I datteri israelo-palestinesi della Coop
Quello che segue è il testo della lettera che Assopace Palestina ha inviato a Coop Italia a proposito dei datteri Medjoul di Gerico.
Un'ottima e beneagurante iniziativa che però, a causa del testo mistificante della confezione con la quale è messo in vendita il prodotto, finisce con il lasciare l'amaro in bocca. Perchè per tanti, troppi, è ancora così difficile fare i conti con la realtà dell'occupazione e chiamare le cose con il loro nome.
Roma, 10 dicembre 2012
Cara Coop,
Grazie per aver deciso di sostenere, attraverso il “re dei datteri” - il Medjoul di Gerico, in Palestina - la causa palestinese. Quando abbiamo letto la notizia ne siamo stati felici. Molte e molti di noi si sono immediatamente recati nei negozi Coop per poter regalare durante le feste i datteri provenienti dalla Palestina.
Grazie anche per aver voluto contribuire, con parte del ricavato della vendita, alla realizzazione della prima clinica di chirurgia pediatrica a Betlemme. E grazie per aver creduto che la gente comune di entrambi gli schieramenti in conflitto – quello palestinese e quello israeliano - abbia continuato a collaborare mettendo da parte le rivalità. Bisogna credere nelle cose perché le cose accadano. Ed in effetti vi sono israeliani e palestinesi che lottano insieme per la fine dell’occupazione, perché i due popoli possano coesistere in libertà e uguaglianza. Queste forze vanno aiutate a crescere.
Per questo, da più di vent’anni, l’Associazione per la Pace si è impegnata per una soluzione giusta e pacifica, nel rispetto della legalità internazionale, del conflitto israelo-palestinese. Una prevaricazione più che un conflitto, ma in ogni caso il più antico fra quelli in atto, e, soprattutto, un vero e proprio warlab, come viene definita la matrice della guerra moderna.
È in questa zona del mondo che si sono sperimentate tecniche di occupazione, procedure istituzionali, forme di controllo, armamenti, e soprattutto la trasformazione del diritto internazionale in una serie di norme a geometria variabile dove il principio che “la legge è uguale per tutti” non ha più valore. Al tempo stesso, attorno a questo preciso conflitto si diramano linee che investono l’intero Medio Oriente e che da lì si spingono ben oltre.
Ebbene, duole ammetterlo ma, nonostante l’impegno di molti, la “rivalità” (per usare una vostra espressione, noi useremmo la dominazione di un popolo sull’altro), tra questi due popoli non solo prosegue, ma va aumentando in Cisgiordania con la crescita delle colonie israeliane e delle sempre più violente aggressioni dei coloni nei confronti della popolazione palestinese. La Valle del Giordano, quella di Gerico e dei datteri, ne è un esempio lampante. E’ qui che il ciclo dell’acqua si concretizza nella sottrazione dell’acqua ai palestinesi, nella deviazione di quello che dovrebbe essere un bene comune ad uso esclusivo di insediamenti illegali. E’ qui che i beduini sono costretti a fare senza acqua e luce per essere costretti ad andarsene, a lasciare.
E allora: va benissimo, come fate nel testo che accompagna la proposta dell’acquisto dei datteri, auspicare la collaborazione tra i popoli ed osservare quel che di buono riesce a fare la buona volontà dei singoli o delle associazioni. Va benissimo applaudire al miracolo di chi riesce a far fruttare i datteri nel deserto. Altra cosa è fare, anche in questo caso, di necessità virtù – ovvero - della necessità degli uni, una virtù degli altri.
Gli spedizionieri israeliani esportano i datteri palestinesi perché solo loro possono farlo: ai palestinesi non è concesso, nessuna sovranità non solo sui propri confini, neppure per importare o esportare merce. Devono per costrizione dell’occupazione militare passare attraverso un esportatore israeliano. Questo significa perdere molto tempo e molti soldi, perché sicuramente l’esportatore israeliano non lo fa gratuitamente.
Questa è la realtà. E la realtà bisogna guardarla negli occhi se vogliamo davvero cambiarla.
Soprattutto, è necessario chiamare le cose con il loro nome, è necessario essere precisi. Perché dietro alle parole ci sono i diritti, compresi quelli violati. Per capirci, sulla scatola voi scrivete: Ingredienti: datteri medjoul. Provenienza: Oasi di Gerico – Territori Palestinesi – Israele. Era così difficile scrivere Palestina? Israele non c’entra, o meglio, non dovrebbe entrarci. Specialmente adesso che la Palestina è stata riconosciuta a livello mondiale come Stato – osservatore, ma pur sempre Stato - almeno noi che ci crediamo non facciamoci del male da soli!
Nella speranza di poter avviare future collaborazioni, un augurio di buon lavoro.
Associazione per la Pace - assopacepalestina
Etichette: assopace, coop italia, datteri, palestina
8 Commenti:
una bella iniziativa dà parte della COOP,mà la COOP dovrebbe anche boicottare totalmente i prodotti provenienti da Israele,perchè spesso vengono coltivati sù terra PALESTINESE (OCCUPATA ILLEGALMENTE).Ivece hò notato in vendita arachidi e altro di provenienza Israeliana e questo non dovebbere succedere.Verso questa gentaglia dovrebbe esserci un embargo totale ed assoluto
Hai ragione certamente, e in questo senso dovrebbe essere la Ue ad assumere iniziative, attuando un boicottaggio politico ed economico nei confronti di Israele se questo continua a porre in essere "fatti sul terreno" - ossia ampliamento delle colonie in Cisgiordania - che negano ogni possibilità di veder nascere uno stato palestinese.
Vedo e leggo che se ne comincia velatamente a parlare, vedremo se dalle parole si riuscirà mai a passare ai fatti.
Ne dubito, però...
Ne dubito anchio, L'Europa non ha il coraggio ne là forza politica per operare un vero boicottaggio totale ed assoluto contro gli Israeliani.Al massimo si limitano a proteste formali,che non servono a nulla.Temono gli STATI UNITI,e non osanno contraddirli,sempre per i soliti motivi politco economici,a discapito come al solito della giustizia e della libertà
grazie per aver postato la notizia, alla prima occasione non mancherò di comperare 1 Kg di di questi datteri
Shalom
Onestamente io boicotto tutto quello che proviene dall´entita´ sionista (che troppi osano chiamare israele). Fate come me, le liste dei prodotti da boicottare si trovano in Internet. E considerato che gli ebrei occupano con miliardi di e-mail tutto il possibile occupabile, noi dobbiamo fare piu´di loro. Da parte mia lavoro ogni giorno almeno tre ore sul computer per contrastare le loro macchine da guerra. Fate come me, superatemi. Ed ho scritto alla Coop di togliere la parola(ccia) israele dalle confezioni.
E siccome non amo gli ebrei, firmo con il mio vero nome (ah, ah, ah, ah sai che paura ho di loro!!) Pietro Aligi Schiavi (gia´ processato da loro,...ho perso il processo ma non smetto la mia lotta contro il male che fanno!!!!!!
grazie PIETRO,ammiro e invidio il tuo coraggio .Sè fossimo tutti come tè il mondo sarebbe migliore.Grazie di esistere ciao
chenlina20160519
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