8 ottobre 2009

La miccia accesa di Gerusalemme est.

Lo scorso 27 settembre, una quarantina di coloni israeliani appartenenti ad un gruppo religioso estremista – pesantemente scortati dalla polizia e dalle guardie di frontiera – ha cercato di fare irruzione nel recinto della moschea al-Aqsa, il terzo luogo più sacro dell’Islam che si trova nel territorio occupato di Gerusalemme est.

I Palestinesi presenti nell’area sono intervenuti prontamente per far fronte alla provocazione, scontrandosi con i coloni e con le forze di sicurezza israeliane e riuscendo ad impedire l’ingresso ai coloni. L’intervento palestinese è stato però pagato a caro prezzo, perché la polizia e le guardie di frontiera israeliane hanno reagito con durezza sparando proiettili rivestiti di gomma, candelotti lacrimogeni e bombe assordanti contro i civili palestinesi, ferendone tre in maniera abbastanza seria (due sono stati colpiti ad un occhio da un proiettile rivestito di gomma) e una ventina in modo più lieve.

Si tratta dell’ennesima, gravissima provocazione - condotta peraltro in violazione di norme di diritto umanitario contenute nei protocolli addizionali alla Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949 – che ricorda molto da vicino la provocatoria passeggiata di Ariel Sharon che nove anni fa portò allo scoppio della seconda Intifada.

Si soffia dunque sul fuoco, da parte israeliana, in una situazione che già di per sé è esplosiva e carica di tensioni.

Sin dall’occupazione di Gerusalemme est, avvenuta nel 1967, l’obiettivo primario di Israele è stato infatti sempre quello di portare avanti un’opera di giudaizzazione del territorio occupato, creando una situazione geografica e demografica tale da rendere vano ogni tentativo di sottrarre questo territorio alla sovranità israeliana e di creare uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme est come capitale.

Questo obiettivo è stato perseguito in questi anni attraverso varie misure, quali l’isolamento fisico di Gerusalemme est dal resto della West Bank, a mezzo del Muro dell’apartheid e dei checkpoint, la revoca della residenza ai Palestinesi che si sono allontanati dal territorio municipale per almeno sette anni o che non sono in grado di dimostrare che Gerusalemme est è il centro della propria vita e dei propri interessi, la diseguale suddivisione del budget municipale per le infrastrutture e i servizi destinato alle due parti della città, la discriminazione nella concessione dei permessi per costruire e, soprattutto, le demolizioni degli edifici “illegali”.

Nelle ultime settimane, tanto per fare un esempio, nel solo quartiere di Sheikh Jarrah gli Israeliani hanno pianificato la costruzione di 540 unità abitative coloniche, mettendo a rischio di espropriazione e di allontanamento circa 475 Palestinesi (cfr. OCHA, The Humanitarian Monitor, agosto 2009).

Il rischio che i disordini a Gerusalemme est possano sfociare nello scoppio di una terza Intifada è dunque molto alto, ed è questo l’argomento dell’articolo che segue, scritto da Mel Frykberg per l’agenzia Inter Press Service e qui proposto nella traduzione del sito Medarabnews.

Ogni giorno che passa, del resto, appare sempre più evidente l’impotenza del Presidente Usa Barack Obama nell’imporre una significativa pressione sul riottoso “alleato” israeliano, non riuscendo nemmeno ad ottenere un semplice “congelamento” dell’attività di costruzione e di espansione degli insediamenti colonici illegali costruiti da Israele nella West Bank.

Se gli Usa non riescono nemmeno ad ottenere un semplice stop a tempo determinato dell’attività edilizia di espansione degli insediamenti, come potranno mai risolvere il nodo ben più complesso relativo a Gerusalemme est?

La politica israeliana e ogni atto compiuto da Israele a Gerusalemme est – in primo luogo la decisione del 30 luglio 1980 di considerare Gerusalemme unita come capitale dello Stato di Israele – ledono gravemente i diritti dei Palestinesi residenti a Gerusalemme est e costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale e di svariate, rilevanti risoluzioni dell’ONU.

