Il degrado morale dell'esercito israeliano.
Può cambiare tutto nello scenario palestinese, ma l'unica cosa che rimane immancabile ed immutabile è il lento ma costante massacro della popolazione civile palestinese ad opera dell'esercito israeliano.
Sabato scorso a Nablus, in Cisgiordania, le truppe di Tsahal hanno trucidato Amar Banaat e Monsur Hadada, entrambi 15enni, due ragazzini che partecipavano ad una manifestazione di protesta contro l'occupazione militare israeliana, durante la quale erano state scagliate delle pietre contro gli automezzi dell'Idf.
Per l'ennesima volta, al lancio di pietre i valorosi soldati israeliani rispondono sparando e uccidendo ragazzini disarmati, eppure anche stavolta (come sempre!) nessun soldato israeliano era rimasto ferito, neppure lievemente.
Quasi contemporaneamente, a sud di Gaza, il fuoco dell'Idf feriva altri quattro civili inermi, tra cui un 60enne e due bambini.Nella sola settimana dall'11 al 18 novembre, l'esercito israeliano ha ucciso 7 palestinesi, di cui 5 civili, inclusa una donna, con l'aggiunta di un civile egiziano; 370 ettari di terreni agricoli sono stati devastati, decine di case distrutte.
Secondo i dati forniti dal Coordinatore Speciale Onu per il medio oriente Terje Roed-Larsen alla riunione del Consiglio di Sicurezza del 15 novembre, dall'inizio della seconda Intifada sono stati uccisi 3.895 palestinesi e 983 israeliani, mentre i feriti ammontano rispettivamente a 36.620 e a 6.360.
Cifre impressionanti che da sole valgono a ben raffigurare il bagno di sangue in atto in Palestina, sempre più un bagno di sangue innocente.
Tra il 24 e il 25 ottobre l'esercito israeliano ha condotto una operazione a Khan Younis in cui sono morti 16 palestinesi, tra cui un bambino di 11 anni; il 28 ottobre, sempre a Khan Younis, una bambina palestinese di 9 anni è stata uccisa da colpi di fucile mentre si recava a scuola; il 30 ottobre, a Jenin, un ragazzo 12enne è stato massacrato durante un'operazione di Tsahal iniziata il 27 ottobre.
Ormai gli israeliani sparano a vista, senza curarsi di chi si trovano di fronte, uomini, donne, bambini, oppure soldati egiziani come è accaduto qualche giorna fa.
La Convenzione di Ginevra è carta straccia, i Palestinesi non sono più considerati alla stregua di esseri umani con dei diritti da rispettare, la vita umana di un palestinese non vale più nemmeno uno sheckel.
L'esercito israeliano (o la società israeliana?) vive un degrado morale senza precedenti, e i primi a rendersene conto sono proprio gli israeliani (o meglio, alcuni di essi), visto che è lo stesso quotidiano Ha'aretz, in un recente articolo, a parlare di "atrofia morale".
Un altro quotidiano, lo Yediot Ahronot, ha evidenziato un altro scandalo, un altro caso di scempio morale, quello delle foto dei soldati israeliani in posa vicino a cadaveri di palestinesi esibiti come trofei, una testa tagliata con in bocca una sigaretta, un civile ucciso per errore portato in giro per "gioco": foto che si scambiano e si vendono per cinquanta centesimi di euro o giù di lì...
E' ancora fresca nella memoria l'atrocità e la barbarie dell'uccisione di Imam al-Hams, una ragazzina palestinese 13enne ferita mentre andava a scuola dai soldati (d'elité!) della brigata Givati, e poi freddata da un ufficiale a distanza ravvicinata (la triste pratica del "confirm to kill" applicata a una bambina ferita e stesa a terra in fin di vita!).
Adesso quest'ufficiale è sotto processo, ma come dimenticare che il capo di stato maggiore dell'esercito israeliano, Moshe Ya'alon, prima dell'arresto, aveva dichiarato che nel comportameno dell'ufficiale non aveva riscontrato nulla di illegale né di "immorale"?
Forse Israele, prima di chiedere alla nuova dirigenza palestinese di combattere il terrorismo, dovrebbe iniziare a far pulizia al proprio interno, e cominciare a metter ordine in quella banda di criminali assetati di sangue in cui si è trasformato l'esercito israeliano.
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