Sosteniamo la Freedom Flotilla.
Lo scorso 14 maggio ha avuto inizio la nuova avventura del Free Gaza Movement, con la partenza dall'Irlanda della prima nave della Freedom Flotilla, il cargo Rachel Corrie carico di materiale per la ricostruzione, scolastico ed attrezzature mediche, da destinare alla popolazione di Gaza stremata dall'assedio criminale israeliano. La Rachel Corrie si unirà ad altre navi provenienti dalla Grecia e dalla Turchia per poi proseguire alla volta della Striscia.
Naturalmente Israele ha già reso noto che non consentirà in nessun caso al convoglio di raggiungere Gaza, minacciando l'uso della forza militare.
Sull'argomento, qui di seguito riporto il comunicato stampa del Free Gaza Movement e l'appello di sostegno all'iniziativa lanciato dalla Rete romana di solidarietà con il popolo palestinese.
Londra – 14 Maggio 2010
Alle 22:45 ora locale , la MV Rachel Corrie, una nave cargo da 1200-tonnellate, una delle otto imbarcazioni che costituiscono la Freedom Flotilla, è partita dall'Irlanda verso il Mar Mediterraneo, dove si unirà ad altre navi dallla Turchia e dalla Grecia per proseguire verso Gaza.
Le dichiarazioni Israeliane nel corso delle ultime settimane affermano che le autorità Israeliane non consentiranno alla Freedom Flotilla di raggiungere Gaza con il carico necessario di materiale da ricostruzione, scolastico ed equipaggiamento medico. Secondo le notizie diffuse da fonti Israeliane, sono stati emessi ordini chiari per impedire alle navi di raggiungere Gaza e se necessario, sarà impiegata anche violenza militare.
Il Free Gaza Movement, che ha già inviato altre 8 missioni navali verso Gaza, conferma che Israele ha già provato in precedenza ad utilizzare questo minacce intimidatorie come tattica per cercare di fermare le missioni prima ancora che partano. "Non ci hanno intimidio finora e non ci intimidiranno neanche questa volta", afferma uno degli organizzatori".
Ship to Gaza -- Svezia, uno dei partner della coalizione Freedom Flotilla , assieme al parlamentare Mehmet Kaplan (Green Party) ha chiesto ieri un udienza con il Ministro degl Esteri Svedese, Carl Bildt, per discutere quali misure prenderà il governo Svedese e l'Unione Europea per proteggere il viaggio pacifico e con scopi umanitari della Freedom Flotilla. All'inizio della settimana, nel corso di un incontro con la European Campaign to End the Siege on Gaza – un altro partner dela coalizione - il Primo Ministro Turco Tayyib Erdogan ha espresso il proprio sostegno per "interrompere l'assedio oppressivo della Striscia di Gaza ... impegno che è in cima alla lista delle priorità della Turchia.“
I partners della coalizione, Ship to Gaza – Grecia e la Turkish relief organization IHH, ha sottolineato che le navi, i passeggeri e il carico saranno controllati ad ogni punto di partenza, in modo che sia chiaro che non costituiranno alcuna minaccia per la sicurezza di Israele.
Le minacce di Israele, di attaccare civili disarmati a bordo delle imbarcazioni che trasportano aiuti per la ricostruzione, sono oltraggiose e indicative della natura crudele e violenta della politica Israeliana nei confronti di Gaza. La Freedom Flotilla agisce in linea con i principi universali dei diritti umani e della giustizia nello sfidare un blocco che è stato dichiarato illegale dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni umanitarie. I Palestinesi di Gaza hanno diritto alle migliaia di prodotti basilari che Israele vieta di far entrare, tra cui cemento e libri scolastici, come hanno pure diritto ad uscire ed andare nel resto del mondo. La coalizione Freedom Flotilla chiede a tutti i firmatari della Quarta Convenzione di Ginevra di far pressione su Israele affinchè rispetti i propri obblighi nei confronti delle leggiu manitarie, ponga fine al letale blocco di Gaza e si astenga dall'attaccare questo convoglio pacifico.
