14 agosto 2010

In Palestina anche lo sport è sotto occupazione.

Il sito web del Corriere della Sera ha pubblicato ieri la notizia secondo cui a sei giocatori della nazionale di calcio palestinese – originari di Gaza ma residenti in Cisgiordania – è stato impedito di recarsi all’estero per disputare una amichevole contro la Mauritania. I sei, infatti, sono stati bloccati al momento di entrare in Giordania, per “motivi di sicurezza”, naturalmente…

Secondo le autorità israeliane, il blocco al confine sarebbe legato al mancato rinnovo del “permesso di soggiorno” in Cisgiordania dei sei atleti, come detto nati e registrati nella Striscia di Gaza.

Contro l’accaduto ha subito protestato Jibril Rajoub, presidente del Comitato olimpico palestinese. “Guerra aperta per garantire la libertà di movimento dei giocatori palestinesi, delle squadre e dei membri dei club” ha dichiarato, aggiungendo “esigiamo che Israele sia radiato dalle organizzazioni sportive internazionali”. Il che sarebbe invero auspicabile, e non solo per questo episodio…

“Quando mi hanno detto che non potevo andare in Mauritania, sono stato molto deluso perché il sogno di ogni sportivo è portare i colori del proprio paese all'estero” ha detto Suleiman al-Obeid, uno dei sei calciatori bloccati. Originario di Gaza, vive da un anno e mezzo in Cisgiordania e non è mai rientrato nella Striscia dalla moglie e dai due figli per paura di perdere la nazionale.

Il perché è facilmente intuibile, dato che dalla Striscia di Gaza – a causa dell’assedio israeliano – è quasi impossibile uscire, per qualsivoglia motivo, dallo studio allo sport, dalle cure mediche alla semplice visita a parenti all’estero.

E, dunque, ancora una volta Israele tira in ballo la “sicurezza” per impedire ad alcuni Palestinesi di recarsi all’estero, solo che non si capisce bene cosa c’entri la “sicurezza” dello Stato israeliano con una partita di calcio in Mauritania e con degli atleti che non avrebbero nemmeno dovuto transitare in territorio israeliano.

E, ancora una volta, si disvela come menzognera la pretesa israeliana di non occupare più la Striscia di Gaza. All’opposto, questa vicenda ci ricorda che Israele pretende di dettar legge anche in materia di stato civile e di residenza dei Palestinesi, richiedendo un “permesso di soggiorno” ai Palestinesi di Gaza per risiedere in Cisgiordania, quando tutti gli atti ufficiali e gli accordi precedenti hanno sempre riconosciuto che Gaza e la West Bank costituiscono un’unica entità.

E, ancora una volta, l’occupazione israeliana si rivela non solo brutale e feroce, ma anche ottusa e insensata, come è insensato impedire a degli atleti di gareggiare all’estero con i colori del proprio paese.

Si spera solo che le autorità internazionali interessate questa volta battano un colpo e non voltino la testa dall’altra parte fingendo di non vedere. Ed espellere Israele dagli organismi sportivi internazionali sarebbe un buon inizio.

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