Studentessa 21enne deportata, bendata e ammanettata, dai soldati israeliani.
Berlanty Azzam è una ragazza palestinese di 21 anni, che studiava e viveva a Betlemme sin dal 2005, dopo aver richiesto ed ottenuto dalle autorità militari israeliane un permesso che la autorizzava a viaggiare attraverso Israele per raggiungere la West Bank. Studentessa in business administration, le mancavano solo due mesi per completare i propri studi.
Il pomeriggio del 28 ottobre, mentre tornava a casa a Betlemme dopo essere stata ad un colloquio di lavoro a Ramallah, la macchina in cui viaggiava Berlanty veniva fermata ad un checkpoint. I soldati israeliani, accortisi del fatto che la sua residenza era registrata a Gaza, la arrestavano e la chiudevano in cella.
Nonostante la promessa delle autorità israeliane di non procedere subito al trasferimento a Gaza di Berlanty, in modo da consentirle di presentare appello contro il provvedimento alla Corte suprema, la notte stessa la ragazza veniva bendata, ammanettata e caricata su una jeep che provvedeva a deportarla nella Striscia contro la sua volontà, nonostante ogni assicurazione ricevuta in contrario.
Racconta Berlanty: “Fin dal 2005, ho evitato di andare a visitare la mia famiglia a Gaza per paura che non mi venisse permesso di ritornare ai miei studi in Cisgiordania. Ora, proprio a due mesi da laurea, sono stata arrestata e portata a Gaza nel cuore della notte, senza alcuna possibilità di terminare i miei studi”.
Da anni, Israele impedisce ai Palestinesi residenti nella Striscia di Gaza di frequentare corsi di laurea nelle università della Cisgiordania, ma anche all’estero: attualmente, sono ben 838 gli studenti bloccati a Gaza e impossibilitati a recarsi all’estero per completare i propri studi o ottenere master post-laurea.
Ma questo è diverso, si tratta di una vera e propria caccia all’uomo volta a deportare nella Striscia di Gaza quei Palestinesi che vivono, studiano e lavorano, anche da anni, nella West Bank, pur risultando iscritti – nei registri dello stato civile controllati da Israele – come residenti a Gaza,
Esemplare è il caso di Muhammad Abu Sultan, denunciato dall’ong israeliana B’tselem.
Muhammad Abu Sultan, originario del quartiere Rimal a Gaza, si è trasferito nel 1996 a Tulkarm e li ha conosciuto la propria moglie Alaa, che gli ha dato tre figli di 6, 3 e 2 anni.
Alcuni anni fa l’Autorità palestinese aveva annunciato che i residenti di Gaza che vivevano in Cisgiordania avrebbero potuto cambiare la propria carta d’identità con un documento similare valido per la West Bank.
Muhammad, che aveva una carta d’identità di Gaza, il 1° ottobre del 2007 si recò allora presso gli uffici dell’Autorità palestinese a Ramallah, ottenendo la sua brava carta d’identità valida per la West Bank. Voleva essere sicuro, dato che per lavoro si recava spesso a Nablus, Ramallah, Jenin e Gerico, e spesso si trovava a dover attraversare i posti di blocco dell’esercito israeliano.
Ma, il 12 gennaio del 2008, Muhammad veniva fermato al checkpoint di Beit Iba, vicino Nablus, e nella stessa giornata veniva deportato nella Striscia di Gaza dai soldati israeliani, poiché considerato residente nella Striscia di Gaza. Da allora, la moglie Alaa e i tre figli di Muhammad Abu Sultan vivono a Tulkarm senza il loro marito e padre, e la più piccola delle bambine, Riwa, di soli due anni, chiama “papà” il nonno.
Con buona pace di chi ancora sostiene la colossale menzogna del “disengagement” israeliano da Gaza, Israele non solo controlla le frontiere terrestri e marittime e lo spazio aereo della Striscia, non solo limita allo stretto indispensabile per la sopravvivenza l’ingresso di cibo, medicinali e merci, ma persino continua a controllarne i registri dello stato civile, non riconoscendo l’operato dell’autorità palestinese in materia.
Le autorità israeliane, infatti, impongono ai Palestinesi registrati nella Striscia di Gaza di poter restare in Cisgiordania solo dopo aver ottenuto uno speciale “permesso” (difficilissimo da ottenere), imponendo un regime senza precedenti e, soprattutto, senza alcuna base legale, che trasforma i Palestinesi che vivono a casa propria e nella propria terra in dei veri e propri “immigrati clandestini”.
