29 maggio 2009

Il rapporto 2009 di Amnesty International: Israele e i Territori Palestinesi Occupati.

Ieri è stato presentato in vari capitali del mondo, tra cui Roma, il Rapporto Annuale 2009 di Amnesty International, che analizza la situazione dei diritti umani in 157 paesi e territori nell'anno precedente.

Qui di seguito riporto le note salienti che riguardano la situazione in Israele e nei Territori Occupati, l’ennesima, dura denuncia dei crimini di guerra commessi da Israele a danno del popolo palestinese, nella sconcertante indifferenza dei governo occidentali.

Va ricordato che gran parte dei crimini commessi dall’esercito israeliano durante l’operazione “Piombo Fuso”, ivi inclusi i massacri di civili innocenti e l’uso indiscriminato di armamenti proibiti, tra cui soprattutto il fosforo bianco, non formano oggetto del rapporto in quanto accaduti nei primi giorni del 2009.

Israele e Territori Palestinesi Occupati

Le forze israeliane hanno lanciato un'offensiva militare di una portata senza precedenti - dal nome in codice "Operazione piombo fuso" il 27 dicembre nella Striscia di Gaza, uccidendo molti civili e distruggendo abitazioni e altre proprietà civili. Fino ad allora, l'anno era stato segnato da una forte impennata di uccisioni di civili e altri soggetti da parte sia delle forze israeliane sia dei gruppi armati palestinesi in Israele e Territori Palestinesi Occupati (TPO) prima del raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco nel mese di giugno (cfr. Autorità Palestinese).

Tra i 425 palestinesi uccisi nella prima metà dell'anno, vi erano anche circa 70 bambini.

Oltre alla distruzione su vasta scala di abitazioni e proprietà nella Striscia di Gaza, le forze israeliane hanno distrutto anche decine di abitazioni palestinesi in Cisgiordania, e nei villaggi beduini del sud di Israele. Per tutto l'anno l'esercito israeliano ha mantenuto rigide restrizioni di movimento per i palestinesi nei TPO, compreso un blocco nella Striscia di Gaza, che ha provocato un livello di crisi umanitaria senza precedenti e ha di fatto reso prigioniera l'intera popolazione di 1,5 milioni di abitanti della Striscia di Gaza. Questa situazione è risultata ulteriormente esacerbata dall'offensiva israeliana lanciata il 27 dicembre.

A centinaia di pazienti in condizioni mediche critiche che necessitavano di cure non disponibili negli ospedali locali è stato negato il passaggio per uscire da Gaza; diversi sono morti. Centinaia di studenti non hanno potuto spostarsi per raggiungere le università all'estero perché non autorizzati a lasciare Gaza, dove molti indirizzi di studio non sono disponibili. La maggior parte degli abitanti di Gaza sono dipesi dagli aiuti internazionali, ma il blocco imposto da Israele ha ostacolato la capacità delle agenzie delle Nazioni Unite di fornire assistenza e servizi.

In Cisgiordania il movimento dei palestinesi è stato fortemente limitato da circa 600 posti di blocco e barriere israeliane, e dal muro/recinzione di 700 km che l'esercito israeliano continua a costruire principalmente all'interno della Cisgiordania. L'espansione degli insediamenti israeliani illegali sui terreni confiscati ai palestinesi è aumentata a un livello mai visto dal 2001. I soldati e i coloni israeliani che si erano resi responsabili di gravi abusi nei confronti dei palestinesi, comprese uccisioni illegali, aggressioni e attacchi a proprietà, nella maggior parte dei casi hanno goduto dell'impunità. Centinaia di palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane; le segnalazioni di tortura e altri maltrattamenti sono risultate frequenti, ma le indagini su questi episodi sono state rare. Circa 8.000 palestinesi continuavano a essere detenuti nelle carceri israeliane, molti in seguito a processi militari iniqui.