Il permanere di tali violazioni – incredibilmente tollerate dalla comunità internazionale – e il mancato riconoscimento dei sacrosanti diritti del popolo palestinese, alla lunga, non potranno che innescare una nuova spirale di violenza e di morte, e forse è già iniziato il conto alla rovescia.

Nei giorni scorsi sono scoppiati scontri tra manifestanti palestinesi e forze di sicurezza israeliane dopo che un gruppo di coloni israeliani estremisti, scortato da soldati israeliani e dalla polizia, aveva cercato di entrare nel recinto della moschea Al-Aqsa, il terzo luogo più sacro dell’Islam, che si trova nella città vecchia di Gerusalemme.

Giovani palestinesi hanno lanciato pietre e sedie contro la polizia israeliana. Gli israeliani hanno risposto con percosse, gas lacrimogeni, e proiettili di gomma. Decine di poliziotti e manifestanti sono rimasti feriti nelle violenze che ne sono seguite.

Domenica 27 settembre, Israele ha sigillato la Cisgiordania per lo Yom Kippur, uno dei giorni più sacri per l’ebraismo. Questa festa religiosa spesso coincide con la fine del mese sacro del Ramadan, aumentando le tensioni tra israeliani e palestinesi.

Un gruppo religioso estremista di coloni israeliani, i “Fedeli del Monte del Tempio”, celebra lo Yom Kippur ogni anno cercando di entrare nel recinto della moschea di Al-Aqsa, che ritiene sia costruita sui resti del secondo Tempio ebraico, distrutto dai romani nel 70 d.C.

L’organizzazione ha ripetutamente dichiarato la propria intenzione di distruggere la moschea di Al-Aqsa e di costruire il Terzo tempio ebraico sui suoi resti.

Nel contesto della crescente giudaizzazione di Gerusalemme Est da parte israeliana, nel tentativo di tenere unita la città sotto un controllo israeliano a tempo indeterminato e di usurpare le aspirazioni palestinesi che guardano a Gerusalemme Est come alla capitale di un futuro Stato palestinese, Al-Aqsa è diventata sempre più un punto di attrito.

L’emotività musulmana nei confronti di Al-Aqsa, accompagnata da ciò che viene percepito come un attacco scandaloso alla sensibilità islamica, è stata una delle cause che hanno chiamato a raccolta i palestinesi, sia di fede cristiana che musulmana, così come i musulmani di diverse correnti politiche e nazionalità.

Il movimento di resistenza libanese Hezbollah ha condannato l’azione israeliana, mentre Hamas ha invitato i palestinesi della Cisgiordania, di Gaza e di Israele, a scendere in piazza dando inizio a una nuova rivolta contro Israele in risposta agli scontri.

L’arcivescovo Atallah Hanna, una delle figure cristiane di più alto grado a Gerusalemme, ha dichiarato che le violenze di domenica 27 settembre sono un oscuro presagio riguardo a quelli che ha definito “i piani di Israele per la città”.

“Noi, come palestinesi cristiani e abitanti di Gerusalemme, non possiamo restare a guardare con le mani in mano di fronte a quello che è successo. Domenica scorsa si è trattato di Al-Aqsa, domani sarà la volta della Chiesa del Santo Sepolcro”, ha detto Atallah, riferendosi alla chiesa costruita sul luogo in cui si crede che sia stato sepolto Gesù.

Saeb Erekat, il capo negoziatore dell’Autorità Palestinese (AP), ha detto che “l’attacco contro i fedeli e i comuni civili è inaccettabile. Israele deve cessare tutte quelle azioni che servono solo a infiammare la situazione”.

Muhammad Dahlan, un altro alto funzionario dell’AP, e presunto istigatore della guerra civile a Gaza tra Hamas e Fatah, ha avvertito che una terza rivolta palestinese potrebbe essere all’orizzonte.

Bassam Abu Sharif, un ex consigliere del defunto presidente dell’AP Yasser Arafat, e membro dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), ha aggiunto la sua voce al coro di quelli che prefigurano la possibilità di una terza Intifada contro Israele.

“I palestinesi si stanno preparando a lanciare un’altra Intifada per l’indipendenza e la libertà in risposta alle violazioni israeliane, ai massacri e alle politiche contro i palestinesi e contro Gerusalemme, alla confisca delle terre, e alla separazione geografica dei territori palestinesi”.

