22 novembre 2012

Photo gallery: Israel war crimes in Gaza

Una galleria di foto che mostra i "terroristi" uccisi o feriti dagli assassini dell'esercito israeliano durante l'ultima operazione militare nella Striscia di Gaza, rivelatasi in realtà l'ennesimo massacro di povera gente inerme, stante il fatto che, su un totale di 156 palestinesi uccisi, ben 103 erano civili ((i due terzi del totale), tra essi 13 donne e 33 bambini. 


















http://sabbah.biz/mt/archives/2012/11/21/gaza-war-crimes-gallery/#lightbox/356/

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20 novembre 2012

L'autodifesa di Israele: massacrata a Gaza un'intera famiglia


Domenica 18 novembre, nel primo pomeriggio, Israele ha dato l’ennesima dimostrazione di come stia prendendo deliberatamente di mira i civili nel corso dei suoi raid aerei su Gaza, in un orribile crimine di guerra che è costato la vita a 9 membri della famiglia al-Dalu. Un altro membro della famiglia è tutt’ora disperso, mentre due dei vicini, tra cui un’anziana donna, sono stati parimenti uccisi dall’esplosione provocata da un missile israeliano. Nove sono i feriti, tra cui due bambini e tre donne.

Secondo quanto riferisce il Palestinian Centre for Human Rights, intorno alle 14:30 di domenica scorsa, un F-16 israeliano ha lanciato un missile contro un edificio di 4 piani appartenente al 52enne Jamal Mahmoud Yassin al-Dalu. In quell’edificio, dove fino ad allora avevano vissuto 3 famiglie formate complessivamente da 11 persone, si trovava di fronte alla Bank of Palestine in al-Nasser Street, a nord di Gaza City.

Il missile ha distrutto completamente l’edificio, seppellendo i suoi residenti: come risultato, nove membri della famiglia (tra cui 4 donne e 4 bambini) sono stati uccisi. Le vittime identificate sono:

- Suhaila Mahmoud al-Dalu, 73 anni
- Tahani Hassan al-Dalu, 52 anni
- Mohammed Jamal Mahmoud al-Dalu, 29 anni
- Samah Abdul Hamid al-Dalu, 27 anni
- Raneen Jamal al-Dalu, 22 anni
- Sarah Mohammed Jamal al-Dalu, 7 anni
- Jamal Mohammed Jamal al-Dalu, 6 anni
- Yousef Mohammed Jamal al-Dalu, 4 anni
- Ibrahim Mohammed Jamal al-Dalu, 1 anno

Fino al pomeriggio di ieri, le squadre di soccorso stavano ancora cercando il corpo dell’ultimo componente della famiglia ancora mancante, la 17enne Yara Jamal Mahmoud al-Dalu.

Come risultato ulteriore del bestiale crimine israeliano, numerose case vicine all’edificio distrutto sono state gravemente danneggiate, e altri due civili palestinesi sono stati uccisi: si tratta della 75enne Ameena Matar al-Muzannar e del 19enne Abdullah Mohammed al-Muzannar.

Qui di seguito vi è un estratto del reportage di Fabio Scuto che, su Repubblica, riporta l’accaduto e racconta la drammaticità della vita a Gaza in queste ore; si tratta di un reportage onesto, salvo il fatto che si da spazio – come accade per la quasi totalità dei media peraltro – alla tesi spacciata dalla propaganda israeliana per cui la colpa della strage di civili in atto nella Striscia di Gaza sarebbe da addossare quasi in toto ai miliziani palestinesi, che nascondono le rampe di lancio di razzi e missili all’interno delle zone abitate.

Si tratta, come sempre, di una colossale menzogna, in quanto i raid israeliani prendono di mira costantemente edifici pubblici che non costituiscono obiettivi militari, o addirittura le case (vere o presunte) degli alti esponenti di Hamas e delle altre organizzazioni palestinesi.

Nel caso del massacro della famiglia al-Dalu, probabilmente il raid intendeva colpire la casa di un membro delle Brigate al-Qassam, e dunque si sarebbe trattato di un clamoroso errore. Un errore costato la vita a 11 persone innocenti.

Ma, errore o meno, colpire un edificio di civile abitazione è sempre e comunque un chiaro crimine di guerra ed una palese violazione del diritto umanitario. Violazione che nessuno in Occidente ha voglia di addebitare in alcun modo allo stato-canaglia israeliano e agli assassini che lo guidano.

E i morti nella Striscia di Gaza, ormai, ammontano a 111, più di mille i feriti.

