Gaza: Intervista a Vittorio Arrigoni
Vittorio Arrigoni, alias guerrillaradio, dal suo blog e con i suoi articoli per varie testate giornalistiche, come testimone diretto, ci ha raccontato gli orrori dell’operazione “Piombo Fuso”, e ancora adesso coraggiosamente ci descrive la triste quotidianità della vita nella Striscia di Gaza, i continui raid israeliani, il tiro al bersaglio contro i bambini che, nei pressi del confine, raccolgono ghiaia e altri materiali da costruzione riciclabili, l’orrore per la morte di centinaia di ammalati a cui non viene concesso di recarsi all’estero per cure mediche, gli stenti dovuti ad un assedio illegittimo e immorale che la macchina propagandistica della menzogna israeliana spaccia come “allentato”.
Leggendo l’intervista di Nicola Lofoco per Medarabnews si resta increduli, una volta di più, per come la comunità internazionale – che pure non fa mancare mai gli appelli perché ai dimostranti che in questi giorni affollano le piazze di molti stati arabi venga consentito di manifestare liberamente – possa nel contempo continuare a permettere ad Israele di proseguire in un assedio contrario al diritto umanitario e ad ogni senso etico, di compiere quotidiani crimini di guerra e violazioni dei diritti umani, di porre in essere un regime di occupazione brutale e oppressivo paragonabile, per la spietata ferocia e insensibilità, ai peggiori crimini nazisti.
“Restiamo umani” è lo slogan, quasi un grido disperato, scelto da Vittorio, ma il problema è che ai nostri fratelli palestinesi a Gaza è proprio lo status di essere umano che viene ad essere negato dai carnefici di Israele.
Gaza continua a morire – Intervista a Vittorio Arrigoni
Leggendo l’intervista di Nicola Lofoco per Medarabnews si resta increduli, una volta di più, per come la comunità internazionale – che pure non fa mancare mai gli appelli perché ai dimostranti che in questi giorni affollano le piazze di molti stati arabi venga consentito di manifestare liberamente – possa nel contempo continuare a permettere ad Israele di proseguire in un assedio contrario al diritto umanitario e ad ogni senso etico, di compiere quotidiani crimini di guerra e violazioni dei diritti umani, di porre in essere un regime di occupazione brutale e oppressivo paragonabile, per la spietata ferocia e insensibilità, ai peggiori crimini nazisti.
“Restiamo umani” è lo slogan, quasi un grido disperato, scelto da Vittorio, ma il problema è che ai nostri fratelli palestinesi a Gaza è proprio lo status di essere umano che viene ad essere negato dai carnefici di Israele.
Gaza continua a morire – Intervista a Vittorio Arrigoni
Vittorio Arrigoni arriva a Gaza nell’agosto del 2008, come inviato de “Il Manifesto”, ed arriva per raccontare il dramma che vivono i palestinesi della striscia di Gaza. Alla fine del 2008, durante l’operazione israeliana “Piombo Fuso”, una orrenda operazione militare che causerà la morte di migliaia di persone,Vittorio Arrigoni riesce a documentare a tutto il mondo il dramma di quei giorni. Riesce a farlo con dei memorabili reportage inviati dai pochi internet point in funzione durante quelle giornate tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009. Un capodanno che Vittorio Arrigoni non dimenticherà mai. L’operazione militare “Piombo Fuso” è stata successivamente condannata dalle Nazioni Unite (vedi il rapporto Goldstone) come crimine contro l’umanità.
Non è facile riuscire a parlare con Vittorio. I continui attacchi israeliani e le continue difficoltà di spostamento rendono difficile un contatto. Ma siamo riusciti a metterci in contatto con lui, e con estrema lucidità ci ha raccontato le ultime notizie provenienti da Gaza:
“Gli attacchi israeliani ci sono quotidianamente, sempre contro i civili della Striscia di Gaza. Ci sono ogni giorno alcuni adolescenti che raccolgono al confine materiale riciclabile e sono sempre bersaglio dei cecchini. Ormai sono 4 anni che Israele impedisce l’ingresso di materiali edili per la ricostruzione. Manca il cemento, manca il ferro, manca il vetro. Per cui questi ragazzi si recano spesso al confine, a Nord, dove ci sono molti edifici distrutti dopo “Piombo Fuso”, e cercano di riciclare quello che possono. E questi ragazzi sono sempre le vittime rituali dei cecchini israeliani.
Vi è stata un’ escalation nelle ultime settimane. Vi è stato un rapporto di ben 21 organizzazioni che operano qui a Gaza per il rispetto dei diritti umani, tra cui Amnesty International e Save The Children, che hanno messo in luce una cosa importante. Lo scorso 20 Giugno Israele aveva dichiarato che l’assedio era stato “allentato”, ma secondo quanto denunciano le organizzazioni, si è trattato solo di un’ operazione ipotetica e di facciata.
