Parole sante!
Il Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, che si conclude oggi in Vaticano, nel suo messaggio finale approvato venerdì pomeriggio contiene alcune prese di posizione inequivocabili della Chiesa sulla questione del conflitto israelo-palestinese.
E, infatti, in esso si può leggere:
“Abbiamo avuto coscienza dell'impatto del conflitto israelo-palestinese su tutta la regione, soprattutto sul popolo palestinese che soffre le conseguenze dell'occupazione israeliana: la mancanza di libertà di movimento, il muro di separazione e le barriere militari, i prigionieri politici, la demolizione delle case, la perturbazione della vita economica e sociale e le migliaia di rifugiati. Abbiamo riflettutto sulla sofferenza e l'insicurezza nelle quali vivono gli Israeliani. Abbiamo meditato sulla situazione di Gerusalemme, la Città Santa. Siamo preoccupati delle iniziative unilaterali che rischiano di mutare la sua demografia e il suo statuto. Di fronte a tutto questo, vediamo che una pace giusta e definitiva è l'unico mezzo di salvezza per tutti, per il bene della regione e dei suoi popoli.”.
… “Il Concilio Vaticano II ha pubblicato il documento Nostra aetate, riguardante il dialogo con le religioni, con l'ebraismo, l'islam, e le altre religioni. Altri documenti hanno precisato e sviluppato in seguito le relazioni con l'ebraismo. C'è inoltre un dialogo continuo tra la Chiesa e i rappresentanti dell'ebraismo. Noi speriamo che questo dialogo possa condurci ad agire presso i responsabili per mettere fine al conflitto politico che non cessa di separarci e di perturbare la vita dei nostri paesi.
E' tempo di impegnarci insieme per una pace sincera, giusta e definitiva … Non è permesso di ricorrere a posizioni teologiche bibliche per farne uno strumento a giustificazione delle ingiustizie. Al contrario, il ricorso alla religione deve portare ogni persona a vedere il volto di Dio nell'altro e a trattarlo secondo gli attributi di Dio e i suoi comandamenti, vale a dire secondo la bontà di Dio, la sua giustizia, la sua misericordia e il suo amore per noi.”.
E, infine: “... I cittadini dei paesi del Medio Oriente interpellano la comunità internazionale, in particolare l'Onu, perchè essa lavori sinceramente ad una soluzione di pace giusta e definitiva nella regione, e questo attraverso l'applicazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, e attraverso l'adozione delle misure giuridiche necessarie per mettere fine all'Occupazione dei differenti territori arabi.
Il popolo palestinese potrà così avere una patria indipendente e sovrana e vivervi nella dignità e nella stabilità. Lo Stato d'Israele potrà godere della pace e della sicurezza all'interno delle frontiere internazionalmente riconosciute. La Città Santa di Gerusalemme potrà trovare lo statuto giusto che rispetterà il suo carattere particolare, la sua santità, il suo patrimonio religioso per ciascuna delle tre religioni ebraica, cristiana e musulmana. Noi speriamo che la soluzione dei due Stati diventi realtà e non resti un semplice sogno.”.
E, dunque, in buona sostanza, cosa ci dicono i vescovi?
Ci parlano della sofferenza del popolo palestinese, in primis della mancanza di libertà di movimento – e qui va notato che la Chiesa è l'unica istituzione a usare il termine corretto di “muro di separazione” senza adottare l'ipocrita termine di “barriera” - delle migliaia di prigionieri ingiustamente detenuti nelle carceri israeliane, della demolizione delle case, dei rifugiati, ci raccontano la sofferenza e l'insicurezza degli Israeliani, e a fronte di ciò indicano come unica soluzione possibile quella di “una pace giusta e definitiva”.
E in cosa consiste una pace “giusta” capace di durare nel tempo proprio perchè tale? In un accordo di pace che preveda il ritiro di Israele entro le frontiere del 1967 (la cd. "Green line”), quelle internazionalmente riconosciute, l'adozione di uno statuto per Gerusalemme che ne garantisca l'uguale fruizione e accesso per i fedeli di tutte e tre le grandi religioni monoteiste, una soluzione equa per il problema dei rifugiati, che magari non consisterà nel rientro in massa in Israele di milioni di persone, ma che non può nemmeno essere del tutto ignorato e accantonato da Israele come dai governi occidentali.
Una pace “giusta” cui deve arrivarsi a mezzo dell'intervento della comunità internazionale, in primo luogo dell'Onu, che dovrà adottare gli strumenti necessari per imporre l'applicazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e determinare la fine dell'Occupazione dei Territori palestinesi e non solo (il maiuscolo della “O” è nel testo del messaggio).