Crisi umanitaria alimentata dal blocco di Gaza e da altre restrizioni

Il blocco continuo della Striscia di Gaza ha esacerbato una già spaventosa situazione umanitaria, con problemi di ordine sanitario e fognario, povertà e malnutrizione per i suoi 1,5 milioni di abitanti. L'offensiva militare israeliana lanciata alla fine di dicembre ha portato le condizioni sull'orlo della catastrofe umanitaria. Anche prima di allora, l'economia locale risultava paralizzata dalla mancanza di prodotti di importazione e dal divieto di esportare. La carenza di disponibilità dei beni di prima necessità ha alimentato l'aumento dei prezzi, rendendo circa l'80% della popolazione dipendente dagli aiuti internazionali. Le Nazioni Unite e altre organizzazioni di aiuti e di assistenza umanitaria si sono confrontate con ulteriori restrizioni che hanno ostacolato la loro capacità di fornire assistenza e servizi alla popolazione di Gaza e ne hanno accresciuto i costi operativi. I progetti di ricostruzione delle Nazioni Unite per fornire alloggi alle famiglie le cui abitazioni erano state distrutte dall'esercito israeliano negli anni precedenti sono stati sospesi a causa della mancanza di materiali da costruzione. Pazienti in condizioni gravi che necessitavano di cure mediche non disponibili a Gaza e centinaia di studenti e lavoratori che desideravano studiare o viaggiare per lavoro all'estero sono rimasti intrappolati a Gaza a causa del blocco; un numero relativamente esiguo ha potuto lasciare la zona su autorizzazione delle autorità israeliane. Diversi pazienti cui era stato negato il passaggio al di fuori di Gaza sono in seguito deceduti.

*Mohammed Abu 'Amro, un paziente malato di cancro di 58 anni, è morto a ottobre. Egli aveva cercato di ottenere il permesso per lasciare Gaza sin da marzo. Il permesso gli era stato negato per non ben specificati «motivi di sicurezza» ma era stato alla fine concesso una settimana dopo la sua morte.
*Karima Abu Dalal, una 34enne madre di cinque figli affetta dal linfoma di Hodgkin, è morta a novembre per mancanza di cure. Le autorità israeliane le avevano ripetutamente negato il permesso di viaggio per raggiungere l'ospedale di Nablus, in Cisgiordania, sin dal novembre 2007.

In Cisgiordania, circa 600 posti di blocco militari e barriere israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi, ostacolato il loro accesso ai posti di lavoro, di istruzione e alle strutture sanitarie e ad altri servizi. L'esercito israeliano ha continuato la costruzione del muro/recinzione di 700 km, per lo più all'interno del territorio della Cisgiordania. Questo ha separato decine di migliaia di contadini palestinesi dalle loro terre; essi hanno dovuto obbligatoriamente ottenere permessi per poter accedere ai loro terreni ma questi sono stati frequentemente loro negati.

Ai palestinesi è stato inoltre negato l'accesso ad ampie zone della Cisgiordania vicine agli insediamenti israeliani stabiliti e mantenuti in violazione del diritto internazionale, ed è stato loro impedito di accedere, se non in maniera strettamente limitata, alla rete di 300 km di strade utilizzate dai coloni israeliani.
*A febbraio, Fawziyah al-Dark, di 66 anni, ha visto negato il permesso di attraversare un posto di blocco militare israeliano per accedere all'ospedale di Tulkarem in seguito a un attacco di cuore. La donna è morta poco dopo.

*A settembre, soldati israeliani si sono rifiutati di permettere a Naheel Abu Rideh di attraversare il posto di blocco di Huwara e raggiungere l'ospedale di Nablus sebbene fosse in pieno travaglio. La donna ha partorito nell'auto del marito al posto di blocco; il suo bambino è poi deceduto.

Uccisione di civili palestinesi inermi

Circa 450 palestinesi sono rimasti uccisi e migliaia di altri feriti nel corso di raid aerei israeliani e in altri attacchi, la maggior parte dei quali sono stati condotti nella prima parte dell'anno nella Striscia di Gaza. Circa la metà degli uccisi erano civili, compresi circa 70 bambini. Il resto erano membri di gruppi armati uccisi in scontri armati o in raid aerei mirati. Altre centinaia di civili palestinesi sono rimasti uccisi e feriti negli ultimi cinque giorni dell'anno durante l'offensiva militare israeliana, alcuni in seguito ad attacchi diretti contro civili o edifici civili, altri in attacchi indiscriminati e sproporzionati.
Molte uccisioni di civili palestinesi durante la prima metà dell'anno e nel corso dell'offensiva militare di dicembre sono avvenute in risposta ai lanci di razzi e di mortaio da parte di gruppi armati palestinesi dalla Striscia di Gaza contro le vicine città e villaggi israeliani e contro le postazioni dell'esercito israeliano lungo il perimetro della Striscia di Gaza. Sei civili israeliani e diversi soldati sono rimasti uccisi in questi attacchi e altri 14 civili israeliani, tra cui quattro diciassettenni, sono stati uccisi in sparatorie e in altri attacchi per mano di palestinesi a Gerusalemme e in altre località del Paese.