Nei negozi di Gaza possiamo trovare 5 tipi di bibite israeliane, 3 tipi di patatine , mentre negli ospedali mancano le attrezzature mediche. Una lista stilata da alcune organizzazioni documenta come manchino 130 tipi di farmaci e di attrezzature mediche. A Gaza non si può fare la dialisi, non si può fare la chemioterapia, mancano le valvole cardiache. Il tanto ventilato “allentamento” dell’assedio a Gaza non è avvenuto.
Per i progetti delle Nazioni Unite per la ricostruzione degli oltre 50.000 edifici danneggiati durante l’operazione militare “Piombo Fuso” era necessario l’invio di 670.000 camion per iniziare il progetto della ricostruzione. Di questi 670.000 ne sono entrati solo 700. Parliamo quindi solo dell’ 1% . Si tratta di progetti di ricostruzione certificati dalle “Nazioni Unite”.
A Gaza, anche se hai i documenti in regola, con passaporti e visti, è molto difficile lasciare la regione. Per 500 malati curabili, l’assedio alla striscia di Gaza ha rappresentato una vera condanna a morte. Pur avendo avuto la disponibilità ad essere ospitati da altre strutture ospedaliere, come quella di Ramallah, non hanno avuto il permesso israeliano per uscire e sono deceduti. Anche io ho conosciuto personalmente un ragazzo che aveva sua madre ricoverata in gravi condizioni. Non avendo potuto lasciare Gaza, sua madre è deceduta, pur sapendo che sua madre poteva essere curata a solo poche decine di chilometri di distanza.
Senza dare la possibilità di far entrare ed uscire merci e persone, è chiaro che questo significa l’intero collasso dell’economia interna. Il 93% dell’industria ha dovuto chiudere, ed ora il 70% della popolazione di Gaza è disoccupata. I dati Unicef dicono che il 98% della popolazione vive solo di aiuti umanitari. Vi è un economia di sussistenza, legata prevalentemente alla pesca. Anche su questo, vi è da dire che i pescherecci di Gaza non possono andare oltre le 3 miglia dalla costa. Quando ci provano, perché devono farlo, perché le acque vicino alla costa sono povere di pesce, finiscono sotto il tiro della marina israeliana. Recentemente anche la croce rossa internazionale ha definito illegale l’assedio a Gaza. L’art. 33 della IV convenzione di Ginevra condanna le punizioni collettive. Ed i pescatori subiscono ogni giorno punizioni collettive da parte degli israeliani. I pescatori non possono andare a pescare nel loro mare, ed i contadini non possono andare a coltivare le loro terre. Sempre secondo le Nazioni Unite, dopo Piombo Fuso, il 35 % dei terreni coltivabili di Gaza non sono più accessibili ai contadini perché sotto il tiro dei cecchini israeliani. Dal 20 Giugno sono stati documentati ben 59 casi di agguati di militari israeliani a civili palestinesi. Questa è la realtà che a Gaza si vive ogni giorno”.
Dopo la tragedia della “Freedom Flotilla” è cresciuto l’isolamento internazionale di Israele. Quanto potrà durare ancora secondo te, in queste condizioni, l’assedio a Gaza?
“Il massacro della Freedom Flotilla ha scosso l’opinione pubblica più di Piombo Fuso. La morte di 9 attivisti è riuscita a fare molto di più del massacro di 1.300 bambini. Questo ci fa capire che ci sono morti di serie A e morti di serie Z.
I caduti della Mavi Marmara hanno cambiato molte cose. L’Egitto, per esempio, ha ceduto su alcune cose, come riaprire subito il valico di Rafah. Per molti palestinesi questo ha rappresentato una speranza. Qualcuno di loro è riuscito ad uscire, a ricongiungersi con i familiari sparsi per il mondo. Per la fine dell’assedio, bisognerebbe avere fiducia nella campagna di boicottaggio verso Israele. Non dimentichiamo che negli anni ’80 Nelson Mandela veniva definito come un terrorista da capi di stato importanti, come Margaret Thatcher. Eppure Nelson Mandela ha continuato a combattere contro l’Apartheid, anche con il boicottaggio. E qui a Gaza la campagna di boicottaggio ha avuto effetti migliori in 5 anni di quanti non ne abbia avuti in 20 anni l’African National Congress. L’illegalità dell’assedio a Gaza è stata percepita anche dal principale sindacato inglese, che rappresenta 6.000.000 di lavoratori, che ha iniziato una sensibile campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani. Dopo “Piombo Fuso “ i governi di Svezia e Danimarca hanno iniziato a convincere le loro industrie a non investire in Israele, riconosciuto come stato responsabile di crimini di guerra e violatore dei diritti umani. Anche molte rockstar si sono rifiutate di tenere concerti in Israele, come hanno fatto Santana e gli U2 di Bono Vox”.
