Il PCHR condanna il rinnovo della detenzione amministrativa per otto palestinesi, tra cui un membro del PLC
E’ notizia di questi giorni che i detenuti palestinesi starebbero
ipotizzando di riprendere
lo sciopero della fame di massa a cui avevano posto fine lo scorso 14
maggio, a seguito del raggiungimento di un accordo in base al quale gli
israeliani si erano impegnati a migliorare le condizioni di detenzione e,
soprattutto, a cessare l’uso indiscriminato della politica della detenzione
amministrativa, una violazione inaudita di ogni minimo standard di equità e di
diritto in base al quale i palestinesi possono essere incarcerati sulla base di
un semplice ordine dell’autorità militare, senza alcun processo e senza che
l’imputato possa nemmeno conoscere le accuse che gli vengono mosse e le prove a
sostegno.
In violazione dell’accordo infatti, qualche giorno addietro, gli
israeliani avevano proceduto al rinnovo di ben otto ordini di detenzione
amministrativa nei confronti di altrettanti palestinesi, tra i quali il
deputato del Consiglio legislativo palestinese Mohammed Maher Bader.
Va rilevato, in proposito, che tra gli oltre 300 palestinesi
incarcerati in regime di detenzione amministrativa, vi sono 20 componenti e lo
stesso Speaker del Consiglio, il Dr. Aziz Dweik, ai quali viene negato l’esercizio di ogni elementare
diritto di difesa e ad avere un giusto processo.
Giova ricordare che i parlamentari attualmente detenuti erano stati eletti
nel gennaio del 2006 nelle fila del partito Cambiamento e Riforma,
riconducibile ad Hamas, e sono stati arrestati subito dopo la cattura di Gilad
Shalit il 25 giugno del 2006, senza alcuna accusa se non quella di appartenere
ad una organizzazione “terroristica” e di fornirle supporto attraverso la loro
attività parlamentare, dunque come atto di pura e semplice ritorsione.
La detenzione amministrativa, in Cisgiordania, è applicata sulla base
dell’Ordine Militare n.1226, che autorizza i comandanti militari a detenere un
individuo fino a sei mesi qualora essi ritengano che sussistono ragionevoli
motivi ”per presumere che la sicurezza dell’area o la sicurezza pubblica
richiedano la detenzione”; tale Ordine, tuttavia, non definisce in alcun modo i
termini “sicurezza dell’area” o “sicurezza pubblica”, né stabilisce un periodo
massimo cumulativo di detenzione amministrativa, che dunque può essere
prorogata all’infinito.
Poiché non vi è obbligo di rendere note le prove a carico degli
imputati, inoltre, l’esercizio del diritto di difesa e la possibilità di
proporre appello contro un ordine di detenzione amministrativa, pur ammessa,
resta del tutto inefficace in quanto l’imputato e il suo avvocato non hanno
alcun accesso alle informazioni sulle quali l’accusa viene proposta. In questo
senso, la detenzione amministrativa è incompatibile con i fondamentali diritti
umani ed è indegna di uno stato di diritto, quale evidentemente non è Israele.
Il Centro Palestinese
per i Diritti Umani (Palestinian Center
for Human Rights - PCHR) condanna il rinnovo degli ordini di detenzione
amministrativa nei confronti di otto palestinesi, tra i quali Mohammed Maher
Bader, un membro del Consiglio Legislativo Palestinese (Palestinian Legislative Council – PLC) appartenente al blocco
Cambiamento e Riforma, da parte delle forze di occupazione israeliane. Il PCHR
chiede alla comunità internazionale di fare pressione sulle forze di occupazione
israeliane per porre fine alla politica della detenzione amministrativa, poiché
essa viola il diritto fondamentale ad un giusto processo.
Le forze di occupazione
israeliane hanno preso questa decisione due settimane dopo che era stato
raggiunto un accordo tra i prigionieri palestinesi detenuti nelle prigioni
israeliane e il servizio carcerario israeliano. In base a tale accordo, i
palestinesi detenuti nelle carceri israeliane hanno posto fine il 14 maggio
2012 al loro sciopero della fame a tempo indeterminato, in cambio del
soddisfacimento di molte delle loro richieste.
Circa 1.600 palestinesi
detenuti nelle carceri israeliane hanno iniziato uno sciopero della fame a
tempo indeterminato il 17 aprile del 2012, mentre altri avevano iniziato il
loro sciopero della fame singolarmente a partire dal 29 febbraio. Le richieste
dei prigionieri in sciopero della fame includevano il miglioramento delle
condizioni di detenzione all’interno delle carceri e dei centri di detenzione
israeliani, il permesso di ricevere visite familiari, specialmente per i
detenuti provenienti dalla Striscia di Gaza, la fine della detenzione in
isolamento, la fine della detenzione amministrativa, il permesso ai detenuti di
proseguire i loro studi e la fine delle campagne di perquisizioni notturne.
Va rilevato che oltre
300 detenuti amministrativi, tra cui 20 membri ed un Presidente del PLC, il Dr.
Aziz Dweik, sono incarcerati in strutture di detenzione israeliane in
violazione del diritto ad un giusto processo, che comprende il diritto di
ricevere una difesa adeguata e di essere informato delle accuse a proprio
carico. La detenzione amministrativa è applicata solamente in base ad un ordine
amministrativo, senza ricorrere ad un tribunale, violando in tal modo gli
standard di una equa procedura giudiziaria, comprendente il giusto
processo.
In considerazione di
quanto precede, il PCHR invita:
1) La comunità
internazionale ad esercitare pressioni sulle autorità israeliane affinché
adempiano integralmente e rispettino l’accordo, e riconsiderino le loro
politiche nei confronti dei prigionieri palestinesi, al fine di assicurare il
rispetto delle norme relative agli standard internazionali per il trattamento
dei prigionieri; e
2) Le organizzazioni
per i diritti umani e le organizzazioni di solidarietà internazionali ad unire
i loro sforzi per porre fine alla politica della detenzione amministrativa
adottata da Israele, una politica che viola il diritto fondamentale ad un
giusto processo.
Etichette: detenzione amministrativa, hamas, pchr
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