23 dicembre 2010

Un appello per impedire l'espulsione di un Palestinese dalla sua città, Gerusalemme!



Provate un momento ad immaginare cosa si prova ad essere espulsi dalla propria città, la città in cui siete nati e in cui siete cresciuti, la città dove vi siete sposati e state facendo crescere i vostri quattro figli, la città dove avete sempre vissuto.

L’orribile editto dell’espulsione è stato emanato dalle autorità israeliane contro Adnan Gheith, un attivista politico palestinese. Le autorità israeliane, infatti, gli hanno notificato il loro intendimento di bandirlo per quattro mesi da Gerusalemme, la sua città.

Il suo crimine? Nel video qui sopra è lo stesso Adnan che lo spiega: “La ragione è che sono perseguitato dalle forze di sicurezza israeliane: mi sono opposto apertamente alla politica della demolizione delle case, mi sono opposto alla politica dell’arresto dei bambini, e alla politica di rimpiazzare i residenti arabi di Gerusalemme con i coloni”.

Adnan risiede nello storico quartiere palestinese di Silwan. Egli è membro del Comitato del Quartiere di al-Bustan, una organizzazione nata con lo scopo di combattere i piani israeliani che mirano ad incrementare le demolizioni delle case palestinesi,

Il quartiere di Silwan è in questi ultimi mesi il teatro di una aspra contesa tra i residenti palestinesi e le autorità israeliane, che vorrebbero demolire le abitazioni ivi esistenti per far posto ad un “parco biblico” (vedi mappa). In questo contesto, è da segnalare la vergognosa pratica israeliana di arrestare (e in alcuni casi di torturare) numerosi bambini del quartiere, 23 soltanto nel periodo ottobre-novembre 2010, cosa che ha addirittura spinto 60 illustri personalità israeliane ad inviare una lettera aperta al primo ministro e ad altre autorità israeliane per denunciare tali abusi (cfr. UNOCHA, The Humanitarian Monitor, novembre 2010).

L’ordine di espulsione di Adnan, legato alle sue battaglie per il rispetto dei diritti umani dei Palestinesi, è dunque politicamente motivato ed assolutamente arbitrario. Adnan, tra l’altro, non è stato in grado nemmeno di difendersi, stante il fatto che contro di lui non è stata presentata alcuna prova o mossa alcuna precisa accusa, solo gli usuali "motivi di sicurezza" basati su "file segreti".

Con la sua espulsione, le autorità israeliane stanno tentando di usare una nuova e pericolosa tattica per reprimere il legittimo diritto dei residenti di protestare pacificamente. Alcuni giorni dopo che gli era stato notificato l’imminente provvedimento di espulsione, ad Adnan è stato persino proibito di partecipare ad una conferenza con un diplomatico estero, nonché di apparire in una qualsiasi conferenza stampa.

L’esilio di Adnan e il soffocamento della sua libertà di espressione sono parte di un più ampio piano tendente alla giudaizzazione del quartiere di Silwan a danno dei Palestinesi che ivi risiedono. In questi ultimi anni, la municipalità di Gerusalemme, in aperta combutta con varie organizzazioni di coloni, ha intensificato oltremodo la politica di demolizione delle case dei Palestinesi del quartiere.

Adnan paga il fatto di essersi apertamente schierato contro questa politica., ed ora ha bisogno di tutto il supporto che possiamo offrirgli per restare a Gerusalemme e continuare la sua lotta. Secondo le sue parole: “Da parte mia, combatterò e resisterò con tutti i mezzi legali possibili per restare a Gerusalemme. E’ dovere degli organismi internazionali, della comunità internazionale, e delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani affrontare una questione così eccezionalmente pericolosa”.

Diamo un segnale concreto di sostegno alla causa di Adnan Gheith, inviando una email di protesta al Dipartimento di Stato Usa per denunciare un provvedimento immorale e antidemocratico, indegno del paese civile che Israele pretenderebbe di essere.

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