26 gennaio 2011

I negoziati farsa e il tradimento dell'Anp.

Dei cosiddetti “Palestine Papers” – i quasi 1.700 documenti segreti trafugati dai computer della Palestinian Negotiation Support Unit (NSU) e pubblicati in contemporanea dai siti web del Guardian e di al-Jazeera – molto si è parlato e si parlerà ancora.

Dalla lettura delle prime risultanze, due cose saltano subito agli occhi. La prima: come afferma Lucio Caracciolo su Limes, i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi fino ad oggi non sono stati altro che una farsa, utile solo a perpetuare “il controllo israeliano sui Territori occupati, formalmente subappaltato al governo fantasma di Abu Mazen, a sua volta sovvenzionato dall’estero, in particolare da noi europei”.

La seconda: l’incredibile e vergognoso tradimento di una leadership palestinese corrotta e priva di legittimazione, pronta ad ogni compromesso persino sulle fondamentali questioni relative a Gerusalemme est e al diritto al ritorno dei profughi palestinesi pur di conservare il potere e, soprattutto, il generoso sostegno finanziario occidentale.

Resta da chiedersi che senso abbia tutto questo per noi occidentali, se davvero abbiamo a cuore la pace in quest’area tormentata. Perché nessuna pace duratura potrà mai essere raggiunta da una leadership debole e corrotta, nessun accordo di pace potrà mai essere approvato dal popolo palestinese ove non conduca alla creazione di uno stato sovrano nei confini pre-1967 con Gerusalemme est come capitale e non contempli il caposaldo di un soddisfacimento del diritto al ritorno dei profughi che non sia soltanto simbolico.

Sull’argomento, da diverse prospettive, gli interessanti articoli di Lucio Caracciolo e di Khalid Amayreh (tradotto a cura di Agenzia di stampa Infopal – www.infopal.it).

Se trattare è una finzione
di Lucio Caracciolo – 25.1.2011

Il negoziato israelo-palestinese è una tragicommedia.

Di fatto, non è nemmeno una trattativa.

È un teatro allestito per l'opinione pubblica internazionale che serve a perpetuare lo status quo. Ossia il controllo israeliano sui Territori occupati, formalmente subappaltato al governo fantasma di Abu Mazen, a sua volta sovvenzionato dall'estero, in particolare da noi europei.

Con gli americani vestiti da mediatori, preoccupati più di mantenere in vita questa triste recita che di risolvere una disputa irresolubile. O meglio risolta sul terreno in base agli attuali rapporti di forza, segnati dalle vittorie militari di Israele.

I Palestinian papers che Al Jazeera e Guardian stanno centellinando sul web – quasi 1.700 documenti segreti sui rapporti fra israeliani, palestinesi e americani, relativi al periodo 1999-2010 – disegnano un quadro disperante.

Con l'Autorità nazionale palestinese (Anp) disposta a tutto pur di sopravvivere – e continuare a ricevere i finanziamenti internazionali che ne tengono in vita il pletorico apparato – mentre gli israeliani respingono ogni offerta e si esibiscono in studiate manifestazioni di arroganza.

Se il negoziato è mai esistito, è sempre stato degli israeliani con se stessi e con il presidente americano di turno.

Non che i files finora pubblicati segnalino straordinarie novità. Molte delle “offerte” di Saib Erekat e degli altri negoziatori palestinesi erano note.

Ma per l'opinione pubblica palestinese è umiliante leggere nero su bianco come gli uomini di Abu Mazen fossero pronti a concedere a Israele «la più grande Gerusalemme della sua storia» (Erekat), inclusi quasi tutti gli insediamenti ebraici illegali nella zona orientale della città, oltre alla disponibilità ad affidare a un comitato internazionale il controllo dello Haram al-Sharif (Monte del Tempio).

Gli uffici dell'Anp hanno smentito tutto e accusato Al Jazeera di aver manipolato la verità.

Alcune centinaia di militanti di al-Fatah hanno vendicato l'affronto attaccando gli uffici della tv qatarina a Ramallah al grido di «Al Jazeera uguale Israele».

Hamas ha colto l'occasione per accusare l'Anp e Israele di lavorare insieme alla liquidazione della questione palestinese, quasi non fosse già chiusa.

Fioccano le teorie del complotto. Il giornale israeliano Maariv indica in Mohammed Dahlan, boss palestinese da tempo sospettato di fare il doppio o triplo gioco, la possibile “gola profonda”.