La Repubblica: Un’intera famiglia cancellata dal blitz.
20.11.2012

Jamal, il patriarca della famiglia Al Dalou, con il volto gonfio di pianto abbraccia i parenti e i vicini di casa che sono venuti a porgergli le condoglianze per il lutto che lo ha colpito. E’ rimasto solo.

La sua famiglia – la moglie, il figlio, la nuora, la sorella e cinque nipoti – sono morti nel crollo della palazzina centrata da un missile domenica scorsa nel quartiere Nasser. In silenzio, stanno seduti su delle sedie di plastica bianca prestate da un vicino; a pochi metri di distanza un bulldozer sta scavando fra le rovine. Al tragico appello manca ancora Yara, l’altra figlia.

Poi in un clima di grande commozione, una piccola folla sfida i droni armati di missili e i caccia F-16, che come calabroni volano incessantemente, e per le strade deserte di Gaza City lo accompagna nel cimitero di Sheikh Radwan. Vengono sepolti anche i due vicini di casa uccisi dall’esplosione.

Secondo l’esercito israeliano nella palazzina, centrata da un missile ad alto potenziale, abitava un certo Yiahia Abayah, identificato come un leader del movimento armato della Jihad islamica. Ma ora nessuno degli abitanti sulla strada della famiglia Al Dalou dice d’avere mai sentito questo nome…

Forse la tragedia della famiglia Al Dalou potrebbe spingere i Paesi arabi, quelli europei, ma soprattutto gli Stati Uniti, a premere su Israele per fermare gli attacchi aerei.

La campagna aerea, le eliminazioni mirate, la distruzione di “arsenali” e commissariati di polizia è proseguita anche ieri – 23 le vittime della giornata, che portano i morti palestinesi a oltre 100 – ma una indicazione che le cose a Gaza per Israele non stanno andando come previsto è l’aumento costante del numero di vittime tra i civili palestinesi.

Anche prima della strage della famiglia Al Dalou, i resoconti delle vittime tra i bambini, le donne e gli anziani si sono moltiplicati, mentre il danno causato ai militanti di Hamas o di altre organizzazioni è stato relativamente limitato…

… Nella Striscia la morte è in agguato ovunque: negli edifici governativi come nelle basi delle milizie; nello stadio di calcio come nel Media Center Al Shuruq; nei campi agricoli vicini al confine… Chi esce per strada rischia la vita come chi sta in casa. In giro si avventura soltanto chi non può farne a meno: giornalisti, medici, tecnici della luce o del telefono.

L’attività commerciale è paralizzata. Nel centro di Gaza restano aperte le panetterie e qualche ristorante per i rari passanti. Il ministero dell’Economia del governo di Hamas assicura che ai negozi sono stati distribuiti generi di prima necessità. Ma le corsie dei supermercati, che aprono 1-2 ore, sono deserte e gli scaffali semivuoti.

“Non avvicinatevi ai santuari di Hamas”, ha intimato Israele agli abitanti della Striscia, dopo essersi inserito nelle frequenze della radio e della tv di Hamas. Non è così semplice visto che, al tempo stesso, Israele sostiene che i miliziani di Hamas, le loro installazioni e i loro arsenali, sono nascosti anche nelle scuole, nelle moschee, fra gli impianti sportivi, nel Media Center.

Ieri quel che restava del grattacielo Al-Shuruq nel quartiere di Rimal – che ospitava fra gli altri gli uffici di Sky News, Al Arabiya, Russia Today , la Press Tv iraniana, ma anche due tv vicine ad Hamas – è stato distrutto da un secondo attacco nel quale è morto un leader della Jihad islamica con tre miliziani, ma anche due civili.

Chi vive nelle zone più vicine al territorio israeliano cerca rifugi provvisori: ieri l’UNRWA – che assiste 800mila palestinesi privi di mezzi di sostentamento – ha aperto alcune delle scuole che gestisce, chiuse per motivi di sicurezza, per ospitare i nuovi sfollati. La sera a Gaza non c’è una luce accesa per la strada; la paura cresce, nell’angoscia che la “campagna di terra” promessa da Netanyahu sia imminente.

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19 novembre 2012

Dio non sta con chi massacra gli innocenti



Cloud Pillar
 su Gaza?
No. Dio non c'entra

Operazione Cloud Pillar: colonna di nuvole. Nella Torah e nel libro dell'Esodo della Bibbia, al capitolo 13, si racconta  che Dio ha protetto così il suo popolo dal nemico egiziano, consentendogli di passare indenne il mar Rosso.