*Nel corso di un'incursione militare di quattro giorni nella Striscia di Gaza alla fine di febbraio le forze israeliane hanno ucciso più di 100 palestinesi, circa metà dei quali erano civili estranei al combattimento, compresi 25 bambini. Tra le vittime vi era la sedicenne Jackline Abu Shbak e suo fratello di 15 anni, Iyad. I due sono stati entrambi uccisi da un unico proiettile esploso alla testa davanti alla loro madre e ai fratelli più piccoli, nella loro abitazione a nord della Città di Gaza il 29 febbraio. I colpi sono stati sparati da una casa che era stata occupata da soldati israeliani proprio di fronte all'abitazione dei ragazzi.

*Il 16 aprile le forze israeliane hanno ucciso 15 civili palestinesi, tra cui 10 bambini di età compresa tra 13 e 17 anni e un giornalista, in tre attacchi separati, in cui sono rimasti feriti decine di altri civili, nella zona di Jouhr al-Dik, nel sud-est della Striscia di Gaza. Dapprima, il fuoco del carro armato israeliano aveva ucciso sei bambini, 'Abdullah Maher Abu Khalil, Tareq Farid Abu Taqiyah, Islam Hussam al-'Issawi, Talha Hani Abu 'Ali, Bayan Sameer al-Khaldi e Mohammed al-'Assar. Poi, soldati israeliani da un carro armato hanno sparato granate flechette contro Fadel Shana', un cameraman della Reuters, uccidendolo, mentre stava riprendendo il veicolo militare. Un'altra granata sparata subito dopo ha ucciso altri due bambini, Ahmad 'Aref Frajallah e Ghassan Khaled Abu 'Ateiwi, ferendone altri cinque. Due di loro, Ahmad 'Abd al-Majid al-Najjar e Bilal Sa'id 'Ali al-Dhini, sono morti tre giorni dopo.

Sistema di giustizia militare

***Detenzioni

Centinaia di palestinesi, tra cui decine di minorenni, sono stati detenuti dalle forze israeliane nei TPO e molti sono stati trattenuti in incommunicado per periodi prolungati. La maggior parte sono stati rilasciati senza accusa, ma centinaia sono stati incriminati di reati inerenti la sicurezza davanti a corti miliari, le cui procedure spesso non hanno rispettato gli standard internazionali sull'equo processo. Circa 8.000 palestinesi arrestati nel corso del 2008 o in anni precedenti a fine anno erano ancora incarcerati. Tra questi vi erano circa 300 bambini e 550 persone trattenute senza accusa né processo ai sensi di ordinanze amministrative militari di detenzione, compresi alcuni trattenuti anche da sei anni.

*Salwa Salah e Sara Siureh, due ragazze di 16 anni, sono state arrestate di notte nelle loro abitazioni a giugno e a fine anno si trovavano ancora in detenzione amministrativa.
*Mohammed Khawajah, di 12 anni, è stato arrestato da soldati israeliani nella sua abitazione del villaggio di Ni'lin alle 3 del mattino dell'11 settembre. Egli è stato picchiato e detenuto assieme ad adulti in un campo di detenzione dell'esercito fino al 15 settembre, quando è stato rilasciato su cauzione. È stato accusato di aver gettato pietre contro soldati e deferito a una corte militare per essere processato.

*Decine di membri di Hamas facenti parte del Parlamento palestinese e ministri dell'ex governo dell'AP a guida Hamas sono rimasti detenuti senza processo, anche per due anni dopo il loro arresto. Le autorità israeliane li hanno trattenuti apparentemente per esercitare pressioni su Hamas affinché rilasciasse un soldato israeliano trattenuto nella Striscia di Gaza dall'ala armata di Hamas dal 2006.

Quasi tutti i detenuti palestinesi sono stati trattenuti in carceri di Israele in violazione del diritto internazionale umanitario, che vieta il trasferimento di detenuti in territorio della potenza occupante. Ciò ha reso difficile se non impossibile di fatto per i detenuti ricevere le visite dei familiari.

***Visite familiari negate

Circa 900 prigionieri palestinesi della Striscia di Gaza hanno visto negate le visite dei loro familiari per il secondo anno consecutivo. Molti parenti di detenuti palestinesi della Cisgiordania hanno anch'essi visto negato il permesso di visitare i loro congiunti per non meglio specificate ragioni di "sicurezza". Molti genitori, coniugi e figli di detenuti non potevano visitare i loro familiari detenuti da oltre cinque anni. Nessun prigioniero israeliano è stato sottoposto a questo tipo di restrizioni.