Ma quello che più impressiona per la sua durezza, probabilmente, è il passaggio relativo alla ripulsa dei vescovi rispetto ad ogni utilizzo di interpretazioni bibliche per fondarvi l'occupazione, la discriminazione, l'ingiustizia, la pulizia etnica.
Concetto maggiormente ampliato, nel corso della conferenza stampa di presentazione dei documenti conclusivi, da Cyrille Salim Bustros, arcivescovo di Newton dei greco-melkiti: “la promessa di Dio nell'Antico Testamento sulla Terra Promessa per noi cristiani è stata abolita dalla presenza di Cristo che ha stabilito il regno di Dio … Non ci sono più popoli preferiti, popoli eletti, … non ci si può basare sul tema della Terra Promessa per giustificare il ritorno degli Ebrei in Israele e l'espulsione dei Palestinesi”.
Concludendo poi: “si sono portati 4-5 milioni di Ebrei e si sono cacciati 3-4 milioni di Palestinesi dalle loro terre in cui avevano vissuto per 1.400 -1.600 anni … non bisogna basarsi sulla Sacra Scrittura per giustificare l'occupazione da parte di Israele della terra palestinese”.
E tali affermazioni risaltano ancor più rispetto all'assordante silenzio di Usa e Ue a fronte dell'irrompere nel processo di pace della pretesa israeliana che i Palestinesi riconoscano la “ebraicità” dello Stato di Israele.
Pretesa che, se da una parte sembra essere l'ennesimo escamotage israeliano per sabotare il processo di pace stesso e poter continuare a espandere le colonie, dall'altra è sintomatica della convinzione, profondamente radicata nella coscienza ebraica israeliana, che gli Ebrei hanno un diritto “divino” sull'intero territorio della Palestina, e che al massimo possono “concederne” qualche pezzetto agli Arabi purché la smettano di scocciare.
Soluzione del conflitto israelo-palestinese attraverso la formula dei due Stati, applicazione delle risoluzioni Onu, fine dell'occupazione dei Territori palestinesi, inclusa Gerusalemme est, equa soluzione del problema dei profughi, questa è la via che i vescovi indicano perchè si raggiunga la pace tra Israeliani e Palestinesi.
Si può solo sperare che i tanti campioni della cristianità presenti in gran numero nel Pdl come nel Pd facciano tesoro del messaggio dei vescovi e si adoperino a favore di una pace “giusta e definitiva” tra Israeliani e Palestinesi, evitando di affollare becere manifestazioni partigiane organizzate da un colono israeliano.
Etichette: palestina, processo di pace, sinodo per il medio oriente, terra promessa, vescovi
5 Commenti:
Triste che non trovino il coraggio di dire che i cristiani vengono perseguitati dai musulmani che li stanno annientando, che non si rendano conto che il vecchio gioco dell'alleanza antiebraica non funziona, e che l'unico paese in cui la presenza cristiana cresce è Israele.
Perchè i vescovi si schierano così duramente contro israele?
Perchè, al contrario di quanto sostiene andrea, la presenza dei cristiani in Terra Santa diminuisce, e diminuisce a causa dell'insicurezza, della povertà, delle vessazioni e dei maltrattamenti indotti dall'occupazione israeliana.
E' davvero fantastico quanto afferma la propaganda sionista, e cioè che i cristiani sono minacciati e perseguitati dai musulmani.
E' vero l'esatto opposto, i cristiani in Palestina si schierano a fianco dei musulmani, e non lo fanno per "pregiudizio anti-ebraico", ma solo perchè vessati in egual maniera dall'occupazione degli ebrei israeliani.
Lo sapranno pur loro con chi prendersela, non trovi andrea?
Vichi veramente sei incredibile, l'unico posto nel medio oriente dove la presenza cristiana è cresciuta è a Gerusalemme.Nel resto del medio oriente i tuoi amici slamici hanno fatto pressochè piazza pulita della presenza cristiana, e questa è conaca di quest'oggi.Solo un palestinese fanatico come te può assumere certe posizioni, ma perdere quella poca credibilità, qualora ancora ne avessi.
Si, proprio quella Gerusalemme dove un deputato di kadima vorrebbe che alle guide cristiane fosse vietato di lavorare!
Siete voi quelli incredibili davvero, i vescovi - i rappresentanti dei cristiani che vivono in medio oriente - si lamentano di Israele e dei suoi crimini e voi che rispondete, che non hanno "credibilità"?!
Ma già, è naturale, a voi interessano solo gli ebrei, dei cristiani che ve ne fotte?
non vedo l'ora che i luoghi santi cristiani vadano sotto giuristizione araba, poi vedremo che fine fanno,vedremo quanta libertà di accesso daranno ai pellegrini.
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