29 settembre 2004

L'Onu prende nuovamente posizione contro Israele.

Riferendosi alla recente escalation delle uccisioni di civili palestinesi, il Segretario Generale dell'Onu Kofi Annan ieri ha rilasciato un comunicato in cui si chiede ad Israele "di assicurare l'incolumità dei Palestinesi innocenti".
Anche le istituzioni dell'Onu, infatti, non sono immuni dall'attività "difensiva" di Israele, che evidentemente ritiene che la stessa organizzazione rappresenti una minaccia per la sua sicurezza!Il 27 settembre il 55enne palestinese Said al Madhoun è stato ucciso da una raffica di mitra, proveniente da un vicino posto di blocco israeliano, davanti al cancello di una preparatory school gestita dall'Unrwa a Khan Yunis.
Nella stessa giornata, un contractor dell'Unrwa (UN Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) è stato gravemente ferito da soldati israeliani mentre lavorava in un deposito Onu a Rafah.
Mercoledì scorso è morta al Gaza European Hospital di Khan Yunis una bambina di dieci anni, in conseguenza di un colpo di fucile sparatole in testa il 7 settembre, mentre era seduta nel suo banco in una scuola gestita dall'Unrwa a Gaza.
Annan ha chiesto che venga assicurata l'inviolabilità delle istituzioni e delle installazioni dell'Onu, ed ha nuovamente richiamato Israele al rispetto dei suoi obblighi di proteggere l'incolumità dei civili nei Territori palestinesi occupati.
Ma Israele, da questo orecchio, non ci sente proprio!
Intorno alla mezzanotte di ieri, infatti, nuova operazione dell'esercito israeliano (la 12a in tre mesi) nel nord della Striscia di Gaza, condotta da elementi di varie brigate tra cui la Givati e la Golani al comando del Colonnello Avy Levy.
L'operazione era mirata a prevenire nuovi lanci di razzi Qassam contro la cittadina di Sderot, nuovi lanci di quei razzi artigianali così pericolosi da aver causato solo due vittime in tutta la seconda Intifada.
Ma le proteste dei coloni sono sempre così forti e veementi (e la lobby dei coloni è così influente...) che ad ogni lancio, anche senza vittime o danni, Tsahal interviene per rappresaglia con estrema durezza, e così è stato anche ieri e stamattina.
Il sindaco di Sderot, Eli Muyal, non a caso aveva dichiarato: "Beit Hanun dovrebbe essere cancellata dalla faccia della terra!".
E così, detto fatto, incursione notturna di Tsahal a Beit Hanun, Beit Lahiya e a Jabalya.
Gli scontri più duri si sono avuti proprio in quest'ultimo campo profughi, con la morte di due militanti palestinesi, il ferimento di altri quattro e, soprattutto, con l'assassinio dell'inerme 14enne Said Mohammed Abu Eish.
Altri dieci Palestinesi, di età compresa tra i 12 e i 21 anni, sono rimasti feriti dal fuoco delle truppe israeliane, che hanno sparato in risposta ad un letale ... lancio di pietre.
All'incirca nelle stesse ore, a Nablus, Tsahal uccideva un militante di Fatah, il 25enne Majdi Halifa.
Sarebbe interessante conoscere le circostanze esatte della morte dell'uomo: l'esercito israeliano si è limitato a comunicare che il militante palestinese è stato ucciso mentre cercava di scappare.
Fonti ospedaliere palestinesi, tuttavia, hanno specificato che Halifa era stato colpito da almeno 10 pallottole, alcune sparate a bruciapelo...
Nonostante gli obblighi nascenti dal diritto internazionale, nonostante le previsioni della road map, nonostante le risoluzioni e i ripetuti moniti dell'Onu, nonostante il biasimo e la condanna di gran parte dell'opinione pubblica mondiale, Israele continua la sua indefessa opera di devastazione dei Territori occupati e di massacro della popolazione palestinese.
E non si vede proprio come questa barbarie possa avere fine senza un deciso intervento della comunità internazionale, con forme di embargo e di boicottaggio simili a quelle che contribuirono a far cadere il regime dell'apartheid in Sudafrica.

Condividi

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page