Per maggiori informazioni:
Free Gaza Movement – Greta Berlin - +33 607374512
ECESG – Mazen Kahel - +33 1 46 81 12 92
IHH – Ahmet Emin Dag – +90 530 341 1934
Ship to Gaza / Greece – Vangelis Pissias - +30 697 200 9339
Ship to Gaza / Sweden – Dror Feiler - +46702855777
ECESG – Mazen Kahel - +33 1 46 81 12 92
IHH – Ahmet Emin Dag – +90 530 341 1934
Ship to Gaza / Greece – Vangelis Pissias - +30 697 200 9339
Ship to Gaza / Sweden – Dror Feiler - +46702855777
La Freedom Flotilla Coalition comprende : il Free Gaza Movement (FG), la European Campaign to End the Siege of Gaza (ECESG), la Insani Yardim Vakfi (IHH), Ship to Gaza Grecia e Ship to Gaza Svezia, la International Committee to Lift the Siege on Gaza, e altre centinaia di gruppi e organizzazioni nel mondo che ne sostengono gli sforzi.
http://www.freegaza.org/
In questi giorni sta salpando dai porti di Irlanda, Turchia e Grecia, alla volta di quello di Gaza City una flotta di otto navi che trasportano materiali da costruzione, impianti di desalinizzazione dell’acqua, impianti fotovoltaici, generatori, materiale per la scuola e farmaci da consegnare alla società civile palestinese. Si tratta di un'azione di alcune organizzazioni e reti di solidarietà internazionale, necessaria per la sopravvivenza della popolazione di Gaza, che da più di tre anni vive sotto un assedio asfissiante, priva di generi di prima necessità e dei materiali indispensabili per ricostruire un territorio martoriato dall’operazione “piombo fuso” dell’esercito israeliano, che ha causato oltre 1400 morti, tra cui 400 bambini, e più di 5000 feriti dovuti anche all’uso di armi proibite dal Diritto Internazionale, quali l’uranio impoverito ed il fosforo bianco.
Il governo israeliano ha dichiarato che impedirà in tutti i modi possibili (anche con la forza se necessario) l’arrivo delle navi e la consegna dei materiali. Se ciò avvenisse sarebbero in pericolo anche i 600 passeggeri di oltre 40 nazionalità che sono imbarcati sulle navi.
Per evitare che ciò avvenga, e permettere che le navi possano consegnare il materiale, chiediamo:
a) una chiara e pubblica presa di posizione delle forze politiche, dei parlamentari, degli uomini di cultura e dell’associazionismo che prevenga una ulteriore azione del governo israeliano condotta in spregio alle leggi che regolano il diritto internazionale e la convivenza civile dei popoli.
b) che l’Italia eserciti una forte pressione politica e diplomatica sul governo israeliano affinché non ostacoli l’arrivo della flotta al porto di Gaza City, ripetendo, in acque internazionali, le azioni di pirateria già effettuate in analoghe circostanze negli scorsi anni.
Il silenzio che nel nostro Paese circonda le sofferenze inflitte alla popolazione di Gaza e l’assenza di attenzione verso le iniziative umanitarie di associazioni e comitati di solidarietà è inaccettabile e colpevole: quindi confidiamo in una sua iniziativa.
Per aderire, basta mandare una mail a questo indirizzo: capone72@libero.it, indicando il proprio nome, cognome, città ed eventuale associazione, gruppo, movimento di cui si fa parte.