Israele in tal modo viola i diritti dei Palestinesi all’istruzione, alla libertà di movimento, al ricongiungimento familiare, e si rimangia persino accordi liberante firmati come l’accordo Movement and Access del novembre 2005, che doveva regolamentare il libero accesso da e per Gaza (nonché la costruzione del porto e dell’aeroporto…).
Ma, naturalmente, sopra ogni norma e ogni diritto – anche i più basilari – prevalgono le ragioni della “sicurezza” di Israele. Notoriamente minacciata, è risaputo, da studenti e padri di famiglia che per studio o per lavoro si recano da Gaza in Cisgiordania e viceversa.
Il pomeriggio del 28 ottobre, mentre tornava a casa a Betlemme dopo essere stata ad un colloquio di lavoro a Ramallah, la macchina in cui viaggiava Berlanty veniva fermata ad un checkpoint. I soldati israeliani, accortisi del fatto che la sua residenza era registrata a Gaza, la arrestavano e la chiudevano in cella.
Nonostante la promessa delle autorità israeliane di non procedere subito al trasferimento a Gaza di Berlanty, in modo da consentirle di presentare appello contro il provvedimento alla Corte suprema, la notte stessa la ragazza veniva bendata, ammanettata e caricata su una jeep che provvedeva a deportarla nella Striscia contro la sua volontà, nonostante ogni assicurazione ricevuta in contrario.
Racconta Berlanty: “Fin dal 2005, ho evitato di andare a visitare la mia famiglia a Gaza per paura che non mi venisse permesso di ritornare ai miei studi in Cisgiordania. Ora, proprio a due mesi da laurea, sono stata arrestata e portata a Gaza nel cuore della notte, senza alcuna possibilità di terminare i miei studi”.
Da anni, Israele impedisce ai Palestinesi residenti nella Striscia di Gaza di frequentare corsi di laurea nelle università della Cisgiordania, ma anche all’estero: attualmente, sono ben 838 gli studenti bloccati a Gaza e impossibilitati a recarsi all’estero per completare i propri studi o ottenere master post-laurea.
Ma questo è diverso, si tratta di una vera e propria caccia all’uomo volta a deportare nella Striscia di Gaza quei Palestinesi che vivono, studiano e lavorano, anche da anni, nella West Bank, pur risultando iscritti – nei registri dello stato civile controllati da Israele – come residenti a Gaza,
Esemplare è il caso di Muhammad Abu Sultan, denunciato dall’ong israeliana B’tselem.
Muhammad Abu Sultan, originario del quartiere Rimal a Gaza, si è trasferito nel 1996 a Tulkarm e li ha conosciuto la propria moglie Alaa, che gli ha dato tre figli di 6, 3 e 2 anni.
Alcuni anni fa l’Autorità palestinese aveva annunciato che i residenti di Gaza che vivevano in Cisgiordania avrebbero potuto cambiare la propria carta d’identità con un documento similare valido per la West Bank.
Muhammad, che aveva una carta d’identità di Gaza, il 1° ottobre del 2007 si recò allora presso gli uffici dell’Autorità palestinese a Ramallah, ottenendo la sua brava carta d’identità valida per la West Bank. Voleva essere sicuro, dato che per lavoro si recava spesso a Nablus, Ramallah, Jenin e Gerico, e spesso si trovava a dover attraversare i posti di blocco dell’esercito israeliano.
Ma, il 12 gennaio del 2008, Muhammad veniva fermato al checkpoint di Beit Iba, vicino Nablus, e nella stessa giornata veniva deportato nella Striscia di Gaza dai soldati israeliani, poiché considerato residente nella Striscia di Gaza. Da allora, la moglie Alaa e i tre figli di Muhammad Abu Sultan vivono a Tulkarm senza il loro marito e padre, e la più piccola delle bambine, Riwa, di soli due anni, chiama “papà” il nonno.
Con buona pace di chi ancora sostiene la colossale menzogna del “disengagement” israeliano da Gaza, Israele non solo controlla le frontiere terrestri e marittime e lo spazio aereo della Striscia, non solo limita allo stretto indispensabile per la sopravvivenza l’ingresso di cibo, medicinali e merci, ma persino continua a controllarne i registri dello stato civile, non riconoscendo l’operato dell’autorità palestinese in materia.