Lunedì 28 settembre, le forze di sicurezza israeliane hanno fatto irruzione nelle abitazioni palestinesi in tutta Gerusalemme Est, arrestando più di 60 palestinesi sospettati da Israele di aver preso parte ai disordini.

Il martedì successivo abbiamo visitato il luogo degli scontri, e nonostante la calma apparente in superficie, la rabbia e il risentimento sembravano covare sotto la cenere.

Gruppi di soldati israeliani pesantemente armati, e unità di polizia motorizzata e a piedi, sono stati dislocati negli angoli strategici della città vecchia e in altre zone di Gerusalemme Est, mentre veniva dichiarato un elevato stato di allerta.

Molti palestinesi sembravano troppo spaventati per parlare con noi, mentre la polizia e i soldati israeliani si avvicinavano per controllare da vicino le nostre conversazioni.

Un residente di Gerusalemme che ha assistito agli scontri ma ha voluto mantenere l’anonimato, ci ha raccontato: “Ci saranno gravi violenze durante la preghiera del Venerdì, se questi fanatici israeliani tenteranno di nuovo i loro trucchi. Siamo stufi di loro”.

Samir Awad dell’Università di Birzeit, a nord di Ramallah, afferma che una grave ondata di violenza è sicuramente in vista.

“Ma io non credo che i palestinesi saranno in grado di sostenere un’Intifada a lungo termine. Sono troppo deboli politicamente ed economicamente, oltre ad essere emotivamente esauriti”, ci ha detto Awad.

“I palestinesi sono disperati, e non nutrono più alcuna fiducia nell’ormai defunto processo di pace. Hanno perso le loro speranze, ora che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama sembra aver rinnegato la sua promessa sugli insediamenti e il suo impegno ad esercitare pressioni su Israele”.

“La possibilità che l’amministrazione americana preveda una contromossa che includa i piani per la creazione di uno Stato palestinese come primo passo, per poi affrontare le questioni degli insediamenti, di Gerusalemme Est e del diritto al ritorno dei profughi, come modo per contrastare l’ostinazione israeliana, sembra troppo ottimistica”, ha aggiunto Awad.

Tuttavia, il professor Moshe Maoz dell’Università Ebraica di Gerusalemme, afferma che il governo degli Stati Uniti potrebbe ancora tener fede alle sue promesse.

“Gli israeliani talvolta fraintendono la cultura americana che è più sobria e prudente rispetto all’approccio tipico degli israeliani, i quali tendono a essere espliciti e impazienti. Il fatto che Obama non abbia insistito sulla questione degli insediamenti ai recenti colloqui di New York, non significa che abbia rinunciato”, ha detto Maoz.

“Tuttavia, un’altra Intifada è del tutto possibile se non vi sarà alcuna svolta. La pazienza palestinese dopo 42 anni di occupazione è ormai in via di esaurimento”.

Il dottor Yousef Natsche, direttore delle Antichità e del Turismo presso il Waqf islamico che gestisce la moschea di Al-Aqsa, ha detto di sperare che non vi saranno ulteriori disordini.

“Ma le visite provocatorie da parte di estremisti ebrei sono in aumento sia di numero che di frequenza, e sono appoggiate dalle autorità israeliane.

“Le violenze di domenica 27 settembre sono un indicatore di ciò che potrebbe accadere in futuro su scala ancora più grande, se gli israeliani continueranno a non ascoltare i nostri avvertimenti”, ci ha detto Natsche.

Mel Frykberg è un giornalista australiano; è corrispondente dalla Palestina per l’Inter Press Service

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12 Commenti:

Alle 8 ottobre 2009 alle ore 17:43 , Anonymous Andrea ha detto...