Tortura e altri maltrattamenti

Sono aumentate le segnalazioni di tortura e altri maltrattamenti da parte del Servizio generale di sicurezza israeliano (GSS), in special modo durante gli interrogatori di palestinesi sospettati di pianificare o di essere coinvolti in attacchi armati. Tra i metodi citati figurano l'essere legati in posizioni forzate dolorose, privazione del sonno e minacce all'incolumità dei familiari dei detenuti. Percosse e altri maltrattamenti di detenuti sono risultati comuni durante e nei momenti successivi all'arresto e nel corso di trasferimenti tra un luogo e l'altro.

Aumento di violenza da parte dei coloni

Nell'ultimo trimestre dell'anno sono aumentati in modo significativo gli attacchi violenti da parte di coloni israeliani nei confronti di palestinesi e delle loro proprietà in tutta la Cisgiordania, specialmente durante il periodo della raccolta delle olive e quando l'esercito ha tentato di evacuare una casa che era stata occupata da coloni a Hebron. I coloni che hanno condotto gli attacchi spesso erano armati. A Hebron, nel mese di dicembre, un colono ha sparato a due palestinesi, ferendoli.

Impunità

Raramente giudici militari hanno ordinato indagini su accuse di tortura e altri maltrattamenti avanzate da imputati palestinesi durante i processi a loro carico davanti a corti militari, e non sono noti procedimenti giudiziari nei confronti di ufficiali del GSS per aver torturato palestinesi. A ottobre, due associazioni per i diritti umani israeliane hanno sporto denuncia presso un tribunale richiedendo al ministero della Giustizia di rendere note informazioni riguardo alla sua gestione delle querele per tortura e altri maltrattamenti avanzate da detenuti palestinesi nei confronti di ufficiali del GSS.

L'impunità è rimasta la norma per i soldati e i membri delle forze di sicurezza israeliani e per i coloni israeliani che commettono gravi violazioni dei diritti umani ai danni dei palestinesi, comprese uccisioni illegali, aggressioni fisiche e attacchi alle loro proprietà. Poche indagini sono state condotte in questo tipo di abusi e la maggior parte sono state chiuse per «mancanza di prove». I procedimenti giudiziari sono stati rari e solitamente limitati a casi resi pubblici da organizzazioni per i diritti umani e dai media; in questi casi, i soldati accusati dell'uccisione illegale di palestinesi sono stati incriminati di omicidio colposo, e non di omicidio volontario, mentre soldati e coloni giudicati colpevoli di abusi nei confronti di palestinesi hanno generalmente ricevuto sentenze relativamente lievi.

*Un soldato che aveva sparato a un manifestante palestinese a un piede mentre quest'ultimo era bendato, ammanettato e trattenuto dal comandante del soldato nel mese di luglio è stato accusato del reato minore di "condotta impropria". A settembre, il procuratore capo dell'esercito ha rigettato una raccomandazione dell'Alta Corte che chiedeva la formulazione di accuse più gravi.

Sgomberi forzati, distruzione di abitazioni palestinesi ed espansione di insediamenti israeliani illegali

Le forze israeliane hanno distrutto molte abitazioni palestinesi così come fabbriche e altri edifici civili a Gaza nei primi cinque giorni dell'offensiva militare lanciata il 27 dicembre, radendo al suolo interi quartieri. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno demolito decine di abitazioni palestinesi, sfrattando con la forza le famiglie e lasciando centinaia di persone senzatetto. Le abitazioni prese di mira erano prive di permessi edilizi, sistematicamente negati ai palestinesi. Contemporaneamente, le autorità israeliane hanno rapidamente accresciuto l'espansione degli insediamenti israeliani su terreni palestinesi confiscati illegalmente, in violazione del diritto internazionale.
*A febbraio e marzo le forze israeliane hanno distrutto diverse abitazioni e rifugi di animali a Hadidiya, un piccolo villaggio nella zona della Valle del Giordano in Cisgiordania. Circa 65 membri delle famiglie Bisharat e Bani Odeh, 45 dei quali minorenni, sono rimasti senzatetto.

*A marzo, soldati israeliani hanno demolito le abitazioni di diverse famiglie nei villaggi delle Colline meridionali di Hebron: Qawawis, Imneizil, al-Dairat e Umm Lasafa. La maggior parte dei senzatetto erano bambini. Tra quanti hanno perso la propria abitazione vi erano tre fratelli, Yasser, Jihad Mohammed e Isma'il al-'Adra, le loro mogli e i loro 14 figli.

