Ennesimo tributo di sangue innocente alla barbarie israeliana.
Ogni giorno che Dio manda su questa terra, gli Israeliani continuano a imperversare nei Territori palestinesi, portando la guerra nel cuore di centri densamente popolati e mettendo a repentaglio la vita di civili innocenti, ivi compresi donne e bambini.
Venerdì 18 marzo, intorno alle 8 della mattina, una unità sotto copertura della Polizia di frontiera israeliana era entrata nel villaggio di Al-Yaamoun, vicino a Jenin, per un’operazione mirata all’arresto di tre militanti palestinesi.
Giunti vicino alla casa dove si pensava che fossero nascosti i tre, i poliziotti israeliani aprivano il fuoco contro un taxi che transitava nei pressi, supponendo che all’interno dell’autovettura vi fossero i ricercati che tentavano di scappare.
Purtroppo, però, all’interno del taxi c’era soltanto una bambina palestinese di 10 anni, Akbar Zaid, insieme ad alcuni familiari che la stavano accompagnando in ospedale per togliere alcuni punti di sutura; la povera Akbar è stata colpita alla testa ed è morta sul colpo, mentre il conducente del taxi nonché zio della bambina, Kamal Zaid, è rimasto lievemente ferito.
Gli israeliani si sono giustificati dicendo di avere seguito la procedura di routine, intimando l’alt al conducente, sparando in aria e, solo dopo, mirando alle gomme del taxi, e che questo ennesimo “incidente” è accaduto perché il conducente ha rifiutato di fermarsi.
Ma, a parte queste rituali cazzate, peraltro smentite dallo zio della bambina e da vari altri testimoni, i quali hanno affermato che i poliziotti hanno aperto il fuoco senza alcun preavviso, il fatto è che le stesse regole di ingaggio israeliane vieterebbero di sparare alle gomme dei veicoli civili nei centri abitati, proprio in considerazione delle numerose vittime innocenti che si sono registrate in casi analoghi.
Le autorità israeliane hanno promesso un’inchiesta sull’accaduto, ma sono anni ormai che aspetto che un soldato o un poliziotto israeliano venga condannato per aver causato la morte di un civile innocente, e dire che eventualità di questo genere se ne sono verificate numerose…
Questo ennesimo assassinio di una bambina innocente, ancora una volta, è passato quasi completamente sotto silenzio, nessuna copertura dei media, nessuna protesta da parte dei governi occidentali – sempre così premurosi e attenti alla sicurezza di Israele – nessun condanna nemmeno da parte delle organizzazioni per la difesa dei diritti civili.
Solo il Foreign Office inglese ha condannato l’accaduto (forse avevano qualcosa da farsi perdonare in relazione a Gerico…), peraltro non con una nota ufficiale ma con una dichiarazione … al Daily Telegraph!
Dall’inizio dell’anno, salgono così a 60 i Palestinesi trucidati dall’esercito israeliano – di cui ben 13 minori di 18 anni – mentre i feriti ammontano ad oltre 260, mentre gli Israeliani uccisi per mano dei Palestinesi risultano essere due.
Eppure sono proprio i Palestinesi a passare per biechi criminali e terroristi, e a rischiare di essere messi al bando dalla comunità internazionale, di avere tagliato ogni aiuto finanziario, di vedere completamente sigillati i loro confini.
E, invece, Tzipi Livni, Raanan Gissin e gli altri banditi della loro risma rilasciano interviste in cui continuano a propalare l’assurda fandonia di volere la pace e di restare fedeli alla road map, girano per il mondo e vengono osannati ovunque si rechino.
E nessuno a chiedergli conto del tributo di sangue innocente quotidianamente pagato dai Palestinesi in nome della “sicurezza” di Israele.
Venerdì 18 marzo, intorno alle 8 della mattina, una unità sotto copertura della Polizia di frontiera israeliana era entrata nel villaggio di Al-Yaamoun, vicino a Jenin, per un’operazione mirata all’arresto di tre militanti palestinesi.
Giunti vicino alla casa dove si pensava che fossero nascosti i tre, i poliziotti israeliani aprivano il fuoco contro un taxi che transitava nei pressi, supponendo che all’interno dell’autovettura vi fossero i ricercati che tentavano di scappare.
Purtroppo, però, all’interno del taxi c’era soltanto una bambina palestinese di 10 anni, Akbar Zaid, insieme ad alcuni familiari che la stavano accompagnando in ospedale per togliere alcuni punti di sutura; la povera Akbar è stata colpita alla testa ed è morta sul colpo, mentre il conducente del taxi nonché zio della bambina, Kamal Zaid, è rimasto lievemente ferito.
Gli israeliani si sono giustificati dicendo di avere seguito la procedura di routine, intimando l’alt al conducente, sparando in aria e, solo dopo, mirando alle gomme del taxi, e che questo ennesimo “incidente” è accaduto perché il conducente ha rifiutato di fermarsi.
Ma, a parte queste rituali cazzate, peraltro smentite dallo zio della bambina e da vari altri testimoni, i quali hanno affermato che i poliziotti hanno aperto il fuoco senza alcun preavviso, il fatto è che le stesse regole di ingaggio israeliane vieterebbero di sparare alle gomme dei veicoli civili nei centri abitati, proprio in considerazione delle numerose vittime innocenti che si sono registrate in casi analoghi.
Le autorità israeliane hanno promesso un’inchiesta sull’accaduto, ma sono anni ormai che aspetto che un soldato o un poliziotto israeliano venga condannato per aver causato la morte di un civile innocente, e dire che eventualità di questo genere se ne sono verificate numerose…
Questo ennesimo assassinio di una bambina innocente, ancora una volta, è passato quasi completamente sotto silenzio, nessuna copertura dei media, nessuna protesta da parte dei governi occidentali – sempre così premurosi e attenti alla sicurezza di Israele – nessun condanna nemmeno da parte delle organizzazioni per la difesa dei diritti civili.
Solo il Foreign Office inglese ha condannato l’accaduto (forse avevano qualcosa da farsi perdonare in relazione a Gerico…), peraltro non con una nota ufficiale ma con una dichiarazione … al Daily Telegraph!
Dall’inizio dell’anno, salgono così a 60 i Palestinesi trucidati dall’esercito israeliano – di cui ben 13 minori di 18 anni – mentre i feriti ammontano ad oltre 260, mentre gli Israeliani uccisi per mano dei Palestinesi risultano essere due.
Eppure sono proprio i Palestinesi a passare per biechi criminali e terroristi, e a rischiare di essere messi al bando dalla comunità internazionale, di avere tagliato ogni aiuto finanziario, di vedere completamente sigillati i loro confini.
E, invece, Tzipi Livni, Raanan Gissin e gli altri banditi della loro risma rilasciano interviste in cui continuano a propalare l’assurda fandonia di volere la pace e di restare fedeli alla road map, girano per il mondo e vengono osannati ovunque si rechino.
E nessuno a chiedergli conto del tributo di sangue innocente quotidianamente pagato dai Palestinesi in nome della “sicurezza” di Israele.
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