12 gennaio 2009

Non si può restare a guardare!


“Lo stato di Israele non ha mai accettato che fosse un organismo esterno a decidere del suo diritto di difendere la sicurezza dei propri cittadini”. “Le Forze di Difesa israeliane continueranno le operazioni volte a difendere i cittadini israeliani e per portare a termine gli obiettivi assegnati. (Ehud Olmert, in riferimento alla risoluzione 1860 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu).

“Israele ha agito, agisce e agirà unicamente in base alle sue valutazioni, alla sicurezza dei suoi cittadini e al suo diritto all'autodifesa” (Tzipi Livni, ministro degli esteri di Israele).

E quando mai nella storia, Israele ha tenuto conto delle risoluzioni Onu? A parte quella che ne ha sancito la nascita, naturalmente...

Tra il momento in cui il Consiglio di Sicurezza ha preso in mano (si fa per dire...) la drammatica situazione nella Striscia di Gaza, a quello in cui ha partorito l'inutile risoluzione 1860, Israele aveva massacrato oltre 450 Palestinesi, in gran parte civili inermi.

Il bilancio sempre più drammatico dell'operazione "Piombo Fuso" - secondo quanto comunicato da fonti palestinesi - è salito oggi a 905 Palestinesi uccisi, tra i quali 277 bambini, 95 donne e 92 anziani; i feriti ammontano a oltre 3950
.


E l'obiettivo dei criminali nazisti israeliani, che all'inizio delle operazioni di "autodifesa" dichiaravano di voler soltanto interrompere il lancio di razzi qassam verso Israele, si è finalmente disvelato per quel che era fin dall'inizio, il rovesciamento della leadership di Hamas nella Striscia di Gaza, anche a costo di un bagno di sangue.
Bagno di sangue determinato dalle continue violazioni del diritto umanitario da parte dell'esercito israeliano, ivi incluso l'utilizzo di armamenti proibiti.

A fronte dell'inerzia della comunità internazionale e, in particolare, dell'incredibile, incondizionato appoggio fornito a Israele dal governo italiano, è sempre più urgente che l'opinione pubblica faccia sentire la sua voce per fermare quello che sempre più si va concretizzando come un vero e proprio genocidio del popolo palestinese.

Invito, quindi, i lettori del blog a firmare questa petizione-appello per Gaza.


NON SI PUO' RIMANERE A GUARDARE


C'è un modo per evitare il massacro di civili. C'è un modo per salvare il popolo palestinese. C'è un modo per garantire la sicurezza di Israele e del suo popolo. C'è un modo per dare una possibilità alla pace in Medio Oriente. C'è un modo per non arrendersi alla legge del più forte e affermare il diritto internazionale:

>CESSATE IL FUOCO IN TUTTA L'AREA


>RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE ISRAELIANE


>FINE DELL'ASSEDIO DI GAZA


>PROTEZIONE UMANITARIA INTERNAZIONALE


Facciamo appello a chi ha responsabilità politiche e a chi sente il dovere civile perché sia rotto il silenzio e si agisca. Le Nazioni Unite e l'Unione Europea escano dall'immobilismo e si attivino per imporre il pieno rispetto del diritto internazionale. L'Italia democratica faccia la sua parte.


Le nostre organizzazioni si impegnano, insieme a chi lo vorrà, per raccogliere e dare voce alla coscienza civile del nostro paese:


ACLI, ARCI, LEGAMBIENTE, CGIL, AUSER, LIBERA, RETE LILLIPUT, Associazione ONG Italiane - Piattaforma Medio Oriente, Fondazione Angelo Frammartino, Beati i Costruttori di Pace, FIOM, CGIL Funzione Pubblica, Un ponte per…, AIAB, CIES, GRUPPO ABELE, CIPAX - Centro Interconfessionale per la pace, Donne in Nero, A Sud, FAIR, Fairtrade Italia, Forum Ambientalista, UCODEP, Terres des Hommes International, Armadilla Onlus, SDL Intercategoriale, Tavola Sarda per la pace, Famiglia di Angelo Frammartino, Luigi Ciotti, Flavio Lotti, Luciana Castellina, Giuliana Sgrena, Enzo Mazzi - Isolotto Firenze, Luisa Morgantini, Vittorio Agnoletto, Giovanni Berlinguer, Sergio Staino, tanti gruppi locali, docenti, amministratori locali, pacifisti e pacifiste, cittadini e cittadine (un primo elenco è consultabile anche su www.arci.it)

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2 Commenti:

Alle 12 gennaio 2009 alle ore 21:09 , Anonymous Anonimo ha detto...