Roma 15 maggio 2010 – giornata della NAKBA
La Rete Romana di solidarietà con il Popolo palestinese
FORUM PALESTINA
PER NON DIMENTICARE GAZA
DONNE IN NERO
UN PONTE PER…
ACTION FOR PEACE
ASSOPACE NAZIONALE
ASSOPACE ROMA
ASSOCIAZIONE AMAL, BAMBINI PER LA PACE – ONLUS
PALESTINE TINK TANK
COLLETTIVO ANTAGONISTA PRIMAVALLE, ROMA
SUMUD associazione di volontariato antimperialista ONLUS, Perugia
ASSOCIAZIONE YAKAAR ITALIA – SENEGAL
C.S.O.A. LA STRADA
INTERNATIONAL SOLIDARITY MOVEMENT GAZA
ASSOCIAZIONE DI AMICIZIA ITALO-PALESTINESE ONLUS, FIRENZE
AMICI DELLA MEZZALUNA ROSSA PALESTINESE
ADESIONI INDIVIDUALI:
Fabio Marcelli, Giuristi Democratici
Luisa Morgantini
Gianna Pasini, Assopace Brescia
Mila Pernice, Forum Palestina
Alessandra Capone, Comitato Stop Agrexco Roma
Etichette: free gaza movement, freedom flotilla, gaza, palestina
11 Commenti:
Ciao Vichi!Grazie per aver postato sul tuo blog la notizia di questo appello che come Rete Romana di Solidarietà per il Popolo Palestinese abbiamo lanciato per sostenere la Freedom Flotilla e accompagnarla sana e salva fino a Gaza.
Per aderire, basta mandare una mail a questo indirizzo capone72@libero.it, indicando il proprio nome, cognome, città ed eventuale associazione, gruppo, movimento di cui si fa parte. Ovviamente possono aderie anche associazioni, movimenti, partiti.
Firmate firmate firmate amici..confido in voi!
Alessandra
Rete Romana di Solidarietà per il Popolo Palestinese
Ciao Alessandra, avevo dimenticato di indicare l'indirizzo email a cui inviare l'adesione all'appello, ora l'ho inserito nel corpo della notizia.
Ci potete credere solo voi che a Gaza si muore di fame...
http://www.bivouac-id.com/2009/08/22/insoutenable-gaza-affamee-photos/
http://www.paltoday.com/arabic/News-55720.html
http://www.paltoday.com/arabic/News-64161.html
notate bene che le immagini dei due ultimi links sono di siti palestinesi....
Ma veramente credete che muoiono di fame?
Ma non avete un minimo di senso critico???
Quella nelle foto è gente alla fame e alla disperazione???
Ma fatemi il piacere!
VIVA ISRAELE!
www.vivaisraele.blogspot.com
Siccome penso che noi esseri umani possiamo in qualsiasi momento superare i blocchi mentali imposti dal nostro ego, ho deciso di superare il mio blocco più grande e scrivere il tuo nick per intero…ehm…ok, vado:
viva Israele (ce l’ho fatta), non sempre i detentori di un blog hanno cose interessanti da dire e tu lo dimostri ampiamente linkando qualche foto, magari scattata in zone arabe non ancora distrutte da Israele, e pretendendo in questo modo di dimostrare che in Palestina non si fa la fame e che, anzi, è addirittura il Paese della cuccagna. Vai a dirlo a Vittorio Arrigoni o a qualsiasi altro attivista sul posto, ché di persone in coda per un pezzo di pane ne hanno viste in quantità… e purtroppo hanno visto (e vissuto) ben altro.
Siccome penso che noi esseri umani possiamo in qualsiasi momento superare i blocchi mentali imposti dal nostro ego, ho deciso di superare il mio blocco più grande e scrivere il tuo nick per intero...ehm...ok, vado:
carla (ce l'ho fatta) non sempre chi posta su un blog come fai tu ha cose interessanti da dire. Se a questo aggiungi il fatto che quello che scrivo io a te risulta indigesto perchè tu vuoi credere fermamente che Israele abbia completamente distrutto Gaza e le foto che ti posto io ti danno un riscontro diverso hai il quadro della situazione. Ti ripeto: la fame è una cosa seria e non credo che a Gaza ci siano condizioni come quelle dell'africa o dell'India (tanto per citare due casi particolarmente drammatici) Io a differenza tua sono stato anche nei territori palestinesi. A Betlemme ho parlato con il sindaco arabo cristiano non più tardi di un anno fa e ti assicuro che la gente sta benone ringraziando il cielo. Ci sono sicuramente persone povere o indigenti (ma ce ne sono anche in Israele ti assicuro, così come ce ne sono in Italia, Spagna, Francia, USA, Inghilterra, Svezia Belgio, Olanda, ecc.) ma se per esempio avessero coltivato la terra lasciata dai coloni israeliani forse starebbero anche meglio. Gli israeliani avevano lasciato delle serre meravigliose del valore di 10 milioni di dollari e sai cosa hanno fatto i tuoi amici? Le hanno lasciate andare in malora. Dopo due settimane che l'ultimo colono aveva lasciato Gaza le painte erano secche e un anno dopo quelle serre erano vuote! Le usavano per nascondere armi e per scavare tunnel per arrivare alla barriera difensiva! A Roma ci sono pensionati che a metà mese hanno finito i soldi e fanno la fila davanti la mensa della caritas.