Le autorità israeliane, infatti, impongono ai Palestinesi registrati nella Striscia di Gaza di poter restare in Cisgiordania solo dopo aver ottenuto uno speciale “permesso” (difficilissimo da ottenere), imponendo un regime senza precedenti e, soprattutto, senza alcuna base legale, che trasforma i Palestinesi che vivono a casa propria e nella propria terra in dei veri e propri “immigrati clandestini”.
Israele in tal modo viola i diritti dei Palestinesi all’istruzione, alla libertà di movimento, al ricongiungimento familiare, e si rimangia persino accordi liberante firmati come l’accordo Movement and Access del novembre 2005, che doveva regolamentare il libero accesso da e per Gaza (nonché la costruzione del porto e dell’aeroporto…).
Ma, naturalmente, sopra ogni norma e ogni diritto – anche i più basilari – prevalgono le ragioni della “sicurezza” di Israele. Notoriamente minacciata, è risaputo, da studenti e padri di famiglia che per studio o per lavoro si recano da Gaza in Cisgiordania e viceversa.
Etichette: diritti umani, gaza, palestina
16 Commenti:
Vivere laggiù è davvero impossibile!
Bisogna fare qualcosa.
Palestina libera!
Leggendo il modo con il quale il post descrive tali vicende, riportate dalla libera stampa israeliana, mi vengono alla mente le recenti parole del fondatore di Human Rights Watch, Robert Bernstein, secondo il quale i recenti rapporti diffusi dall’organizzazione che ha guidato per vent’anni stanno “aiutando quelli che vogliono trasformare Israele in uno stato paria”.
In un editoriale pubblicato martedì sul New York Times, Bernstein scrive infatti che, mentre il Medio Oriente è popolato da regimi autoritari “con un curriculum sui diritti umani spaventoso” (anche la Palestina, Vichi), negli ultimi anni Human Rights Watch “ha scritto di gran lunga molte più condanne contro Israele per violazioni del diritto internazionale che contro qualunque altro paese della regione. In Human Rights Watch – continua l’editoriale di Bernstein – abbiamo sempre riconosciuto che le società aperte e democratiche hanno colpe e commettono abusi. Ma vedevamo bene che esse hanno anche la capacità di correggersi, attraverso un vivace dibattito pubblico e la stampa di denuncia...proprio come nei casi citati nel post. In Israele – prosegue Bernstein – che una popolazione di 7,4 milioni di abitanti, si trovano almeno ottanta organizzazioni per i diritti umani, una vibrante stampa libera, un governo democraticamente eletto, un sistema giudiziario che spesso si pronuncia contro il governo, un dinamico mondo accademico, molteplici partiti politici e, a giudicare dall’ammontare dei servizi giornalistici, di un numero di giornalisti per abitante probabilmente più alto che in qualunque altro paese al mondo, molti dei quali vi si trovano espressamente per occuparsi del conflitto israelo-palestinese”. A suo parere, Human Rights Watch “ha perduto la prospettiva critica su un conflitto che ha visto Israele ripetutamente aggredito da Hamas e Hezbollah, due organizzazioni che si accaniscono contro i cittadini israeliani e usano la propria stessa gente come scudi umani”.
Allora mi chiedo: avete mai letto di indagini a carico di Hamas? Qualche avvocato ha mai denunciato, qualche giudice ha mai indagato sugli spari di razzi sui civili di Sderot, sul sequestro del soldato Shalit, sugli attentati suicidi che mirano ai civili e infine sulla scelta di usare scuole, ospedali, case civili e centri religiosi come basi militari, mettendo in pericolo la vita della gente comune? Sui giornali non si è mai letto niente del genere, e nemmeno su questo blog.
Ma non ti viene mai il dubbio che se sono così tante le ong che si occupano dei misfatti di Israele, e così numerosi i report che si riferiscono ai suoi crimini, è proprio perchè Israele è l'unico paese al mondo a mantenere un'occupazione militare diretta, brutale e spietata, di territori non propri, con un curriculum impressionante di violazioni di diritti umani, anche quelli basilari, e di crimini contro l'umanità?
La propaganda israeliana batte da sempre su questo tasto, le accuse rivolte a noi sono ingiuste, perchè ci limitiamo solo a difenderci. E poi, queste brutte e cattive ong si occupano solo di noi, e non dei "terroristi".