Di certo la reputazione già assai pallida del vecchio Abu Mazen e del suo gruppo dirigente è definitivamente compromessa.

In attesa delle prossime rivelazioni e di analisi più approfondite dell'enorme massa di carte e mappe, ciò che resta del teatrino negoziale allestito da Obama con gran fanfara appare spazzato via.

Netanyahu non ha tempo da perdere con Abu Mazen. E quest'ultimo non è in grado di rappresentare un popolo oppresso e ingannato dai suoi stessi dirigenti.

In attesa che gli estremisti più radicali, che hanno trasformato la causa palestinese in uno scontro di religione in salsa jihadista, profittino dell'esasperazione delle frange più giovani e combattive di una popolazione che non crede più in un futuro migliore.

Resta da capire se per noi europei mantenere in vita questa finzione, pagando in cambio di nulla una pseudo-leadership debole e corrotta, abbia ancora un senso. Ammesso l'abbia mai avuto.


Se è tutto vero, è alto tradimento.
di Khalid Amayreh – 26.1.2011

Se le rivelazioni fatte domenica sera su Al Jazeera riguardo ai segreti di anni di trattative tra Israele e Autorità nazionale palestinese (Anp) sono vere (e non ho il minimo dubbio che lo siano), allora non possiamo sfuggire alla conclusione che chiunque abbia accordato queste incredibili concessioni al regime sionista è un traditore.

Traditore della Palestina, traditore del suo popolo, traditore dei suoi martiri, e traditore delle moltitudini di politici e combattenti della resistenza che languono dietro le sbarre delle carceri israeliane.

Al Jazeera sostiene di aver rinvenuto ben 1.600 documenti, che sono in realtà minute d'incontri avvenuti tra i funzionari palestinesi, israeliani e statunitensi.

Secondo il materiale reso pubblico, i negoziatori palestinesi hanno effettivamente accettato di cedere a Israele il cuore di Gerusalemme, liquidare il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi e scambiare “terra occupata con altra terra occupata”.

L'Anp ha anche servito ed agito in qualità di subappaltatrice d'Israele ricercando, arrestando, tormentando e persino torturando i palestinesi sospettati di essere coinvolti nella resistenza anti-israeliana.

È inoltre previsto che Al Jazeera riveli ulteriori materiali incriminanti su altre questioni riguardanti le negoziazioni, inclusi i rifugiati e le collaborazioni a livello di sicurezza. Il risultato sarà quello di smascherare la stupidità, irresponsibilità e inferiorità dei negoziatori e funzionari dell'Anp.

Questi ultimi, profondamente imbarazzati e stupiti dalle sconvolgenti rivelazioni, si sono trovati particolarmente incapaci a spiegare quel che è successo veramente.

Sa'eb 'Ereqat, la cui firma è stata mostrata su molti dei fogli resi pubblici, ha cercato invano di eludere il problema reale, rimproverando ad Al Jazeera di aver scelto il momento sbagliato per diffondere questo genere d'informazioni.

Altri membri dell'Anp hanno negato l'autenticità dei documenti, affermando che alcuni di essi sarebbero in realtà fasulli: una possibilità piuttosto lontana, considerando le firme personali di personalità palestinesi, israeliane e statunitensi che li sanciscono.

Oltre ad esprimere la propria disponibilità ad accordare la maggior parte di Gerusalemme est occupata all'illegittimo regime sionista, i fogli mostrano anche come l'Anp fosse seriamente pronta ad approvare enormi concessioni sull'altro argomento di fondamentale importanza, ovvero i rifugiati.

Secondo le offerte fatte, l'Autorità di Ramallah avrebbe infatti accettato di far ritornare nella Palestina occupata dal 1948 solo 100mila degli abitanti che furono sradicati dalle loro case con la minaccia delle armi. Questo, inoltre, dovrebbe avvenire nell'arco di dieci anni, al ritmo di 10.000 profughi rimpatriati ogni anno.

Traditi alla luce del sole

Di sicuro, non ci siamo mai aspettati che l'Anp ripetesse l'esempio del Saladino: i suoi membri non hanno abbastanza dignità da guadagnarsi un simile onore.

In molti hanno occasionalmente cercato di assicurarci che costoro si sarebbero mantenuti fedeli alle costanti nazionali, che conoscono praticamente l'approvazione di tutte le fazioni della politica e della resistenza palestinesi, continuando a rappresentare il minimo che un palestinese potrebbe definire un consenso.

