Piovono missili.
Quello tra Israeliani e Palestinesi è anche un confronto tra diverse tecnologie belliche; i Palestinesi possono contare, oltre che sulle cinture esplosive dei kamikaze, anche sugli artigianali razzi Qassam, mentre l’esercito israeliano, tra le altre cose, può fare affidamento su sofisticati missili aria-terra a guida laser, indifferentemente lanciati dai suoi jet, elicotteri o droni.
I razzi Qassam non hanno alcuna possibilità di essere guidati, e infatti solitamente cadono in terreno aperto senza causare alcun danno.
Capita, però, che ogni tanto riescano a fare il loro “mestiere”, e così venerdì 3 febbraio, nel pomeriggio, un Qassam ha colpito un’abitazione nel Kibbutz di Carmia, nel nord del Negev, ferendo lievemente tre dei suoi occupanti, tra cui un bambino di sette mesi.
La "risposta" israeliana non si è fatta attendere ed è stata, come al solito, moderata e proporzionata.
Domenica mattina, 5 febbraio, un aereo israeliano ha lanciato tre missili contro un club gestito da Fatah all’interno nel popolato quartiere di Tal al-Hawa, a sud di Gaza City, distruggendolo interamente e ferendo gravemente uno dei suoi membri, il 30enne Hani Tal’at al-Qayed; in seguito a questo primo attacco, altri due membri delle Brigate al-Aqsa, l’ala militare di Fatah, hanno cercato di portare il ferito in macchina verso il più vicino ospedale ma, giunti all’altezza del quartier generale del Servizio di sicurezza preventiva, l’automobile su cui viaggiavano è stata colpita in pieno da un altro missile della IAF.
Hanno così trovato la morte Nasser Marshoud, 28 anni, e Yassin Barghout, 25 anni, mentre altri 8 Palestinesi, inclusi due appartenenti alle forze di sicurezza, sono rimasti feriti dalle schegge; due di essi versano attualmente in gravi condizioni.
Domenica sera, nel quartiere di al-Zaytoun, a sud-est di Gaza City, un aereo israeliano ha lanciato due missili contro altrettante autovetture guidate da due membri delle Brigate al-Quds, l’ala militare della Jihad islamica, uccidendoli sul colpo: hanno trovato così la morte il 34enne Jihad al-Sawafeeri e il 38enne Adnan Bustan.
Lunedì sera infine, a est di Beit Lahia (Striscia di Gaza), un velivolo della IAF, probabilmente un drone, ha colpito un’autovettura su cui viaggiavano due membri delle Brigate al-Aqsa, successivamente identificati dagli israeliani come Rami Hanun e Hassan Asfour, uccidendoli; in aggiunta, almeno altri tre Palestinesi che si trovavano nelle vicinanze sono rimasti feriti.
Ben sette morti nel giro di due soli giorni, dunque, mentre in questi primi 40 giorni del 2006 il valoroso esercito israeliano ha già trucidato ben 27 Palestinesi e ne ha feriti almeno 45.
Israele ama definire questo bagno di sangue come una “legittima reazione” al lancio dei missili Qassam contro il territorio israeliano, ma si tratta di una bieca menzogna.
In realtà, a partire dall’operazione “blue skies” e con una semplice pausa in occasione delle elezioni legislative palestinesi, Israele ha trasformato la Striscia di Gaza in un vero e proprio poligono di tiro, in cui fare esercizio di tiro contro la popolazione civile e i militanti palestinesi (vedi, sul punto, "Mattatoio Gaza" 5 gennaio).
Già in precedenza, peraltro, l’allora vice premier israeliano Ehud Olmert, in una intervista ad Ha’aretz del 29 dicembre (“No limitations in Sharon’s war on Qassams), aveva tranquillamente ammesso che una delle motivazioni sottostanti al “disengagement plan” di Sharon era costituita dal fatto che “quando eravamo dentro Gaza … non potevamo condurre operazioni come “blue skies”, perché la popolazione ebraica stava nel cuore delle zone abitate dalla popolazione araba”.
Ma anche ammesso che si possa parlare di “risposta” israeliana ai Qassam palestinesi, certo non si tratta di una risposta “legittima”.
Le esecuzioni extra-giudiziarie, infatti, sono vietate dal diritto internazionale, ed a maggior ragione questa affermazione vale per i civili innocenti che in esse rimangono, loro malgrado, coinvolti.