Ma Dio non sta con l'esercito potente di uno stato occupante, proteggendolo e difendendolo con le  armi. Quel Dio che ama tutti i suoi figli non sta  assecondando  una strage di civili, a Gaza. Non ha ammantato di nuvole di sicurezza lo scempio di 340 civili feriti e di decine di morti in soli pochi giorni. In nome del diritto all'autodifesa non copre, con una coltre di ipocriti eufemismi, l'assassinio 'mirato' di nemici 'eliminati' da droni intelligenti. E non ha lasciato passare da  nuvole intrise di morte i volantini  di avviso ai civili che le bombe sarebbero arrivate, bastava spostarsi.

Tutto questo lo sta compiendo in queste ore l'esercito israeliano.

La popolazione di Gaza non ha rifugi di emergenza, non ha strade per fuggire dalla gabbia in cui è costretta a vivere da anni, non ha nemmeno più la luce per illuminarle.

Dio non avvolge dentro nessuna nuvola i razzi palestinesi che hanno ucciso tre persone in Israele, e che provocano angoscia tra la popolazione dello stato occupante. Ma l'inferno di fuoco è quello che in queste ore sta bruciando ancora una volta le persone, le case, la vita della Striscia.

Chiediamo alla comunità internazionale, all'Europa e al nostro governo che intervengano per un immediato cessate il fuoco, la fine dell'occupazione militare e il rispetto del diritto internazionale.

Ci impegniamo, come cittadini italiani assieme ai credenti di ogni fede che hanno a cuore i diritti umani di ogni individuo, del popolo palestinese come di quello israeliano, a non lasciare che il fumo tossico delle menzogne di guerra diffuse da gran parte della stampa possa avvelenarci tanto da stravolgere completamente la realtà dei fatti.

Il Dio della pace, il Dio di ogni creatura, può solo coprire di un unico pianto  i corpi massacrati   di chi quella terra benedetta dal suo amore per tutti, chiama casa.

Noi, tutti noi,  siamo chiamati a sgomberare il cielo e la terra di Palestina e Israele da nubi che soffocano la giustizia e da cingolati che straziano la vita di bambini, uomini e donne.

Pax Christi Italia
Firenze, 18 novembre 2012
 

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15 novembre 2012

Lettera aperta al Sindaco di Palermo Leoluca Orlando


Gentile Sig. Sindaco,

ancora una volta la Striscia di Gaza è sotto attacco da parte dell’esercito israeliano, e ieri, in poche ore, una triste contabilità ha fatto salire il conto dei morti palestinesi a dieci, tra cui tre bambini, uno di essi aveva solo 11 mesi. Tra le vittime, spicca la figura di Ahmed Al Jaabari, il capo militare di Hamas, ucciso da Israele in una delle sue “classiche” eliminazioni “mirate” che sono chiaramente vietate dal diritto umanitario, in quanto equivalgono ad una esecuzione senza alcun processo: si tratta di una pericolosissima escalation di violenza in un’area già devastata qualche anno addietro dalla criminale operazione militare denominata “Piombo Fuso”.

I media al servizio della propaganda filoisraeliana (ahimé la grande maggioranza) sosterranno che si tratta di una “legittima” risposta al lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso il sud di Israele, facendo finta di dimenticare che già ben prima, a partire dall’8 e fino al 13 di questo mese, l’esercito israeliano aveva ucciso 8 palestinesi (6 civili, tra cui 3 minori) e ne aveva feriti ben 52. E proprio la prima vittima della furia criminale dell’esercito israeliano era stato il 13enne Ahmed Abu Daqqa, ferito dal fuoco dei soldati dell’Idf mentre giocava con gli amici e morto poco dopo il ricovero all’European Gaza Hospital di Khan Younis.

Se ha ancora un minimo di senso e di validità il gemellaggio tra la nostra città e quella di Khan Younis, in queste ore sottoposta all’ennesima massiccia incursione da parte dell’esercito israeliano, al pari del resto della Striscia di Gaza, Le chiediamo di far sentire la sua voce, la voce del Sindaco di una città della pace come Palermo, per chiedere a nome di tutti i cittadini la fine delle indiscriminate incursioni israeliane nella Striscia di Gaza e la condanna dell’ennesimo crimine perpetrato dal governo Netanyahu.

La povera gente di Gaza, i nostri fratelli di Khan Younis, hanno bisogno del nostro aiuto e di tutto il nostro sostegno.

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