Israele: divieto di ingresso a Gaza per le navi turche, irlandesi, greche e svedesi
Commento di Michael Sfaradi
Testata: Informazione Corretta
Sembra proprio che, finalmente, qualcuno all'interno del governo israeliano abbia aperto gli occhi e si sia reso conto che la politica di pazienza ad oltranza fin qui adottata nei confronti di coloro che spargono veleni nei confronti dello Stato ebraico non abbia dato i suoi frutti.
Di conseguenza siamo ora, finalmente, testimoni di un netto cambiamento di rotta su questo tema da parte delle autorità israeliane.
Non è passata neanche una settimana dal rifiuto di ingresso posto a Noam Chomsky, l’intellettuale ebreo americano che ha creato la sua notorietà internazionale cimentandola con le sue continue critiche nei confronti di Israele, che il ministero degli esteri israeliano ha contattato le ambasciate di Turchia, Grecia, Irlanda e Svezia avvertendole che a nessun natante battente bandiera di queste nazioni sarebbe stato permesso di entrare nel porto di Gaza.
La notizia, ignorata dai grandi media ma che ha un discreto tam tam sul Web, era che alcune organizzazioni pacifiste e organizzazioni non governative erano sul punto di organizzare un ennesimo raid per forzare il blocco navale che la marina israeliana fa in entrata ed in uscita dal porto di Gaza.
Alla fine di mettere bene in chiaro quale è la situazione, le autorità israeliane hanno creduto bene di avvertire i governi interessati in modo da farli intervenire sui loro cittadini e sconsigliandoli ad intraprendere delle azioni che, vista l'aria che tira nella zona, sono estremamente rischiose e che potrebbero far scattare reazioni armate.
Da qui l'avvertimento fatto pervenire per via diplomatica alle cancellerie interessate.
È stato anche messo in chiaro che se ci sono delle merci o aiuti umanitari da far pervenire alla popolazione palestinese che vive nella striscia di Gaza, le stesse possono essere sbarcate al porto di Ashdod e, dopo gli accurati controlli da parte delle autorità militari israeliane che non si fidano affatto dei vari mittenti, recapitate via terra sulle decine di autotreni carichi di ogni bene primario che ogni giorno valicano i varchi di confine fra Israele e Gaza.
Dopo decenni di incredibile pazienza dimostrata dai vari governi israeliani nei confronti di coloro che impunemente hanno agito in maniera scandalosa riportando le notizie in maniera volutamente errata o completamente inventata ai limiti della diffamazione, forse è stata inaugurata una nuova stagione di "tolleranza zero".
L'unica cosa che ci dispiace è che soltanto ora si è deciso di alzare la guardia, ma come dice un vecchio adagio: "meglio tardi che mai".
Michael Sfaradi, Gaza
Che peccato che il kattivissimo Israele voglia bloccare questi bravi signori! Poverini, come faranno se non potranno andare a passare la serata al Roots club? Per chi non sapesse come i poveri palestinesi di Gaza muoiono di fame (insieme ai loro finanziatori-barcaioli spillatori dei nostri soldi di contribuenti) può andare a consultare il menù direttamente dal sito del Roots club: http://www.rootsclub.ps/1/Menu-Roots/Menu-Roots/Default.html
in compagnia di questi altri signori: http://www.rootsclub.ps/clients.php
forse sarebbe il caso di leggersi l'articolo di Akiva Eldar e Gideon Levy prima di fare certi proclami più simili a spot pubblicitari che ad una reale informazione o perlomeno finirla di assurgere a verità assoluta: esiste un'altra Israele e un altro mondo ebraico
http://www.haaretz.com/magazine/week-s-end/don-t-confuse-us-with-facts-1.291302
http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/dream-state-1.291622
Posto un commento unico qui.