Le Forze di Difesa israeliane insistono nel sostenere che i caduti nella striscia di Gaza sono in grande maggioranza “uomini in armi” o “combattenti”. Le “fonti palestinesi” sostengono invece che metà dei morti sarebbero “civili”. Tale discrepanza fra le stime delle due parti potrebbe nascere da una diversa definizione di “combattente effettivo”.
Alle fine della scorsa settimana le Forze di Difesa israeliane stimavano 700 morti, tre quarti dei quali combattenti. Di questi, almeno 290 identificati come ben noti terroristi Hamas. Da quando è iniziata la controffensiva anti-Hamas nella striscia di Gaza, Israele ha ribadito infinite volte che non prende di mira i civili, ma solo membri e strutture di Hamas.
I rappresentanti palestinesi (compresi quelli che parlano a nome di agenzie internazionali) alla fine della settimana scorsa parlavano di 750 morti. Questa la cifra riportata, ad esempio, al Jerusalem Post da Mutasem Awad, coordinatore della Mezzaluna Rossa Palestinese. Alla domanda se la Mezzaluna Rossa fosse in grado di indicare la differenza fra “civili innocenti” e “uomini in armi”, Awad ammetteva che la questione è assai complicata. “Ma normalmente i miliziani vestono un’uniforme e sono armati – aggiungeva – e a noi non risultano molti morti di questo tipo”.
Fonti della difesa israeliana affermano tuttavia che numerosi uomini di Hamas combattono senza uniformi.
Awad aggiungeva anche che “molti miliziani sono stati uccisi sebbene in quel momento non fossero impegnati in combattimenti e noi, in base alle leggi internazionali, li consideriamo civili”.
Avi Bell, professore di diritto all’Università Bar-Ilan e direttore del Global Law Forum del Jerusalem Center for Public Affairs, spiega che la definizione di “combattente effettivo” è piuttosto vaga.
“E’ considerato un combattente chi, con o senza un’arma personale, stia combattendo come parte di una forza armata organizzata. Naturalmente vi sono situazioni in cui un combattente è chiaramente al di fuori dei combattimenti, come ad esempio quando è ferito o in licenza”.
Secondo Bell, la differenza fra le cifre può anche nascere da diverse definizioni di combattente relative al fatto che il conflitto venga definito “internazionale”, cioè fra due stati, oppure regionale, come il conflitto nella striscia di Gaza. “Diversi commentatori ritengono che la definizione di combattente in un conflitto regionale sia molto più ampia. Il gap nelle cifre potrebbe spiegarsi col fatto che i palestinesi danno una definizione assai più ristretta dei loro combattenti. Israele considera civile chiunque non appartenga alle forze armate, a meno che non sia attivamente coinvolto nei combattimenti. E considera combattente chiunque sia attivamente coinvolto nell’organizzazione del combattimenti, anche se non è personalmente armato. È la concezione più accreditata anche nella comunità internazionale”.

 
Alle 13 gennaio 2009 alle ore 00:01 , Blogger vichi ha detto...

Possiamo partire da un dato: dei 905 Palestinesi uccisi fino a stamattina (stasera sono già 919), oltre il 51% erano bambini, donne e anziani, tutte categorie che difficilmente possono farsi rientrare tra i "combattenti" armati.

Va poi considerato che, per Israele, ogni appartenente ad Hamas è ipso facto un "terrorista", come tale passibile di eliminazione.

In tal modo, si vogliono far passare per miliziani armati fino ai denti anche quei cadetti massacrati nel giorno della cerimonia di assegnazione dei diplomi che li avrebbero fatti diventare ... degli ausiliari del traffico!

Definire questi poveracci come dei combattenti equivarrebbe a considerare militari quei precari che vanno in giro ad appioppare multe agli automobilisti nelle città italiane.

La propaganda sionista continua a sostenere - contro ogni evidenza - che l'esercito israeliano spara solo ad obiettivi di Hamas, non contro la popolazione civile.

Forse è per questo che utilizza armamenti proibiti, come il fosforo bianco o i proiettili a uranio impoverito.

Forse è per questo che spara ad ambulanze e personale medico, o alle scuole dell'UNRWA divenute rifugio di poveri disperati: eppure tutti i siti Onu sono ben noti a Israele, che ne possiede persino le coordinate gps.

Forse per questo Israele ha radunato oltre 100 persone in un edificio nel quartiere di Zeitoun per poi massacrarle il giorno dopo. Si tratta della strage della famiglia Samouni, di cui ho già parlato.

Forse per questo Israele impedisce alla Croce Rossa, che ha vivacemente protestato, di soccorrere i feriti e cercare i dispersi.

Forse è per questo che Israele non permette ai giornalisti di entrare nella Striscia di Gaza. Senza informazioni la propaganda riesce meglio. Peccato che la forza delle immagini, il sangue, i bambini maciullati, i familiari che piangono i propri cari, smentiscano ogni giorno che Dio manda su questa terra le trovate goebbelsiane della propaganda israeliana.

Ho la nausea, nausea per questo massacro, nausea per la ferocia e la spietatezza dei nazisti di Tsahal e di quelli che governano Israele, nausea per i governi occidentali che assistono inerti a questo bagno di sangue, nausea per chi, a tutti i costi, cerca di giustificare o minimizzare i più orrendi crimini contro l'umanità.

Ma un giorno chi si è macchiato di questi crimini, chi porta il marchio di Caino, e tutti quelli che attivamente li hanno sostenuti e li sostengono, saranno chiamati a rispondere delle loro colpe.

E' questo oggi l'oggetto delle mie preghiere.

 

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