di gaza
2 Commenti:
Ho cercato sul web cercando di trovare idee su come ottenere il mio sito blog personale codificati, il tuo stile attuale e il tema sono meravigliosi. Hai il codice che la vostra auto o hai assumere un programmatore per farlo fare per lei personalmente?
Attraverso siti come blogger.com (da cui ho realizzato il mio blog) oppure wordpress.com è molto facile creare il proprio blog, basta seguire le istruzioni passo per passo.
Ci sono riuscito anch'io che sono pressocché digiuno di informatica!
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