Ma è falso!
Tanto per restare ai nostri giorni, sia Hrw sia la commissione Goldstone dell'Onu hanno messo in luce anche i crimini di guerra commessi da Hamas, chiamandoli con il loro nome.
Ma Israele non può pretendere che si cancellino con la spugnetta gli orribili crimini commessi a Gaza, i civili bruciati dal fosforo bianco, le donne e i bambini maciullati dai missili e dalle granate a flechettes, le persone uccise con la bandiera bianca in mano.
Questo, per non dimenticare che - se è vero che sia Hamas sia Israele hanno commesso crimini di guerra - Israele ha ucciso oltre 1.400 persone, l'82,4% dei quali civili inermi, mentre Hamas ha ucciso solo tre civili e alcuni soldati, mentre altri militari sono caduti vittima del fuoco "amico".
E una differenza c'è, come una differenza esiste tra chi ruba una mela al supermercato e chi svaligia il caveau di una banca.
Detto questo, e per chiudere, non troverai mai una parola su questo blog che denunci l'uso di strutture civili per usi militari o l'utilizzo di scudi umani da parte di Hamas, semplicemente perchè è una menzogna della propaganda israeliana.
Come il rapporto Goldstone e altri report precedenti di ong come Amnesty hanno dimostrato, questi crimini sono semmai ascrivibili ad Israele, uso a occupare case di civile abitazione per farvi postazioni militari e a usare civili (persino bambini!) per difendere la preziosa vita delle proprie canaglie durante raid e perquisizioni.
E, infine, come al solito non hai detto nulla sull'argomento dell'articolo, che verteva sulla ignobile deportazione di una studentessa di 21 anni, bendata e ammanettata, che non costituiva assolutamente alcun pericolo né per Israele né per alcuno.
E lo capisco, non c'è niente da dire. Perchè Israele viola quotidianamente i diritti più basilari del popolo palestinese, invocando le solite ragioni di "sicurezza" che, a maggior ragione in questo caso, non c'azzeccano assolutamente nulla!
scusa un attimo, hai detto torturata?
e quando è stata torturata?
nel tuo articolo non c'è scritto.
se spari cazzate dall'inizio, nessuno ti può credere.
primo capo
Avvertenza per i lettori di questo blog: è vietato leggerne i contenuti dopo aver assunto sostanze stupefacenti o aver ingurgitato superalcolici in quantità industriale.
Perchè se no vi succede come a primo capo, che sostiene che io abbia detto (sic!) cose che non solo non ho mai affermato, ma nemmeno scritto da nessuna parte!
Comunque Vichi, non so se sei informato sulla piega che sta prendendo la vicenda del rapporto Goldstone, che doveva essere discusso proprio oggi 4 Novembre. Ebbene, Goldstone ha ritrattato molte cose che sono state scritte nel suo stesso rapporto, mostrando una forte doppiezza, perchè quando parla davanti ad un pubblico ebraico ritratta le accuse contro Israele.
Ha detto che il rapporto era stato precondezionato da Hamas, che esisteva un preciso ordine di hamas di massimizzare le perdite civile per criminalizzare Israele agli occhi del mondo.
Io però credo che Goldstone stia mentendo ora per chissà quale calcolo politico o diplomatico e che in realtà il rapporto goldstone sia vero, anzi, forse israele ha fatto perfino di peggio.
Tuttavia queste ritrattazioni non aiutano, perchè è difficile giudicare in modo oggettivo se chi denuncia i crimini poi, per chissà quale motivo (corruzione, intimidazione?) tende a fare macchina indietro.Il risultato, ahimè, sarà assai probabilmente (come sempre...)l'impunità per i macellai sionisti.
