16 settembre 2004

Terrorismo di stato.

La morte di una bambina palestinese di 11 anni, avvenuta ieri a Nablus durante un'operazione delle truppe "scelte" dello Shayetet 13, ripropone ancora una volta il problema relativo all'uso indiscriminato e sproporzionato della forza e del coinvolgimento negli scontri armati di civili inermi da parte dell'esercito israeliano, che configurano un vero e proprio "terrorismo di stato".
La bambina, di nome Mariam al-Nakhla, è stata assassinata con un colpo di fucile in faccia da un cecchino israeliano, in un momento in cui il precedente conflitto a fuoco (che aveva portato all'uccisione di sei militanti palestinesi) era cessato ed erano giunte sul posto le ambulanze per portare via i feriti.
Nel corso della giornata, inoltre, almeno una ventina di civili sono stati feriti, e tra di essi vi è anche un ragazzino di 14 anni colpito alla testa, che versa in condizioni gravissime.
C'è chi sostiene che, in questo come in altri casi similari, si tratti di "tragici errori" o di semplici "danni collaterali" non voluti da parte di Tsahal, ben diversi dal terrorismo kamikaze, che invece intenzionalmente colpisce civili inermi ed inconsapevoli.
Ma, intanto, se un Palestinese che uccide un soldato israeliano in territorio di Israele commette un atto di terrorismo, qual è e dove risiede il fondamento di legittimità dei continui raid dell'esercito israeliano in territorio palestinese e del continuo massacro di militanti, rivendicati con orgoglio dai governanti di Israele?
Anche gli assassinii extra-giudiziari sono vietati dal diritto internazionale, al pari dell'uso della torutra negli interrogatori, della distruzione delle case e delle proprietà dei Palestinesi, della prassi delle punizioni collettive.
Per quanto riguarda, poi, il triste capitolo dell'uccisione di civili innocenti, in particolar modo di bambini, durante le azioni militari israeliane, ho già detto, e ribadisco, che si tratta di veri e propri assassinii legalizzati, perchè un conto è un "errore", un conto è un comportamento reiterato, un altro ancora è l'utilizzo di armamenti pesanti in aree densamente popolate, che rende inevitabile il coinvolgimento e l'uccisione di civili inermi ed innocenti: questa è la prova del totale disprezzo della vita umana (altrui) mostrata dai soldati di Israele che, quando si macchiano di tali crimini, possono essere considerati delle "belve umane" al pari dei terroristi.
Prendiamo un caso eclatante, l'assassinio "mirato" dell'esponente di Hamas Salah Shehade, avvenuto nel luglio del 2002.
L'azione, definita da Sharon "una delle operazioni più riuscite dell'esercito israeliano", portò alla morte non solo di Shehade ma anche della moglie e della figlia, unitamente ad altri 12 civili innocenti (di cui 7 bambini), oltre al ferimento di circa 140 persone: un vero "successo"!
E come si era svolta l'operazione? Semplice, un F-14 (ah, beata tecnologia...) aveva lanciato un missile contro un gruppo di case, radendone al suolo ben cinque.
In quell'occasione tutto il mondo, persino gli Usa, protestarono contro Israele e, tra le tante, vorrei citare le parole di Kofi Annan, Segretario generale dell'Onu: "Israele ha la responsabilità LEGALE E MORALE di prendere tutte le misure possibili per evitare la perdita di vite umane innocenti, ed ha chiaramente mancato a questo dovere utilizzando un missile contro un edificio di appartamenti".
E' chiaro che indirizzare un missile contro un edificio di civile abitazione non può non comportare la morte ed il ferimento di quanti lo abitano, e questo non è un "tragico errore", è TERRORISMO DI STATO!
Così come è chiaro che sparare in faccia a una bambina di 11 anni mentre è affacciata all'uscio di casa a guardare le ambulanze è un vero e proprio ASSASSINIO, un crimine bestiale che non ha affatto maggior dignità di un attentato kamikaze.

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