6 ottobre 2004

Un silenzio di tomba.

Il silenzio, assordante, è quello della comunità internazionale e dei media di fronte all'operazione militare dell'esercito israeliano denominata "Giorni di Penitenza", attualmente in corso nella Striscia di Gaza e che si sta risolvendo in una ennesima carneficina della popolazione civile palestinese.
La tomba, o meglio le tombe, sono naturalmente quelle dei Palestinesi uccisi ad opera del valoroso esercito israeliano, in una delle pagine più vergognose e barbare di questa seconda Intifada.
Bastano alcuni numeri per dare conto dell'ampiezza dell'offensiva israeliana e della ferocia mostrata nei confronti della popolazione civile palestinese.
Secondo una investigazione preliminare degli avvenimenti operata dall'organizzazione israeliana B'tselem, dalla data dell'inizio delle operazioni (la sera del 28 settembre) al 4 di ottobre, ben 75 Palestinesi sono stati uccisi dall'esercito israeliano: tra essi, almeno 31 civili non coinvolti in combattimenti, di cui 19 erano di età compresa da 17 anni in giù; il numero dei feriti è di circa 280, di cui 81 bambini.
Il che significa, in soldoni, che in una settimana i prodi soldatini di Tsahal hanno ucciso un numero di Palestinesi superiore al totale dei morti israeliani di tutto il 2004!
In aggiunta, sono state demolite interamente 55 case solo nel campo profughi di Jabalya, mentre altre 50 case risultano gravemente danneggiate.
Oltre 50.000 persone nelle località di Beit Hanoun, Beit Lahiya e a Jabalya sono completamente circondate e sotto assedio, senza acqua ed elettricità, senza medicinali e con scorte di cibo in esaurimento.
Ieri, 5 ottobre, 12 organizzazioni dell'Onu tra cui l'Unicef, la Fao, il World Food Program, hanno lanciato un appello ad Israele affinché permetta alle agenzie umanitarie di entrare nella Striscia di Gaza per distribuire beni di conforto, cibo, medicinali, e perchè venga rispettato il diritto umanitario internazionale e venga assicurata l'incolumità della popolazione civile.
Secondo i dati forniti nella conferenza stampa, durante il 2004 il ritmo delle uccisioni di Palestinesi è stato di circa 45 al mese, mentre il tasso di povertà è salito al 72%; l'esercito israeliano da 14 giorni nega l'accesso a Gaza a tutto il personale Onu, e così è stato per un totale di 65 giorni nel 2004.
Ma l'esercito israeliano non ci sente da quest'orecchio, e il massacro continua.
Lunedì, 4 ottobre, Tsahal ha ucciso almeno 11 Palestinesi, tra cui due bambini, Saber Ibrahim 'Asaliya e Nidal Muhsen al-Madhoun, entrambi 14enni; in aggiunta, al Shifa Hospital di Gaza, moriva Mohammed Djiab al-Najjar, di 13 anni, ferito dai soldati israeliani il 1° ottobre a Jabalya.
Martedì, 5 ottobre, 8 Palestinesi uccisi da Tsahal in separati incidenti, sei militanti di Hamas e delle Brigate al Aqsa, un civile palestinese disarmato a Gush Katif e una bambina di 13 anni.
Quest'ultimo assassinio è forse uno dei più barbari e crudeli, un "errore" come ammesso ieri da fonti militari israeliane, un disumano crimine di guerra a giudizio di chi scrive.
La ragazza, il cui nome era Iman al-Hams, stava andando a scuola con la sua borsa con i libri quando, giunta a circa 400 metri dalla scuola, veniva fatta oggetto di colpi d'arma da fuoco partiti da varie postazioni israeliane.
Il suo corpo senza vita è rimasto sul terreno per circa due ore prima che gli israeliani permettessero ai sanitari di avvicinarsi per portarla via: alla fine, fonti mediche comunicheranno che Iman era stata colpita da almeno 20 pallottole...
Mai contenti, questi infami assassini, si stanno dando da fare anche stamattina, mentre leggete queste righe.
Alle prime ore di oggi, mercoledì 6 ottobre, i carri armati israeliani hanno aperto il fuoco contro alcune case della cittadina di Beit Lahiya: il primo ad essere ucciso è stato il 15enne Attalah Qahman, seguito a ruota dal 58enne Hamdan Obeid e dal figlio 25enne Hamouda.
Una terza cannonata, successivamente, colpiva un'altra casa ferendo 10 bambini, di età compresa tra 6 mesi e 12 anni: attualmente, due di loro versano in condizioni gravissime.
Per finire, sempre stamani, un Palestinese 15enne, ferito ieri a Jabalya, è morto in conseguenza di una fucilata che lo aveva colpito alla testa.
L'operazione "Giorni di Penitenza", dal 28 settembre a stamattina, è costata ai Palestinesi, come abbiamo visto, 86 morti e 280 feriti: giova ricordare che in questo stesso periodo i morti israeliani sono stati cinque, due bambini uccisi a Sderot da un razzo Qassam, due soldati e una colona.
Il minimo che si possa dire è che Israele sta conducendo una campagna militare assolutamente devastante e sproporzionata rispetto agli scopi che la stessa vorrebbe perseguire, lo stop a ulteriori lanci di razzi Qassam da parte dei Palestinesi di Hamas.
L'azione dell'esercito israeliano, invece, si è davvero trasformata in una gigantesca "penitenza" pagata dall'intera popolazione civile della Striscia di Gaza, una punizione collettiva disumana e feroce, costellata da veri e propri crimini di guerra.
Invano B'tselem, Amnesty International, varie altre organizzazioni umanitarie, l'Onu, chiedono ad Israele di assicurare l'incolumità dei civili inermi, di evitare l'uso sproporzionato e sconsiderato della forza militare, di permettere l'accesso alla zona al personale umanitario, di consentire la fornitura alle popolazioni dei beni di prima necessità.
Israele non fa una piega e non interrompe il massacro, neanche per un attimo, in ciò favorito e incoraggiato dal sorprendente silenzio della comunità internazionale su quanto sta accadendo.
A parte qualche generico appello di Kofi Annan, a parte la "preoccupazione" di qualche governo europeo, nessuna reazione di fronte alla barbarie israeliana, eppure qualcosa in più ci si sarebbe aspettato, soprattutto da parte della Ue e del cd. "Quartetto".
Una risoluzione di condanna contro Israele al Consiglio di Sicurezza dell'Onu è stata stoppata dal solito veto Usa, e l'ambasciatore israeliano Dan Gillerman, in maniera incredibile e intollerabile, ha addirittura definito Israele come vittima di aggressione!
Persino la "colomba" statunitense Colin Powell ha avuto il coraggio di dichiarare che l'offensiva israeliana "non è in contrasto con il disengagement plan": è certamente vero, il buon Sharon non solo si ritira da Gaza, ma aiuta anche i Palestinesi a risolvere il problema del sovraffollamento!
E i media? Poco o nessuno spazio al massacro in corso a Gaza, persino il duello tv tra Cheney e Edwards merita più spazio nella sezione "esteri" della morte di qualche decina di Palestinesi straccioni...

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