Gary78, la realtà è diversa...ben pochi hanno letto il rapporto Goldstone, anche perché sono quasi 600 pagine. Penso però che valga la pena di coglierne il sapore. Riporto qui un brano: "La Missione ha riscontrato una certa riluttanza da parte delle persone intervistate a Gaza nel discutere le attività dei gruppi armati. In base alle informazioni raccolte, la Missione ha comunque riscontrato che durante le operazioni militari i gruppi armati palestinesi erano presenti nelle aree urbane ed hanno lanciato razzi da tali zone. Probabilmente i combattenti palestinesi non si sono sempre adeguatamente distinti dalla popolazione civile. La Missione non ha tuttavia trovato alcuna prova che suggerisse che i gruppi armati palestinesi direzionassero i civili verso le aree sotto attacco o obbligassero i civili a rimanere entro le vicinanze degli attacchi"
In buona sostanza, i terroristi di Hamas "probabilmente"; solo probabilmente eh, "non si sono sempre", già non proprio sempre, diciamo solo qualche volta o magari anche spesso ma purtroppo non proprio "sempre" "adeguatamente distinti" dalla popolazione civile. Ecco, non erano abbastanza "distinti". Non "adeguatamente". Almeno "probabilmente" non erano "sempre" "adeguatamente" "distinti". "Non sempre". "Non adeguatamente". "Non distinti" Qual è la "distinzione" "adeguata", potrebbe chiedere qualcuno? Basta un fazzoletto nel taschino? Un fiore all'occhiello? Un profumo sottile di acqua di Colonia? D'altronde la "distinzione" è come l'eleganza o il coraggio di don Abbondio, se uno non ce l'ha non può darsela da sé. Incontentabile snob questo Goldstone, vuole "distinzione" . Non si sa bene se ha letto Proust o Bourdieu. E però nonostante l'assenza di "distinzione", la Commissione, poverina, "non ha trovato prove". Né che i terroristi "direzionassero" né che "obbligassero". No, si limitavano a sparare dagli ospedali e dalle scuole, a usare le case come fortini. Ecco, non si distinguevano adeguatamente. Non sempre. Ma non "direzionavano". Assolti.
Andrea ci mostra con un esempio pratico come funziona la propaganda sionista.
Si prende un brano del rapporto goldstone, lo si commenta a proprio piacimento e, senza fornire alcuna adeguata motivazione di supporto, si arriva ad una affermazione diametralmente opposta da quella da cui si era partiti.
Resta fermo, tuttavia, che né goldstone ma neanche gli israeliani, hanno trovato o fornito alcuna evidenza del fatto che hamas abbia usato siti civili per i combattimenti o che abbia utilizzato dei civili come scudi umani.
Resta fermo che, invece, sia il rapporto goldstone sia i report di varie ong di livello mondiale, hanno presentato prove circostanziate dell'utilizzo da parte di israele di case di civile abitazione come postazioni militari e dell'uso di civili inermi e innocenti come scudi umani per i loro vili lanzichenecchi.
Così come resta fermo, del resto, che israele ha deliberatamente colpito e distrutto obiettivi non militari come ospedali, moschee, industrie, negozi e case di civile abitazione (11.154 case colpite di cui 2.632 totalmente distrutte).
Resta fermo che israele ha più volte colpito infrastrutture onu, e che i responsabili dell'organizzazione hanno in ogni sede smentito che tali infrastrutture ospitassero miliziani di hamas.
Resta fermo che israele ha ucciso gente con la bandiera bianca in mano, ha ucciso bambini nei loro letti o per strada, letteralmente devastandoli con i loro missili o le granate a flechettes, ha arso vivi decine di civili inermi con l'uso indiscriminato del fosforo bianco.
E di tutto questo vi sono prove a iosa, dalle testimonianze di operatori umanitari ai film, dalle foto ai reperti raccolti sul campo, prove che inchiodano israele alla responsabilità di aver commesso crimini inauditi e bestiali.
Ed è davvero un marchio d'infamia per le nazioni "civili" come gli usa o i paesi dell'ue l'operazione che in questi giorni tenta, con ogni mezzo, di insabbiare il rapporto goldstone, di infamarne gli autori e di mandare assolti senza processo, per l'ennesima volta, i criminali e i macellai israeliani.
A gary vorrei dire che non è assolutamente vero che goldstone abbia ritrattato alcunché, anzi.
In una recente intervista - rinvenibile nel sito della rete eco (ebrei contro l'occupazione) - si può leggere:
"Ho visto la distruzione e la devastazione. Dall'abbattimento dell'unica fabbrica che produce farina a Gaza ai campi arati e distrutti dai bulldozer israeliani.
Ho visto gli allevamenti di galline per la produzione di uova - e non di missili - completamente distrutti. Decine di migliaia di galline uccise.
Ho incontrato famiglie che avevano perso i loro cari in case nelle quali avevano cercato riparo dalle forze di terra israeliane.