Più volte, del resto, la comunità internazionale, e segnatamente l’Onu e l’Unione europea, hanno pubblicamente denunciato l’illegalità di questi crimini, ma a tali pronunciamenti ufficiali non è mai seguita alcuna condanna o sanzione nei confronti di Israele.
E questo è ancor più grave in un momento in cui si chiede ad Hamas di deporre le armi e di rinunciare alla lotta armata, pena tra l’altro la sospensione degli aiuti economici al popolo palestinese, mentre ad Israele tutto è consentito, ogni forma di bestiale violenza e di più brutale assassinio.
Se non si riuscirà a trovare in questi mesi un “honest broker” che possa dirimere il conflitto israelo-palestinese e portare ad un equo accordo di pace, se i Palestinesi si renderanno conto di essere ormai abbandonati a sé stessi, in balia di un nemico spietato, appare inevitabile che dovremo rassegnarci ad assistere ad una nuova escalation di violenza, di cui già purtroppo si intravedono le prime avvisaglie.
I razzi Qassam non hanno alcuna possibilità di essere guidati, e infatti solitamente cadono in terreno aperto senza causare alcun danno.
Capita, però, che ogni tanto riescano a fare il loro “mestiere”, e così venerdì 3 febbraio, nel pomeriggio, un Qassam ha colpito un’abitazione nel Kibbutz di Carmia, nel nord del Negev, ferendo lievemente tre dei suoi occupanti, tra cui un bambino di sette mesi.
La "risposta" israeliana non si è fatta attendere ed è stata, come al solito, moderata e proporzionata.
Domenica mattina, 5 febbraio, un aereo israeliano ha lanciato tre missili contro un club gestito da Fatah all’interno nel popolato quartiere di Tal al-Hawa, a sud di Gaza City, distruggendolo interamente e ferendo gravemente uno dei suoi membri, il 30enne Hani Tal’at al-Qayed; in seguito a questo primo attacco, altri due membri delle Brigate al-Aqsa, l’ala militare di Fatah, hanno cercato di portare il ferito in macchina verso il più vicino ospedale ma, giunti all’altezza del quartier generale del Servizio di sicurezza preventiva, l’automobile su cui viaggiavano è stata colpita in pieno da un altro missile della IAF.
Hanno così trovato la morte Nasser Marshoud, 28 anni, e Yassin Barghout, 25 anni, mentre altri 8 Palestinesi, inclusi due appartenenti alle forze di sicurezza, sono rimasti feriti dalle schegge; due di essi versano attualmente in gravi condizioni.
Domenica sera, nel quartiere di al-Zaytoun, a sud-est di Gaza City, un aereo israeliano ha lanciato due missili contro altrettante autovetture guidate da due membri delle Brigate al-Quds, l’ala militare della Jihad islamica, uccidendoli sul colpo: hanno trovato così la morte il 34enne Jihad al-Sawafeeri e il 38enne Adnan Bustan.
Lunedì sera infine, a est di Beit Lahia (Striscia di Gaza), un velivolo della IAF, probabilmente un drone, ha colpito un’autovettura su cui viaggiavano due membri delle Brigate al-Aqsa, successivamente identificati dagli israeliani come Rami Hanun e Hassan Asfour, uccidendoli; in aggiunta, almeno altri tre Palestinesi che si trovavano nelle vicinanze sono rimasti feriti.
Ben sette morti nel giro di due soli giorni, dunque, mentre in questi primi 40 giorni del 2006 il valoroso esercito israeliano ha già trucidato ben 27 Palestinesi e ne ha feriti almeno 45.
Israele ama definire questo bagno di sangue come una “legittima reazione” al lancio dei missili Qassam contro il territorio israeliano, ma si tratta di una bieca menzogna.
In realtà, a partire dall’operazione “blue skies” e con una semplice pausa in occasione delle elezioni legislative palestinesi, Israele ha trasformato la Striscia di Gaza in un vero e proprio poligono di tiro, in cui fare esercizio di tiro contro la popolazione civile e i militanti palestinesi (vedi, sul punto, "Mattatoio Gaza" 5 gennaio).
Già in precedenza, peraltro, l’allora vice premier israeliano Ehud Olmert, in una intervista ad Ha’aretz del 29 dicembre (“No limitations in Sharon’s war on Qassams), aveva tranquillamente ammesso che una delle motivazioni sottostanti al “disengagement plan” di Sharon era costituita dal fatto che “quando eravamo dentro Gaza … non potevamo condurre operazioni come “blue skies”, perché la popolazione ebraica stava nel cuore delle zone abitate dalla popolazione araba”.