*Nel vicino villaggio di Umm al-Khair, a ottobre le forze israeliane hanno distrutto le abitazioni di 45 membri della famiglia al-Hathaleen, in maggioranza bambini.

Rifugiati, richiedenti asilo e migranti

Ad agosto, l'esercito israeliano ha rimpatriato con la forza decine di rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Egitto senza consentire loro la possibilità di impugnare la decisione e nonostante il rischio che li esponeva a gravi violazioni dei diritti umani in Egitto o nei rispettivi Paesi di origine, tra cui Eritrea, Somalia e Sudan.

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7 Commenti:

Alle 1 giugno 2009 alle ore 09:30 , Anonymous Andrea ha detto...

Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

 
Alle 2 giugno 2009 alle ore 14:05 , Anonymous Anonimo ha detto...

Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

 
Alle 2 giugno 2009 alle ore 22:14 , Blogger vichi ha detto...

Questo non è un forum di libera discussione, è un blog che dichiaratamente è schierato al fianco del popolo palestinese e della sua lotta di libertà, per ovviare per quanto possibile alla disinformazione e/o al disinteresse dei media per la questione palestinese ed allo strapotere della propaganda sionista che, soprattutto da un punto di vista finanziario, ha mezzi ben più potenti.

In questo blog, naturalmente, sono ammessi i commenti, che però devono essere pertinenti al tema trattato dall'articolo a cui si riferiscono, non trattare di altro argomento a piacere del commentatore-propagandista arruolato ciecamente alla causa sionista.

Si tratta di una semplice regola di correttezza, di buon comportamento e, se vogliamo, di cortesia.

Gli anonimi e quanti altri vogliono propagandare la causa dello stato-canaglia israeliano potranno, a loro volta, creare un blog o sito in cui scrivere tutte le cazzate e le falsità che riescono a trovare nei vari siti di informazione "corretta".

Non gli sarà consentito di farlo qui, questo è sicuro.

 
Alle 3 giugno 2009 alle ore 10:22 , Anonymous Andrea ha detto...

Vichi, ovviamente essendo tu l'admin sei libero di CENSURARE quello che ti pare.
Ti segnalo due cose però:
1) un blog normalmente è un posto di LIBERA DISCUSSIONE: se non accetti il dialogo con chi su certe cose la pensa diversamente da te, definendolo in maniera offensiva come un "propagandista arruolato ciecamente", siamo fuori dal confronto civile, siamo nella pura propaganda (la propaganda la fanno già i governi);
2) il pacifismo UNILATERALE non porterà mai a nessun progresso in una vicenda complessa come quella israelo-palestinese, dove torti e ragioni reciproche si mischiano da anni: permettimi di dirti, allora, che anziché fare un servizio alla pace, non fai altro che aizzare gli animi già più che sufficientemente belligeranti.

Shalom. Salam. Pace.

 
Alle 3 giugno 2009 alle ore 11:02 , Blogger vichi ha detto...

Gentile Andrea, vedo che continui a far finta di non capire: il commento e la discussione sugli articoli è liberamente ammessa, ma sul tema dell'articolo e non su argomenti scelti a piacimento da te o altri. Altrimenti il blog diventa vetrina della propaganda altrui e questo, se mi consenti, non lo permetto.

D'altra parte è questa la tecnica scelta dalla propaganda sionista: si discute dei crimini di piombo fuso? e perchè invece non discutiamo dei qassam? Si discute dei diritti umani delle minoranze in Israele? e perchè non discutiamo invece della condizione delle donne palestinesi? Si discute del massacro dei Palestinesi da decenni a questa parte? e perchè invece non parliamo del Darfur o di Timor est? e via dicendo. Tutto fuorché discutere dell'occupazione militare israeliana, delle colonie illegali, dei crimini di guerra commessi da Tsahal.

Ripeto, non si tratta di "censura" (?), è una semplice regola di buon comportamento e di cortesia.

Se vuoi discutere di altro, se vuoi postare la tua solita propaganda made in Israel sei liberissimo di farlo, su un tuo blog o website beninteso.

Per il resto, io vedo certamente torti e ragioni, ma il torto più grande, mi sembra, è quello di uno Stato-canaglia che perpetua da decenni un'occupazione militare unica al mondo e rifiuta di conformarsi alla legalità internazionale.

 
Alle 19 novembre 2009 alle ore 13:35 , Anonymous Anonimo ha detto...

good start

 
Alle 19 novembre 2009 alle ore 13:39 , Anonymous Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

 

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