Ho dovuto fare delle strazianti e difficili interviste a un padre a cui erano state uccise tutte le sue figlie e praticamente sterminata la sua famiglia ... e poi riportare di una famiglia di più di 21 membri, tutti uccisi dai mortai israeliani. E' stata una indagine difficile, che mi procurerà incubi per tutto il resto della mia vita".
A me questa non pare una "ritrattazione", né ne ho conoscenza di alcuna in nessuna intervista o dichiarazione ufficiale. Non so tu, magari mi fai sapere...
Gary probabilmente si riferisce a un’intervista al Jewish Forward, nella quale Goldstone ha negato che il suo gruppo di lavoro abbia condotto “una inchiesta” (‘investigation’). Si sarebbe trattato invece di quella che lui chiama una “missione di ricerca sui fatti” (‘fact-finding mission’) basata largamente sul limitato “materiale a nostra disposizione” (‘material we had’). Dal momento che questo “materiale” era accuratamente preselezionato dalle guide e dai portavoce di Hamas, Goldstone ammette che “se si fosse trattato di una corte di tribunale, non vi sarebbe stato nulla di dimostrato” (‘if this was a court of law, there would have been nothing proven’). E sottolinea, nell’intervista a Forward, che il suo rapporto non è niente più che una “traccia” (‘road map’) per veri investigatori, e che non contiene nessuna autentica “prova” (‘evidence’) di misfatti da parte di Israele.
Niente di dimostrato? Nessuna prova? Una semplice taccia? Certamente non sono questi i termini e i concetti che si incontrano leggendo il rapporto e soprattutto i lanci d’agenzia e i servizi giornalistici che l’hanno accompagnato.
È come se vi fossero due distinti “rapporti Goldstone”. Il primo inoltrato alle Nazioni Unite e il secondo all’uditorio ebraico. Rivolgendosi in modo così diverso a diversi “pubblici”, Goldstone ricorda da vicino Yasser Arafat, il leader palestinese che perfezionò l’arte della doppiezza, usando un linguaggio bellicoso quando si rivolgeva al pubblico arabo e un linguaggio più accomodante quando si rivolgeva al pubblico occidentale.
Goldstone a quanto pare non ha avuto il coraggio di contraddire gli altri membri e lo staff della sua commissione e di insistere che questo suo linguaggio chiarificatore entrasse nel rapporto stesso e nei relativi comunicati. Né ha avuto abbastanza coraggio per far mettere a verbale una sua dichiarazione dissenziente o consenziente. Quello che ha fatto, invece, è stato parlare in modo ingannevole, inviando un messaggio a quelli che leggono il rapporto vero e proprio e un messaggio tutt’affatto diverso a quelli che leggono le sue parole su Jewish Forward (e sul New York Times, per il quale scrisse un articolo migliorativo il giorno dopo la pubblicazione del rapporto). Così facendo, cerca di avere una cosa e il suo contrario.
Goldstone si è spinto sino al punto di dichiarare a Forward che lui stesso “non considererebbe in alcun modo imbarazzante se molte delle accuse risultassero infondate” (‘I wouldn't consider it in any way embarrassing if many of the allegations turn out to be disproved’). Il che è un assurdo totale. Goldstone ha messo il suo imprimatur e la sua reputazione a sostegno delle conclusioni del rapporto. L’unica ragione perché tanti prestano attenzione a quest’ennesimo esercizio di condanna routinaria di Israele da parte dello screditato Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite è solo perché si presume che l’illustre giudice Richard Goldstone – un eminente ebreo – lo abbia scritto e ne abbia firmato le conclusioni.
Se Goldstone sostiene davvero ciò che ha detto a Forward, allora dovrebbe farsi avanti pubblicamente e denunciare a gran voce tutti coloro che stanno trattando il suo rapporto come se le condanne in esso contenute fossero “provate” e “accertate”.
Ma non c’è pericolo che una tale presa di posizione venga udita contemporaneamente dai due “pubblici” di Goldstone.
E' ben strano che tu risponda al posto di gary, non è vero andrea?
Per il resto, more solito, dici un cumulo di fesserie. Perchè, more solito, non leggi i documenti originali ma ti abbeveri senza remore (né ritegno) alle fonti della più becera propaganda sionista.
Perchè il fatto che la commissione goldstone fosse incaricata di una missione conoscitiva (di "fact-finding") non se lo è inventato goldstone ma stava scritto a chiare lettere nel mandato ad essa conferito (e dunque negli atti ufficiali).