La verità sulla "rivolta" sul Monte del Tempio è che loro, i signori palestinesi, non hanno permesso a 15 ebrei, ben quindici, pensa, numero da paura, di entrare a pregare nel luogo piu' sacro dell'ebraismo dove, secondo chi crede, esiste il Santo dei Santi, l'area piu' sacra in assoluto agli ebrei.
Nel 2000 l' ANP decise che nessun non musulmano poteva salire sul Monte del Tempio e chi lo fa vive un'esperienza schizofrenica nel vedere la grandezza del luogo e nel pensare alla storia di questo Monte che per 1000 anni fu un tutt'uno col Popolo Ebraico, fino alla distruzione del Secondo Tempio.
Per 2000 anni gli ebrei hanno sognato di ritornarvi e adesso che il Monte fa parte di Israele proprio ad essi e' proibito salirvi per pregare, in favore degli occupanti arabi.
Sì occupanti, incomiciamo a chiamarli col loro nome, perchè se ne sono appropriati come sempre fanno dove riescono ad allungare le mani.
Arabi e arabi palestinesi famosi, tra uno sgozzamento e l'altro, per la loro tolleranza nei confronti delle altre fedi.
Il Monte e' tanto grande che potrebbe contenere migliaia di fedeli di ben piu' di una sola religione, quella islamica naturalmente, se solo loro fossero esseri umani e non fanatici che impediscono a chiunque non sia musulmano di salire, pena la vita.

 
Alle 9 ottobre 2009 alle ore 12:50 , Blogger vichi ha detto...

Al post farneticante di Andrea - che addirittura ribalta il ruolo tra occupanti e occupati - basterebbe replicare che svariate risoluzioni Onu e l'Alta Corte di Giustizia dell'Aja hanno statuito che Gerusalemme est è territorio occupato di pertinenza palestinese.

Da ciò discende che ogni atto che valga a modificare lo status di Gerusalemme, e in primis la dichiarazione di parte israeliana che vorrebbe Gerusalemme unita e indivisibile come capitale dello stato di Israele, è giudicato nullo e non ha valore per la comunità internazionale.

Qui voglio sottolineare - come si rileva anche da questo articolo - che ancora una volta, sulla questione, i cristiani si schierano a fianco degli arabi musulmani e non degli ebrei, infischiandosene evidentemente delle "comuni radici giudaico-cristiane".

E non è certo un caso.

 
Alle 10 ottobre 2009 alle ore 07:50 , Anonymous Casuale ha detto...

Davvero interessante questo articolo.

Pubblicato sul nostro blog!


Per la Palestina, fino alla vittoria!

 
Alle 11 ottobre 2009 alle ore 10:12 , Blogger arial ha detto...

volevo dirti che è uscito il rapporto dell'ONU su gaza in italiano
http://rete-eco.it/it/approfondimenti/gaza/9246-sommario-dellinchiesta-della-missione-delle-nazioni-unite-presieduta-da-richard-goldstone.html

 
Alle 11 ottobre 2009 alle ore 20:26 , Blogger arial ha detto...

varrebbe la pena di tradurlo
http://www.haaretz.com/hasen/spages/1120238.html

 
Alle 12 ottobre 2009 alle ore 12:55 , Blogger vichi ha detto...

Davvero grazie ad arial per la segnalazione.

La lettura del rapporto Goldstone, e sia pure del suo sommario esecutivo, è davvero preziosa per rendersi conto di che pasta siano fatti i lanzichenecchi di tsahal, di quale portata e vastità siano stati i crimini di guerra commessi da israele nella striscia di gaza.

Leggevo oggi la dichiarazione del nostro ministro degli esteri Frattini, secondo cui ogni discorso con l'iran riguardo al nucleare non dovrebbe essere disgiunto da quello del rispetto dei diritti umani.

Ma difficilmente il nostro governo farebbe tali affermazioni relativamente ad israele e alle quotidiane violazioni dei diritti umani dei palestinesi commesse da questo stato-canaglia.

E dire che il rispetto dei diritti, all'interno e al di fuori di israele, è espressamente richiesto dall'accordo commerciale tra la ue ed israele come "elemento essenziale dell'accordo".

Quale credibilità ha l'Italia (e la Ue) se la tutela dei diritti umani viene propugnata in maniera, come dire, così selettiva?