Durante “Piombo Fuso” sono state usate armi al fosforo. Che notizie hai in merito?
“Durante Piombo Fuso sono stato personalmente testimone oculare di fosforo bianco usato contro i civili e contro gli ospedali, alcuni dei quali dati alle fiamme usando proprio il fosforo bianco. Anche a Jabalia sono stato testimone dell’uso del fosforo bianco. Durante i bombardamenti non sapevamo, né io né chi era con me, cosa ci stavano tirando addosso. E’ chiaro che nel vedere le assurde ferite che provocava ai civili, era evidente che gli israeliani stavano usando armi non convenzionali. Vi è anche un problema che riguarda i terreni. Essendo Gaza sotto assedio, Israele proibisce l’ingresso di esperti per analizzare la contaminazione dei terreni e delle falde acquifere. Per questo motivo anche i controlli che si devono fare sono molto approssimativi, dato che anche i laboratori scientifici sono inutilizzabili da 4 anni. Questo è un fatto gravissimo che va denunciato. Pochi giorni fa ho incontrato una delegazione di medici turchi che vorrebbero fare chiarezza sui molteplici casi di cancro e di nascite di bambini deformi che si stanno verificando nelle zone bombardate. E’ la stessa identica cosa che è successa a Falluja in Iraq”.
Tu sei stato uno dei pochi che è riuscito a raccontare con coraggio l’operazione “Piombo Fuso”, vivendo in prima persona quei drammatici giorni. Che ricordo ne hai oggi?
“Le ferite sono ancora aperte. Ogni giorno puoi vedere sempre tutte le 50.000 abitazioni ancora distrutte. Le sofferenze e le cicatrici le vedi ogni giorno negli occhi della gente, soprattutto quelle dei bambini. Ricordo che a Gaza city su 1.500.000 di abitanti ci sono 800.000 bambini. I drammi psicologici, soprattutto per loro, sono stati grandissimi. Molti di loro soffrono di patologie psichiatriche. Non è facile per loro vedere tutto quello che hanno visto. Non è stato facile per loro vedere tutti quei corpi letteralmente macellati e a pezzi.
I miei ricordi, insieme a quelli dell’International Solidarity Movement , sono sempre drammatici. Eravamo gli unici attivisti presenti a Gaza in quei giorni. Si dice che la verità è la prima vittima di una guerra. Se pensiamo che Israele ha impedito a tutti i giornalisti internazionali di entrare nella striscia di Gaza, per “Piombo Fuso” è stato proprio cosi. L’obiettivo delle operazioni militari israeliane erano le ipotetiche basi di Hamas. In realtà, hanno bombardato scuole, ospedali, case, mercati e persino la sede delle Nazioni Unite. Non hanno avuto neanche scrupolo di colpire le ambulanze, violando tutte le convenzioni internazionali.
Io e quelli dell’I. S.M. avevamo chiesto cosa potevamo fare ai nostri coordinatori. E ci avevano detto di scendere dalle ambulanze dove eravamo saliti per aiutare i feriti, perché non volevano altre Rachel Corrie. Ma ci fu risposto: ‘con voi sulle ambulanze continuano a sparare; ma sparano un po’ meno…’ E cosi decidemmo tutti di restare sulle ambulanze. Ho perso un amico che lavorava all’ospedale di Jabalia. E’ morto al centro di Gaza, mentre cercava di soccorrere un ferito. Mentre lo soccorreva, un carro armato israeliano ha fatto fuoco sull’ambulanza, uccidendo il mio amico. Sono immagini che resteranno sempre impresse in modo indelebile nella mia memoria. Le ferite peggiori sono quelle interne, che non si chiuderanno più. Il ricordo più brutto è stato quando ho visto tanti bambini dilaniati dalle bombe. In ogni caso, dopo tutta questa carneficina, l’opinione pubblica mondiale ha capito chi è la vittima e chi è il carnefice. Israele continua ad espandersi, la Palestina continua a morire”.
(Nicola Lofoco, laureato in Scienze politiche, è giornalista free lance dal 2000; si è occupato per diverso tempo di radio e tv; oltre ad aver collaborato con diverse testate online, è stato nella redazione de L’ Unità, La Rinascita, e del Riformista dove si è occupato di politica estera)
Etichette: crimini di guerra, gaza, piombo fuso, vittorio arrigoni
2 Commenti:
tres interessant, merci
thanks for this nice post 111213
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page