28 dicembre 2009

Natale 2009: i "fratelli maggiori" Ebrei negano ai Cristiani il permesso di recarsi a Betlemme.

E’ Natale, ma non per tutti, e soprattutto non per i nostri fratelli palestinesi.

Le forze di occupazione israeliane, infatti, hanno impedito ai giovani Cristiani della Striscia di Gaza di recarsi in Cisgiordania per festeggiare il Natale e l’arrivo del nuovo anno. Queste restrizioni sono state imposte nel contesto del blocco illegale della Striscia di Gaza, che Israele impunemente mantiene da ben 928 giorni consecutivi, nell’incredibile inerzia della comunità internazionale (che pure tanto si preoccupa per i disordini in Iran).

Secondo fonti palestinesi, le autorità israeliane hanno impedito ai Cristiani residenti nella Striscia di Gaza, di età compresa tra i 16 e i 35 anni, di recarsi da Gaza in Cisgiordania, per partecipare alle celebrazioni del Natale e Capodanno a Betlemme e Gerusalemme. Gli Israeliani, infatti, hanno rifiutato di esaminare le domande di permesso dei Palestinesi di entrambi i sessi compresi in questa fascia d’età, senza alcuna ragione apparente. Questa politica contraddice l’affermazione propagandistica secondo cui Israele avrebbe permesso a tutti i Cristiani di Gaza di partecipare alle celebrazioni natalizie nella West Bank.

Secondo il Palestinian Centre for Human Rights, almeno 550 Cristiani hanno avanzato domanda di permesso per recarsi in Cisgiordania, e le autorità israeliane hanno rifiutato di accettare le domande di altri 450 Palestinesi di Gaza di età compresa tra i 16 e i 35 anni, senza fornire alcuna spiegazione.

Le forze di occupazione israeliane hanno ammesso solo 450 domande, il 70% delle quali relative a bambini. E, tuttavia, è facile (e triste) osservare che le domande respinte sono state in gran parte di genitori di questi bambini, che sono stati così privati di fatto della possibilità di festeggiare il Natale, in quanto i loro genitori non sono stati in grado di accompagnarli.

Ma misure di questo genere non sono una novità di quest’anno. Nel 2008, la Commissione palestinese per gli Affari Civili ha presentato almeno 1.000 domande per ottenere i permessi necessari ai Cristiani di Gaza per recarsi in Cisgiordania per il Natale, ma le autorità israeliane ne hanno approvate soltanto 271, la maggior parte delle quali relative a bambini ed anziani. Coloro che sono stati autorizzati a viaggiare si sono dovuti sottoporre a umilianti ed estenuanti controlli al valico di Beit Hanoun (Erez), prima di essere finalmente autorizzati a passare.

L’assedio della Striscia di Gaza è una punizione collettiva adottata dallo Stato-canaglia israeliano in palese violazione dei diritti umani dei Palestinesi e del diritto umanitario, in particolare della IV Convenzione di Ginevra del 1949. In un mondo normale, la comunità internazionale sarebbe già da tempo intervenuta per permettere ai civili palestinesi di godere pienamente dei loro diritti alla libertà di movimento e di culto: ogni individuo, infatti, ha diritto alla libertà di fede e di religione, incluso il diritto di svolgere i riti religiosi, e il diritto alla libertà di movimento e/o di accesso ai luoghi sacri per la propria religione sono diritti fondamentali dell’uomo, e come tali vanno rispettati e tutelati.

Ma i tanti campioni della cristianità di casa nostra scompaiono quando si tratta di difendere i nostri fratelli palestinesi dalle angherie, dai soprusi, dai crimini che i “fratelli maggiori” Ebrei riservano loro ogni giorno che Dio manda su questa terra.

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