 
Alle 12 ottobre 2009 alle ore 22:25 , Anonymous Anonimo ha detto...

vichi, vichi, non smetti mai di ribaltare la frittata: erano 15 ebrei che volevano andare sulla Spianata del Tempio.
Dimmi tu se questo può essere considerato un affronto da lavare con il sangue come pretendono gli arabi!
La realtà è che l'islam è una religione intollerante nei confronti degli ebrei (...e pure dei cristiani...)
Per il resto non posso che approvare quanto scritto da Andrea.

VIVA ISRAELE!
www.vivaisraele.blogspot.com

 
Alle 13 ottobre 2009 alle ore 11:43 , Blogger vichi ha detto...

Mah, se per questo Sharon era solo quando andò a fare la sua bella passeggiatina sulla Spianata delle Moschee!

A parte gli scherzi, sarei io che ribalto la frittata, o voialtri merdacce sioniste (detto con affetto, s'intende)?

A parte il fatto che i musulmani sono solo accorsi a difesa di un luogo a loro sacro, il gruppo religioso a cui appartenevano quelle 40 persone (o 15, o 5, non importa) propugna la distruzione della Moschea al-Aqsa e la ricostruzione del Tempio, nn mi sembra un progetto pacifico e condiviso.

E lo stato israeliano, assicurando la scorta di polizia e guardie di frontiera, mostra se non di condividere, di voler proteggere e incoraggiare le provocazioni di questo gruppo di fanatici. A quale scopo, se non quello di fomentare disordini e creare una escalation di tensione e di odio?

E, ancora, tema dell'articolo sono le discriminazioni e il regime di apartheid imposto da israele in tutti i territori occupati, ivi inclusa Gerusalemme est.

Il tema dell'articolo è, ancora, che israele tutt'ora rifiuta - nella tolleranza dell'Occidente e del neo-nobel Obama - di conformarsi alla legalità internazionale, consentendo la nascita di uno stato palestinese con Gerusalemme est come capitale.

E, infine, se avessi letto l'articolo avresti potuto vedere che i cristiani in Terra Santa, ancora una volta, sono schierati a fianco dei musulmani contro il comune oppressore ebraico.

Last but not least, volevo ricordare a te, ad Andrea e agli amici filo-sionisti che gli art.53 del I protocollo e 16 del II protocollo alla convenzione di Ginevra del 12.8.1949 vietano espressamente "la commissione di ogni atto di ostilità diretto contro i monumenti storici, le opere d'arte o i luoghi di culto che costituiscono il patrimonio culturale o spirituale dei popoli".

Ma capisco bene che Israele e i suoi amici se ne infischiano altamente del diritto internazionale, di accordi, risoluzioni e convenzioni quando questi impongono freni alla quotidiana violazione dei diritti umani del popolo palestinese.

 
Alle 13 ottobre 2009 alle ore 12:18 , Blogger vichi ha detto...

Tratto da Infopal, 10 ottobre.

Gerusalemme. Cristiani di diverse correnti si sono radunati ieri nella Basilica del Santo Sepolcro, nella Città Vecchia, in solidarietà con i luoghi sacri musulmani sotto attacco israeliano.

Parlando alla folla, l'archimandrita greco-ortodosso, Atallah Hanna, ha affermato che il raduno è a sostegno della moschea di al-Aqsa e ai fedeli musulmani asserragliati all'interno. "Siamo qui per sostenere i musulmani - ha sottolineato-, la cui dignità è umiliata e i cui sentimenti religiosi sono sono offesi dagli attacchi ai loro luoghi sacri".

Il sit-in cristiano è una risposta all'appello dei rappresentanti religiosi e degli Ulema musulmani, che invitava a istituire la Giornata di Solidarietà e Rabbia con Gerusalemme e i luoghi santi occupati.

Cristiani palestinesi e pellegrini si sono adunati silenziosamente all'interno della Gerusalemme Vecchia.

Rivolgendosi a loro, Hanna ha affermato: "Trovarsi qui, in questo santo luogo, è un segno di solidarietà verso i nostri fratelli nell'umanità, nella medesima appartenenza a questa sacra terra e a questa benedetta città". E ha aggiunto: "L'attacco a al-Aqsa è un assalto alla nostra dignità e presenza, identità, civiltà. E' un attacco ai cristiani come ai musulmani. Siamo un unico popolo con un'unica causa".