La banalizzazione che tu fai del sionismo può derivare da grosse lacune sull’argomento, che invece tu attribuisci ad altri, oppure si tratta di una intenzionale minimizzazione del fenomeno e di tutto ciò che gira intorno al sionismo e che da esso è causato, e allora è più grave.
Eppure non credo di dover essere io a ricordarti che i più grandi sionisti come Herzl, Moses Hess, Weizmann, Begin, non davano un’interpretazione così addolcita del sionismo, ma dichiaravano che gli arabi erano un popolo da eliminare in quanto selvaggi, miseri e indegni di vivere, soprattutto in una Terra che loro hanno scelto di conquistare. “Il desiderio di un popolo di avere uno Stato e di sentirsi nazione” come dici tu, non si realizza facendo finta che non esistano i 600.000 arabi che invece su quella Terra già esistevano.
E forse non devo neanche ricordarti che Yosef Weitz, dal 1932 direttore del Jewish National Fund, nel suo “My diary and letters to the children”, il 19 dicembre 1940 scrisse: “ Deve essere chiaro che non c’è posto per tutti e due i popoli in questo paese. Nessuno “sviluppo” ci porterà più vicino allo scopo di essere un popolo indipendente in questo piccolo paese. Se gli arabi lo lasciano, il paese sarà più grande e più disponibile per noi. E se gli arabi restano il paese rimarrà piccolo e miserabile. … e l’unica soluzione è “Eretz Israel”, o al limite Eretz Israel occidentale, senza gli arabi. Non c’è posto per i compromessi su questo punto!”
L’ipocrisia è l’impalcatura che regge, ormai a stento, ciò che Israele ha costruito distruggendo… come ipocrita è la storia che i palestinesi lasciano inaridire le loro terre, con la pretesa degli israeliani di passare per i salvatori di quelle terre espropriandole… come ipocrita è il fatto di dichiarare di agire sempre in nome della sicurezza.
Parlare poi di “incredibile pazienza dimostrata dai vari governi israeliani” mi sembra veramente osceno: la tolleranza zero di cui parli è stata applicata verso i palestinesi da quando il primo sionista ha messo piede su quei territori, e quella che tu chiami diffamazione è la verità che faticosamente affiora ostacolata da una cultura occidentale colma di pregiudizi verso il popolo arabo in generale e da una insormontabile barriera giornalistica e televisiva, nonché da un appoggio pluridecennale delle potenze mondiali a livello politico, militare ed economico.
Dando per scontato, come tu hai fatto, che non sono mai stata in Palestina, ho però molti amici ebrei che hanno parenti in Israele, e tutti, italiani ed israeliani, hanno vergogna della politica sionista che non ha fatto altro che alimentare odio, razzismo e fanatismo.
E se per te Noam Chomsky è un critico ingiusto di Israele (per fortuna non è solo) tu sei un inguaribile sionista… e allora possiamo continuare a raccontarci un sacco di cose, ma i fatti restano, anche se finora hanno favorito la bestialità dell’uomo.
questo compare sulla rivista di un rabbino ebreo americano..così tanto per chiarire
http://www.tikkun.org/article.php/nov_dec_09_chernina
"Solidali contro impuniti" così titola l'editoriale di Sara Morace dell'edizione straordinaria del quindicinale La Comune dopo il criminale attacco israeliano alle navi della solidarietà. Il n. 148 in corso dedica le pagine centrali all'informazione, con un corsivo del direttore Barbara Spampinato e un'intervista al fotoreporter freelance Stefano Montesi: un tema quanto mai attuale anche in relazione alle vicende in corso in Palestina. Per richiederne copia: www.lacomuneonline.it - tel.055295164
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