19 dicembre 2012

I datteri israelo-palestinesi della Coop


Quello che segue è il testo della lettera che Assopace Palestina ha inviato a Coop Italia a proposito dei datteri Medjoul di Gerico.

Un'ottima e beneagurante iniziativa che però, a causa del testo mistificante della confezione con la quale è messo in vendita il prodotto, finisce con il lasciare l'amaro in bocca. Perchè per tanti, troppi, è ancora così difficile fare i conti con la realtà dell'occupazione e chiamare le cose con il loro nome.

                                                                                                                      Roma, 10 dicembre 2012

Cara Coop,

Grazie per aver deciso di sostenere, attraverso il  “re dei datteri” - il Medjoul di Gerico, in Palestina - la causa palestinese.  Quando abbiamo letto la notizia ne siamo stati felici. Molte e molti di noi si sono immediatamente recati nei negozi Coop per poter regalare durante le feste i datteri provenienti dalla Palestina.

Grazie anche per aver voluto contribuire, con parte del ricavato della vendita, alla realizzazione della prima clinica di chirurgia pediatrica a Betlemme. E grazie per aver creduto che la gente comune di entrambi gli schieramenti in conflitto – quello palestinese e quello israeliano -  abbia continuato a collaborare mettendo da parte le rivalità. Bisogna credere nelle cose perché le cose accadano.  Ed in effetti vi sono israeliani e palestinesi che lottano insieme per la fine dell’occupazione, perché i due popoli possano coesistere in libertà e uguaglianza. Queste forze vanno aiutate a crescere.

Per questo, da più di vent’anni, l’Associazione per la Pace si è impegnata  per una soluzione giusta e pacifica, nel rispetto della legalità internazionale, del conflitto israelo-palestinese. Una prevaricazione più che un conflitto, ma in ogni caso il più antico fra quelli in atto, e, soprattutto, un vero e proprio warlab, come viene definita la matrice della guerra moderna.

È in questa zona del mondo che si sono sperimentate tecniche di occupazione, procedure istituzionali, forme di controllo, armamenti, e soprattutto la trasformazione del diritto internazionale in una serie di norme a geometria variabile dove il principio che “la legge è uguale per tutti” non ha più valore. Al tempo stesso, attorno a questo preciso conflitto si diramano linee che investono l’intero Medio Oriente e che da lì si spingono ben oltre.

Ebbene, duole ammetterlo ma, nonostante l’impegno di molti, la “rivalità” (per usare una vostra espressione, noi useremmo la dominazione di un popolo sull’altro), tra questi due popoli  non solo prosegue, ma va aumentando in Cisgiordania con la crescita  delle colonie israeliane e delle sempre più violente aggressioni dei coloni nei confronti della popolazione palestinese. La Valle del Giordano, quella di Gerico e dei datteri, ne è un esempio lampante. E’ qui che il ciclo dell’acqua si concretizza nella sottrazione dell’acqua ai palestinesi, nella deviazione di quello che dovrebbe essere un bene comune ad uso esclusivo di insediamenti  illegali. E’ qui che i beduini sono costretti a fare senza acqua e luce per essere costretti ad andarsene, a lasciare.

E allora: va benissimo, come fate nel testo che accompagna la proposta dell’acquisto dei datteri, auspicare la collaborazione tra i popoli ed osservare quel che di buono riesce a fare la buona volontà dei singoli o delle associazioni. Va benissimo applaudire al miracolo di chi riesce a far fruttare i datteri nel deserto. Altra cosa è fare, anche in questo caso, di necessità virtù – ovvero - della necessità degli uni, una virtù degli altri.

Gli spedizionieri israeliani esportano i datteri palestinesi  perché solo loro possono farlo: ai palestinesi non è concesso, nessuna sovranità non solo sui propri confini, neppure per importare o esportare merce. Devono per costrizione dell’occupazione militare passare attraverso un esportatore israeliano. Questo significa perdere molto tempo e molti soldi, perché sicuramente l’esportatore israeliano non lo fa gratuitamente.

Questa è la realtà. E la realtà bisogna guardarla negli occhi se vogliamo davvero cambiarla.

Soprattutto, è necessario chiamare le cose con il loro nome, è necessario essere precisi. Perché dietro alle parole ci sono i diritti, compresi quelli violati. Per capirci, sulla scatola voi scrivete: Ingredienti: datteri medjoul. Provenienza: Oasi di Gerico – Territori Palestinesi – Israele. Era così difficile scrivere Palestina? Israele non c’entra, o meglio, non dovrebbe entrarci. Specialmente adesso che la Palestina è stata riconosciuta a livello mondiale come Stato – osservatore, ma pur sempre Stato - almeno noi che ci crediamo non facciamoci del male da soli!

Nella speranza di poter avviare future collaborazioni, un augurio di buon lavoro. 

Associazione per la Pace - assopacepalestina



Etichette: , , ,

Condividi