21 maggio 2009

Il falso allarme della bomba demografica.

L’argomento della “bomba demografica” – e cioè il differenziale esistente nel tasso di natalità tra la popolazione palestinese e quella ebraica - è stato usato per decenni al fine di giustificare le politiche israeliane riguardanti i territori e, soprattutto, la definizione dei confini dello Stato israeliano.

Non è un mistero che il governo di Israele, e segnatamente il ministro degli esteri Avigdor Lieberman, voglia arrivare ad una ridefinizione dei confini dello Stato in modo tale da includere all’interno di esso il maggior numero possibile di ebrei e di escluderne le zone a più alto tasso di insediamento di comunità arabe.

Lo studioso Paul Morland, in un articolo scritto su Ha’aretz lo scorso 8 maggio (qui proposto nella traduzione offerta dal sito Medarabnews), ci dimostra come queste paure siano assolutamente infondate, in quanto i tassi di natalità arabo ed ebraico stanno, in realtà, convergendo, e che anche nei Territori occupati si registra un deciso calo del tasso di natalità.

Il vero problema, si segnala giustamente, non sono le dimensioni della minoranza araba, ma la scelta delle politiche adatte a determinarne un maggior grado di integrazione sociale ed economica all’interno dello Stato israeliano.

Oggi all’opposto assistiamo, nei Territori occupati, ad un utilizzo di pratiche scriteriatamente intrise di razzismo e di apartheid, mentre, all’interno di Israele, permangono sostanziali discriminazioni razziali ai danni della minoranza araba, in campo legislativo, amministrativo, nella sanità, nel welfare, nel lavoro, nella distribuzione delle terre.

Eppure, una politica lungimirante dovrebbe facilmente comprendere come la minoranza araba in Israele potrebbe costituire un potenziale ponte verso la regione, ed una sua maggiore integrazione rappresenterebbe un esempio del carattere inclusivo e tollerante della società israeliana.

Ma così non è, e purtroppo i politici lungimiranti sembra che in questa regione scarseggino.

DISINNESCARE LA BOMBA DEMOGRAFICA
8.5.2009

La demografia è stata utilizzata per decenni in Israele, sia dalla destra che dalla sinistra, per promuovere e giustificare determinate politiche nei Territori e in materia di confini. Coloro che per primi hanno sostenuto il ritiro da Gaza e dalla Cisgiordania, ad esempio, citavano, oltre ad argomentazioni di ordine morale, il timore che nel territorio sotto il controllo israeliano gli arabi avrebbero finito per superare numericamente gli ebrei. Nel frattempo, il Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman ha chiesto che i confini dello stato vengano ridefiniti in modo da escludere il maggior numero possibile di cittadini arabi, al fine di ridurre ciò che egli percepisce come una minaccia demografica per lo stato ebraico.

A prescindere dal fatto che queste proposte siano giuste o sbagliate, esse dovrebbero essere discusse in base al merito e non sulla base di falsi presupposti e paure. Pertanto, è importante che l’opinione pubblica abbia almeno una qualche idea di quella che è in realtà la situazione demografica. Ci possono essere delle controversie riguardo ai dati statistici nei Territori, ma all’interno di Israele i fatti parlano chiaro, e meritano di essere più ampiamente conosciuti.

Nei primi tempi dalla fondazione dello stato, la minoranza araba ha attraversato una “transizione demografica”, cosa che si verifica spesso quando le società tradizionali si trovano ad affrontare la modernità. L’assistenza sanitaria e il tenore di vita sono migliorati rapidamente, la speranza di vita è aumentata e la mortalità infantile è diminuita, ma, inizialmente, la dimensione delle famiglie è rimasta elevata. Come risultato, la popolazione araba di Israele è aumentata velocemente, e ha mantenuto, o addirittura aumentato, la sua quota percentuale all’interno della popolazione nel suo complesso, nonostante la massiccia immigrazione ebraica verso lo stato di Israele. Negli anni ‘60, le donne israeliane musulmane avevano ancora, in media, nove figli.