Adesso, persino questo consenso rattoppato viene infranto e abbandonato da persone che sostengono di essere i custodi del sogno palestinese di libertà e indipendenza. L'attuale leadership in Palestina non fa che mentire spudoratamente alla popolazione, e indulge in veri e propri atti di perfidia.

Siamo davanti a qualcosa di più di un semplice deviare da aspirazioni e obiettivi nazionali preziosi e portati avanti da lungo tempo: questo è alto tradimento, puro e semplice.

Dico tradimento, perché nessuno ha autorizzato Mahmud 'Abbas, Sa'eb 'Ereqat, Ahmad Qrei' e il resto della compagnia a compromettere o a svendere i diritti inalienabili del nostro popolo.

In fondo, Gerusalemme è patrimonio dell'intera 'Umma [la comunità islamica, ndr]. In ultima analisi, se 'Omar Ibn al-Khattab fece ingresso nella città sacra e il Saladino la liberò dalle mani dei Franchi, non fu certo per il bene del nazionalismo arabo.

Cedere ai sionisti la città, o ampi settori di questa, rappresenta quindi un tradimento scandaloso, non solo nei confronti di chi ha perso la vita per la causa fin dal 1948, ma anche di numerose generazioni di palestinesi, arabi e musulmani vissute fin dal 637 d. C., quando il califfo 'Omar il Giusto entrò nella città e diede ai suoi abitanti il suo famoso statuto, conosciuto come al-'Uhda al-'Omariyya.

Per concludere in bellezza, l'Anp e i suoi membri cercano di nascondere la vergogna insistendo nel dire che i documenti in questione sono sempre stati condivisi “con i nostri fratelli” in Egitto, Giordania, Arabia Saudita e altri paesi.

Ebbene, una simile scusa è peggiore di un peccato mortale: da quando l'alto tradimento può essere giustificato se scusato, avallato ed accettato da “altri tiranni arabi”, la cui priorità nella vita è restare al potere, preferibilmente con il beneplacito degli Stati Uniti?

Dopotutto, compiacere Israele vuol dire compiacere gli Usa, e niente compiacerebbe Israele – e quindi gli Usa – più della cessione di Gerusalemme, o di gran parte di essa. E poi, quando mai questi “Fratelli Arabi” si sono preoccupati davvero di Gerusalemme, o della Palestina in genere?

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2 Commenti:

Alle 28 gennaio 2011 alle ore 00:26 , Anonymous Andrea ha detto...

Peccato che l'"illuminato" Caracciolo non abbia badato all'aspetto comico-ridicolo delle "cessioni" che l'Anp sarebbe stata disposta a fare. Che sforzo cedere a Israele pezzi di Gerusalemme che già gli appartengono...
Comunque ho una buona notizia per te: non mi è ben chiaro quale sia la differenza tra Abu Mazen e Hamas, sempre di terrorismo e fondamentalismo islamico si tratta. Il primo rimpiange i terroristi che hanno massacrato gli atleti israeliani alle olimpiadi di Monaco, gli altri hanno nel loro statuto, come punto fondamentale, la distruzione di Israele e della sua popolazione!

 
Alle 28 gennaio 2011 alle ore 10:44 , Blogger vichi ha detto...

Che non ti sia ben chiaro nulla - data la tua ottusa adesione alla menzognera propaganda israeliana - mi era già chiaro da tempo.

Devo solo precisare che quei "pezzi di Gerusalemme" cui fai riferimento israele li occupa illegalmente secondo il diritto internazionale.

E l'illegalità è talmente palese ad aver spinto persino i cauti diplomatici Ue ad invocare passi concreti come il boicottaggio di aziende e prodotti israeliani!

E, nonostante il tradimento dei dirigenti dell'Anp, che oltre a svendere Gerusalemme fanno altrettanto con altri territori occupati e persino con il diritto al ritorno dei profughi, israele non ha ancora oggi ritenuto di addivenire ad un accordo di pace.

Questo dimostra che l'appetito vien mangiando, e che israele non è disposto a mollare neppure un centimetro quadrato dei territori che occupa illegalmente e in modo criminale, neppure per un accordo di pace che pure dovrebbe essere prioritario persino per questo stato-canaglia.

Ormai è chiaro chi non vuole la pace in m.o., ed è altrettanto chiara l'urgenza di imporre dure sanzioni contro israele, che proprio dall'inerzia (se non dalla complicità) di Usa e Ue trova la miglior motivazione per continuare ad espandere l'occupazione e il regime di apartheid con cui domina i territori palestinesi.

 

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