Ed è falso che esistano "due rapporti goldstone", perchè sta scritto a chiare lettere nel suo rapporto (e c'è solo bisogno di leggere...) che:
"Su queste basi la Missione ha, al meglio delle sue possibilita', determinato lo svolgersi dei fatti. In molti casi ha appurato che sono state commesse azioni definibili come responsabilita' criminali individuali. In tutti i casi la Missione ha trovato sufficienti informazioni per stabilire gli elementi oggettivi dei crimini in questione. In quasi tutti i casi la Missione è stata anche in grado di determinare se fosse chiaro o meno che le azioni fossero commesse deliberatamente o incoscinentemente, nella convizione che il risultato sarebbe stato un naturale susseguirsi di eventi. La Missione ha, di conseguenza, in molti casi individuato un rilevante elemento di colpa (mens rea). La Missione ha pienamente tenuto in considerazione la presunzione di innocenza: gli elementi fattuali del rapporto non sovvertono mai questo principio. La ricerca fattuale non ha cercato nè di identificare gli individui responsabili dei fatti commessi NE' HA LA PRETESA DI RAGGIUNGERE LO STANDARD PROBATORIO DA APPLICARSI IN UN EVENTUALE PROCESSO".
Hai capito, caro andrea?
Le cose stanno in buona sostanza così: pur nei suoi limiti (derivanti peraltro dal fatto che Israele non ha minimamente collaborato con l'inchiesta), la commissione presieduta da goldstone ha rilevato sufficienti evidenze riguardanti la commissione di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, che però avuto riguardo alle eventuali incriminazioni di singoli non ha seguito standard da corte penale che esulavano dai suoi compiti, trattandosi, per l'appunto, di missione di "fact-finding".
Tanto è vero che, tra le raccomandazioni finali, si richiede che, primariamente, sia israele a condurre indagini sui crimini di guerra commessi dal suo esercito, e solo in mancanza di investigazioni serie e in buona fede - secondo standard e supervisione internazionali, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu debba prendere i necessari provvedimenti.
Indagini serie e in buona fede che israele non farà mai, se è vero come è vero che, ad oggi, a dieci mesi di distanza dai massacri di gaza e a fronte di 1.409 palestinesi uccisi (l'83% civili inermi), è stato incriminato un solo soldato israeliano, e per il furto di una carta di credito!
sulla ragazza deportata aggiornamenti:
http://www.cnn.com/2009/WORLD/meast/10/31/west.bank.college.student/index.html
sul rapporto Goldstone si ci attacca un articolo tratto da un sito israeliano, utilizzando la usuale tecnica : demonizzare il messaggero per far dimenticare il messaggio. A parte che nè il governo israeliano nè l'IDF hanno parlato di scudi umani ecc per contrastare il rapporto, teoria che si scioglie come neve al sole, quello che scoccia alla destra è il limite al quale deve soggiacere in base a leggi internazionali, visto che prepara un altro attacco a gaza e dintorni...Per fortuna ci sono ebrei e israeliani che annullano l'antisionismo e l'antisemitismo di alcuni interventi dei cosiddetti pro israeliani
http://frammentivocalimo.blogspot.com/2009/11/gideon-levy-stampa-e-idf-pronti-per-la.html
http://frammentivocalimo.blogspot.com/2009/10/ken-silversteinguerra-di-gaza-sei.html
e più che legittime le domande qui posta, ma si sa in Israele non esiste la strategia della tensione
http://frammentivocalimo.blogspot.com/2009/10/aluf-benn-chi-ha-deciso-di-andare-in.html
Dipartimento di stato usa
Israele una società non tollerante
http://www.haaretz.com/hasen/spages/1126286.html
questa è l'intervista a Goldstone..e non è su Haaretz
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3801132,00.html
"E' ben strano che tu risponda al posto di gary, non è vero andrea?"
non lo è affatto:
Israel's newest PR weapon: The Internet Megaphone
The Foreign Ministry itself is now pushing the idea, urging supporters
of Israel everywhere to
become cyberspace soldiers "in the new battleground for Israel's image."
http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1162378505678&pagename=JPost%2FJPArticle%2FShowFull
quando combatti non è che devi identificarti prima di rispondere al fuoco, chi c'è spara...:D
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