Ma anche ammesso che si possa parlare di “risposta” israeliana ai Qassam palestinesi, certo non si tratta di una risposta “legittima”.
Le esecuzioni extra-giudiziarie, infatti, sono vietate dal diritto internazionale, ed a maggior ragione questa affermazione vale per i civili innocenti che in esse rimangono, loro malgrado, coinvolti.
Più volte, del resto, la comunità internazionale, e segnatamente l’Onu e l’Unione europea, hanno pubblicamente denunciato l’illegalità di questi crimini, ma a tali pronunciamenti ufficiali non è mai seguita alcuna condanna o sanzione nei confronti di Israele.
E questo è ancor più grave in un momento in cui si chiede ad Hamas di deporre le armi e di rinunciare alla lotta armata, pena tra l’altro la sospensione degli aiuti economici al popolo palestinese, mentre ad Israele tutto è consentito, ogni forma di bestiale violenza e di più brutale assassinio.
Se non si riuscirà a trovare in questi mesi un “honest broker” che possa dirimere il conflitto israelo-palestinese e portare ad un equo accordo di pace, se i Palestinesi si renderanno conto di essere ormai abbandonati a sé stessi, in balia di un nemico spietato, appare inevitabile che dovremo rassegnarci ad assistere ad una nuova escalation di violenza, di cui già purtroppo si intravedono le prime avvisaglie.
4 Commenti:
Per approfondire la conoscenza della posizione Palestinese e di Hamas puo'essere interessante superare la barriera liguistica (almeno per chi conosce l'inglese ma non l'arabo).
Molti video con traduzione sono disponibili presso il sito www.memritv.org
Certo, come no, se si vuole approfondire una conoscenza distorta e filosionista di Hamas e del dramma palestinese, magari ci si può rivolgere anche al Memri.
A rischio e pericolo della propria obiettività e della propria integrità morale.
caro vichi, forse come tutti, hai conosciuto solo la parte che vuoi vedere,ma ti chiedi mai perchè le rampe dei missili qassam sono sempre posizionati nei cortili di scuole ospedali o case private? perchè hamas vuole bene ai suoi abitanti,o perchè spera che con la risposta israeliana si instauri il clima di odio che vogliono. non dimenticare che i lanci di qassam colpiscono una città sderot, che vive nei bunker,e quando qualche bambino viene colpito,non per sbaglio,da un missile, e giace senza un braccio (guardati ogni tanto israele.net), la didascalia di hamas è : guardate come tremano i bambini degli ebrei.
ti invito anche a guardare il sito del giornalista rai riccardo cristiani, il quale si scusa con l'autorità palestinese per non aver rispettato i patti, di non pubblicare i video del linciaggio dei due riservisti a ramallah. sai in che consiste il patto? non dire quel che vedi, ma solo quello che io voglio si veda. a paer concludere il video è stato rimosso, e consosteva che dopo il linciaggio se li sono mangiati.
caro vichi non volermene,ma uno di noi sbaglia. inoltre uno dei 5 assassini liberati,samir kuntar,accolto come un capo di stato da hezbollah, ha ucciso un uomo e la figlia di quattro anni sequestrandoli da casa, il padre affogandolo,davanti alla figlia, e quest'ultima a colpi col calcio del fucile in testa, e poi a colpi di pietra, fermandosi per godere e prolungare l'agonia di quella poveretta.che io sappia i soldati israeliani non sequestrano i bambini per poi ucciderli a colpo di pietra.l'accoglienza tronfale riservata al sig. kuntar poi, la dice lunga sul livello di civilta' di chi difendi.
comunque ti saluto a presto
paperinik
Caro Paperinik, anche se le tue idee sono diverse dalle mie le esponi con garbo e rispetto, e di questo ti ringrazio.
Una sola esortazione: non limitarti ai siti di propaganda (quale è israele.net), ma prova a leggere le notizie anche su haaretz o btselem.
Scopriresti che i razzi qassam (poco più che razzetti artigianali) fanno molte meno vittime dei raid aerei, dei bombardamenti e delle incursioni israeliane.
E meno persino dei morti causati dall'assedio imposto da Israele a un milione e mezzo di Palestinesi della Striscia di Gaza.
Potresti anche venire a conoscenza del fatto che si, i valorosi soldati di tsahal rapiscono i ragazzi palestinesi e li buttano giù da una jeep in corsa, uccidendoli.
Due dei responsabili di questo bel gesto sono stati condannati a sei anni e mezzo e a quattro anni e mezzo.
Ti pare la giusta pena?
Un caro saluto,
Vichi
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