(Fonte: Maan News)

 
Alle 14 ottobre 2009 alle ore 16:16 , Anonymous Anonimo ha detto...

Caro vichi, ribadisco un concetto già espresso sul forum di virgilio: voialtre merdacce filo nazipalestinesi (detto con affetto si intende!) siete i campioni mondiali di ribaltamento di frittata. Se poi mi porti a sostegno della tua causa la solidarietà dei greco ortodossi (noti fiancheggiatori dei palestiensi) il cerchio si chiude.
Ma gli arabi sono accorsi in difesa di cosa? Del fatto che basta la sola presenza di un ebreo a sconsacrare un luogo santo islamico??? Ma ti rendi conto della follia o no? Certo che se continuano ad attribuire ad un solo ebreo tanta potenza due sono le cose: o gli ebrei sono veramente degli esseri soprannaturali o la loro religione non vale una cicca. Tu nel tuo delirio filonazipalestinese pensi veramente che i pelelgrini ebrei volevano distruggere la moschea??? Ma veramente credi a queste cose? Allora si conferma un dato di fatto inoppugnabile: tu non conosci Israele e gli Israeliani!!! PArli a vanvera di cose che non conosci: ti consiglio un bel viaggio in ISraele e poi al limite parli....

VIVA ISRAELE!

 
Alle 15 ottobre 2009 alle ore 14:53 , Blogger vichi ha detto...

Non è certo questo il primo esempio di difficoltà a dibattere con qualche acceso sostenitore del sionismo militante, vuoi perchè alcuni sono accecati dal fanatismo, vuoi perchè altri - non potendo ribattere sull'argomento in questione - parlano d'altro.

Ma, in ogni caso, per replicare ad un post bisogna pur leggerlo!

E allora, per l'ennesima volta ripetiamo.

Il gruppo dei "fedeli del monte del tempio" propugnano la distruzione della moschea al-Aqsa e l'edificazione sulle sue rovine del terzo tempio: nn si tratta evidentemente di una semplice "passeggiata", dunque, ma di una aperta provocazione di un gruppetto di fanatici dalle idee bellicose.

Il governo israeliano, anziché impedire tale provocazione, ha assicurato una forte scorta armata a questi innocenti e pii uomini di fede, con ciò dimostrando di incoraggiarne i fini e di ricercare un clima di escalation di violenza e di rancori.

Al di là di questo, rimane poi l'illegittimità del regime dei permessi imposto unilateralmente da Israele a Gerusalemme est e nel resto della West Bank che, oltre a costituire una politica di stampo razzista e discriminatorio, ha tra gli altri effetti quello di impedire il libero accesso ai luoghi santi a tutti i palestinesi, siano essi cristiani o musulmani.

Ecco perchè la comunità cristiana in Terra santa, senza alcuna eccezione, è sempre schierata a fianco dei seguaci dell'Islam, infischiandosene delle comuni radici giudaico-cristiane.

Il problema, mio caro, non è come si vive in Israele, ma come si vive nei Territori occupati, a quali vessazioni, discriminazioni, maltrattamenti e massacri il popolo palestinese è sottoposto ad opera di quello stato-canaglia che ha per nome Israele.

 
Alle 15 ottobre 2009 alle ore 21:27 , Anonymous Anonimo ha detto...

Mah guarda, le difficolta a parlare con gli accesi sostenitori del palestinismo militante come te sono arcinote. Come sono arcinoti i vostri pregiudizi nei confronti di Israele e la vostra totale mancanza di conoscenze sotriche sull'argomento in questione. Voi siete rimasti alle panzane che vi ha rifilato quel criminale di arraffat.
Torno a chiederti: che male potevano fare pochi ebrei sulla Spianata del Tempio (che per tua notizia è anche il luogo più sacro dell'Ebraismo e quindi gli Ebrei avrebbero tutti i diritti di andarci a pregare) ?
L'odio degli arabi verso gli ebrei è qualcosa di viscerale purtroppo e così non si andrà mai da nesuna parte....

VIVA ISRAELE!
www.vivaisraele.blogspot.com

 

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