Tuttavia, alla prima fase della transizione demografica – un calo della mortalità, tassi di natalità persistentemente elevati, e quindi una rapida crescita della popolazione – segue sempre una seconda fase, in cui i tassi di natalità calano. Questo è ciò che già da qualche tempo sta avvenendo all’interno della società araba israeliana. Una donna araba israeliana oggi ha in media meno della metà dei figli che aveva negli anni ‘60, mentre il tasso di natalità ebraico si è recentemente stabilizzato o è addirittura aumentato. Questo si può verificare nel numero di bambini effettivamente nati ogni anno. Nel 2001, in Israele ci sono state circa 95.000 nascite ebraiche e 41.000 nascite arabe. Solo sette anni più tardi, nel 2008, le nascite ebraiche sono aumentate fino ad oltre 117.000, mentre le nascite arabe sono diminuite fino a meno di 40.000. In un periodo che corrisponde ad appena un quarto di generazione, le nascite arabe sono scese da circa il 30% del totale a circa il 25%. Questa è stata fino ad ora una tendenza costante. Se questa tendenza dovesse continuare, presto le nascite ebraiche e arabe, anno dopo anno, cominceranno a riflettere in linea di massima l’equilibrio generale di ebrei e arabi nella popolazione nel suo complesso - che è di 4:1 , ovvero rispettivamente l’80% e il 20%.

Ciò non dovrebbe essere una sorpresa poiché, sebbene il tasso di natalità ebraico relativamente elevato in Israele sia in controtendenza rispetto alle altre società progredite, il calo del tasso di natalità arabo in Israele coincide con le recenti tendenze nel mondo islamico. Oggi le donne israeliane nel loro insieme hanno più figli (2,77) rispetto alle donne in Iran (1,71), in Bahrain (2,53), in Algeria (1,82), in Marocco (2,57), in Indonesia (2,34) o in Turchia (1,87). Gli ultimi dati indicano che le donne israeliane hanno ora più figli rispetto alle donne in Egitto (2,72), in Giordania (2,47) o in Libano (1,87). Solo nel 2003, le donne siriane avevano un tasso di fertilità due volte superiore rispetto a quello delle donne israeliane. Nel 2008, lo scarto è stato solo del 16%.

Nulla di quanto detto fin qui tiene conto della popolazione araba al di là della linea verde. Qui i dati sono meno affidabili, ma due cose sembrano chiare: i tassi di natalità restano elevati, ma sono in rapida diminuzione. Il numero delle nascite in Cisgiordania nel 2003 ha rivelato che le donne palestinesi hanno, in media, cinque figli. Lo scorso anno, il numero medio di figli non era molto superiore a tre bambini, una trasformazione stupefacente per un periodo di tempo così breve.

Qualunque sia la situazione nei Territori, all’interno dello stato di Israele il messaggio è abbastanza semplice: i due tassi di natalità ebraico e arabo stanno convergendo. Ciò di cui i politici e l’opinione pubblica dovrebbero preoccuparsi non è tanto la dimensione della minoranza araba – sulla base delle recenti tendenze e proiezioni, è improbabile che essa possa crescere molto al di là del suo attuale 20% – ma piuttosto di che tipo di minoranza si tratterà. Sarà parte integrante della società? Aspirerà a migliorare la propria posizione, sia socialmente che economicamente? Potrà dare il proprio contributo, e godere dei frutti della società israeliana? Potrà rappresentare un potenziale ponte verso la regione, ed un esempio del carattere inclusivo e tollerante della società israeliana?

Oppure sarà emarginata, sempre più alienata ed ostile? Questo dipende molto dagli atteggiamenti della maggioranza ebraica e dalle politiche del governo. Dipende anche dalla presenza di una leadership araba pragmatica e realistica che cerchi di soddisfare gli interessi del proprio elettorato e che basi la propria strategia su una seria comprensione delle proprie prospettive demografiche.

Per ottenere un risultato favorevole, sarebbe prudente concentrarsi non su come disinnescare la “bomba demografica”, ma piuttosto su come disinnescare la bomba dei male informati e fuorvianti allarmismi demografici.

Paul Morland sta preparando una tesi di dottorato su demografia e conflitti etnici al Birkbeck College dell’Università di Londra

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5 Commenti:

Alle 21 maggio 2009 alle ore 17:10 , Anonymous Andrea ha detto...

Vichi, altro round di disinformazione (ma ci sei mai stato in Israele?): tu diresti che in Israele si fa "utilizzo di pratiche scriteriatamente intrise di razzismo e di apartheid"! Quale apartheid?
Gli arabi israeliani fanno parte della vita di Israele, vivono come tutti gli israeliani, frequentano i cinema, teatri, piscine, scuole, universita', sono presenti in Parlamento e nella Corte Suprema. L'arabo è la seconda lingua ufficiale di Israele.
Quale apartheid? Pensa, in Israele c'è anche l'unica parlamentare araba donna del medio oriente, libera di affermare posizioni pari a quelle di Hamas all'interno del parlamento israeliano!
Poi, quando avrai voglia, potrai confrontare questa realtà con la "democrazia" che si sono dati i palestinesi a Gaza, che usano trattare con gli oppositori buttandoli giù dal quindicesimo piano dell'unico grattacielo di Gaza City.

 
Alle 21 maggio 2009 alle ore 17:16 , Anonymous Andrea ha detto...

Per quanto riguarda la demografia, ecco un interessante video, dura pochi minuti, e dimostra come stanno in realtà le cose:

http://www.youtube.com/watch?v=XK1pnCldKZI

 
Alle 22 maggio 2009 alle ore 10:31 , Blogger vichi ha detto...

A volte mi chiedo le ragioni che stanno alla base dell'incondizionato appoggio fornito dall'Italia allo Stato-canaglia israeliano.

Tra le tante che vengono alla mente, una attiene alla capacità di usare massicciamente bugie propagandistiche per sostenere le proprie ragioni, cosa in cui i governi israeliano e italiano sono maestri.

Il che, evidentemente, si estende ai filosionisti più accaniti.

Venendo al tuo commento, in primo luogo devo invitarti a leggere bene quello che scrivo prima di commentare, perchè io non ho scritto affatto che "in Israele si fa utilizzo di pratiche scriteriatamente intrise di razzismo e di apartheid", ma l'ho scritto con riferimento ai TERRITORI OCCUPATI, in cui il regime di apartheid è asseverato da report e studi di gente ben più autorevole di me. E, a proposito, TU sei mai stato nei Territori occupati, in fila ad un checkpoint o a farti prendere a sassate dai coloni, o a farti sparare dai soldati mentre manifesti pacificamente? Magari faresti un'esperienza interessante...

E, con riguardo a Israele, hai mai sentito parlare della legge sulla cittadinanza e l'ingresso in Israele? Oppure hai dimenticato che, prima delle ultime elezioni politiche, c'era stato il tentativo di escludere due partiti arabi dalla competizione elettorale? Sai niente del fatto che il diritto allo studio o all'impiego in molti casi è connesso al servizio militare, che gli arabi non prestano? Sai niente della distribuzione delle terre all'interno di Israele? E sai parlare delle licenze di costruzione e del perchè non vengono quasi mai concesse agli arabi israeliani? Sei mai stato a Gerusalemme, hai mai osservato la differenza tra le strade e le case di Gerusalemme est e quelle di Gerusalemme ovest? E sai qualcosa del trattamento riservato dalle autorità israeliane ai beduini del Negev?

Io non so se sei mai stato in Israele, la prossima volta vai nella sede di B'tselem o della Association for civil rights in Israel (ACRI) o di qualche altra organizzazione di tutela dei diritti umani, e informati un po' meglio.

 
Alle 22 maggio 2009 alle ore 14:09 , Anonymous Andrea ha detto...

Hai ragione Vichi, Israele non è perfetto. Come sofffrono i palestinesi, soffrono però anche gli israeliani. Comunque ti informo che gli arabi israeliani POSSONO fare il servizio militare (così come gli ebrei ortodossi), non sono obbligati per rispetto alla loro idea politica. E ti segnalo anche che i partiti arabi Balad e Lista Araba Unificata (Taal) sono state ammessi alle elezioni...anche se non riconoscono formalmente lo Stato di Israele e non hanno mancato di chiamare alla lotta armata contro Tel Aviv!
Prima di criticare così aspramente Israele, pensa a che grande prova di democrazia è stata ammetterli alle elezioni, e pensa a cosa farebbero altri stati sottoposti ad analoghe minacce al suo posto...
Facile criticare stando come noi al calduccio e al sicuro no...

P.S. per gioco, prova a pensare cosa resterebbbe di Gaza se anzichè confinare con Israele, confinasse chessò, con la Russia....

 
Alle 22 maggio 2009 alle ore 14:12 , Anonymous Andrea ha detto...

Ah, dimenticavo di segnalarti un interessantissimo filmato non pallywoodiano, ti consiglio di guardarlo Vichi, dura 5 minuti scarsi:

http://www.road90.com/watch.php?id=YaTCwSbGGJ

 

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